F1 | La lucida arrendevolezza della McLaren smaschera il fallimento della FIA

Dopo il dominio Mercedes la F1 non è stata capace di creare competitività, il regolamento ad effetto suolo un assist per Newey

F1 | La lucida arrendevolezza della McLaren smaschera il fallimento della FIA

Fallimento. Totale. E’ questo che viene da scrivere se pensiamo alle aspettative sulla “Formula 1 ad effetto suolo” rispetto a quella che è la realtà. La Red Bull a Silverstone ha vinto l’undicesima gara consecutiva, la decima (su dieci) nel 2023 e Max Verstappen si è involato indisturbato per la sesta vittoria consecutiva, l’ottava in stagione. Sono numeri di un dominio più che assoluto, inattaccabile, pari se non superiore al dominio Mercedes del primo triennio della “Formula 1 Hybrid”.

A parte il fatto che quella Mercedes ogni tanto concedeva un GP alle altre, Ferrari e Red Bull in quegli anni, che qua e là una scopa la mettevano. Ma questo è più che altro un giudizio soggettivo, sicuramente influenzato anche dal ricordo di un Rosberg che valeva dieci Perez e che quindi dava battaglia. Ma anche considerando i due imperi alla pari, c’è un problema di fondo da non sottovalutare: FIA e Liberty Media avevano pensato al regolamento ad effetto suolo proprio per compattare la griglia e avere un campionato più aperto, con più team competitivi. Viene da ridere.

Silverstone è uno dei tanti, troppi, punti di non ritorno. Lando Norris, alfiere di una rediviva e abbacinante McLaren, scatta come un’iradiddio dalla prima fila e si prende la testa della corsa, bruciando – rullo di tamburi – proprio il demonio Max. Il pubblico è in visibilio, sorprendentemente durante il primo giro non c’è Verstappen al comando. C’è commozione nel mondo dinanzi alle tv. Dura pochissimo. La scena è questa: Norris praticamente non oppone alcuna resistenza al fuoriclasse olandese, quasi lo lascia passare, non sembra un sorpasso per il primato, ma un doppiaggio.

Andrea Stella, ingegnere con lungo corso in Ferrari e McLaren e attualmente team principal di Woking, soddisfatto a giusta ragione per il secondo e quarto posto della sua scuderia, non si nasconde: “Non aveva senso lottare con Verstappen, non era la nostra gara”. La Macca ha dato prova di un’arrendevolezza intelligente, lucida, pragmatica. Non c’è censura né critica che reggano. Norris avrebbe perso tempo (e gomma) ad ingaggiare un duello con la Red Bull. Lando ha massimizzato il risultato, e a lui e la squadra anglosassone vanno solo applauditi.

Ciò che però fa riflettere, e deve fare molto riflettere, è che la strategia lungimirante della McLaren mette a nudo, smaschera, FIA e Liberty Media. La F1 a effetto suolo non solo non funziona come spettacolo – altro che auto più vicine, le gare sono spesso dei trenini noiosissimi – ma non non è servita al suo scopo, quello di avere mondiali più combattuti.

La verità è che il nuovo regolamento è stato un assist (involontario, certamente) ad Adrian Newey, il più bravo di tutti in campo aerodinamico. Una Formula 1 dove contano più di tutto il fondo della monoposto e quindi l’aderenza aerodinamica è un gol a porta vuota per un genio cresciuto a pane e aerodinamica. Chi ha pensato a queste auto ha fatto un errore di calcolo fatale, e ora è troppo tardi per rimediare.

La Red Bull ha un vantaggio progettuale, intellettuale, concettuale, di anni sui rivali. E gli avversari, per salvare le gomme e quindi per fare risultato, decidono di non lottare nemmeno. Passa pure Max, la tua è manifesta superiorità. La F1 è diventata uno sport dove si rinuncia a competere a priori, tanto vince sempre lo stesso. Ahi.

Antonino Rendina

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