Nel 2010 l’unica motivazione di Trulli è stata l’attesa del 2011

Nel 2010 l’unica motivazione di Trulli è stata l’attesa del 2011

Jarno Trulli ha raccontato che l’unica motivazione che lo ha animato nel corso del 2010 è stata la prospettiva di un 2011 migliore.

Dopo aver passato la maggior parte del decennio al volante di ricchi team come Renault e Toyota, l’italiano si è ritrovato a fondo griglia in seguito al contratto firmato con la Lotus.
Tony Fernandes, boss del team malese, gli ha rinnovato il contratto per il 2011 sebbene Trulli abbia parlato apertamente delle difficoltà di questa stagione.
“Già al primo test ho capito come stavano le cose”, ha raccontato l’abruzzese, 36 anni, in una intervista al giornale olandese formule1.nl.
“Sapevo che la stagione era finita prima ancora di iniziare, e quindi l’unica maniera per mantenere la motivazione era contare i giorni che mancavano al via del 2011”, ha spiegato.
Trulli ha affermato che non si aspettava un 2010 così difficile, nonostante affrontasse la stagione con una squadra esordiente, che aveva un budget inferiore al solito e la cui macchina era stata costruita in tempo record.
“Naturalmente mi aspettavo una stagione difficile in termini di performance, ma non così tanto sul piano dell’affidabilità. Alla fine mi ci ero abituato. Cos’altro puoi fare? Arrabbiarsi non aiuta. La cosa peggiore era quando dovevo solo concludere la gara. In Brasile, per esempio, il sistema idraulico si è rotto, ma sono comunque riuscito ad arrivare al traguardo. Chiaramente non ho guidato come uno vorrebbe sempre guidare. Ma in Brasile sono arrivato ad un punto in cui non mi sono arrabbiato. Non che fossi indifferente, ma lo stavo facendo per la squadra. Era importante battere gli altri team esordienti per concludere decimi in campionato, quindi ho smesso di preoccuparmi se non eravamo veloci o se ero stanco dei problemi idraulici… il team viene prima di tutto”, ha spiegato Trulli.
“A ogni modo la stagione è finita. Sono riuscito a motivarmi fino all’ultima gara e ora posso davvero guardare al 2011”, ha concluso.

Filippo Ronchetti

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