F1: Le 10 Pillole del GP del Giappone 2011

F1: Le 10 Pillole del GP del Giappone 2011

Quintultimo appuntamento con le Pillole 2011.

Il Gran Premio del Giappone vede l’ormai naturalizzato Giapponese ジェンソンバットン vincere davanti alla ‘gara da Dio’ (cit. Allievi) di Fernando Alonso e al solito ‘scorretto’ e ‘paraculato’ Sebastian Vettel che vince, tra le voci funeree della nostra telecronaca, il secondo Mondialino della sua Carriera. Ma tanto, che conta, d’altronde ‘con questa Red Bull vincerebbe anche mia nonna’.

Foto di copertina dedicata alla ruota panoramica di Suzuka. Dopo una ruota con il niente intorno (Singapore), una ruota con intorno una pista degna di tal nome e con i controattributi.

Procediamo.

1 – ジェンソンバットン (Spudoratamente tradotto da Google Translate) – SuperNippon
Ha finalmente capito quale sia la Strategia vincente. Prendere a pugni Vettel dopo le qualifiche. In questo caso, il tutto ha sortìto gli effetti desiderati: lussazione alla Spalla per il tedeschino, e Jenson che va a vincere sotto gli occhi della sua Jessica. Subito dopo il traguardo, e prima di fermarsi, ha il tempo per comunicare via radio quanto segue: “Not too bad for a truck-holder”.

2 – Fernando Alonso – L’aureola
L’eroe dei due Mondi, colui al quale Allievi dedicherà un’Enciclopedia degna delle gesta del Signore, compie l’ennesimo miracolo su questa Terra guadagnando ben tre posizioni rispetto alla qualifica del sabato. Incantevole il sorpasso sul resistente e arcingo Felipe, che vende carissima la pelle. Chi ha il pane non ha i denti. L’anno scorso non c’era lui, quest’anno non c’è stata la macchina, ed è molto peggio.

3 – Sebastian Vettel – Baby BiChampion
Alle finte imprese ottenute grazie ad uno Shuttle, che permette di superare agilmente anche sull’erba a 280 orari (vero Fiorio?), si aggiunge una serie infinita (!) di scorrettezze come quella di spedire sull’erba JB in partenza, infrangendo il codice morale dei telecronisti nostrani che inneggiano in sequenza a: Drive Through, Stop and Go, Bandiera Nera, Ritiri di superlicenza, patente, diplomi di scuole medie superiori, inferiori, asilo, perdita di nome e cognome all’anagrafe e ritorno allo stato di Spermatozoo. Vincere il secondo Mondiale di fila a 24 anni con quattro gare di anticipo evidentemente non basta per meritarsi una minima considerazione.

4 – Mark Webber – Casper
[Spazio pubblicità] Nei prossimi giorni andrà in onda una nuova puntata di ‘Chi l’ha visto?’. Tra gli altri, un lunghissimo reportage sulla scomparsa di Mark Webber, il pilota di Formula 1 che nel 2010 ha rischiato di vincere il titolo mondiale. Lo cercano amici e familiari dalla prima gara della stagione. Nessuna traccia di lui in pista, nel paddock, da nessuna parte. Al suo posto, infatti, sta correndo ‘The Stig’ direttamente da Top Gear. [Fine Pubblicità].

5 – Lewis Hamilton – ‘El cozza semper lù’
Se Vettel vuole tentare di battere il record di Pole di Mansell in una sola stagione (14), Hamilton vuole tentare di battere il record di incidenti di Takuma Sato (125). Il grado di difficoltà aumenta perchè, il record, tenta di batterlo scontrandosi sempre con lo stesso (Felipe, che già ha da pensare ai suoi problemi). A fine anno Whitmarsh gli presenterà il conto carrozzeria. Lo zio Bernie, intanto, predisporrà un ring in Corea in modo che i due si chiariscano a suon di cazzotti, una volta per tutte. Ingresso 500€.

6 – Michael Schumacher – Tutankaiser
Intervistato nel fine gara: “Io fare pella cara, nostro posizionen essere sette ma oggi fatto sei. Felipe poverinen folere passare ma a io un kazzen fregaren, lui dietro io sei.” La sostanza della gara dello Zio è tutta nelle sue parole. L’Actros che guida ha risentito leggermente del primo settore dove prendeva in media 10 secondi al giro, per poi recuperare nel resto della pista. Aldo, pensaci tu.

7 – Felipe Massa – Baby Rubens
Dopo ‘Mamma ho perso l’aereo’, ‘Mamma mi sono perso a New York’, ecco ‘Mamma ho perso gli zebedei’. Quelli che fa finta di mostrare nel post gara di Singapore a Hamilton, quelli che nasconde quando dietro vede Rosso stendendo un tappeto e lanciandosi sull’erba per non intralciare, quelli che non trova in giro per la macchina quando si tratta di sorpassare l’Actros guidato dal nonnetto Schumi.

8 – Bruno Senna – ‘Ritenta, sarai più fortunato’
L’esperienza si deve fare in tutti i sensi, e per scoprire al meglio i propri limiti cosa di meglio che tentare di uscire in tutte le curve di Suzuka? Bruno ci prova con buoni risultati. Petrov lo ringrazia per la Q1 di Monza già alla curva due (rompendogli l’ala qua e là), tutto il resto è noia. Basta che per una garaccia non tornino a galla i confronti idioti con il Compianto.

9 – Tonio Liuzzi – ‘Guarda come dondolo..’
Il debuttante Ricciardo, al volante di un’auto anch’essa debuttante (da due anni circa..) si mette dietro per l’ennesima il nostro Tonio, che non disdegna anche questa volta un’uscita sui prati per non perdere l’esperienza con il suo vero mondo. Adesso abbiamo capito perchè ha scelto l’HRT. Una sicurezza nel non stare in strada.

10 – I commissari – Una goccia di sanità mentale
Li citiamo in gara perchè, questa volta, fanno perfettamente quello che devono: NIENTE. Evitano di infliggere penalità assurde su Vettel e su Hamilton, e permettono alla gara di svolgersi senza stravolgimenti che avrebbero gridato allo scandalo. L’etichetta ‘Formula Fighette’ è rimandata al prossimo tentativo. Grazie Alan Jones!

Fuori Concorso – Bernd Maylander
Giunte a destinazione le lamentele sulla sua presenza fissa nelle ‘Pillole’, il Nostro ha pensato bene di fare uno scherzetto ai suoi detrattori entrando in pista senza chiedere il permesso a nessuno. Dapprima intrufolandosi tra le due HRT per una decina di giri (senza che nessuno se ne accorgesse), e successivamente bloccando la gara per qualche giro. Le parole di Bernd a fine gara: “C’è chi può e chi non può. Io, può”.

MENZIONI SPECIALI

Luca Colajanni
E’ stato finalmente compreso il ruolo del Luca all’interno della Ferrari: oltre che responsabile dei rapporti con la Stampa, è anche colui che ne scrive i testi. Il fuori onda maldestro con il quale viene beccato a suggerire le battute ad Allievi, con pronta quanto goffa ma non sufficiente defilata dietro le telecamere, incastra il Suggeritore Ufficiale. AHI AHI AHI.

La telecronaca nostrana
Il fuso orario Nipponico, con levataccia Italiana e sbadigli a ripetizione, permette comunque di individuare la sequenza di errori di cui anche oggi i nostri telecronisti si sono resi protagonisti. History Repeating. Piloti confusi, momenti topici persi, un Vettel ‘Bicampione del Mondo per la seconda volta consecutiva’ (quindi sono 4 titoli?). Meno male che tra Suzuka e Yeongam non c’è troppa differenza di orario, magari qualcuno ha il tempo di riposare.

L’Italianità ad ogni costo
Ora, noi non sappiamo come all’estero (per esempio in Inghilterra) vengano commentate le gare. Va bene l’italianità, va bene che la Ferrari è la squadra del nostro paese, ma oggettivamente la critica verso tutto ciò che non è Ferrari e l’esaltazione di tutto ciò che lo è ha un suo limite. Inneggiare ad una sanzione per Vettel e Hamilton, continuare a sminuire i meriti del tedesco, esaltare con tono funereo la vittoria del suo secondo Mondiale, far passare Newey come il vero primo pilota della Red Bull, continuare a santificare Alonso (il quale NON HA BISOGNO Avvocati per convincere di essere un ottimo pilota), ha francamente stancato anche alcuni Ferraristi. Urge virata radicale per non perdere di credibilità, se ancora ne è rimasta. Nota a margine per “La pagliuzza nel pagliaio” di Ivan Capelli, che nonostante sia mediamente il più imparziale del commento (insieme all’Ing.Bruno), ogni tanto per osmosi si allinea al contesto.

Arrivederci alle Pillole Coreane. Avranno terminato i lavori? Se sì, tanto poi c’è l’India per ridere un po’, nel caso.

Alessandro Secchi
F1Grandprix.it

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