Ferrari, dalle mani sul mondiale alle mani…avanti! Ma guai a smettere di sognare…
Cambio di rotta dei vertici di Maranello, ma adesso bisogna serrare le fila e non smettere di crederci
Dall’attacco frontale alla Mercedes allo sviluppo graduale della SF16-H, dal “barcelloneggiare” in inverno ad una presa di coscienza dura e sofferta, con la Ferrari che ha attuato nelle ultime settimane un vero e proprio revirement in merito ai propri annunci bellicosi.
Dopo tre gare di un mondiale targato finora Rosberg-Mercedes la Rossa ha cambiato totalmente approccio al campionato, accorgendosi forse – e non è mai troppo tardi! – che l’impeto garibaldino col quale s’era promossa grande pretendente alla corona alla lunga è stato solo un fattore controproducente in un mare magnum di difficoltà tecniche.
La Ferrari s’è scottata in Australia, Bahrein e Cina, tra problemi di affidabilità ed errori più o meno gravi, soccomendo sul campo, in modo netto, alla algida e asettica regolarità tedesca. “Facile” per loro, per i Mercedes, al netto delle partenze sbagliate; basta guidare in modo pulito una vettura metà shuttle e metà carro armato, in punta di dita e senza strafare. I problemi sono dietro, di chi arranca e s’arrampica per inseguire il primo – irraggiungibile – posto.
Dai fatali proclami presidenziali iniziati a gennaio e durati per tutta la pre-season, dalle mani agognate, bramate, su un mondiale ancora lontano, già dalla Cina la Ferrari è passata a mettere le mani…avanti! Dal viso tirato e poco soddisfatto di Marchionne non è uscito più suono che potesse ricordare un accenno che sia uno alle possibilità iridate del Cavallino, e lo stesso Arrivabene ha intrapreso una strada fatta di limpida e giustificata prudenza. Finalmente, sarebbe il caso di dire.
Le ultime dichiarazioni sono a dir poco difensive, catenacciare, sincere. La Ferrari non vuole più illudere una platea innamorata pazza, e gli stessi sviluppi alla monoposto tanto attesi diventano soltanto aggiornamento previsto, graduale, “niente di importante”.
La SF16-H scenderà in pista a Sochi con nuova ala anteriore e un motore aggiornato, rivisto e migliorato nella ormai famosa combustione HCCI, quel sistema d’avanguardia che mischia la combustione tipica dei motori a benzina con una di tipo spontaneo, a compressione, simile a quella dei diesel. Un’arma che Mercedes utilizza già da tempo e che Maranello sta affinando.
I progressi previsti per il GP di Russia hanno, naturalmente, creato (naturali, ennesime) aspettative, alle quali Arrivabene ha messo un freno, deciso, quasi un muro, parlando di novità previste e non rivoluzionarie. Un modo – diretto – per far capire che è inutile e controproducente aspettarsi un Rossa al pari della Mercedes nella Russia meridionale.
In Ferrari c’è stato in tre gare un brusco ritorno alla realtà, serpeggia delusione nelle facce e nelle azioni di chi (Vettel) si aspettava ben altro mondiale dopo i fuochi d’artificio e l’idillio del 2015. Confermarsi e migliorare per vincere è molto più stressante che stupire con la mente sgombra e leggera. Ma proprio dalla delusione attuale e tramite un lavoro che come ha affermato Arrivabene sarà di “sviluppo continuo” la Ferrari può ancora una volta nella sua storia ribaltare i pronostici.
Dalla sua ha una vettura veloce, che va solo messa a posto in tutte le sue componenti, due piloti competitivi e legati da ottimi rapporti di colleganza e soprattutto un calendario infinito, un mondiale che deve ancora tutto iniziare, con diciotto gare da disputare. E se è vero che la notte è sempre più buia subito prima dell’alba, da qui a dare per spacciata una Ferrari due volte seconda sul podio in tre gare ce ne passa. Ma ben venga un approccio più minimalista e pragmatico al campionato. Meglio parlare dopo le vittorie, mai prima.
Antonino Rendina
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