F1 | Via al mondiale della resa dei conti: i primi sei del 2019 chiamati a dare risposte importanti

Campionato a ranghi ridotti eppure denso di significati per i primi sei classificati della scorsa stagione

F1 | Via al mondiale della resa dei conti: i primi sei del 2019 chiamati a dare risposte importanti

Mezzogiorno di fuoco tra le verdi colline della Stiria. Immersa nel verde la F1 riparte tra certezze e dubbi, dopo mesi di stop, con i soliti rapporti di forza invariati dell’era ibrida. La pantera nera Mercedes a farla verosimilmente da padrona e dietro Red Bull e Ferrari a scornarsi per le briciole, con timide speranze iridate sul fronte bibitaro.

Eppure, in questo campionato con meno gare e dai ritmi serrati, i primi sei classificati del 2019 devono tutti rispondere “presente” alla chiamata alle armi, facendosi trovare pronti per una sfida personale che va al di là del mero piazzamento in classifica. Da Hamilton a Sainz. Ognuno con il suo personale obiettivo, che aggiungerà sale e interesse ad una stagione che potrebbe comunque riservare sorprese.

Lewis Hamilton. Immenso per i risultati in pista e per l’impegno dimostrato nel sociale, Lewis è ormai una leggenda vivente che sta trascinando grazie al suo peso e al suo carisma la F1 fuori dall’ignavia e dai silenzi. L’impatto di questo fuoriclasse sul dorato mondo della massima categoria lo stiamo ammirando in questi giorni difficili, di proteste mondiali e di lotte per diritti mai troppo acquisiti. Hamilton è sceso in piazza per manifestare a favore dell’uguaglianza sociale e la F1 lo ha seguito con l’iniziativa We Race As One. Prima di lui soltanto Ayrton Senna aveva dimostrato un tale impegno quando parlava della povertà e delle diseguaglianze del suo amato Brasile. Lewis è già un simbolo globale, un campione che ha travalicato i meri confini del suo sport per abbracciare quella universalità che ti rende mito indiscusso. Gli mancano però sette vittorie e un titolo in bacheca per consacrarsi come recordman anche a livello meramente sportivo. E dovrà vincere con una monoposto a lui dedicata nella livrea – la nuova Mercedes pantera nera – e portando con sé in macchina la responsabilità di essere diventato un esempio per molti. La strada per essere il più grande passa anche da questo, poi saremo ai livelli di Muhammad Ali  come figura.

Valtteri Bottas. Vicecampione del mondo in carica nella sua vita da gregario di Luigino. Con l’onere di doversi dimostrare competitivo avendo come termine di paragone un personaggio ingombrante come Hamilton. La speranza è quella di strappare l’ennesimo rinnovo annuale con la Mercedes, in questa carriera da precario di lusso che deve guadagnarsi la pagnotta, sempre un po’ bistrattato e in sordina, ma alla fine capace di portare a casa risultati che fanno sorridere il team. Ma quest’anno sarà tosta, perché Russell è il nuovo che avanza e la riconferma in Mercedes è impresa ardua.

Max Verstappen. A percorso di crescita ultimato, con una solidità ormai acquisita, con la maturità di trascinare la squadra, mettendo d’accordo telaista e motorista, non resta che lottare per il primo vero mondiale. Verstappen ha da svezzarsi in tal senso; toccherà alla Red Bull (invero assai convinta in tal senso) dargli la monoposto giusta, e poi Max potrà far vedere di essere finalmente pronto per essere campione del mondo. Dall’olandese ci si aspetta la stessa continuità del 2019, e che magari sappia reggere la pressione qualora avesse davvero la chance di contrastare Hamilton.

Charles Leclerc. Aè qui rischiamo di farci male. Perché in questo fin troppo lungo letargo dei motori ad un certo punto è sembrato che la F1 fosse Charles più altri diciannove carneadi. Il Predestinato, il modello, l’attore al volante, il gamer, il personaggio televisivo. La febbre Leclerc: l’Italia dei motori impazzita per il monegasco come all’epoca per Gilles, con questo ragazzo determinato in pista come Alonso e spigliato fuori come Regazzoni. Le qualità ci sono tutte, il talento è indiscusso, adesso viene però il difficile: la Ferrari non ha fatto altro che aumentare le aspettative su Sciarl (“può diventare il più forte di tutti”) esponendolo oltremodo. E’ il preferito dei media e dei tifosi. Non più giovane apprendista, ma principe in pectore della Scuderia. Il peso del Cavallino sulle spalle a ventidue anni e con sole due vittorie all’attivo è roba per pochissimi eletti. Saprà gestire la pressione?

Sebastian Vettel. Da un lato l’orgoglio e la sete di rivincita, dall’altro il sorriso sornione di chi può tirare un bello scherzo a tutti. Con la mente libera, essendo il testimone di capitano già passato brevi manu al diavoletto monegasco vestito da angelo, e con il ritrovato feeling con la monoposto, Seb vorrà dimostrare di essere ancora un fulmine di guerra, di meritare un top team per il futuro e soprattutto di poter essere più veloce di Leclerc. Il tedesco potrebbe essere una piacevolissima sorpresa e al contempo un grande rimpianto. Intanto se la ride sotto i baffi.

Carlos Sainz. Concreto a dismisura, coriaceo nei duelli ruota a ruota, costante fino ad arrivare al podio con la McLaren. Il suo secondo anno a Woking è il salto finale prima del tuffo nel tritacarne di Maranello. Un anno – breve e intenso – per prepararsi al salto, per guadagnare altri punti esperienza e consensi prima di indossare la tuta rossa da protagonista, allontanando a priori il fantasma del pilota morbido e servizievole, dello scudiero perfetto. Il piccolo matador, allievo di Alonso, ha una stagione in arancio per far capire al suo prossimo team di aver ingaggiato un top driver. Correrà con garra e determinazione.

Antonino Rendina


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