Ferrari “costretta” a dare le PU alla Red Bull? Quando il giocattolo viene prima dello sport
La Ferrari rischia di andare contro i propri immediati interessi pur di garantire la salute generale della F1
Tra Red Bull e Ferrari andrebbe capito quale delle due si trovi veramente spalle al muro; la Red Bull che è di fatto senza motore per il 2016 o la Ferrari che, “per il bene superiore della F1” e considerata l’irremovibilità del “no” della Mercedes, è di fatto quasi costretta a cedere le proprie PU alla RBR.
Proprio all’indomani del GP di Monza scrissi nel mio editoriale su queste pagine che Marchionne s’era inserito di prepotenza per fornire i motori ai bibitari per evitare di trovarsi a dover fare i conti con una Red Bull spinta da un propulsore Mercedes. Una scelta logica, intelligente, con la Ferrari pronta ad ergersi a vera e propria potenza geopolitica del Circus abbracciando di fatto due realtà enormi, la propria Scuderia e quei “maledetti” ex parvenu fortissimi di Milton Keynes.
Il passo indietro della Mercedes, però, fa vedere tutta la questione sotto una diversa luce: la Red Bull, infatti, senza PU lascerebbe la F1, lasciando la griglia con diciotto auto. Quando si parla di Red Bull, infatti, va contata anche la Toro Rosso. E l’ingresso di Haas sarebbe solo una piccola panacea per un vero e proprio disastro economico e sportivo.
La F1 perderebbe infatti una delle squadre più famose e vincenti degli ultimi anni, un team e un marchio che a suon di risultati hanno rubato la scena, entrando ormai nell’immaginario collettivo quale sinonimo di velocità, al pari di team ben più blasonati. Una squadra simpatica a molti, tifata in Austria, Inghilterra e Australia, con un pilota russo che parla italiano correntemente e un’altro global-aussie con il sorriso stampato sul volto. In più la tanto odiata Red Bull (dai ferraristi) che infiniti lutti addusse alla Rossa di alonsiana memoria, è sempre in prima linea nel lanciare giovani talenti. Parliamo, insomma, di una realtà importante, su questo non ci piove.
Una realtà che è forse essenziale per la F1, ed ecco perché anche il padre padrone Bernie Ecclestone sta spingendo per una soluzione positiva delle trattative tra Ferrari e la squadra di Mateschitz. Il punto cruciale della questione è che semmai alla Ferrari, egoisticamente e sportivamente parlando, dovrebbe e potrebbe far piacere vedere la Red Bull affondare. Un concorrente in meno in pista e l’acerrimo rivale degli ultimi anni “finalmente” fuori. Out, bye bye.
E’ un discorso cinico, ma nello sport funziona anche così: mors tua, vita mea. D’altronde è la Red Bull ad aver chiuso anticipatamente il rapporto con Renault; Maranello potrebbe benissimo fare spallucce e ti saluto e sono, come d’altronde ha fatto la Mercedes.
Ma la Formula 1, soggiogata dal business e da un fragile equilibrio fatto di patti e contropatti, è un organismo chiuso che spesso si muove in modo monolitico, a differenza ad esempio del calcio, dove c’è guerra di interessi senza esclusione di colpi. Il Circus spesso agisce per mutua assistenza tra gli associati, obbligati a fare quadrato per non far rompere il giocattolo, a costo di rimetterci vittorie e podi. I soldi tanto, bene o male arrivano comunque. A rimetterci semmai sono i tifosi, che difficilmente sceglierebbero di rinforzare una grande rivale.
Antonino Rendina
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