Lasciateci emozionare con Leclerc
Le imprese del monegasco in qualifica esaltano lo spirito Ferrari
Da qualche parte bisogna pur iniziare, e se per il Cavallino a mancare sono le vittorie e i titoli, almeno possiamo attingere emozioni da quel fiume in piena che Charles Leclerc sa essere al sabato.
Il giro veloce è il marchio di fabbrica di un talento cristallino, adamantino nella facilità con cui danza sui cordoli per limare i centesimi utili a fare la differenza. La capacità di superare il limite in qualifica, di estrarre dall’auto quel quid in più, è ormai l’appuntamento fisso del ferrarista, consapevole che dal ragazzo con la Rossa nel destino è legittimo aspettarsi il “numero”, la giocata da applausi, il gesto del campione.
Non c’è nulla di male ad esaltarsi per le pole position, fanno parte del Dna della F1, sono da sempre riprova di coraggio e abilità, non c’è pilota che si isoli nella sua tuta e chiuda la visiera del casco che non ambisca a stampare un crono impossibile.
Ogni tanto abbiamo il diritto goderci l’attimo e non pensare ai soliti pallosissimi virtuosismi tecnici, al degrado delle gomme, alle strategie, al bilanciamento, alle sospensioni, al passo gara e alla Red Bull che vincerà.
La pole di Città del Messico – numero 22 per Leclerc, un’enormità se consideriamo le Ferrari con cui ha corso in questi anni – è il nostro urlo liberatorio, la gioia di alienarci nella folle danza ritmica del funambolo monegasco, unico nel suo saper sublimare quel sogno che la macchina rossa rappresenta. Essere Ferrari, si diceva così.
Pilota che ci crede sempre, che ci crede ancora. Che corre con l’approccio e con la mentalità di chi vuole vincere. E che spesso parte davanti a tutti, perché spesso è il più veloce di tutti. E va bene così, lasciateci emozionare con Leclerc.
Antonino Rendina
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