Pagelle del Gran Premio di Monaco

Pagelle del Gran Premio di Monaco

Barcellona e Montecarlo. Due piste diversissime, due gare agli antipodi, un solo vincitore: Mark Webber. L'australiano domina l'appuntamento sul circuito cittadino piu' famoso al mondo e si porta in testa al mondiale assieme al compagno di squadra Vettel, che con il secondo posto regala un'altra doppietta alla Red Bull. Terzo un sempre piu' brillante Kubica, che precede Massa ed Hamilton. Bella rimonta di Alonso, da ultimo a sesto, ritiro per Button. Buona lettura!

Jenson Button: sv – Meriterebbe dieci solo per non aver preso a sganassoni il meccanico che lascia la protezione sopra al radiatore della sua McLaren, portandolo al ritiro nelle prime battute. Pero' la sua gara finisce oggettivamente troppo presto per poter dare un voto. Peccato. Sabotato (???).

Lewis Hamilton: 8 – Vederlo guidare e' sempre uno spettacolo. Con una McLaren a passo lungo, agile sulle stradine di Montecarlo come un camion in uno scivolo per ragazzini, ci mette tutto quello che ha pur di tenere il passo degli altri. Gustarsi il cameracar per credere. In qualifica tira fuori il massimo dalla vettura, in gara fa quello che puo' ma deve accontentarsi di un quinto posto che rispecchia in pieno lo scarso stato di forma della vettura di Woking. Miracoli a Montecarlo non se ne fanno, o meglio non se ne fanno piu'. Poco altro da aggiungere. Stoico.

Michael Schumacher: 6 – Il voto e' la media tra la sua prestazione (8) e la cavolata che commette all'ultimo giro, quando passa Alonso in regime di safety car e si becca la penalizzazione che lo sbatte fuori dalla zona punti. Sono lontani i tempi Ferrari in cui godeva di una sorta di semi-impunita' (Silverstone '98 e lo stop&go mai scontato, per dirne una). E non reggono le scusanti secondo cui la safety car sarebbe rientrata prima, ha sempre fatto fede la linea del traguardo. Peccato perché il suo weekend era stato positivo, e tornare a casa con qualche punto non sarebbe stato poi cosi' male. Pero' la cattiveria agonistica c'e' ancora, e questo e' consolante. Pollo.

Nico Rosberg: 7 – Settimo posto interlocutorio per il biondo finnotedesco, che batte il compagno di team in qualifica -e avrebbe potuto essere in pole per sua stessa ammissione- ma che lo subisce in gara, almeno fino all'ultima curva. Ma che, soprattutto, si limita al compitino. Il che, concettualmente, non e' neanche sbagliato. Tenersi lontano dai guai a Montecarlo e' la cosa piu' importante, ed evitare di strafare e' un buon mezzo per riuscirci. Pero' forse un po' di grinta in piu', magari al via, non avrebbe guastato. Anche perché, con pista libera, dimostra che il potenziale la Mercedes ce l'aveva, eccome. Ma a Nico manca sempre -ancora- qualcosa. Impreciso.

Sebastian Vettel: 7 – Seconda sberla consecutiva dal compagno di squadra, stavolta se possibile ancora piu' netta di quella rimediata in Spagna. Si qualifica terzo, dopo la prima curva e' secondo ma non riesce mai ad impensierire Webber, mostrandosi piu' lento in ogni fase di gara. E alla fine ammette di aver avuto piu' paura di Kubica che voglia di prendere il leader. Una resa, a tutti gli effetti. È in testa al mondiale ma sembra meno sereno rispetto a qualche tempo fa. Forse subisce la pressione di Webber, forse é semplicemente in uno stato di forma imperfetto. Fatto sta che le gerarchie in Red Bull -contrariamente a quello che si sarebbe potuto pensare un mese fa- sono tutt'altro che definite. Suonato.

Mark Webber: 10 – Un marziano per tutti. Soprattutto e' parsa impressionante la sua capacita' ad ogni ripartenza di imporre da subito il proprio ritmo e di scavare un solco profondo tra sé e gli inseguitori. È in evidente stato di grazia, guida pulito e non commette errori. La velocita' l'ha sempre avuta, a fargli difetto in carriera e' spesso stata la lucidita' nei momenti topici. E se l'avesse finalmente trovata? Rispetto alle prime apparizioni dell'anno pare davvero un altro, e il successo nel Principato piu' che una vittoria e' una vera e propria consacrazione. Non puo' che fargli bene. Rinato.

Felipe Massa: 7,5 – Can che abbaia non morde. Figuriamoci se nemmeno proferisce verbo. La sua gara e' regolare, senza acuti, parte quarto e arriva quarto. Tiene dietro Hamilton e si mantiene a distanza di sicurezza da Kubica. Tutto qui. Tutto il possibile? Forse si', forse no. Diciamo forse no perché per tutto il weekend la Rossa nelle mani di Alonso e' parsa piu' veloce ed incisiva. Chiaro che a Monaco non si passa, ma e' altrettanto evidente che per indurre all'errore qualcuno bisogna mettergli pressione standogli vicino. Questo Felipe non lo fa. Anzi, si mette nei casini pizzicando la linea gialla in uscita dai box ma viene graziato dai giudici. E facciamo finta di non aver sentito il commento di Capelli: «Speriamo i commissari non abbiano colto quest'immagine». Complimenti per la sportivita'. Felipe ovviamente di questo non ha colpa. Bene, dunque, ma non benissimo. Muto.

Fernando Alonso: 8,5 – Il voto e' macchiato indelebilmente dall'imperdonabile errore nelle libere, quando distrugge in un colpo solo la vettura e le speranze di poter ottenere un bel risultato. Pero' da' sempre e comunque il massimo. Parte dai box, sfrutta la prima safety car per montare le gomme dure con le quali fa 76 (!!!) giri senza accusare cali di prestazione. Forse e' piu' notevole questo della sequenza di sorpassi messa in atto nelle prime fasi di gara. Non e' bello, pero', vederlo lamentarsi perché Di Grassi non gli da' strada. A lui -e a Jean Alesi- andrebbe spiegato che ciascuno deve fare la propria gara, indipendentemente dalla vettura che si ritrova per le mani. In questo non c'e' piaciuto. Meriterebbe forse di piu', ma l'errore che ha condizionato il weekend e' solo suo. Irriducibile.

Rubens Barrichello: 5,5 – Parte benissimo e nella prima fase di gara tappa abilmente i sogni di gloria delle due Mercedes. Considerando che quella piu' vicina a lui la guida Michael Schumacher, non fatichiamo ad immaginare un sorrisetto sarcastico sul suo volto. Sorrisetto svanito subito dopo il pit stop, quando viene ricacciato indietro, e soprattutto dopo il ritiro, causato da problemi al volante. Quello stesso volante che getta in pista con rabbia e che viene travolto da Chandhok. Un gesto pericoloso, oltre che maleducato, che non ci si aspetterebe da un veterano come lui. La mancata sufficienza e' solo per questo, altrimenti ci poteva ben stare. Ma e' vietato gettare oggetti dal finestrino quando si e' in strada, figuriamoci da una monoposto in pista. Cafone.

Nico Hulkenberg: 4 – Chi ben comincia e' a meta' dell'opera. Lui inizia male -con una partenza orribile- e finisce peggio, schiantandosi sotto il tunnel al primo giro e causando l'ingresso della safety car. Da arresto anche solo pensare di dargli piu' di 4. Imbarazzante.

Robert Kubica: 9 – Che col volante ci sappia fare non e' una novita', e non fa quasi piu' notizia. Che faccia miracoli con una Renault palesemente non all'altezza delle Red Bull e' cosa risaputa. Perché, allora, stupirsi di un altro brillante podio raccolto a Montecarlo? Sbaglia la partenza, certo, facendosi infilare da Vettel, ma in un cittadino come Montecarlo avere una posizione pari in qualifica -e quindi partire dalla parte meno gommata della pista- e' un handicap terribile. Tiene per tutta la gara il passo di Vettel e nel finale gli si avvicina provando a mettergli pressione. I cittadini gli piacciono, e si vede. Bravo, bravo davvero. Ispirato.

Vitaly Petrov: 5 – Sarebbe ingenerosamente esagerato chiedergli di tenere il passo di Kubica, certo, ma a Montecarlo il gap e' parso oggettivamente troppo ampio. Manca l'ingresso in Q3, e di conseguenza rimane imbottigliato a centrogruppo nelle prime fasi di gara. Nel suo ruolino personale anche una foratura, che lo spedisce ancora piu' indietro, fino al ritiro per un cedimento meccanico. Fa esperienza, certo, ma appare sottotono rispetto alle ultime apparizioni, anche per quanto riguarda la personalita'. In Turchia andra' meglio. Scialbo.

Adrian Sutil: 7,5 – Battuto da Liuzzi in qualifica punta tutto sul ritmo e sulla regolarita' e riesce a sopravanzare il compagno di squadra sul traguardo. Senza fare sfracelli, senza azioni degne di applausi, ma con mestiere ed esperienza. E, complice la penalizzazione inflitta a Schumacher, conquista addirittura l'ottavo posto. Massi', dai, va bene cosi'. Anche se fa strano pensare che due anni fa, con una Force India ben piu' in crisi, era decisamente piu' avanti in classifica fino alla scellerata tamponata subita da Raikkonen. Vabbe', meglio non pensarci, potremmo abbassargli il voto. Nostalgici (noi).

Vitantonio Liuzzi: 7 – Il piazzamento non e' da buttare, ci mancherebbe, e non lo e' nemmeno la prestazione. Certo e' che sarebbe stato lecito aspettarsi un po' di piu' da Tonio visto l'accesso alla Q3. Ma miracoli non se ne fanno, come dicevamo anche prima, e tutto sommato un nono posto permette di raccogliere punti preziosi. La cosa piu' bella della sua gara -curiosamente- e' la manovra che compie per evitare Barrichello in testacoda a Massenet, in una situazione di estremo pericolo. Mezzo punto in piu' per l'abilita' messa in mostra nella circostanza. Funambolo.

Sebastien Buemi: 6,5 – Gli steward penalizzando Schumacher gli regalano un punto. Lui -facendo smaccatamente buon viso a cattivo gioco- spiega di essere soddisfatto del piazzamento, ancorché arrivato al termine di una gara tutto sommato noiosa. Perde tempo al via a causa dell'indecisione di Hulkenberg e successivamente si ritrova bloccato -parole sue, forse un po' esagerate- dietro Liuzzi in undicesima posizione. Magari una strategia lievemente diversa avrebbe potuto portarlo piu' su, ma parlandone entreremmo nel campo dell'esoterico e francamente preferiamo fermarci ai fatti. Regolare.

Jaime Alguersuari: 6 – E' il suo primissimo Montecarlo su una F1 e chiude undicesimo, appena dietro al compagno di squadra. Pur con tutta la cattiveria di questo mondo non riusciamo a negargli la sufficienza. Anche perché era partito diciassettesimo, per via di una qualifica -per usare un eufemismo- complicata. Rischia tanto con un lungo a S.te Devote, ma ne viene fuori senza danni e senza perdere troppo tempo. Fa km, incamera esperienza e porta al traguardo la vettura senza una riga sulla carrozzeria. A noi basta cosi'. Regolare #2.

Jarno Trulli: 4 – Guidare una Lotus farebbe perdere la pazienza anche a Giobbe. E su questo siamo tutti d'accordo. Correrci a Montecarlo, in un circuito dove hai gia' vinto, non puo' che acuire il senso di frustrazione. Se poi ci si mette pure la tua crew, che ti fa perdere 20'' ai box per un cambio gomme, e' chiaro che per calmarsi servirebbe una fornitura di Valium per un anno. E difatti lui tutto sembra tranne che rilassato. Pero' e' altrettanto ingiusto sfogare l'ira su Chandhok -che peraltro guida una vettura se possibile peggiore- saltandogli sopra e rischiando di decapitarlo in un maldestro e sciagurato tentativo di sorpasso. Oltretuttto inutile, tra l'altro. Non si fa cosi'. Specie dopo essersi fatto superare da Alonso nelle prime fasi di gara senza opporre la minima resistenza, l'unico tra tutti quelli passato dallo spagnolo. No, non c'e' piaciuto. Scellerato.

Heikki Kovalainen: 7 – E' tornato il mastino che non molla mai. Pur con una vettura sui generis -e siamo generosi- lotta e si sbatte in quella che potrebbe sembrare una battaglia contro i mulimi a vento ma che e' solo voglia di far bella figura. Tiene il passo di Petrov per buona parte della gara e stacca di 9 decimi (si, nove decimi) il compagno di squadra sul giro piu' veloce in gara. E scusate se e' poco. Il ritiro, causato da un guasto meccanico, pone fine a una bella gara. Rispetto all'anno scorso sembra un altro pilota. Chissa' cosa gli facevano in McLaren. Lexotan? Valium? Gladiatorio.

Karun Chandhok: 6 – Quando in una gara sola riesci ad investire un volante che qualcuno ha gettato praticamente davanti al musetto della tua vettura e a beccarti un'altra monoposto sul cofano motore… beh, consigliare un viaggio a Lourdes/Fatima/Pietrelcina ci pare il minimo. E dire che tutto sommato stava andando bene, non aveva commesso errori e teneva un ritmo discreto. Dice che Jarno si e' scusato per l'incidente, ed e' gia' qualcosa. Sempre meglio della giustificazione addotta da Barrichello per la nuova disciplina olimpica del lancio del volante («avevo voglia di uscire in fretta dalla macchina»). La sufficienza la merita d'ufficio, assieme ad una pacca sulla spalla e a un corno portafortuna. Sventurato.

Bruno Senna: 6,5 – Non male. Anche lui, come Alonso, si ferma per il pit stop al secondo giro e riesce, cosi', a recuperare diverse posizioni via via che la gara va avanti. Dice che avrebbe potuto chiudere al tredicesimo posto, e la cosa buffa e' che probabilmente e' vero. Un problema idraulico lo costringe al ritiro, ed e' un peccato perché -come gia' detto- avrebbe potuto raccogliere un bel piazzamento, ottimo per il morale suo e della squadra. Squadra che pero' ha dimostrato di esserci, scegliendo una strategia -quella del pit stop anticipatissimo- tanto aggressiva quanto azzeccata. Segnali di ottimismo, per quanto moderati, ci sono. Sempre che i soldi bastino fino a fine stagione. Ottimista.

Pedro De La Rosa: 6 – Tecnicamente non sarebbe corretto assegnargli un voto, visto che ancora una volta la sua gara termina parecchio in anticipo e non per colpa sua. Pero' ci siamo stufati di dover liquidare le sue prestazioni sempre allo stesso modo, per cui gli assegnamo un bel sei di incoraggiamento. Batte Kobayashi in qualifica e tiene un buon ritmo finche' la sua BMW rende l'anima -a Dio, al Diavolo, a Buddha, a chi volete voi, una volta per uno non fa male a nessuno- per l'ennesima volta. Riuscira' mai a finire una gara? Chissa'. Sconsolato.

Kamui Kobayashi: 6CTRL+C –> CTRL+V. Copia/Incolla. Copy/Paste. Fate voi. Potete anche scegliere se copincollare dal suo compagno di squadra o da una sua gara precedente. Tanto, piu' o meno, il copione e' lo stesso. Parte bene, tiene un ritmo consistente e non commette errori fino a quando la vettura non lo pianta in asso. Addirittura stavolta per diversi giri né la regia né i commentatori si accorgono del suo ritiro. Perché non stava incidendo sulla gara o perché e' oramai prassi consolidata? Decidetelo voi, non ci pare il caso di stare a sindacare. Infierire sarebbe da sadici patentati, e non ce la sentiamo. Anche i pagellisti hanno un cuore. A volte. Sconsolato #2.

Timo Glock: 6 – Perde una posizione al via da Di Grassi ma si rifa' al Loews passando, in un colpo solo, il compagno di squadra e Trulli. Resiste per quanto puo' alla rimonta di Fernando Alonso ma deve cedere alla chicane dopo il tunnel. Segue Kovalainen e pare tenere lo stesso ritmo fin quando la sua sospensione posteriore collassa costringendolo al ritiro. Ammette che si stava divertendo. E, con una VIrgin, e' segno di ottimismo ma anche, a parer nostro, di buona volonta'. Impossibile negargli la sufficienza. Manica larga, dite? Provate a sostituirvi a Timo e a guidare una Virgin in mezzo a vetture di 5'' al giro piu' veloci e ne riparliamo. Encomiabile.

Lucas Di Grassi: 6 – Ha il suo momento di gloria quando tiene dietro Alonso per 4-5 giri, facendolo anche imprecare sonoramente. Ma lui fa la sua gara, si difende in maniera corretta e non c'e' nulla -proprio nulla- da eccepire sul suo comportamento. Freddezza, personalita', professionalita'. Nella sua Resistenza c'e' tutto. In precedenza aveva passato Glock al via salvo poi farsi risuperare subito dopo. Anche lui conclude la sua gara anzitempo per un problema ad una ruota. Peccato, anche perché avrebbe potuto accumulare km di esperienza che -viste le limitazioni sui test- gli avrebbero solo fatto bene. Anche qui non ci sentiamo di bastonare nessuno. Resistente.

Manuel Codignoni
www.f1grandprix.it

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