Il Format 2011 della F1: è davvero questo lo Spettacolo?

Il Format 2011 della F1: è davvero questo lo Spettacolo?

Il Gp della Turchia ha ancora una volta, e ci viene da dire definitivamente, mostrato quale sarà il ‘format’ dei Gran Premi nel 2011.

Kers, DRS, Pirelli dalla durata brevissima, piloti costretti a gestire più che a spingere, in alcuni casi optando per non disputare la Q3.

Il tifo della F1 si sta dividendo in due fronti. Quello a favore di questa F1, e quello che rimpiange la vecchia, seppur più noiosa.

E qui ci si interroga sui vantaggi e sugli svantaggi rispetto agli anni passati. Cosa è cambiato veramente? C’è davvero più spettacolo?

SORPASSI
Giusto ieri parlavamo di Gilles Villeneuve, paladino Ferrarista (e non solo) che, con le sue gesta, animava le gare e le anime dei tifosi. Ricordando certe azioni ci si chiede se quelli attuali possono ancora essere chiamati sorpassi, e se quello proposto può essere chiamato spettacolo.
Sul DRS ci siamo già espressi negativamente sin dai primi test di Febbraio. Il concetto del suo utilizzo è antisportivo, in quanto si tratta di un Handicap per chi è davanti e un vantaggio tutto sommato non meritato per chi è in scia. Non si sorpassa più perchè si è oggettivamente più forti, ma perchè si è indotti a farlo da un artificio. Basta arrivare in zona avversaria, puntare il mirino e premere il pulsante magico. Non c’è alcuna soddisfazione nel veder compiere sorpassi simili, e non abbiamo idea del pensiero dei piloti durante certe azioni. Certo, si può dire che non si è mai contenti perchè prima ci si lamentava della mancanza di sorpassi e spettacolo. Il punto è che la questione è stata affrontata, come da consuetudine da anni, aggirando l’ostacolo invece di abbatterlo. Il problema sussiste ancora, perchè basta che uno tra ala mobile e Kers non funzioni per tornare alla situazione del 2010. La nostra idea è che i sorpassi debbano essere Possibili ma non Indotti, Sudati e non Regalati. E non è questa la soluzione adatta. Il problema vero resta l’aerodinamica, da anni. Una Ferrari che supera una Red Bull con 20 km/h di differenza non sta superando, sta artificialmente guadagnando una posizione senza alcuna emozione.

QUALIFICHE
Le qualifiche, come in tutte le competizioni motoristiche, dovrebbero rappresentare il massimo potenziale delle forze in campo. Negli ultimi anni sono state bistrattate in ogni dettaglio e hanno perso il loro valore reale. La soluzione delle tre ‘sezioni’, Q1, Q2 e Q3, può essere vista come un modo per obbligare i piloti a scendere in pista durante tutta l’ora di qualifica, motivo per cui era stato principalmente abbandonato il format dei 12 giri. Ai tempi, infatti, nella prima mezz’ora solo i piccoli team giravano, mentre i top attendevano che la pista si gommasse. L’introduzione del Parco Chiuso e dell’obbligo di disputare la Q3 con il livello di benzina da utilizzare nel primo tratto di gara, avevano già martoriato il sabato. Con vetture dai pesi differenti che, di fatto, mostravano prestazioni differenti e non veritiere su chi era, realmente, il più veloce in assoluto. Ora abbiamo anche l’incognita Pirelli. La Rinuncia di Felipe Massa a girare in Q3 per risparmiare un treno di gomme nuove è un segnale da tenere sotto osservazione. Perchè, a fronte di gomme che si sfaldano più rapidamente, è stato mantenuto intatto il numero di treni a disposizione. Facile quindi capire che è importantissima la gestione delle mescole già dal venerdì mattina. Il risultato? Monoposto che girano il meno possibile per preservare quante più gomme nuove possibile in ottica gara.
Sono lontani i tempi delle gomme da qualifica.

GOMME
Già, le gomme. Il vero ago della bilancia 2011.
A sentire i primi pareri sul loro utilizzo, ci eravamo chiesti se la Pirelli non avesse esagerato nel produrre gomme dalla durata limitata. Poi si è capito che in realtà era stata solo esaudita una richiesta della Federazione, che nell’intento di smuovere un po’ le acque aveva chiesto gategoricamente pneumatici più aggressivi e meno durevoli. Detto, fatto.
Ottanta pit-stop in Turchia su 58 giri. Quattro soste obbligate quasi per tutti, pochi temerari infatti hanno tentato i tre cambi. Più movimento, certo. Più soste, più incertezza (può capitare un problema, non avvitarsi una gomma), ma una tremenda difficoltà nel leggere la gara. Un pit-stop e mezzo al giro, con 4 o 5 fermate nei momenti clou, rendono difficile la lettura della gara anche a chi è dotato di Live Timing alla mano. Inoltre, la difficoltà di lettura della gara è data dal fatto che non si ha in grafica l’indicazione delle gomme montate da chi si ferma. Dettaglio che prima era trascurabile in quanto, con i rifornimenti, non tutti si fermavano allo stesso giro e si aveva quindi il tempo di riordinare le idee. Ora, con più soste nello stesso giro ‘grazie’ al decadimento improvviso delle gomme, bisogna attendere un’inquadratura da vicino per capire quali pneumatici sono stati montati.
Inoltre, per dare un altro pizzico di imprevedibilità al tutto, non è detto che la mescola più dura sia effettivamente più longeva di quella morbida. E, a volte, ci si trova con monoposto in pista con la stessa gomma ma con prestazioni completamente differenti.

GARE DI VELOCITA’ o REGOLARITA’?
L’impressione è che le gomme siano decisamente troppo protagoniste della scena. Perchè, per quanto il decadimento di prestazioni possa essere previsto, questo arriva istantaneamente, con il rischio di perdere anche due secondi in un unico giro. E, inoltre, più che una corsa di velocità pare esserci limitati ad una corsa di regolarità. Il perchè è semplice. Basta ascoltare i team radio delle scuderie con i piloti per capire che la priorità principale è quella di mantenere le gomme. Un tempo si sentivano gli ingegneri incitare il proprio pilota a spingere. Adesso ci si raccomanda di non rovinare troppo le mescole. Il che vuol dire guidare con parsimonia e non spingere quanto si vorrebbe.

Pertanto, se la F1 è sempre stata indicata come il Top delle prestazioni motoristiche (beh, con il congelamento dei motori potremmo avere da dire anche su questo), ci troviamo di fronte ad un controsenso.

Sempre in relazione alle gomme, non si possono più prevedere strategie differenti. La strategia buona è una, chi la azzecca arriva davanti, chi la sbaglia rimane dietro. Chiedere ad Alonso (in affanno in Cina e terzo ieri) e ad Hamilton (vincente in Cina e solo quarto ieri, a distanze siderali a prescindere dall’errore ai box).

Pare di assistere ad un terno al lotto, in buona sostanza. E, in effetti, lo è. Ottanta soste ai box per cambiare gomme sulle tele, decine di sorpassi ‘indotti’ e sportellate in cui chi si difende lo fa con i denti ma al tempo stesso con l’apparecchio, perchè se cambia traiettoria una volta e mezza subisce 20 secondi di penalità. Il risultato chiesto dalla Federazione, in fondo, è stato ottenuto eccome. Gare vivaci, movimentate, incerte fino alla fine. Ma che non si parli di Spettacolo, perchè allora dobbiamo capire quale significato si vuol dare a tale termine.

Per fare un esempio tornando a Gilles, di Digione ’79 qualcuno si ricorda altri sorpassi esaltanti oltre a quello tra lui e Arnoux? Molto probabilmente no. Eppure, un’azione come quella, emotivamente parlando, vale da sola quanto tutte quelle alle quali abbiamo assistito ieri.

Spesso, alle nostre critiche sulla gestione e ai format imposti negli ultimi tempi, si è risposto dicendo ‘beh, se così non ti va bene, cambia sport’. No, non è questo il punto. Se critichiamo così tanto questo sport e, nonostante tutto, siamo ancora davanti alla TV a seguirlo, è perchè teniamo a cuore il suo futuro. E, di questo passo, si rischia sempre più di tornare indietro invece di avanzare. Cambiare canale non sarebbe da appassionati, perchè la F1 non è una moda, ma una passione.

Per concludere si potrebbe dire che le gare, una volta, erano ‘emotivamente spettacolari’. Mentre, ora, lo sono ‘televisivamente’. Cogliete voi la differenza.

Alessandro Secchi
F1Grandprix.it

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