F1 | Promossi, salvi e retrocessi: le pagelle dei protagonisti del 2018

Ecco i voti e i giudizi ai venti protagonisti in pistan nel 2018

F1 | Promossi, salvi e retrocessi: le pagelle dei protagonisti del 2018

Sembra di essere ancora nel vivo del quinto mondiale vinto da Hamilton, tanto che quest’ultima stagione è stata lunga e a tratti estenuante. Indimenticabile per alcuni, travagliata per altri. Andando a tirare le somme, nel necessario rendiconto di fine anno, notiamo che c’è chi ha stupito o si è confermato, chi ha portato la pagnotta a casa e chi invece ha deluso le aspettative. Vediamo.

 

PROMOSSI

Lewis Hamilton (10 e lode) Non servono parole, perché davvero più nulla si può aggiungere dinanzi allo sconfinato talento di un pilota che per gestione delle gare e velocità pura ha dimostrato di non avere attualmente rivali. Quando sei incudine statti, quando sei martello batti. Fa più o meno così un proverbio napoletano che Hamilton ha seguito alla lettera. Zero errori, massimizzazione del risultato nei giorni difficili, affondo implacabile in quelli migliori. Con il merito di trasformare una stagione combattuta in un dominio senza pari.

Kimi Raikkonen (9) Per certi versi una sorpresa. Uno splendido veterano che non s’arrende, che proprio al passo d’addio con la Ferrari tira fuori una stagione (quasi) impeccabile, condita dai dodici podi e nobilitata dalla meravigliosa cavalcata di Austin. Era impensabile pensarlo così vicino nelle prestazioni a Vettel, figuriamoci davanti, cosa accaduta molto spesso nella seconda parte di stagione. Piede, testa e cuore, ancora di salvezza dell’indecifrabile 2018 ferrarista.

Charles Leclerc (9) Sublima la Sauber a suon di settimi posti e top ten in qualifica. Fa sembrare normali risultati straordinari. Le stimmate del predestinato ci sono tutte, non a caso la Ferrari dopo metà campionato lo ha preso e lo ha blindato. Uno così nasce raramente…

Max Verstappen (8,5) Gli errori di inizio stagione sono stati probabilmente le ultime sliding doors nella carriera di questo giovane fenomeno, finalmente maturato, concentrato, aggressivo ma meno irruente o incline a scorrettezze. Il ruolino di marcia di fine campionato dimostra tutta la qualità di guida, anche con una monoposto inferiore, e per poco non finisce sul podio iridato. La storia è sempre la stessa, date qualche cavallo in più a questo talento velocissimo e spettacolare nei duelli e sarà lì a giocarsi il mondiale. Lui è pronto per davvero.

Daniel Ricciardo (8) Competitivo, vincente, carismatico. A mancare è stata solo la Red Bull, in una stagione vissuta per larga parte da separato in casa e con un motore privo di affidabilità. Dalle vittorie ai ritiri in successione il passo è stato fin troppo breve, ma nulla può cancellare le gare di Cina e Montecarlo e le tante (troppe) rimonte dal fondo.

Nico Hulkenberg (7,5) Non una stagione eclatante, ma in un campionato dominato dalle solite sei vetture lui si guadagna il titolo di “primo degli umani”, con tanti piazzamenti a punti – nonostante la sfortuna lo perseguiti un bel po’ – e il settimo posto finale in classifica piloti. Consistente e affidabile, il solito Hulk.

Fernando Alonso (7) E alla fine anche lui ha detto basta. Troppo il sudore vano, troppe le battaglie contro i mulini al vento, troppa la frustrazione per non poter correre dove meriterebbe ancora e ancora. Eppure la McLaren, nell’ennesima disastrosa stagione, la tiene a galla lui, surclassando un impalpabile Vandoorne.

 

SALVEZZA TRANQUILLA

Kevin Magnussen (6,5) Le intemperanze ci sono state, la solita spettacolare aggressività anche. Magnussen è così, prendere o lasciare. Ma quando è in giornata è un corridore vecchio stampo assai bello da vedere.

Sergio Perez ed Esteban Ocon (6,5) Fanno un passo indietro come la Force India, ma tra criticità aziendali e pronte rifondazioni finiscono comunque spesso e volentieri in zona punti. In Belgio fanno fuoco e fiamme, confermandosi piloti di un certo livello, ma senza bicicletta hai voglia a pedalare…

Pierre Gasly (6,5) Gli bastano pochi lampi di classe per assicurarsi l’ambito sedile Red Bull; sarà una minaccia per Verstappen o una precoce seconda guida?

Carlos Sainz (6,5) Prestazioni di sostanza, professionale, poche le sbavature. Ma sempre un pelino dietro Hulk. La stagione resta nel complesso positiva e gli vale (se di premio può parlarsi) il sedile della nobile decaduta McLaren.

Marcus Ericsson (6) Per talento e freschezza non può tenere il passo del fenomeno Leclerc, eppure si conferma un solido professionista, con qualche buona sortita in zona punti prima in quello che verosimilmente è stato il suo ultimo anno da titolare in F1.

 

RETROCESSI

Sebastian Vettel (5) Come le pole e le vittorie, offuscate e vanificate da una sequela di errori più o meno gratuiti e inaspettati, un’involuzione che è andata di pari passo con quella della monoposto, per poi timidamente ritrovarsi a fine campionato, quando però i buoi erano già scappati. Così non può andare, per metà campionato Seb non è stato lui, starà alla squadra metterlo nelle condizioni per dare il meglio di se e starà a lui ritrovare una serenità evidentemente perduta.

Romain Grosjean (5,5) Un lampo di luce, in Austria, ma troppe ombre ed errori disseminati in una stagione non certo all’altezza delle ultime.

Sergey Sirotkin e Lance Stroll (5) Giovani vittime di una Williams inguidabile. Impotenti dinanzi al crollo tecnico di Grove. Più che trascinarsi affannosamente lungo la pista non possono, il confronto è più o meno alla pari, entrambi non demeriterebbero la categoria, ma a potersi riscattare in F1 sarà solo Stroll, con il passaggio alla nuova Force India.

Brendon Hartley (5) Si stupisce del licenziamento ma ha più concretezza che velocità e in F1 serve abbastanza anche quest’ultima.

Valtteri Bottas (4) E’ un perfetto wingman (scudiero). Quando è proprio il capo in prima persona a bollarti così allora le speranze di affrancarti o farti valere diventano prossime allo zero assoluto. Non c’è speranza, non ci sono motivazioni, solo un mesto ruolo di supporto al capitano, e di disturbo agli avversari (ben eseguito come un leale soldato). Si sarà guadagnato la riconferma per il 2019, ma il 2018 potrebbe averne segnato la carriera irrimediabilmente. Ocon è lì che incombe e le zero vittorie di Valtteri nonché il quinto posto finale suonano tanto come una sentenza di condanna.

Stoffel Vandoorne (4) Metà delle volte di Alonso in zona punti. Quaranta punti in meno, quasi sempre dietro in qualifica. Da talento emergente a mera comparsa, a carneade destinato ad essere dimenticato, è un attimo. Stoffel, incapace di trovare buone prestazioni i e troppo spesso in difficoltà con la pur difficile McLaren, ha perso il posto a causa di una stagione davvero negativa.

 

TEAM

MERCEDES (10) Equilibrista che sa (fin troppo) bene come camminare sul filo del regolamento, interpretandolo a proprio piacimento. Scuderia molto ricca e altrettanto unita, brava a superare con calma e al contempo di slancio i momenti di difficoltà, tornando alla fine sempre davanti con gli sviluppi azzeccati. La forbice con le altre è ancora troppo ampia, per un po’ soffre, ma quando il gioco si fa duro diventa imprendibile.

Ferrari (5,5) Caotica, confusionaria, non ancora pronta. Troppa prestazione sprecata, con l’aggravante di continuare a sbagliare le vie degli aggiornamenti, andando avanti per poi tornare dietro, confondendo e confondendosi. Ha dato speranze e ha illuso, ma come le partite durano 90′ così le stagioni durano venti e passa gare. Primo tempo spettacolare, ma risalta più il crollo totale del secondo tempo.

Red Bull (6) Dà sempre l’idea di poter dare di più. Al netto dei problemi con il motore Renault è un peccato vederla crescere in maniera esponenziale solo nelle ultime gare, latitando invece per gran parte del mondiale. Comunque solo una vittoria in meno della Ferrari.

Williams (4) Progettare una monoposto così insipida e di fatto lenta, avendo il motore Mercedes e Paddy Lowe come direttore tecnico, era impresa difficile. A Grove ce l’hanno fatta.

 

Antonino Rendina


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