Pagelle del Gran Premio del Belgio

Commenti semiseri dalle colline delle Ardenne

Pagelle del Gran Premio del Belgio

Dall’autoscontro belga esce -a sorpresa- la McLaren di JB, che si aggiudica in un sol colpo il Gran Premio del Belgio e il titolo di Vincitore Meno Inquadrato della storia della Formula 1. Alle sue spalle grandissima rimonta di Vettel che precede un altro Re delle Ardenne, KR. Fuori causa Alonso e Hamilton, Massa quinto precede Webber. Buona lettura!

Sebastian Vettel: 9 – Soffre, in qualifica, ma paradossalmente questo lo mette in una posizione migliore visto quanto poi succederà al via. Potenza del senno di poi, oh yeah. Lo start non è nemmeno eccezionale, tra l’altro, tanto che viene sopravanzato anche dal compagno di squadra che scattava due posizioni più indietro. Poi però è tutta un’altra storia. La sua Red Bull va forte di suo, e lui la fa andare fortissimo. Si esibisce in una serie di sorpassi splendidi, soprattutto quelli realizzati all’esterno della chicane Bus Stop. Chiedere a Webber per conferma. Rischia la più grottesca delle collisioni con Michael Schumacher, ma questo non scalfisce di un millimetro la sua determinazione. Alla fine il secondo posto con cui avvicina Vettel nella classifica del mondiale è tutto suo. SPAllata [al campionato].

Mark Webber: 5 – Okay, la penalizzazione in griglia per la sostituzione del cambio non è colpa sua. Ma probabilmente la scelta dell’assetto stracarico se non responsabile lo vede quantomeno corresponsabile. E vederlo arrancare dietro la Williams di Senna, vederlo impotente di fronte all’attacco [seppur splendido] di Vettel, vederlo addirittura infilato da Massa, fa una strana impressione. Soprattutto se si considera che lo spilungone australiano prima di Spa era secondo nel campionato. Ora invece si trova a dover inseguire anche lo scomodo compagno di squadra, con una situazione che si fa parecchio complicata. Peccato, lo zero di Alonso era un’occasione che andava sfruttata meglio. Onestamente da’ l’impressione di non averci capito granché. SPAesato.

Jenson Button: 10 – Pole, vittoria, in testa dall’inizio alla fine. Se avesse marcato anche il giro più veloce staremmo qui a parlare di Grand Chelem, sempre più raro nella F1 moderna fatta di strategie e cambi gomme. Chi vi scrive ammette chiaramente di non capirci niente, della stagione dell’inglese. Partito fortissimo, poi di colpo sprofondato in una crisi che sembrava senza ritorno, poi altrettanto improvvisamente tornato ad essere competitivo fino a vincere -alla sua maniera, peraltro, costruendo il risultato su velocità e gestione delle gomme- sulla pista più difficile e prestigiosa. Un successo figlio delle qualifiche ma mai, mai, mai in discussione. Poco altro da aggiungere, se non onore al merito. Chissà a Monza cosa accadrà. SPAziale.

Lewis Hamilton: sv – Chi vi scrive se si fosse trovato al ring delle interviste gli avrebbe chiesto due cose: 1] perché non hai messo le mani addosso a Grosjean quando ne hai avuto modo. 2] Perché ti sei portato indietro ai box un pezzo di ala della tua McLaren. Nient’altro da aggiungere, se non tanta amarezza. Dopo il lutto familiare non meritava di finire così la gara a cui teneva di più. SPAccato.

Fernando Alonso: sv – Paura, tanta. Danni, nessuno, a quanto pare. Questo è quello che conta. Quando ti passa una macchina di F1 a 5 centimetri dalla testa chi se ne frega del mondiale. Meno male che si torna a correre subito, va’. E con un incosciente di meno in griglia. SPAventato.

Felipe Massa: 9 – Gli diamo un voto in più di quanto meriterebbe per il semplice fatto che è la prima volta, quest’anno, che risulta davvero utile alla squadra, togliendo cioè punti importanti a un diretto rivale nella lotta per il titolo [Webber]. La sua gara è gagliarda. Parte bene ma nel caos alla prima curva non riesce ad avvantaggiarsi, poi inizia una lunga teoria di sorpassi, culminata con la manovra sull’australiano che cristallizza il quinto posto sotto la bandiera a scacchi. Concreto -per una volta- sufficientemente veloce, pulito. Una bella soddisfazione, insomma, sulla pista più bella del mondiale. Anche noi siamo convinti che le strade del paulista e del team di Maranello siano destinate a dividersi, però a vederlo correre così a Spa ti viene da domandarti: «Qual è il vero Felipe?» Chissà. Per intanto bravo. SPAlla [perfetta].

Michael Schumacher: 8 – E sia, otto e non se ne parli più. Perché a Spa le palle le tira fuori sempre. Perché a inizio gara, prima che le gomme iniziassero a sgretolarsi, andava come un treno. Perché i sorpassi a di Resta, Räikkönen, Ricciardo e Hülkenberg non collimano affatto con la sua carta d’identità. Perché la Resistenza a oltranza a Vettel, con tanto di ingresso avventuroso ai box, a noi è piaciuto tanto quanto lo sdoppiaggio di Hamilton in Germania. E perché, vivaddio, in casa Mercedes è lui quello che porta a casa i punti. Sulla sua pista preferita. Vorrei veder voi alla sua età a buttarsi flat out giù dall’Eau Rouge e su per il Raidillon. Chi vi scrive non lo farebbe forse nemmeno ora. Figurarsi tra qualche anno. Settimo, grintoso, sorridente, per una volta senza sfighe. Se solo avesse per le mani un’altra macchina… SPAvaldo. As Usual, as Ever. Come al solito, come sempre.

Nico Rosberg: 6 – E’ un po’ vittima di una reazione a catena, di una sequenza modulare di problemi. Una serie di inconvenienti fa sì che praticamente non possa girare al sabato mattina. Si trova a scoprire la vettura nelle qualifiche e manca l’accesso alla Q3. Dovendo anche scontare, peraltro, una penalità per la sostituzione del cambio. C’è di meglio, nella vita, decisamente. Ma una volta toccato il fondo -dello schieramento- si può solo risalire, e lui ci prova. Al solito litiga con le gomme per tre quarti di gara, ma di riffa e di raffa risale la china fino a sfiorare la zona punti. Con una vettura, ribadiamo, che non conosceva, che non aveva di fatto messo a punto e con tutta una serie di incognite legate al bilanciamento e al rendimento sulla distanza. In queste condizioni l’undicesimo posto basta per conquistare la sufficienza. SPArigliato.

Kimi Räikkönen: 10 – L’Alzheimer ci perseguita, ma la memoria non ci inganna. L’anno scorso, a Spa, Webber fece un sorpasso simile a quello di KR su Alonso e, pur disputando una gara buona ma non eccezionale, si beccò il massimo dei voti. Coerenza ci impone di assegnare il dieci anche a Kimi per la manovra da urlo -a metà tra incoscienza, genio e pazzia- ai danni di Michael Schumacher. In due in quel punto ci si passa, ma tremendamente a fatica. Tenete presente che su quella compressione le macchine di serie scalano marcia, questi qua la fanno in pieno ai 280 all’ora. La strada è stretta, stretta, stretta, a quella velocità. Gomme, efficienza aerodinamica, carico… macché, poche storie, lì servono gli attributi. E non è che il resto della sua gara sia da buttare, anzi. Al solito fa fatica nella prima metà della corsa, poi ci prende gusto e inizia a martellare. A fine gara gli dicono di spingere e lui risponde «Well, give me full power», cioè «Okay, però datemi il massimo della potenza». Si commenta da solo, il vecchio Kimi. Cos’ come si commenta da sola l’ovazione che il pubblico gli riserva sul podio, quando Jacky Ickx lo intervista. SPAlancato [l’acceleratore. As Usual, as Ever].

Romain Grosjean: 0 – Ora ha veramente rotto le scatole. E’ giusto che sia mandato a casa per un po’. Non è questione di essere bacchettoni, ma l’imprudenza, la distrazione, la sbadataggine, la faciloneria con cui affronta certe delicate fasi di gara hanno veramente stufato. Ed è un peccato, perché andrebbe anche forte. Ma chi non è capace di imparare dai propri errori non vale niente. Non eravamo MAI scesi sotto il quattro. Questo vi dà la misura di quanto chi vi scrive si sia stancato dei suoi errori. 7 su 12. SPAcciato.

Paul di Resta: 7 – Peccato. Paga soprattutto la rottura del Kers prima dell’inizio della gara, che di fatto lo penalizza rendendogli impossibile attaccare o difendersi nella maggior parte dei duelli. E dire che aveva capitalizzato alla grande il caos al via, sbucando dalla prima curva in quarta posizione. Poi però viene inquadrato soprattutto in occasione di sorpassi subiti. Andiamo a memoria: Michael Schumacher, Ricciardo, Vergne, Senna. Porta comunque a casa un punto, ma il rammarico è tanto visto anche dove ha concluso il suo compagno di squadra. Non ci sentiamo di biasimarlo, comunque, perché visto il problema subìto si è difeso con le unghie e con i denti senza fare errori o commettere scorrettezze. Gli auguriamo arrivino altre occasioni. SPAppolato [il suo Kers].

Nico Hülkenberg: 9 – Probabilmente ci ha messo parecchio anche lui, a realizzare che all’uscita della prima curva si trovvaa in terza posizione. Immaginate poi il momento in cui si è preso il lusso di sopravanzare anche Räikkönen, e di ottenere dunque il secondo posto provvisorio. Incredibile. Ma l’Incredibile Hülkenberg non si fa distrarre dall’aria rarefatta dei piani alti e conduce una gara regolare, attenta, priva di sbavature. Bello il duello sorpasso/controsorpasso con il connazionale sette volte campione del mondo, apprezzabile la lucidità nel non commettere errori. Lucidità premiata con il miglior piazzamento da quando corre in Formula 1, sulla pista più terribile e prestigiosa, peraltro. Chiude ad appena due secondi e mezzo da KR e soprattutto passa di Resta nella classifica di campionato. Un colpaccio, non c’è che dire. SPArtiacque [della stagione].

Kamui Kobayashi: sv – Un’altra vittima della follia di Grosjean. Nella carambola che si innesca al via lui viene colpito, calpesta detriti che lo costringono a fermarsi e rimedia un foro sulla carrozzeria che penalizzerà per tutta la gara l’efficienza aerodinamica della sua monoposto. E in più, per non farsi mancare niente, al settimo giro rimedia pure una foratura lenta. E dire che partiva in prima fila. Chiude tredicesimo, e tutto considerato è quasi un mezzo miracolo anche questo. Peccato, peccato, peccato. SPArsi [pezzi della sua vettura].

Sergio Pérez: sv – «E’ un peccato. Paghiamo colpe non nostre. Mi sono venuti addosso e non ho potuto far niente. Potevamo vincere». Non fa una piega. Conoscendolo [e soprattutto vedendo la sua faccia ai box], se avesse avuto sotto mano lo svizzero della Lotus subito dopo l’incidente sarebbe finita a botte. Garantito. SPAzientito.

Daniel Ricciardo: 8 – La coppia Toro Rosso appartiene senza dubbio all’Associazione Miracolati della Source [che chiameremo da qui in poi AMS]. Fondatore Fernando Alonso, per ovvi motivi, membri firmatari dell’atto costitutivo il duo Force India e appunto la coppia con le aaaali italiane. Dal caos della prima curva Daniel esce in sesta posizione, davanti al compagno di squadra. Questo gli permette di poter impostare la gara basandosi solo sul proprio ritmo, quantomeno nella prima parte. E i risultati si vedono. Passa di resta, si fa superare da Massa, Schumacher e Webber, ma nel complesso gestisce bene la situazione, compatibilmente con il materiale a disposizione. Perde, purtroppo per lui, una marea di tempo dietro Rosberg, che ha una velocità di punta nettamente superiore, e questo di fatto gli costa la posizione dal compagno di casacca. Alla fine passa Senna e si installa al nono posto, portando a casa punti e tornando finalmente a muovere la classifica. SPAlleggiato [dalla squadra].

Jean-Éric Vergne: 8,5 – Anch’egli membro dell’AMS, fa gara praticamente in coppia con il compagno di squadra per buona parte del Gran Premio. E dire che non era nemmeno scattato bene, avendo sfiorato l’antistallo al via. Ma questo forse gli salva la macchina. La differenza è che, diversamente da Ricciardo, lui riesce a liberarsi quasi subito del tappo di Rosberg, e in termini di strategia la manovra lo proietterà poi davanti all’australiano. Buon per lui, che alla fine si ritrova con un ritmo superiore e può permettersi di andare all’attacco di Rosberg -ancora!- e quindi di Senna, manovra che gli vale l’ottavo posto finale. Non male, come debutto a Spa in Formula 1. Soprattutto perché non fa nemmeno un graffio sulla carrozzeria, e non è poco. Torna a punti, lo fa in maniera convincente. E in punta di fioretto. What more? SPAdaccino.

Pastor Maldonado: 4 – Probabilmente intende battere il record di sanzioni in una stagione, francamente non so. Certo è che, come sottolineato da Pino Allievi [per una volta siamo d’accordo con lui] c’è stato, nel corso della stagione, forse un certo accanimento contro il venezuelano. Ma a Spa, onestamente, nulla da eccepire. Parte vergognosamente in anticipo, si ferma ai box perché la vettura perde pezzi, poi alla ripartenza si tocca con Glock e dice addio ai sogni di gloria. 5 posizioni per la partenza anticipata, altre 5 per il contatto con Timo, fanno 10. E 3 gliene avevano affibbiate per comportamento scorretto durante le qualifiche. Bah. E dire che la Williams in mano a una coppia di piloti valida potrebbe quasi lottare per il titolo. SPAcciatore [lo deve cambiare, assolutamente].

Bruno Senna: 6,5 – Gagliardo, grintoso. E per una volta nemmeno falloso. E vai di rima. La velocità di punta della sua Williams lo aiuta parecchio quando c’è da difendersi, specie con Webber nelle prime fasi di gara, ma non solo. Per tutta la corsa, infatti tiene botta sia in difesa che in attacco, vedi ad esempio il sorpasso ai danni di di Resta o l’attacco/contrattacco con Massa. Poi però finisce le gomme, rimedia una foratura, deve cedere alle Toro Rosso ed è anche costretto ad una sosta supplementare perché sui cerchi -pare- non si può girare. Peccato, perché tutto sommato avrebbe corso anche bene. Non è un top driver, non lo scopriamo oggi. Ma abbiamo visto piloti ben peggiori, e un posto in F1 -lo ribadiamo perché il tema è sempre d’attualità- lo vale, quantomeno per ora. E almeno un punticino a Spa lo avrebbe meritato, anche in virtù del giro più veloce. SPArito.

Heikki Kovalainen: 5 – Il numero della partenza a razzo lo regala anche stavolta. Alla fine del primo giro è addirittura decimo. Poi però non ne azzecca più una. Alla ripartenza lo passano sopra, sotto, a destra e a sinistra. Poi finisce largo, tanto per gradire. E ai box -colpa non sua, per carità- gioca all’autoscontro con Karthikeyan, dovendo poi ricambiare l’ala anteriore. Dulcis in fundo, lo svarione in una curva veloce che gli fa raSPAre le gomme fino in fondo. No, stavolta non c’è particolarmente piaciuto, pur mettendo in mostra la sua solita velocità. Chiude davanti solamente alla HRT di de la Rosa. Un po’ poco, per chi cerca un sedile più prestigioso per il prossimo anno. Ma è pur vero che non sempre si può dare il massimo e pretendere che vada tutto ok. L’impegno non manca, questo è sicuro. E allora coraggio, Heikki. SPAppolato.

Vitalij Petrov: 6,5 – Gara non entusiasmante, ancorché regolare e pulita. A differenza del compagno di squadra non viene praticamente quasi mai inquadrato. Ma è pur vero che Heikki finisce sotto l’occhio delle telecamere in occasione di testacoda, sorpassi subiti o botte ai box. Quindi in questo senso l’anonimato è un valore, non una sconfitta. E in effetti, a ripensarci bene, la regia lo becca proprio quando, in occasione del suo primo pit stop, il meccanico che regge la paletta non si intende con quello che lavora sulla posteriore sinistra e la sosta diventa una specie di tagliando. Detto questo, è doveroso sottolineare che non commette errori e porta a casa il massimo risultato possibile, ovvero primo pilota al traguardo della triade delle sfighe Caterham/Marussia/HRT. Per cui la sufficienza, quasi abbondante, ci sta di default. In attesa di tempi migliori. SPAiato [il set di gomme malandrino].

Pedro de la Rosa: 7 – No, ma dico… avete visto quanto cavolo scodava la HRT sui curvoni di Spa? Mamma mia, e non nel senso più ABBA del termine. Roba da andarci con le pinze. E invece Pedro non si risparmia. In qualifica rifila due secondi al compagno di squadra e in gara ci mette la solita ostinazione. Nonostante sia costretto a fermarsi praticamente subito perché un detrito gli SPAcca l’ala anteriore già alla prima curva. Poi dà tutto, come suo solito, facendo ben attenzione a non combinare casini durante i doppiaggi. Emblematico, in questo senso il momento in cui lo raggiungono in cinque e lui quasi esce di pista pur di non danneggiarli. Un professionista lo riconosci anche da questo, oltre che dalla voglia di continuare a difendere una causa persa come quella della HRT. Ci piace anche e soprattutto per questo. SPAgnolo.

Narain Karthikeyan: 6 – A rigor di logica la sufficienza non la meriterebbe. Perché rimedia due secondi in qualifica dal compagno di squadra e perché finisce fuori pista praticamente da solo. Però, a ben guardare, nella prima parte di gara non aveva affatto sfigurato, tenendo a sprazzi il passo delle Marussia. E poi, a dire suo e della squadra, l’uscita di strada è dovuta a un problema con una sospensione. Problema che, a guardare le immagini, potrebbe anche starci, visto il modo repentino con cui la vettura gli scappa via. E allora diamoglielo, ‘sto sei, perché in fondo se lo merita solo per il coraggio di buttarsi giù a quasi 300 all’ora tra Eau Rouge e Raidillon senza sapere se la macchina reggerà le sollecitazioni della compressione. Brivido allo stato puro. SPAventapasseri.

Timo Glock: 7 – Senza il botto con Maldonado, dice, avrei potuto lottare con Petrov. Gli crediamo? Ni. La Caterham resta complessivamente superiore, ma la Marussia pare effettivamente aver compiuto dei progressi. Ad ogni modo la sua gara, seppur compromessa dall’incidente di cui sopra, è regolare. Fino a quando -potenza delle strategie- non si ritrova a battagliare con Pic. Ed è semplicemente esaltante. Il regista ci prende gusto, si disinteressa di quello che accade intorno e per un giro e mezzo segue i due che se le danno -sportivamente- di santa ragione. Bello, bello, bello. Questo ci piace, in F1. La lotta, il duello, duro ma sportivo. Che sia per la prima o l’ultima posizione. Per cui onore ai due e al regista che sceglie di seguirli. Chi ha vinto? Tecnicamente il tedesco… ma ci interessa davvero? SPArring partner #1.

Charles Pic: 7 – Per fortuna che c’è Pic. Il miglior debuttante della stagione trova il modo di lasciare il segno anche sulla pista più difficile e prestigiosa del mondiale. Innanzitutto stampando il miglior tempo nella bagnatissima prima sessione di prove libere. Poi regalando uno splendido duello con il compagno di squadra, un incrocio in pista frutto di strategie diverse -una sola sosta per Charles- che piazzano davanti il francese ma con gomme più usurate rispetto al tedesco. I due non si amano, il clima in squadra è tutt’altro che idilliaco, ma la battaglia è corretta. In precedenza c’è da raccontare una partenza poco incisiva e un bel po’ di tempo perso dietro alla HRT di de la Rosa. Ma va benone così. Non si può spremere il sangue dalle rape, pare. E non parliamo dei piloti, sia chiaro. SPArring partner #2.

Manuel Codignoni
www.f1grandprix.it

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