F1 | Kimi Raikkonen e quel sogno chiamato mondiale: ecco perché non è impossibile…
Un'ipotesi di difficile realizzazione, ma suggestiva: Kimi in lotta per il titolo di campione del mondo nell'anno del probabile addio alla F1
Un’idea meravigliosa, folle, elucubrata durante questo lungo inverno a motori spenti. Kimi Raikkonen nel 2018 in lotta per il mondiale. Guai ad escludere l’ipotesi a priori, d’altronde è lo stesso pilota finlandese, prossimo alla sua sedicesima stagione di F1, a candidarsi per un ruolo da protagonista: “Voglio lottare per il campionato, ho tutti i mezzi per farlo, tutto è riordinare i pezzi e trovare l’assetto giusto“.
Poche parole, ma precise, chirurgiche, significative. Mai banale, il Kimi 2.0 che s’apre ai social, che parla e sorride di più, un pilota maturo che non smette (più) di ripetere quanto ami correre, quanto si trovi bene in Ferrari e di puntare sempre al vertice “altrimenti mi sarei già ritirato“. Raikkonen, trentotto primavere suonate, sta vivendo una nuova giovinezza agonistica e non sembra per nulla preoccupato del contratto in scadenza.
“Mettere i pezzi al posto giusto” è il puzzle che agita ed entusiasma Maranello, è il grido di rivalsa dell’ultimo poleman di Montecarlo, in cerca di una costanza di rendimento data da troppo tempo per dispersa. Alle parole sono seguiti i fatti, in un sinolo armonico di forma e sostanza. “Dobbiamo trovare il giusto assetto”, questione di feeling, lo stesso invocato da un sibillino Marchionne: “Kimi guida da Dio, è un fuoriclasse, dobbiamo stringere la vite giusta per farlo andare sempre forte”. Pochi giorni ed ecco spiegata la metafora della vite: in partenza (direzione Manor in Endurance) l’ingegnere di pista di Raikkonen, Dave Greendwood, dentro quasi certamente Marco Matassa della Toro Rosso, apprezzata guida al muretto dell’ex torello scatenato Carlos Sainz.
Non solo parole al vento quindi, con la Ferrari che ha dimostrato attraverso questa repentina mossa di voler trovare la nota giusta, il “la” che permetta a Raikkonen di trovare sempre la strada del podio, esorcizzando quei cali di rendimento tanto temuti da Marchionne. C’è, però, anche dell’altro. Nei meandri di un equilibrio di squadra che sembra inscalfibile ed impermeabile, la Rossa potrebbe soltanto trarre giovamento da un Kimi in grande spolvero. Finora le responsabilità maggiori sono tutte ricadute su Sebastian Vettel, prima guida de facto e uomo della provvidenza, ma il peso di un iride che s’allontanava ha finito quasi per schiacciare Seb, che dopo il fallaccio di reazione di Baku ha corso spesso e volentieri con i nervi a fior di pelle. Ecco perché non sarebbe certo il peggiore dei mali correre con un attacco a due punte, dando la possibilità a Raikkonen di giocarsi le sue chance alla pari con il campione tedesco. Il tedesco “meridionale” e il glaciale veterano, un mix esplosivo per tentare la scalata al vertice.
Ovviamente un Kimi in salsa iridata resta poco più di una delirante suggestione invernale, sebbene avvalorata da alcuni indizi sparsi qua e là e provenienti direttamente dall’imperscrutabile ed ermetico microcosmo di Maranello. Sappiamo che sul sedile di Raikkonen incombe l’ombra sempre più ingombrante di Charles Leclerc. Succederà, è il ciclo delle cose, largo ai giovani talenti, dopotutto le carriere sportive hanno un inizio e una fine. Ma nessuno può dire se il passo d’addio di Iceman sarà il verso stonato di un anatroccolo o il canto del cigno di un redivivo campione. Il bello delle corse è che spesso riservano sorprese…
Antonino Rendina
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