Vettel: Baby Schumi o eterna Promessa?

Vettel: Baby Schumi o eterna Promessa?

Ha un soprannome scomodo, Baby Schumi, ed è stato indicato più volte come “promessa” della F1.

Sebastian Vettel, 23 anni da Heppenheim (Germania, 3 Luglio 1987), nell’anno che doveva consacrarlo come nuovo fenomeno della F1 sta subendo un’involuzione che ha fatto ricredere molti, tra addetti ai lavori e tifosi, sul suo conto.

Esordi promettenti

“Seb”, sin dagli esordi in F1 nel 2006 come tester BMW, ha mostrato un processo di crescita incredibile per essere poco più che un ventenne.

Il periodo 2007/2008 al volante della Toro Rosso ha confermato la crescita di quello che tutti hanno definito subito “Baby Schumi” (anche per le varie sessioni di Kart presso il Kartodromo di proprietà del Michael Schumacher a Kerpen).

E’ infatti, attualmente, il pilota più giovane ad aver ottenuto una Pole Position, la prima Vittoria in F1 ed esser salito sul podio.
Tutto questo nella gara caratterizzata dalla pioggia di Monza 2008, dove con una condotta perfetta ha danzato sull’acqua guidando la corsa dall’inizio alla fine, come un vero esperto nonostante i soli 21 anni e 73 giorni.

L’ottima stagione 2008 in Toro Rosso ha indotto così la Red Bull a proclamarlo pilota titolare 2009 al posto del pensionato eccellente David Coulthard, a fianco di un Mark Webber partito con il ruolo implicito di spalla del piccolo tedeschino.

La prima metà dell’anno ha dato però l’impronta di quello che sarebbe stato il resto del Campionato, con una Brawn GP in difesa del gran vantaggio conseguito all’inizio grazie al doppio diffusore.

Anche se Seb, nella seconda parte di stagione, ha rimontato parecchi punti arrivano a sole 11 lunghezze di distacco dal Campione Jenson Button. Se si tiene poi in considerazione il numero di ritiri (uno solo per l’inglese contro cinque del tedesco), con una maggiore costanza avrebbe potuto addirittura ambire al titolo.

2010, dal sogno agli incubi

Il nuovo anno carica di aspettative i tifosi di Vettel e il pilota stesso, probabilmente, di pressione.
Sebastian parte con i favori del pronostico, e la stessa Red Bull lo tratta da prima guida.
La convivenza con Mark Webber è però più ostica di quello che si pensi. I due appartengono a generazioni diverse e lasciano trasparire chiaramente dalle interviste il loro rapporto di “non” amicizia all’interno del box delle Lattine.

Sebastian parte fortissimo. Conquista le prime due pole della stagione, ma la sua Red Bull lo tradisce in entrambi i casi quando era saldamente al comando. In Bahrein un problema di affidabilità lo costringe a lasciare posizioni in favore delle due Ferrari e della Mclaren di Hamilton. In Australia sono i freni a porre fine alla gara del tedesco, ancora in testa.
In Malesia arriva finalmente la prima vittoria, mentre in Cina Sebastian non riesce ad approfittare della pole e finirà sesto una gara controversa per le condizioni atmosferiche.
A Barcellona è ancora un problema di affidabilità a negargli un comodo secondo posto dietro Webber (alla prima vittoria stagionale), piazzamento che arriva però a Montecarlo, sempre dietro il compagno di squadra che intanto inizia a scalare la classifica del Mondiale e anche quella dei consensi.

In Turchia i dissapori tra i due esplodono letteralmente nel patatrac di Istanbul.

Vettel inveisce contro Webber dopo lo scontro di Istanbul.

La convivenza è diventata separazione totale.

A Valencia, nella domenica del volo d’angelo di Webber su Kovalainen, Vettel ottiene la sua seconda e ultima vittoria stagionale.
Nelle ultime quattro gare, in cui Mark ottiene due vittorie, Sebastian commette troppi errori. A Silverstone sbaglia la partenza ed è costretto a rientrare dal fondo per una gomma forata. In Ungheria gli viene comminato un Drive-Through per non aver rispettato la distanza minima dalla Safety car, e a Spa rovina la sua gara e anche quella dell’incolpevole (e gentiluomo) Jenson Button con un azzardato tentativo di sorpasso.

Jenson Button 'ringrazia' Sebastian Vettel per averlo costretto al ritiro

I commissari inoltre lo penalizzano con il secondo Drive-Through nel giro di due gare per aver provocato l’incidente. Ma in questo caso ci sentiamo di dire che, forse, i commissari hanno esagerato. Punire un errore involontario è un incentivo a non provarci nemmeno.

Le Pole non bastano

Vettel ha conquistato 7 delle 13 Pole a disposizione quest’anno, seguito da Webber con 5 e da Hamilton con l’unica (fantastica) in Canada.
Se al sabato Sebastian pare non avere grossi problemi, la domenica la pressione gioca brutti scherzi al tedesco.

Non sappiamo dire se la lotta interna con il compagno abbia inciso, ma nella seconda parte di stagione (e probabilmente proprio da Istanbul in poi) ha perso la concentrazione. E questo ha giocato sicuramente a favore di Webber, che lo ha sopravanzato nel conto delle vittorie stagionali (4 a 2) e dopo Spa, con ancora 6 gare da disputare, si trova in lotta da solo con Lewis Hamilton per la classifica finale.

Seb (e forse anche Chris Horner) non si aspettava una simile stagione dell’Australiano, e ha perso quella tranquillità tipica di chi sa di essere una prima guida “sicura”. Resta il fatto che per lui la stagione non è compromessa ma quasi. Così come Alonso, è ancora matematicamente in lizza per il Mondiale, 2010 ma non gli saranno più permesse distrazioni. E se le cose non miglioreranno già da Monza, in Red Bull saranno costretti a sacrificare proprio lui per puntare tutto su Webber, all’occasione della vita per portare a casa un Mondiale che, tutto sommato, sarebbe meritato.

Il talento non è abbastanza

La stagione di Vettel è indicativa del fatto che il talento non è l’unica dote necessaria per diventare un Campione del Mondo.
Parlando di velocità pura, Vettel è chiaramente nel gruppo dei migliori. Ma mancano costanza, tattica, un pizzico di ragioneria e nervi saldi.

Sebastian ormai non è più una promessa, perchè è nel circus come tester dal 2006 e a pieno titolo dalla fine del 2007. Ci si chiede se l’esperienza di questi primi anni lo farà maturare anche in quello che gli manca per diventare un pilota completo, allontanare quello scomodo soprannome di “Baby Schumi” ed essere chiamato semplicemente Sebastian Vettel.

Alessandro Secchi

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