Pagelle del Gran Premio del Belgio

Pagelle del Gran Premio del Belgio

Il magico circuito delle Ardenne non tradisce le attese e regala una gara come al solito spettacolare ed avvincente. Al termine di una battaglia condotta in condizioni meteo mutevoli la spunta la McLaren di Lewis Hamilton, che precede Mark Webber e Robert Kubica. Brusca battuta d’arresto per gli altri pretendenti al mondiale, con Vettel che si autoelimina coinvolgendo anche l’incolpevole Button e con Alonso che, invece, fa tutto da solo. Buona lettura!

Jenson Button: 8,5 – La Red Bull non mette solo le ali, ma ti trasforma in uno spietato aereo da guerra, un implacabile caccia per i raid terra-terra. E il povero Jenson non può che confermare, sconsolato. E dire che la sua gara era partita benissimo. Ottimo il via, da killer consumato il sorpasso a Kubica dopo lo svarione all’Eau Rouge, in piena bagarre per il secondo posto. Poi inizia ad accusare un calo di rendimento per un piccolo danno all’ala anteriore, ma non fa in tempo a sostituirla al pit stop perché il caccia blu guidato dal novello Manfred von Richtofen -alias il Barone Rosso- Sebastian Vettel lo abbatte senza pietà. Per un regolarista come lui un ritiro in questa fase del Campionato equivale ad una pugnalata al cuore, e lo sa bene. Ma nei primi 15 giri ha dimostrato di esserci, eccome. Peccato perché queste sono le sue gare, quelle in cui bisogna più che mai usare il cervello. Evidentemente, ahimé, non tutti lo fanno. SPArring partner.

Lewis Hamilton: 10 – Si riprende con gli interessi la vittoria che gli era stata cancellata nel 2008 in virtù della discussa manovra su Raikkonen. Il più veloce di tutti in ogni condizione, asciutto, umido, bagnato, gomme dure o morbide. Approfitta del patatrac di Webber al via e si porta immediatamente in testa. Riesce a scavare un margine di sicurezza tra sé e gli inseguitori che gli permette di uscire indenne dall’escursione sulla sabbia in occasione dell’ultimo scroscio di pioggia. Un errore che poteva costar caro ma che fortunatamente per lui si risolve senza danni. Alla ripartenza dopo l’ultima safety car danza con le intermedie liberandosi subito di Webber e andando a trionfare. Una vittoria del pilota più che della macchina, in una gara da uomini veri. Il tutto -come se non bastasse- dopo aver dato spettacolo anche in prova. Torna in testa al mondiale: sarà dura per tutti. SPAventoso.

Michael Schumacher: 7,5 – Scommettiamo che si è divertito. E a 41 anni, persa ogni velleità di titolo -almeno per il 2010- crediamo fosse il suo obiettivo per Spa. La classe non è acqua, l’esperienza nemmeno, e così nelle prime convulse fasi di gara si ritrova al 12mo posto. Il che non è male se si considera che era partito 21mo. Resta bloccato dietro a Petrov poi, quando quest’ultimo passa Rosberg, si infila nel pertugio sportellando delicatamente -ma senza troppi complimenti- il compagno di casacca. La grinta è intatta, anche se un pizzico di mordente in più nei confronti dell’arrembante Sutil qualche giro dopo non avrebbe guastato. Ma visti i fatti dell’Hungaroring… Galleggia in zona punti prolungando al massimo lo stint con le slick finché non inizia a piovere. È la strategia giusta. Alla ripartenza però si fa fregare da Rosberg che lo passa con decisione riprendendosi la posizione. Questa, immaginiamo, è la parte di weekend che digerirà peggio. Ma tutto il resto è ok, compreso il settimo posto finale. SPAventapasseri (e giovinastri…).

Nico Rosberg: 7,5 – Partiva con le premesse peggiori, porta a casa un bottino di punti insperato al termine di una gara divertente e gagliarda. Scatta dalla 16ma posizione e capisce che c’è tempo e spazio per rimontare. Lo fa fino a quando Petrov si inventa un numero da circo equestre passandolo all’esterno della chicane di Les Combes. Nico prova a resistere, finisce largo, il compagno di squadra si butta dentro e passa pure lui, danneggiandogli leggermente l’ala anteriore. Poteva finire peggio, per cui bene così. Anche lui resta in pista il più possibile con le slick e ha ragione, perché risparmia un pit stop sui diretti rivali. E nelle ultime fasi si scatena passando nel giro di due curve -su pista viscida e insidiosa- sia Kobayashi che Michael Schumacher, rendendogli il favore. Chiude buon sesto, presumibilmente rinfrancato dopo le ultime difficili apparizioni e le dichiarazioni polemiche -vere o verosimili che siano- nei confronti del team. SPArlatore.

Sebastian Vettel: 4 – Errare è umano. Perseverare è diabolico. E anche un po’ imbecille. La manovra che mette ko Button e che compromette la sua gara è da arresto. Un omicidio colposo in piena regola. Soprattutto se consideriamo i precedenti – chiedere a Mark Webber per informazioni. Rimedia un drive thru sacrosanto per la manovra. Nel frattempo passa Liuzzi ma l’italiano si rimette davanti con autorità. Sconta la penalità, si trova ancora davanti Tonio, i due si toccano, e deve farsi un giro con una gomma forata prima di poterla sostituire. Poi ricomincia a piovere, lui si ferma un’altra volta -o forse due, perdonateci ma abbiamo perso il conto- e alla fine chiude ben lontano dalla zona punti. Non male per uno che alla vigilia aveva dichiarato ‘Basta errori’. Ma si sa, errare è umano. Il problema è che qui siamo di fronte a un perseveratore seriale. Chissà cosa dirà Horner per difenderlo, stavolta. SPAssoso (involontariamente e anche un po’ tragicamente).

Mark Webber: 7,5 – Alla fine dei giochi conquista un secondo posto che, per come si era messa la gara, vale oro colato. Ma gli è andata davvero di lusso. Si inventa -dalla pole- una partenza ridicolmente lenta, tanto che si ritrova addirittura in quinta posizione. Un disastro, tanto più che il compagno di squadra Vettel oltre a sopravanzare lui si era anche sbarazzato di Kubica e insidiava Button per la seconda piazza. Ma due colpi di scena lo rimettono prepotentemente in carreggiata: l’harakiri Vettel-Button e l’errore al pit stop di Kubica, che finisce lungo alla piazzola e gli spiana la strada verso il secondo posto. Di suo in questo piazzamento c’è poco, troppo poco. C’è, per contro, l’errore al via, la mancata incisività nell’attacco a Kubica in uscita dalla prima sosta e, soprattutto, l’incapacità di tenere il ritmo di Hamilton a fine gara sul bagnato. Con la macchina più competitiva. Ma per vincere i mondiali bisogna anche saper capitalizzare le giornate storte. E l’ordine d’arrivo gli dà clamorosamente ragione. Chissà cos’avrà detto a Vettel a fine gara. E chissà cos’avrà sussurrato ad Horner… SPArviero.

Felipe Massa: 7,5 – Ancora un quarto posto per il brasiliano, autore di una gara regolare: non un sorpasso, non un errore, non un attacco. Solido, forse. Decisamente poco appariscente, certo. Ne è la riprova il fatto che è senza dubbio stato il pilota meno inquadrato di tutta la gara. Ma almeno la pagnotta la porta a casa, e visto quanto accaduto altrove non ci pare proprio il caso di stare a lamentarsi, anzi. Certo, senza la collisione tra Vettel e Button un piazzamento del genere non l’avrebbe visto nemmeno col cannocchiale, ma in gare come quella belga conta moltissimo sapersi tenere fuori dai guai. E lui a volte lo sa fare benissimo -vedi Spa 2008- e in maniera intelligente. Portando a casa la vettura senza un graffio sulla carrozzeria. Particolare, questo, assolutamente non trascurabile. Ragion per cui si becca un bel voto e una pacca sulla spalla. Alla faccia dei giochi di squadra. SPAzientito (dagli ordini di scuderia).

Fernando Alonso: 4,5 – Ci ha stufato. Troppi errori, troppo nervosismo, troppe lamentele. Sbaglia clamorosamente il tempo di uscita dai box nelle prove e si ritrova al decimo posto. Responsabilità da dividere tra team e pilota. Viene colpito da Barrichello al primo giro, ma di questo non ha nessuna colpa. Rientra ai box e monta le intermedie. Un azzardo che non paga. Giusto? Sbagliato? Del senno di poi son piene le fosse, ma per la legge dei grandi numeri se sbagli TUTTE le decisioni qualche responsabilità ce l’hai. Si lancia in una rimonta forsennata superando in sequenza HRT, Virgin, Lotus -con qualche grattacapo-, BMW e la Force India di Liuzzi – con una marea di grattacapi e solo con tanta cattiveria (ma la Ferrari non doveva essere -nelle sue parole- la vettura più competitiva a Spa?). Quando arriva l’acquazzone monta gomme da bagnato ma si autoelimina da solo come un novellino. Imperdonabile per quattro motivi. Primo: la sua Ferrari era tutta assettata per il bagnato. Secondo: un pilota della sua esperienza DEVE sapere che cordoli e strisce bianche diventano trappole micidiali sull’umido. Terzo: DOVEVA aspettarsi l’asfalto umido e quindi non può nemmeno accampare la scusante della sorpresa. Quarto: alla vigilia sperava nella pioggia e, a fine gara, dichiara che la pioggia “è arrivata troppo tardi”. Si commenta da solo. Pur con tutte le attenuanti del caso non riusciamo a perdonare il suo errore maldestro e -passateci il termine- imbecille. Non era arrivato in Ferrari per questo. E non è la prima ingenuità che commette, quest’anno. SPAccone.

Rubens Barrichello: 4 – L’esperienza, diceva Oscar Wilde, è il nome che diamo ai nostri errori. Beh, 300 Gran Premi buttati via, verrebbe da pensare. Vanifica un’ottima qualifica con un errore grave che diventa imperdonabile se consideriamo che è in F1 da più di 15 anni. Butta al vento una gara nella quale avrebbe potuto raccogliere punti pesantissimi piombando addosso ad Alonso alla chicane Bus Stop. E meno male che non lo mette fuori gioco. Lui dice che di sicuro il GP numero 301 in carriera andrà meglio del 300mo. Ci piace pensare che sia così. Del resto ci pare anche difficile contraddirlo. Ma non si sa mai. SPAzioso (quello che ha pensato vedendo l’immaginario varco lasciato da Alonso…).

Nico Hulkenberg: 5,5 – Non le condizioni migliori per debuttare su una F1 a Spa, d’accordo. In qualifica fa il suo, in gara si perde per colpe sue e non sue. Sin dall’inizio deve infatti combattere con un fastidioso problema all’acceleratore che lo penalizza e lo costringe ad uno stop forzato. Finisce indietro in classifica ma non demorde e, nonostante una vettura scorbutica, tiene botta e azzarda addirittura un sorpasso su De la Rosa per un piazzamento comunque fuori dalla zona punti. Quando arriva la pioggia decide di restare fuori con le slick ma il bluff non paga e soffre come un eschimese nel deserto del Gobi (di giorno, non di notte). Alla fine sbaglia alla Source e precipita ancora più indietro, chiudendo al 14mo posto. Più che da 5,5 sarebbe da sei meno, considerando la limitata esperienza e quello che ha combinato il compagno di squadra. Ma visto che dobbiamo per forza mettere un numero… Diciamo che difficilmente scorderà la sua prima Spa in F1. SPAesato.

Robert Kubica: 8,5 – In una gara dove tutti hanno sbagliato anche il polacco non è immune da due, forse tre peccati veniali. Al secondo giro infatti rischia grosso all’Eau Rouge e solo con una magia riesce a restare in pista, pur perdendo la posizione da Jenson Button. Alla ripartenza sbaglia la frenata alla Source facendosi passare da Vettel. Quindi -e questo è l’errore più grave- sbaglia l’ingresso al pit stop arrivando lungo alla piazzola e perdendo, così, il secondo posto a favore di Mark Webber. Gara tutt’altro che perfetta, dunque. Ma il resto è da antologia, con una vettura sì dotata di F-Duct ma nemmeno lontanamente competitiva quanto Red Bull, Mercedes o Ferrari. Ma si sa, Spa è una pista da uomini veri. E -azzardiamo- se in occasione del secondo scroscio di pioggia invece di proseguire per un altro giro con le slick -come Hamilton e Webber- avesse deciso di rientrare subito ai box, poteva pure vincerlo, questo Gran Premio. Ma del senno di poi, si diceva prima, son piene le fosse. Resta un altro podio, macchiato ma non scalfito dalle ingenuità descritte sopra. SPAziale.

Vitaly Petrov: 6,5 – Il voto è la media tra quanto fatto vedere in gara (9) e quanto combinato in prova (4). Partire dal fondo non è mai un buon viatico per una gara, ma chi è causa del suo mal pianga se stesso, dice un vecchio adagio, e il russo può prendersela solo con la sua immagine riflessa allo specchio. Ma invece di accanirsi su di sé, decide di rimboccarsi le maniche e mette in scena una gara gagliarda, tosta e grintosa. Tanto più se si considera che era la prima volta a Spa in F1 per buon Vitaly. Parte bene e sfrutta il caos al primo giro per issarsi subito in undicesima posizione, controllando agevolmente Michael Schumacher. Quindi si inventa un sontuoso sorpasso a Rosberg all’esterno della chicane Les Combes, che gli vale un’altra posizione. E’ bravo a non strafare e a portare la vettura al traguardo, senza errori, fino al nono posto finale. Il paragone con il più esperto e quotato compagno di squadra non sta in piedi, certo, e del resto non avrebbe neppure senso. Ma grinta e personalità non fanno proprio difetto al giovane russo, anzi. SPAvaldo.

Adrian Sutil: 9 – Ecco, il tedesco della Force India è forse l’unico che nell’appuntamento belga non sbaglia nulla. E non è la prima volta che in condizioni difficili, mutevoli, come dicono gli inglesi tricky, il pilota-pianista tira fuori la zampata. Veloce, costante, preciso, Adrian mette in scena una gara concreta e sostanziosa. Con un lampo: il giro più veloce a metà gara -poi battuto da Hamilton- con tanto di sorpasso in tromba a Michael Schumacher alla chicane Les Combes. Mica male, dunque. Bello anche il sorpasso a Kobayashi, all’esterno. Il voto è forse un po’ troppo alto e va al di sopra del pur ottimo quinto posto finale, ma davvero non ha sbagliato nulla. Ed ha rifilato qualcosa come 25 secondi al compagno di squadra… SPAuracchio (di Liuzzi).

Vitantonio Liuzzi: 6 – Tanto concreto e solido il compagno di casacca, tanto dispersivo e fumoso il buon Tonio. Becca un secondo e mezzo nel Q2 da Sutil in qualifica e parte ben dietro al tedesco. In queste condizioni è dura recuperare. Va però detto che ce la mette tutta. Resiste tenacemente al ritorno di Alonso dalle retrovie tenendolo dietro per due giri e cedendo solo dopo una manovra abbastanza dura -ma correttissima- dello spagnolo, subisce il sorpasso da Vettel ma sorprendentemente gli si riporta davanti subito dopo con una manovra da applausi e rende la vita durissima al tedesco anche più tardi. Il rovescio della medaglia è che il successivo contatto con il pilota Red Bull lo costringe ad una sosta supplementare per sostituire l’ala anteriore danneggiata. Finisce così dietro Algersuari e, pur avendo una vettura sensibilmente più veloce sull’umido, non riesce a passarlo in pista. Alla fine lo supererà a fine gara per via della penalizzazione inflitta allo spagnolo, e così di riffa e di raffa un punto lo porta a casa. La sufficienza è per l’impegno, ma deve acquisire concretezza. SPAurito (da Sutil).

Sebastien Buemi: 5,5 – Pronti-via e subito qualcuno gli rovina addosso alla chicane bus stop. L’impatto gli taglia una gomma, gli rovina il diffusore e, a suo dire, gli innesca un sottosterzo micidiale che rende inguidabile la vettura. Vero? Falso? Noi tutto sommato tendiamo a credergli. Nell’immaginario popolare gli svizzeri hanno un alto senso della moralità. Però va anche ricordato, ad onor di cronaca, che la sua posizione di partenza era stata determinata da una penalizzazione per aver bloccato le Mercedes in prova. E partendo dietro è chiaro che ci sono più probabilità di incorrere in incidenti. Crediamo alla sua versione, accettiamo il 12mo posto finale -per assurdo davanti al compagno di team, a sua volta penalizzato ma a fine gara- ma alla sufficienza non possiamo arrivarci. SPAssionato.

Jaime Alguersuari: 6,5 – A caldo definisce la sua gara come la più emozionante della carriera. E siamo propensi a crederci. Dopo uno start da incubo -dopo qualche giro veleggia allegramente attorno alla 22esima posizione- inizia pian pianino a recuperare posizioni anche grazie ad una strategia impeccabile. Con l’ingresso della safety car si ritrova addirittura in decima posizione, in zona punti, in piena bagare con Liuzzi. L’italiano della Force India ci prova in tutti i modi ma lo spagnolo resiste, indomito, e conserva il piazzamento fino alla bandiera a scacchi. Una lotta dura. Anche troppo, dato che a fine gara i commissari lo penalizzano di 20 secondi per taglio di chicane e lo costringono a cedere a Liuzzi il punto arraffato e tenacemente difeso. Peccato, ma la legge è la legge. Resta comunque la prestazione sopra le righe, da lottatore. SPAdaccino.

Jarno Trulli: 5,5 – Dice di essersi divertito, di certo l’impegno non è mancato, ma il risultato poteva -doveva?- essere migliore. Al primo giro è bravo ad evitare Kovalainen ma la manovra gli costa diverse posizioni. Tiene la posizione fino all’arrivo della safety car, poi però deve cedere ad Alonso e De La Rosa. Galleggia comunque senza problemi attorno alla 15ma/16ma posizione finché non arriva il secondo scroscio di pioggia. Lì, alla ripartenza, commette un erroraccio e si gira vanificando quanto di buono fatto fino a quel momento. Non sarebbe comunque arrivato a punti, ok, ma da un pilota della sua esperienza non è accettabile uno sbaglio simile. Chiude diciannovesimo, davanti solo a Yamamoto. Questo dice tutto. SPArso.

Heikki Kovalainen: 5,5 – Mitologico in qualifica, quando si arrampica fino alla 16ma piazza, vanifica tutto nella prima tornata rovinando l’ala anteriore alla Bus Stop. Rientra ai box e, come Alonso, tenta la carta delle intermedie. Carta che vale più o meno quanto una banconota da diciotto euro, ovvero praticamente niente. Scivola in fondo al gruppo e da lì rimontare con una Lotus è durissima. Sfrutta però agevolmente l’ultima safety car e, sgomitando, riesce a farsi largo fino alla sedicesima piazza. Con tanto di dubbio taglio di chicane. Peccato perché è in gare come queste che chi guida vetture di secondo livello avrebbe la possibilità di mettersi in mostra. Ma se ti fai prendere la mano e ti incasini da solo al primo giro… Negargli la sufficienza ci addolora, ma ci pare necessario. SPAsmodico.

Sakon Yamamoto: 5,5 – Meriterebbe la sufficienza solo per aver tagliato il traguardo, in una gara così ostica e complicata. Ma beccare due giri di distacco con ben due uscite della safety car… forse è un po’ troppo. Parte bene recuperando alcune posizioni -a un certo punto è addirittura 13mo!- ma va subito in crisi di gomme e precipita di nuovo in fondo al gruppo. Prosegue buon ultimo cercando di non combinare casini e, con l’ultimo scroscio di pioggia, tenta il tutto per tutto montando le full wet. La pioggia però è quella che è, specie all’inizio, e il risultato è che quando viene a piovere davvero le sue coperture son praticamente delle slick. Chiude ventesimo, ultimo dei classificati. Ci sarà a Monza? Chissà. Per intanto potrà raccontare ai nipotini di aver tagliato il traguardo in una delle gare più difficili del 2010. SPAventato.

Bruno Senna: sv – Saluta anzitempo la compagnia dopo la miglior qualifica dell’anno. Al primo giro rompe -non si capisce bene come- l’ala anteriore ed è costretto a fermarsi ai box per sostituirla. Il team tenta l’azzardo delle interrmedie, che ovviamente non funziona, per cui deve fermarsi di nuovo. E dopo appena sei giri la sospensione posteriore cede spedendolo in testacoda a Stavelot e costringendolo quindi al ritiro. Impossibile infierire. SPAparanzato (ai box, mentre gli altri continuano a correre).

Pedro De La Rosa: 5 – Inizia a scontare ora la morìa di motori di inizio stagione e prende il via dall’ultima posizione per la sostituzione del propulsore. Oddio, in realtà in qualifica aveva raccolto solo un 22mo posto, ma vabbè… In gara fa quel che può, recupera qualche posizione sgomitando -bello il sorpasso su Trulli- ma compie un paio di errori pesantissimi che lo ricacciano indietro. A due giri dalla fine il più grave: si trova in zona punti ma compie un’escursione sulla ghiaia nel tentativo di prendere Petrov e rientra in pista al 12mo posto, posizione che conserverà fino al traguardo. La grinta c’è ancora, senza dubbio, ed è già un qualcosa di positivo. Ma a 39 anni l’esperienza per evitare certe cavolate dovrebbe esserci, perdindirindina. Ragion per cui gli affibbiamo un votaccio, pur riconoscendogli quanto di buono combinato fino a quel momento. I conti si fanno sotto la bandiera a scacchi. E anche i voti. SPArito.

Kamui Kobayashi: 8 – All’Hungaroring era scattato diciottesimo ed era arrivato nono. A Spa parte diciassettesimo e si classifica ottavo. Rimonta scontata? Ma nemmeno per idea. Il jap di scuola Toyota è in uno stato di forma semplicemente straordinario e gli riesce bene qualsiasi cosa e, a differenza delle prime, nervose gare stagionali, non sbaglia più. Sembra invece aver trovato il giusto equilibrio che gli fa capire quando è il caso di non insistere troppo in difese esagerate -leggi il sorpasso subito da Sutil- e quando è invece il momento di attaccare. Ci prova anche con Rosberg, ma finisce larghissimo e il finnotedesco lo ripassa senza problemi. E più tardi deve cedere di nuovo al pilota Mercedes. Certo, se riuscisse a partire da posizioni decenti forse potrebbe ambire a qualcosa di più. Ma per un lottatore come lui va bene così. SPArtaco.

Timo Glock: 5,5 – Già al primo giro capisce che non è giornata, quando dapprima viene spinto fuori pista da un’altra vettura e quindi, per evitare di inserirsi nell’autoscontro Barrichello-Alonso, colpisce in pieno il cartello che segnala i 50 metri alla staccata dela chicane Bus Stop lasciandoci l’ala anteriore. Dopo il pit stop forzato riesce a riprendere Di Grassi e Trulli ma ovviamente non è in grado di sopravanzarli. Con le prime gocce di pioggia tenta il tutto per tutto montando -per primo- addirittura le full wet. Applausi al meteorologo della Virgin: quando inizia a piovere sul serio oramai ha già perso tempo e battistrada. Ma tant’è, in certe situazioni è anche giusto rischiare. Peccato perché in qualifica era andato davvero forte. SPAiate (gomme e meteo).

Lucas Di Grassi: 5,5 – Si dice soddisfatto della prestazione, e forse è davvero così. Certo è che senza l’azzardo del compagno di squadra con le full wet e senza l’errore di Trulli sarebbe finito buon ultimo – Yamamoto a parte, ma questa è un’altra storia. Però non commette errori, e considerato che era la sua prima a Spa -in condizioni peraltro complicate- verrebbe quasi voglia di dargli il sei politico. A fine gara però invece di soffermarsi sulla sua prestazione se la prende con Kovalainen reo, a suo dire, di aver tagliato una chicane. A parte che guadagnare o meno una posizione quando si lotta per il sedicesimo posto ci pare un puro esercizio di stile, ma gli spioni non ci sono mai piaciuti. E per questo gli neghiamo, seppur di mezzo punto, la sufficienza. SPAccaballe!

Manuel Codignoni
www.f1grandprix.it

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