F1 | Le motivazioni che hanno spinto la FIA a rigettare la richiesta di revisione della squalifica di Vettel

Aston Martin non è riuscita a convincere i commissari in quanto le nuove prove non sono state ritenute rilevanti

F1 | Le motivazioni che hanno spinto la FIA a rigettare la richiesta di revisione della squalifica di Vettel

Il Gran Premio di Ungheria aveva regalato sensazioni contrastanti a Sebastian Vettel e alla Aston Martin, grazie ad un bel secondo posto conquistato in pista in una gara imprevedibile e ricca di colpi di scena. Poche ore dopo la conclusione della corsa, tuttavia, era giunta una doccia fredda, in quanto i commissari si erano visti costretti a procedere con la squalifica del pilota di Heppenheim per un’infrazione rilevata durante le consuete verifiche effettuate dopo la bandiera a scacchi.

Nonostante i molteplici tentativi effettuati dai meccanici per sbloccare la situazione, l’impossibilità di riuscire ad estrarre dal serbatoio il campione di un litro di carburante necessario per i controlli non aveva lasciato altre possibilità, portando all’esclusione di Vettel dalla classifica, come previsto in caso di violazione del regolamento tecnico. Per tentare di ribaltare la decisione degli steward, nella giornata di giovedì 5 agosto la squadre inglese aveva deciso di presentare sia un appello che una richiesta di revisione della penalità, nella speranza che le nuove prove fornite dal tema potessero far rientrare il proprio portacolori nella classifica ufficiale, recuperando così il podio conquistato all’Hungaroring. Una scelta comprensibile considerati i punti in ballo, nonostante convincere la Federazione a ritornare sui propri passi indubbiamente non sarebbe stata un’impresa semplice, soprattutto tenendo a mente che i margini di manovra sembravano piuttosto limitati. Secondo le estimazioni dell’Aston Martin nelle ore successive alla conclusione del Gran Premio, calcolate grazie ai rilevamenti del flussometro, sulla vettura numero 5 avrebbero dovuti essere presenti un totale 1,74 litri di carburante, da cui però la Federazione era stata in grado di estrarne solamente 0,3 litri, portando così la quota a 1,44 litri. Proprio per questo, quantomeno inizialmente, i tecnici della squadra di Silverstone non si erano arresi, sicuri che nell’apposito scomparto fosse rimasto ancora un quantitativo di benzina sufficiente per superare i controlli, a dispetto del fatto che non fossero stati in grado di recuperare quei 700 millilitri rimanenti.

Al fine di costruire una difesa efficace, il primo passo era stato quello di prendersi qualche giorno ed analizzare con calma i dati accumulati, in modo da poter confermare un eventuale malfunzionamento di uno dei sistemi e comprenderne le cause, ponendo tale elemento al centro della propria strategia che, per essere approvata dalla Federazione, doveva contenere nuovi elementi significativi e rilevanti che non erano disponibili nel momento in cui era stata presa la decisione da parte dei commissari. La speranza era che, portando nuove prove durante l’udienza per la richiesta di revisione della sanzione, il caso potesse risolversi in tempi brevi, più rapidi rispetto quelli necessari per un appello alla corte Internazionale della FIA. Prove che la Aston Martin pensava di avere, perché dalle analisi svolte nei giorni successivi al Gran Premio era sì emerso che sulla monoposto di Vettel fosse rimasto meno di un litro di carburante, ma anche che ciò fosse dovuto a un guasto sul sistema di alimentazione. Per quanto ciò non cambiasse il fatto che il regolamento fosse stato violato, la squadra inglese riteneva che vi fossero delle chiare motivazioni tecniche alla base del problema e che, di conseguenza, non era stato tratto deliberatamente un “vantaggio prestazionale”, come invece suggeriva il comunicato con cui gli steward aveva comunicato la squalifica del tedesco.

Nello specifico, le analisi del team di Silverstone avevano evidenziato come “sulla vettura numero 5 vi fosse stato un malfunzionamento sul sistema di alimentazione”, dovuto ad una perdita di pressione all’interno del serbatoio. Le celle che contengono il carburante, infatti, sono leggermente pressurizzate e prevedono al loro interno un impianto per il passaggio dell’aria, in modo da mantenerle costantemente sul valore desiderato in base alla quantità di benzina presente. Secondo quanto rilevato dai tecnici dell’Aston Martin, ad innescare la sequenza di eventi sarebbe stato il probabile danneggiamento della valvola di sfogo di questo sistema, la quale avrebbe portato ad una perdita di pressione all’interno del serbatoio e alla successiva attivazione della pompa in ingresso alla sua massima potenza per tentare di compensare lo scompenso che si era venuto a creare. Sfortunatamente, tuttavia, tutta quell’aria pompata all’interno della cella aveva inavvertitamente causato la fuoriuscita di una quantità significativa di benzina senza che ciò fosse previsto, riducendo quindi il carburante rimanente a bordo. Un guasto tecnico piuttosto raro, tanto che si sono resi necessari diversi giorni per analizzare nel dettaglio i dati a disposizione della squadra prima di giungere ad una conclusione: “Se questa prova presentata agli steward può considerarsi un nuovo elemento dipende da come è applicato il termine nuovo, se ai dati della telemetria stessa o alla possibilità di analizzarli ed interpretarli. I dati della telemetria era disponibili immediatamente dopo la corsa. Tuttavia, Aston Martin ha confermato che un’analisi, un’interpretazione e una valutazione accurata dei dati fosse possibile solo successivamente, data la mole di dati e la loro complessità” – hanno spiegato i commissari nel documento ufficiale, suggerendo come gli elementi illustrati da Otmar Szafnauer e il suo staff potessero essere classificati come nuove prove e, pertanto, soddisfare uno dei punti cardine della richiesta di revisione -. “In ogni caso, le analisi svolte dalla Aston Martin hanno portato alla luce nuovi elementi, ovvero che vi era stato un malfunzionamento del sistema di alimentazione che ha portato al rilascio di carburante durante la corsa”, hanno poi aggiunto gli steward.

Proprio per questo era stato possibile ottenere un campione di soli 0,3 litri durante i controlli, un quantità nettamente inferiore rispetto a quanto il team aveva inizialmente stimato: “Alla prima udienza del 1° agosto 2021, Aston Martin aveva dichiarato che, secondo i loro calcoli completati utilizzato il Fuel Flow Meter (FFM) e tenendo conto della quantità di carburante imbarcato sulla vettura numero 5 prima della gara, dopo la avrebbero dovuto esserci ancora 1,44 litri, per cui si sarebbe potuto estrarre un campione di un litro di carburante. Tuttavia, come ora spiega Aston Martin [durante l’udienza per la richiesta di revisione del 9 agosto], un’analisi di vari dati effettuata dopo il 1° agosto 2021 ha dimostrato che in realtà fosse rimasto meno di 1 litro alla fine della gara a causa di un malfunzionamento passato inizialmente inosservato nel sistema di alimentazione”, si legge nel documento diramato dai commissari nella giornata di lunedì.

Per quanto l’accurata descrizione del problema tecnico avesse soddisfatto uno dei requisiti, ve ne era ancora un altro da appurare, ovvero stabilire se i nuovi elementi fossero significativi e rilevanti. Secondo il regolamento tecnico, ogni squadra deve essere in grado di assicurare che possa essere prelevato un litro di carburante dalla vettura per completare le dovute analisi, come recita l’articolo 6.6.2: “I competitor devono assicurare che un campione di un litro di carburante possa essere estratto dalla vettura in ogni momento durante l’evento”. Ciò si rende necessario da una parte per verificare la regolarità del carburante secondo dei parametri ben definiti, dall’altra per confermare che quello usato durante il weekend di gara sia della medesima specifica rispetto ad una formulazione omologata in precedenza dalla FIA. Per quanto nel corso della prima udienza Aston Martin avesse indicato che nel serbatoio della monoposto avrebbero dovuto essere ancora presenti 1,44 litri di carburante, non avendo a disposizione le nuove informazioni così l’effettiva dimostrazione che quella la benzina fosse effettivamente a bordo, i commissari avevano decretato la squalifica basandosi sull’impossibilità di riuscire a ricavare la quantità sufficiente per i controlli, lasciando da parte le motivazioni che avevano portato a tale situazione. La speranza del team inglese era quella che, dopo aver illustrato una lunga e dettagliata analisi sul perché ciò non fosse stato possibile, gli steward potessero tenere in considerazione tali elementi, andando oltre l’interpretazione letterale del regolamento. I commissari, tuttavia, sono rimasti sulla stessa linea, spiegando chiaramente le loro motivazioni: “Nella decisione originale, gli Steward presumevano solo il fatto che non ci fosse abbastanza carburante nel serbatoio. La domanda su cosa avesse causato quella situazione non era stata presa in considerazione. L’articolo 6.6 nella sua interezza e l’articolo 6.6.2 del regolamento tecnico della Formula 1 richiedono inequivocabilmente una quantità residua di 1 litro e non consente eventuali eccezioni in quali circostanze o per quali ragioni ciò non può avvenire”, recita il documento ufficiale.

“Pertanto, per valutare se il requisito di 1 litro fosse stato rispettato o meno, non fa differenza in quanto c’era meno di 1 litro sulla vettura. Ci possono essere un paio di spiegazioni del perché alla fine di una gara la quantità residua non era sufficiente. Resta in ogni caso l’esclusiva responsabilità del Concorrente [del team] garantire che l’auto sia sempre conforme alle normative (Art. 3.2 FIA International Sporting Code) e non può essere difesa affermando che non è stato ottenuto un vantaggio in termini di prestazioni (Art 1.3.3 FIA International Sporting Codice). Per poter affermare un fatto come rilevante, Aston Martin avrebbe dovuto confermare che in realtà rimaneva più di 1 litro di carburante a bordo. La spiegazione del perché questo requisito non è stato soddisfatto non è rilevante per il decidere se si è verificata una violazione delle norme”, hanno poi aggiunto i commissari, spiegando il perché si sono visti costretti a rigettare la richiesta di revisione.

Sostanzialmente, quindi, la decisione ha ripercorso lo stesso sentiero tracciato con l’udienza del 1° agosto che aveva portato alla squalifica del tedesco, con la mancanza del litro di carburante come requisito necessario per superare i controlli. Se Aston Martin fosse riuscita a dimostrare che sulla vettura era ancora effettivamente presente la quantità di benzina sufficiente per le analisi, in quel caso molto probabilmente sarebbe riuscita a superare il primo ostacolo, definendo la richiesta di revisione ammissibile. Ciò non vuol dire che i rappresentati del team di Silverstone sarebbero riusciti a ribaltare la sentenza nell’udienza successiva, data la complessità del caso e i margini di manovra ridotti, ma vi sarebbero comunque stati elementi a sufficienza per poter creare una strategia di difesa più salda e completa rispetto a quella con cui si è effettivamente presentata lunedì. “Riteniamo che le prove che abbiamo presentato fossero rilevanti e abbiamo dimostrato alla FIA che [Vettel] avrebbe dovuto essere reintegrato [in classifica] dopo la sua squalifica. Sfortunatamente, la FIA ha visto la vicenda in maniera diversa e, nonostante il fatto che l’accuratezza delle nostre nuove prove non sia stata contestata, la squalifica di Sebastian è stata confermata in quanto le nuove prove non sono state ritenute rilevanti. Questo è deludente e ora esamineremo la nostra posizione rispetto alla richiesta di appello”, ha spiegato Szafnauer in serata, mantenendo comunque un certo riserbo su quale possa essere la decisione finale del team in merito alla richiesta di appello presentata qualche giorno fa. Le basi per il ricorso, infatti, sono differenti rispetto a quelle necessarie per ottenere una richiesta di revisione, elemento che potrebbe consentire alla scuderia di arrivare davanti alla corte di Parigi con prove diverse da quelle presentate ai commissari nella giornata di lunedì, tentando di far leva sulla quantità estratta, sul malfunzionamento del sistema e sul fatto che non fosse una scelta deliberata, come inizialmente aveva suggerito sullo stesso Szafnauer. Dato l’esito e le spiegazioni fornite durante l’udienza della richiesta di revisione, tuttavia, i margini di manovra continuano ad essere estremamente ridotti e ciò potrebbe portare la squadra a desistere, ritirando il ricorso.

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