Fernando Alonso è un fuoriclasse, ma non certo per la vittoria alla sei ore di Spa

Lo spagnolo acclamato per la vittoria all'esordio nel WEC, ma sono altre le imprese che lo rendono grande

Fernando Alonso è un fuoriclasse, ma non certo per la vittoria alla sei ore di Spa

I fatti ci dicono che Fernando Alonso è tornato sul gradino più alto del podio di una gara iridata dopo cinque anni. Gli stessi fatti ci raccontano però di un mondiale prototipi svilito nella forma e nella sostanza, con la sola Toyota rimasta in veste di costruttore ufficiale. Insomma Alonso ha vinto una gara relativamente facile, avendo quale unico avversario l’altro equipaggio Toyota, che rincorreva dal fondo e con il team che nell’ultimo stint ha congelato le posizioni per portare a casa la sicura doppietta.

Alonso è un fuoriclasse, ma con un briciolo di onestà intellettuale si può affermare senza far torto a nessuno che la vittoria all’esordio nell’Endurance non è quella che si definirebbe proprio un’impresa sportiva. Il trionfo, condiviso con Buemi e Nakajima, due ex F1, è stato più che altro l’ennesimo esempio di versatilità e amore per le corse di un pilota completo, per certi versi intriso di spirito romantico, un inno al motorsport più puro, che trascende gli strass e i lustrini dell’algido e asettico microcosmo della F1.

Fernando, per questo e per l’indomita voglia di esplorare strade (pensiamo alla Indy 500) evidentemente più scoscese della categoria regina, va applaudito e soprattutto sostenuto. Faremo tutti il tifo per lui alla 24 ore di Le Mans. Ma non è certo la vetrina di Spa a trasformarlo in un eroe, semplicemente perché poco probante.

Alonso resta uno dei migliori piloti al mondo, ma non può diventare automaticamente il migliore in circolazione per aver vinto una gara a due auto. E’ giusto che un pilota di un tale livello, deluso dalla McLaren e sempre costretto a rincorrere le posizioni che contano, si tolga le sue soddisfazioni, anche quella di baciare il cielo delle Ardenne, gioia mai avuta in F1. Ma è altrettanto doveroso riconoscere che sono i piazzamenti con monoposto poco competitive, il secondo posto di Budapest 2014 per citarne uno, le cicatrici di guerra che corroborano la leggenda di questo irriducibile lottatore.

Il campione spagnolo da sempre getta il cuore oltre l’ostacolo, anche negli ultimi anni con la McLaren più claudicante ed irriconoscibile della storia. I veri trofei di Nando, quelli che deve “conservare” più gelosamente e che hanno fatto appassionare migliaia di tifosi, non sono le coppe facili, ma i quinti posti conquistati con il coltello tra i denti e i mondiali tenuti vivi contro ogni pronostico.

Antonino Rendina


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