F1 | Un anno di Vasseur, per la Ferrari evoluzione senza rivoluzione

Un anno fa l'annuncio della nomina di Vasseur come team principal. Come è la Ferrari dopo il suo primo anno di gestione

F1 | Un anno di Vasseur, per la Ferrari evoluzione senza rivoluzione

Il tempo scorre veloce ed in modo implacabile. Fulmineo precipita il frutto di giovinezza scriveva nel VII secolo a.C. il poeta greco Mimnermo, afflitto dall’incedere della vecchiaia. E in fondo sembra ieri che Frederic Vasseur fu chiamato a risollevare la Ferrari uscita malconcia dagli ultimi mesi della gestione Binotto, trasformata da auto da sogno in squadra con evidenti problemi e confusione. E invece dall’annuncio dell’ingaggio del manager francese come team principal della Scuderia è già passato un anno.

Ed allora è tempo di bilanci? Giammai, e chi vi vuole sentire; tutti sappiamo che la Formula 1 è disciplina sempre e perennemente in proiezione e restia a viversi l’attimo. Ingiudicabile. Questa è la sentenza definitiva sul primo anno di F-Red al timone del Cavallino. Non giudicabile perché i cambiamenti nella massima categoria necessitano di anni per produrre i loro effetti, perché è impossibile cambiare le sorti di una scuderia con macchina già progettata e organigramma già definito.

Eppure, visto che rompiballe lo sono per Dna, quest’anno di Vasseur da capitano di vascello della Rossa in tempesta qualche indicazione ce l’ha lasciata. Va ad esempio osservato come il team principal francese abbia approcciato alla scuderia in punta di fioretto e non con la sciabola. Non insomma un rivoluzionario pronto a tagliare teste e rivoltare come un calzino la GeS, ma più un accorto manager che ha “studiato” la sua nuova squadra e deciso di migliorarla a piccoli passi, riorganizzando il team, piuttosto che cambiando tutto.

La fiducia data agli uomini cardine degli ultimi progetto è un chiaro indizio in tal senso. Al di là dell’ingaggio di Loic Serra, ingegnere meccanico “performance director” della Mercedes, ed effettivo al Cavallino dal 2025, a fine giardinaggio, Vasseur non ha preso (finora) altri big per quanto riguarda il mercato tecnici. Si è fidato del lavoro di analisi dati e di studio della vettura del prossimo anno condotto dal direttore tecnico Cardile, e si è concentrato per migliorare l’efficienza della squadra in pista, dai pit-stop, alle strategie, con risultati alterni.

Sicuramente la Ferrari nel 2023 ha dato segni di vitalità. Una vecchia regola non scritta della F1 recita che per fare una previsione su una squadra in ottica futura bisogna valutare i progressi nell’anno precedente. E’ indubbio che pur senza grandi sviluppi il team di Maranello sia cresciuto in corso d’opera, sia migliorato e non peggiorato, non risolvendo il problema strutturale del degrado gomme (servono nuove sospensioni posteriori e un’altra filosofia), ma gestendolo in modo ottimale, riuscendo anche a rendersi protagonista di belle gare. La vittoria di Singapore, così come altre prestazioni importanti quali Monza o Las Vegas.

In più Vasseur, che ha il merito di aver instaurato un buon rapporto con entrambi i piloti, ha saputo prestare attenzione alle esigenze di Charles Leclerc, vera punta di diamante del Cavallino, con la squadra che è riuscita nelle ultime gare a dare al monegasco una SF23 più adatta al suo stile di guida. Senza grandi sviluppi, ma con tanto lavoro al simulatore e sugli assetti, a riprova che la Rossa è viva e soprattutto reattiva.

Pur lontani da giudizi di qualsiasi tipo, in attesa di valutare la squadra varata e voluta da lui, ciò che si può evincere dal primo anno di gestione Vasseur è la volontà di migliorare il team come lavoro complessivo nel rendimento, qualsiasi sia il materiale a disposizione. La volontà di provare ad arrivare una posizione più in alto di quella consentita sulla carta dalla vettura. E questo è un bene.

Resta la grande incognita della scelta (o necessità?) di continuare con un gruppo tecnico di fatto invariato, provando ad eguagliare i mostri della Red Bull senza strappi clamorosi con il passato né colpi eclatanti sul mercato, ma con un lavoro di cesello, teso alla comprensione degli errori passati e allo studio delle soluzioni adatte per trasformare una monoposto veloce sul giro secco in una veloce in gara. E’ un percorso lungo, e il 2024 ci comincerà a dire se la Ferrari di Vasseur è una squadra in crescita, pronta a scalare la vetta o è ancora figlia della Rossa incompiuta degli ultimi anni.

Antonino Rendina

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