F1 | Il pagellone di fine anno: ecco i voti a tutti i protagonisti del 2016

E' tempo di pagelle per le squadre e i piloti del 2016, dai dominatori della Mercedes alla cenerentola Manor...

F1 | Il pagellone di fine anno: ecco i voti a tutti i protagonisti del 2016

Ci hanno fatto divertire, qualche volta annoiare, qualche altra arrabbiare. In attesa di vivere un 2017 incerto, complice la rivoluzione regolamentare in atto, proviamo a dare voti e giudizi alle undici squadre protagoniste del 2016 e ai piloti scesi in pista. Il voto più alto, l’unico dieci in pagella, lo prende Nico Rosberg, campione “umano” di una F1 spesso indecifrabile e troppo lontana dagli appassionati. Con la speranza che i nuovi investitori di Liberty Media possano risollevare le sorti di uno sport amato, che va in qualche modo rivitalizzato e semplificato. A partire dalle decisioni dei commissari di gara, spesso oltremodo severi, invadenti e privi di uniformità di giudizio.

MERCEDES 9,5 

La perfezione…o quasi. La noia, sicuramente. Diciannove vittorie su ventuno prove sono un bottino senza precedenti, esaltante per Brackley-Stoccarda, soporifero per gli appassionti. Il terzo anno è il sigillo ad un dittatura che ha ingrigito del tutto la F1. Mezzo punto in meno per qualche problemino di affidabilità di troppo sulla monoposto di Hamilton, sussurrando a bassa voce che però certi problemi sono stati una manna dal cielo per quel po’ di spettacolo dato dal derby fratricida. Vincere poi con un pilota tedesco? Una grande soddisfazione.

Nico Rosberg 10 Si prende l’alloro più agognato contro tutti i pronostici, scalando una montagna che assume le sembianze di un compagno di squadra fuoriclasse. E’ la favola del mediano che a furia di recuperar palloni vince casomai i mondiali. Lui c’ha messo abnegazione, applicazione, ha lavorato una vita per arrivare ad un livello che l’ha prosciugato fino al midollo, consumandolo nel sorriso, ma dandogli la determinazione e la freddezza tipica dei campioni. Medaglia meritata, e il congedo anticipato va quantomeno perdonato.

Lewis Hamilton 9 Sconfitto senza appello in una stagione in cui ha sofferto, lottato, vinto e perso. Nelle prime gare in balia di una vettura capricciosa, poi pian pian s’è confermato il solito cannibale, provandoci fino all’ultimo. In tutti i modi, aggrappandosi alla qualunque, chiamando a raccolta rinforzi inesistenti nelle insignificanti curve di Abu Dhabi. Gli restano vittorie, ben dieci, talento, classe, ferocia, accompagnati però dalla sensazione di essere improvvisamente vulnerabile, solo contro il mondo, oltremodo tendente alla polemica (e alla “politica”, lui i meccanici di Rosberg e il famoso libro). L’undicesima vittoria l’ha conquistata a bocce ferme, mettendosi di traverso tra Brackley ed Alonso. Il graffio della tigre ferita.

RED BULL 8,5

Una sola parola: resilienza. La capacità camaleontica di adattarsi alle difficoltà, di uscirne, di tornare a far paura sebbene (ancora) da lontano. All’orizzonte spunta la minaccia Milton Keynes, il ritorno dell’estro di Newey, l’aggressività di una squadra forte in pista e fuori, che non ha paura di osare (e avere ragione), anche con scelte impopolari. Le due vittorie sono state un’ipoteca su un futuro di nuovo vincente, con il nuovo regolamento che cade a pennello.

Daniel Ricciardo 9 Il podio mondiale, la vittoria in Malesia, la maturità e la simpatia innate di un pilota che s’è confermato tanto consistente quando spettacolare, granitico nell’efficienza, funambolo quando entra in azione. Gran bel personaggio, con un sorriso soltanto un po’ più tirato del solito a causa del compagno di box. Che qualche preoccupazione inizia a darla.

Max Verstappen 9 Arrogante, indisponente, odioso in certi atteggiamenti da bimbo viziato. Ma anche velocissimo, spettacolare, determinato. Mad Max è stato una variabile impazzita che ha in un modo o nell’altro vivacizzato giornate noiose, nei trenini della F1 lui è stato il vagone ribelle pronto ad uscire dai binari. Talmente scorretto e irriverente da far pensare che sia stato costruito a tavolino. Però va che è una bellezza, e non è un caso che i lungimiranti bibitari siano arrivati su di lui prima di tutti.

FERRARI 5

Il pallore di un rosso sbiadito che intenerisce per quanto s’è dimostrato fragile. Dai sogni di gloria si è passati in poche gare ai quinti posti in successione, con una squadra in balia degli eventi, incapace di sviluppare una monoposto delicata e capricciosa. Un fallimento su tutta la linea, reso ancora più amaro dallo zero in casella sotto la voce vittorie. Franare senza saper reagire, il peggiore degli incubi per un mito in affanno.

Sebastian Vettel 6,5 Più intermittente delle lucine di Natale, demotivato come raramente visto in carriera. Talento a sprazzi, intervallato da gare anonime, con un nervosismo crescente e non in linea con il personaggio. La sensazione è che ha reso meno di quanto fosse nelle sue nobili corde. Seb non s’aspettava di dover essere capitano di ventura dell’ennesima Ferrari tormentata. Ma, una volta preso in contropiede dagli eventi, doveva reagire in modo più deciso.

Kimi Raikkonen 7 Sarebbe ingeneroso, probabilmente, chiedere di più a questo ormai attempato campione che lotta ancora con il coltello tra i denti. Nella difficoltà di una stagione altamente deludente, Kimi non perde mai la bussola, trova la sua dimensione e la asseconda, con qualche bella gara e solidi piazzamenti a punti. Più sereno di Vettel, ma facilitato dal suo ruolo di “seconda” guida. La cosa più bella è che non toglie mai il piede nei contrasti. A Maranello ormai è considerato uno di famiglia.

FORCE INDIA 8

Il punto più alto per un squadra che anno dopo anno ha dimostrato di saper crescere tecnicamente, nonostante qualche difficoltà economica all’orizzonte. Con il coraggio di lanciare sempre piloti giovani e talentuosi.

Sergio Perez 7,5 Non deve dimostrare più nulla e merita un top team. Lo dicono i suoi risultati, la costanza, la solidità di guida. Checo è uno dei migliori del lotto, e le intemperanze degli anni passati sono un lontano ricordo. Per ora l’hombre da podio del team anglo-indiano. Un piccolo record.

Nico Hulkenberg 6,5 Bravino, ma ancora una volta incapace di piazzare quell’acuto che giustificherebbe la grande stima di cui gode in seno ad appassionati e agli addetti ai lavori. Sembra che li manchi sempre un centesimo per fare una lira, intanto il podio lo guarda da lontano. La Renault è l’ultima chiamata per capire di che pasta è fatto.

WILLIAMS 5,5

Da terza a quinta in classifca Costruttori, sparita nei meandri del gruppone, spersa e senza troppe velleità. L’immagine di un team decadente, che spera di trovare nelle risorse arrivate con Stroll nuova linfa per rialzarsi.

Valtteri Bottas 6 L’Anonimo del Sublime. Colui che senza fare nulla di speciale riesce a trasformare la grande professionalità e consistenza prestazionele in un sedile d’oro. Pirandelliano, nel suo essere un soldato poco vivace ma molto utile.

Felipe Massa 5 Il momento più alto della stagione è ritiro di San Paolo, con il saluto commosso e sentito alla Torcida e gli abbracci in pit-lane. Scena tanto bella quanto vana, dato che il folletto paulista è pronto a tornare al volante, richiamato in fretta e furia per servire la patria Grove. Ma Felipe ha ancora qualcosa da dare alla F1?

MCLAREN 6

Checché se ne dica, nonostante abbia più o meno gli stessi sponsor della Morte Nera di Guerre Stellari, nonostante abbia salutato un’istituzione vivente come Ron Dennis, la McLaren nel 2016 è migliorata, riuscendo a passare dalle ultime file alla zona punti. Poca roba per una scuderia così blasonata, ma il progetto Honda va avanti e…almeno è un progetto!

Fernando Alonso 8 Quinto a Montecarlo, quinto in Texas, spesso in zona punti con le solite gare caparbie, condite qua e là da rimonte e sorpassi spettacolari (Austin su tutti). Il solito leone, mai domo, con il talento e la capacità di dare tutto se stesso indifferentemente in prima o in decima posizione. Un guerriero, che dieci anni dopo fa ancora paura a chi inanella vittorie in successione, eppure dice “no grazie” all’ipotesi di una sfida diretta e sognata da tutti.

Jenson Button 6 Nell’anno in cui ha deciso di darla su a questa Formula 1 totalizzante, dopo vent’anni quasi di onesta militanza, è sembrato perdere qualche colpo nelle battute finali. Professionale fino all’ultimo, ma senza fare fuoco e fiamme.

Stoffel Vandoorne 7 Una sola gara corsa, in Bahrein, e un piazzamento a punti. Il biglietto da visita perfetto per un 2017 da titolarissimo.

TORO ROSSO 6

Non fa sfaceli, ma trova qua e là qualche buon ottavo posto saggiamente guidata dal talento di Sainz. Gli va concessa l’attenuante di correre con una power unit troppo vecchia, in una F1 che evolve troppo velocemente.

Carlos Sainz 7,5 Il ragazzo è forte davvero. Tiene botta alla promozione di Verstappen, uscendone a testa alta, prendendo la Toro Rosso per mano e accompagnandola in posizioni di tutto rispetto. Non è un caso che piaccia a mezza griglia, ma Horner e Marko se lo tengono stretto, per ora.

Daniil Kvyat 6 Voto di stima, dopotutto uno dei podi della Red Bull porta la sua firma in calce. Non deve essere stato facile subire una vera e propria retrocessione, finendo in cadetteria dopo aver toccato l’Olimpo. Caccia gli attributi a Singapore, con una gara cattiva, che probabilmente gli vale la riconferma.

HAAS 8

Super matricola messa su dal nulla da Gene Haas, arriva in F1 e fa un sesto e un quinto posto. Merita rispetto e considerazione solo per questo. Le difficoltà successive fanno parte del gioco, ma l’impatto è stato di quelli da ricordare.

Romain Grosjean 7 Pilota ormai di “categoria”. Maturo, esperto, concreto. Sognava il passaggio in Ferrari, dovrà invece sgomitare ancora in Haas per un altro anno.

Esteban Gutierrez 5 Aveva la grande occasione di rilanciare la sua carriera in F1 dopo un anno da collaudatore Ferrari. Ha finito per litigare in mondovisione con il team. Male.

RENAULT 4,5

Una grande delusione. Vettura terribilmente lenta, da una squadra ufficiale ci si aspettava qualcosa di più, anche perché ad Enstone le vetture bene o male le sanno disegnare. Un ritorno “traumatico”.

Kevin Magnussen 5,5 Ha il merito di finire settimo a Sochi, ma la sua stagione non è per nulla straordinaria. La sensazione è che non sia mai scoccata la scintilla tra lui e la Renault.

Jolyon Palmer 5 Per metà stagione dà l’impressione di essere uno dei tanti piloti con la valigia e niente di più, alternando gare anonime ad errori marchiani. Nella seconda metà dell’anno migliora sensibilmente, mettendo insieme qualche prova convincente e conquistando il primo punto in carriera in Malesia. Riconfermato a sorpresa.

SAUBER 4

Non si ricordava, negli anni, una Sauber così in difficoltà. Per lunghi tratti cenerentola della griglia, salvata da nuovi investitori e dal grande risultato di Nasr in Brasile. Troppo poco per una squadra ormai “storica”. Quanto manca al muretto Peter Sauber…

Felipe Nasr 6 Eroe per un giorno, eroe per caso, eroe sul bagnato. Il nono poso nel suo Brasile è una vittoria, è una rivincita, è il GP che salva la stagione della Sauber, ma anche la sua, piuttosto deludente.

Marcus Ericsson 5 Più competitivo e veloce di Nasr per buona parte della stagione, viene meno sul più bello, e alla fine finisce mestamente dietro, in un dolce oblio dal sapore di riconferma.

MANOR 4

Raramente s’era vista negli ultimi anni una vettura così poco competitiva nonostante il motore Mercedes e un pilota di buon livello come Wehrlein.

Pascal Wehrlein 6,5 Non lo conosciamo di persona, ma dev’essere antipatico forte se la Mercedes non lo vuole promuovere in prima squadra, se la Williams l’ha snobbato e la Force India gli ha preferito Ocon. Lui intanto porta a punti la Manor, “impresa” riuscita solo all’indimenticato Jules Bianchi.

Rio Haryanto 5 L’indonesiano passa in F1 senza colpo ferire, senza distubare la pubblica quiete, senza infamia e senza – ovviamente – lode.

Esteban Ocon 6 Quasi ingiudicabile, ma arriva, fa qualche gara e si prende un sedile niente male come quello della Force India. Bella lì!

Antonino Rendina


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