F1 | GP USA: l’analisi delle qualifiche

Verstappen conquista la pole position davanti a Hamilton, mentre Leclerc prenderà il via dalla seconda fila

F1 | GP USA: l’analisi delle qualifiche

Grazie alla pole position conquistata nel caldo texano di Austin, per la nona volta nel corso di questa stagione Max Verstappen scatterà dalla prima casella sulla griglia di partenza, sfruttando al meglio l’ultimo tentativo a disposizione della giornata per piazzare la sua RB16B in cima alla classifica dei tempi. L’olandese è infatti riuscito a fermare il cronometro sull’1:32.910, staccando la concorrenza di oltre due decimi, un risultato che sembrava quasi un miraggio tenendo a mente come era iniziato il weekend, con una Red Bull sottotono alle prese con qualche difficoltà nella ricerca del bilanciamento. Dubbi che si sono poi dissipati grazie ad abile lavoro di messa a punto da parte degli ingegneri della squadra di Milton Keynes, capaci di ritrovare la bussola e risolvere quei problemi di gestione del retrotreno che avevano causato qualche grattacapo nella mattinata del venerdì riportando i propri piloti nelle condizioni di potersi giocare le posizioni più ambite in qualifica.

“Sono sorpreso dopo le qualifiche di oggi, ma sono molto felice di essere in pole. Non è stato un fine settimana semplice per me, ho cercato di trovare il giusto bilanciamento, quindi mettere insieme quel giro in Q3 è stato molto soddisfacente. Sono davvero soddisfatto delle prestazioni di tutta la squadra oggi e sono contento che finalmente siamo riusciti a mettere tutto insieme per l’ultimo giro” – ha spiegato Verstappen durante le interviste -. “Abbiamo migliorato il bilanciamento e oggi mi sono sentito molto più a mio agio in macchina rispetto a ieri. Il ritmo in qualifica è anche un buon segnale in vista della gara di domani, ma mi aspetto ancora che sia dura là fuori, sarà molto caldo e sarà difficile gestire le gomme, il che renderà la corsa più interessante. Dobbiamo solo concentrarci su noi stessi domani, sperare in una partenza pulita e poi essere il più veloce possibile”, ha poi aggiunto il pilota di Hasselt. Una Red Bull in grande spolvero, capace di fare la differenza non solo nei curvoni veloci del primo settore, ma anche nelle zone più lente del tracciato grazie ad un oculata gestione degli pneumatici, uno degli argomenti chiave del weekend. Su una pista che sin dal venerdì mattina sembrava aver messo in crisi il retrotreno, costringendo i piloti a dover lottare contro il surriscaldamento dell’asse posteriore, le modifiche a livello di assetto apportate dai tecnici, così come una buona amministrazione delle gomme nel primo intertempo, hanno permesso a Verstappen di trovare un miglior feeling con la monoposto e osare in quei punti dove al contrario Mercedes sembrava più in difficoltà, centrando una pole che sa di grande opportunità.

Al fianco del portacolori della Red Bull ci sarà Lewis Hamilton, il quale non può di certo ritenersi soddisfatto per quello che, dopo la prima sessione di libere, sembrava essere un weekend in discesa per Mercedes. Ma se la squadra di Milton Keynes è stata in grado di fare un passo in avanti apportando le giuste modifiche per riuscire ad estrarre il massimo dalla vettura sul giro secco, lo stesso non si può dire per la controparte di Brackley, che alla fine è stata costretta a tornare sui propri passi: “Dopo la FP1, le nostre speranze erano piuttosto alte, ma in FP2 abbiamo iniziato a fare fatica. Per le qualifiche siamo tornati al set-up originale con cui avevamo iniziato la prima sessione di libere, penso che Red Bull sia riuscita a gestire meglio questo fine settimana sotto questo aspetto. Siamo lì davanti, ma non come nelle scorse gare, non è stato semplice”, ha commentato il direttore tecnico James Allison, cercando di spiegare il perché la W12 non si è dimostrata ai livelli di performance che la avevano contraddistinto negli ultimi appuntamenti, seppur su circuiti a lei più favorevoli in termini di condizioni.

A fargli eco è stato anche lo stesso Hamilton, il quale non ha nascosto le difficoltà incontrate durante il fine settimana, sottolineando comunque come il secondo posto fosse il massimo risultato raggiungibile: “Oggi ho dato tutto. In qualifica non è stato semplice, le Red Bull sono state incredibilmente veloci, mentre noi dopo le prime prove libere abbiamo fatto un passo indietro e abbiamo smarrito la strada,  i nostri avversari hanno fatto meglio di noi. Credo che in FP1 avessimo il potenziale per stare con loro o stargli addirittura davanti, ma poi hanno fatto passi in avanti. Sono comunque contento del mio ultimo giro in Q3, sicuramente c’è sempre qualcosa su cui puoi migliorare, ma credo che fosse il massimo”, ha poi aggiunto il sette volte campione del mondo. Una Mercedes che, quindi, dopo un inizio felice non è riuscita a confermarsi andando in crisi nella gestione degli pneumatici posteriori, tanto in più occasioni sia durante le seconde libere che nella sessione del sabato mattina si era visto l’inglese dover lottare contro il pattinamento del retrotreno, perdendo quel grip e quello spunto necessario per stare davanti alle due monoposto rivali. Date le prospettive, il secondo posto finale è comunque qualcosa da vedere positivamente, perché già in passato la partenza dalla traiettoria più interna ha dimostrato di poter offrire opportunità di sorpasso nei primi metri, che nel caso rappresenterebbe la chance migliore dell’inglese di tramutare un sabato in chiaro-scuro in una domenica da ricordare.

Bontà della RB16B in salsa texana confermata anche dall’ottimo terzo posto di Sergio Perez, a suo agio con la monoposto già dal venerdì pomeriggio sia nel time attack che nel passo sulla lunga distanza. Sensazioni positive confermate anche in qualifica, dove è riuscito a contenere il distacco dal proprio compagno di squadra sotto i due decimi e mezzo, a testimonianza del buon lavoro svolto di preparazione svolto dal messicano e dal team. In un fine settimana dove gli elementi più critici sono proprio quelli in cui il pilota di Guadalajara generalmente spicca, Sergio è tornato tra i protagonisti, conquistando una preziosa terza posizione che darà alla Red Bull l’opportunità di ragionare in vista della corsa sapendo di poter giocare con due frecce nel proprio arco, nel tentativo di mettere sotto scacco i rivali e confermarsi anche alla domenica. Una seconda fila che, in realtà, avrebbe potuto diventare anche una seconda posizione se il portacolori della squadra di Milton Keynes non avesse perso il passo nell’ultimo settore, dove aveva perso oltre un decimo e mezzo rispetto al primo run del Q3: “Eravamo molto vicini. Penso che abbiamo fatto un ottimo lavoro come squadra. Purtroppo, il mio tentativo finale non è stato così buono per tutto il giro. Ho migliorato un po’ nel primo settore, ma non sono stato in grado di mantenerlo. Penso che la pioggia mi abbia colpito un po’ nel settore finale. C’erano chiazze, ho perso un po’ di aderenza in due curve, vedevo il mio delta molto lontano”, ha dichiarato il numero 11 durante le interviste, sottolineando come le goccioline di pioggia cadute negli ultimi instanti della qualifica avrebbero potuto avere un ruolo, seppur minimo, sul tempo finale. Osservando i riscontri telemetrici, emerge come il messicano avesse perso qualcosa nella percorrenza di curva diciannove non potendo tornare completamente sull’acceleratore come aveva fatto in precedenza, riscontrando poi una velocità più bassa nella fase uscita.

Una lotta, quella tra Ferrari e McLaren, che con pochi appuntamenti alla fine del campionato si fa sempre più avvincente. Se al venerdì la squadra di Woking sembrava avere qualcosa in più rispetto alla controparte di Maranello, al sabato la situazione si è invertita, soprattutto nel momento in cui la Rossa è salita in termini di mappature, andando a risolvere quel fenomeno di derating in alcuni punti della pista che si era visto durante le prime libere. Una SF21 che si è ben difesa sugli allunghi, così come nei tratti dove conta maggiormente il carico aerodinamico. Un esempio evidente è il cambio di direzione della otto-nove, dove Charles Leclerc, vero protagonista della giornata Ferrari, è stato in grado di fare la differenza dall’inserimento alla percorrenza, staccando la MCL35M come nella giornata di ieri, nonostante una McLaren estremamente veloce nei tratti più rapidi, come in curva diciannove. “Non è stato un sabato facile per me, ma alla fin fine posso dirmi molto soddisfatto di come sono andate le qualifiche e che la mia giornata sia finita in crescendo. Era iniziata con delle prove libere difficili, nelle quali avevo effettuato un buon primo tentativo ma poi avevo faticato parecchio nel secondo perché non sentivo bene il posteriore e di conseguenza non ero a mio agio in macchina. Abbiamo fatto delle modifiche e siamo entrati in Q1 facendo diversi giri che mi hanno permesso di riprendere confidenza, così dal Q2 in avanti sono stato di nuovo in grado di spingere al massimo. Aver stabilito il mio miglior giro in questa fase con la mescola Medium dovrebbe essere un vantaggio per la gara di domani. Guadagneremo inoltre una posizione sulla griglia e così io e Carlos partiremo quarto e quinto, anche se questo per me vorrà dire dover scattare dalla parte sporca della pista. Darò il massimo per portare alla squadra un buon risultato nella gara di domani”, ha spiegato Leclerc al termine delle qualifiche, che è stato in grado di qualificarsi sulla media a differenza del compagno di squadra, Carlos Sainz, che inizialmente aveva provato la soft per assicurarsi il passaggio del turno nel caso qualche altro pilota avesse deciso di tentare la soluzione della mescola più soffice. Per tentare di evitare di dover essere costretto a prendere il via con la soft, lo spagnolo aveva tentato di segnare un crono con la media, senza però migliorarsi.

Una McLaren che ha forse un po’ deluso, non tanto in termini di posizioni, ma dal punto di vista cronometrico, perché il distacco da Leclerc è comunque rilevante: “Ci aspettavamo di essere davanti alle Ferrari, hanno fatto un buon passo oggi rispetto a dove erano ieri. Quindi credo che non ci siamo illusi ieri, ma hanno fatto un buon salto da ieri a oggi. Eravamo ancora competitivi, non eravamo ancora male, ma loro erano solo più veloci”, ha spiegato Norris, che in qualifica è stato battuto dal suo compagno di squadra, Daniel Ricciardo. La squadra inglese spera però di avere dalla sua qualcosa in più in vista della corsa, soprattutto nella gestione degli pneumatici, elemento che potrebbe rivelarsi fondamentale non solo nella lotta con Sainz, ma anche in quella con Leclerc, cercando di capire quale sarà il ruolo dello spagnolo in questa lotta.

Nono posto, che diventerà ottavo in griglia grazie alla penalità di Bottas, per Pierre Gasly, alle prese con un weekend di difficile interpretazione, soprattutto a causa delle difficoltà nella ricerca del bilanciamento riscontrate al venerdì. Problemi che riguardavano in particolare la gestione del retrotreno che, così come per altre squadre, causavano come un circolo vizioso una perdita di grip nelle fasi più delicate del giro, tanto da spingere l’AlphaTauri a sacrificare parte della sessione per apportare modifiche prima aerodinamiche e poi meccaniche che le consentissero di trovare quel qualcosa in più per avvicinarsi a Ferrari e McLaren. Il lavoro svolto durante la nottata, intervenendo ad esempio sul livello di carico dell’ala al retrotreno, ha in parte dato i propri frutti mettendo i due piloti della squadra di Faenza nelle condizioni di poter lottare per la top ten, sfruttando anche le penalità rimediate dagli avversari per la sostituzione di alcuni componenti della Power Unit. Dalla miglior Ferrari sono cinque i decimi di distacco, accumulati tra il secondo e il terzo intertempo, più in particolare in tratti come curva nove, nella fase di inserimento e percorrenza della quindici e all’ultima curva, dove il suo approccio pulito non è stato efficace quanto quello dei rivali. “Possiamo essere soddisfatti per come è andata oggi, abbiamo davanti i quattro top team, quindi partiremo da una buona posizione. Venerdì è stata più dura di quanto ci aspettassimo, ma siamo riusciti a migliorare e, con la penalità di Valtteri, partiremo dalla P8. È un bene essere riusciti a qualificarci con le gomme Medie, così da avere la migliore opzione per domani: penso ci aspetti una gara dura per le gomme. Abbiamo molte opzioni strategiche: stasera dobbiamo studiare quella migliore da utilizzare in gara”, ha commentato il francese al termine delle qualifiche, dove è riuscito a qualificarsi nel Q2 sulla gomma media, un elemento importante sul piano strategico in vista della gara. Non è riuscito a fare lo stesso Yuki Tsunoda che, così come in Turchia, ha deciso di provare comunque a passare il taglio con la mescola più soffice a disposizione, per quanto ciò potenzialmente sarà uno scotto da pagare nella prima metà della corsa quando l’alto carico di carburante a bordo e il degrado faranno la differenza. Si tratta comunque della seconda top ten consecutiva per il giapponese e ciò rappresenterà un elemento importante per il team italiano di poter gestire la concorrenza alle proprie spalle e crearsi qualche opportunità a livello tattico. Tra le due AT02 si inserirà Valtteri Bottas, il quale non è stato autore di una performance particolarmente convincente, complice qualche micro-bloccaggio e del sottosterzo nel suo ultimo tentativo, andando a replicare quelle difficoltà che aveva già riscontrato durante la seconda sessione di libere; la penalità di cinque posizioni per la sostituzione dell’ennesimo motore lo costringerà ad una gara ulteriormente in salita.

Uno dei rivali più temibili in tal senso per le AlphaTauri sarà Esteban Ocon che, invece di cercare a tutti i costi il passaggio del turno in Q2 a costo di montare il compound più morbido, aveva giocato d’astuzia montando in entrambi i tentativi gli pneumatici a banda gialla. Nel peggiore dei casi, infatti, il francese sarebbe scattato comunque dalla sesta fila, dato che tre dei piloti presenti nella seconda manche sarebbe comunque stati costretti a prendere il via dal fondo, limitando i danni anche in caso di eventuale eliminazione. Alpine aveva comunque provato di tutto per consentire al transalpino di giocarsi le proprie chance di entrare in Q3, sfruttando appieno anche la presenza del compagno di squadra per fornirgli la scia sul rettilineo opposto e più lungo del tracciato, portando ad un incremento in termini di velocità massima di circa 15km/h. Una tattica che, tuttavia, non ha permesso ad Ocon di compensare il tempo perso in curva, confermando quella mancanza di passo sul giro secco mostrata sin da inizio weekend, che ha poi spinto Alpine alla decisione di sostituire la Power Unit sulla vettura di Fernando Alonso per consentirgli di avere un’unità fresca a disposizione per l’ultima parte della stagione: “L’aspetto negativo per noi è che questo weekend non abbiamo avuto passo a sufficienza. In ogni altra pista siamo stati competitivi, quindi dobbiamo capire il perché. Anche per questo abbiamo deciso di sostituire il motore. L’affidabilità è ancora buona, non ci sono problemi da quel punto di vista, lo abbiamo fatto per ottenere vantaggi sul piano prestazionale. Vediamo se potremo guadagnare qualche punto partendo dal fondo”, ha spiegato Alonso al termine delle qualifiche, sottolineando la scelta della casa francese di ragionare più in prospettiva alle gare rimanenti per utilizzare qualche mappatura più aggressiva senza per questo dover scontare nuovamente una sanzione.

Scatterà dalla dodicesima casella sulla griglia di partenza Antonio Giovinazzi, il cui destino in qualifica è stato in qualche modo intrecciato a quello di colui che prenderà il via alle sue spalle, Lance Stroll. Sul finire della prima manche, infatti, un testacoda del pilota italiano in uscita di curva uno aveva portato all’esposizione della doppia bandiera gialla, privando così il canadese dell’Aston Martin dell’opportunità di migliorare il proprio tempo ed evitare un’amara eliminazione, in particolar modo perché il portacolori della squadra inglese sembrava avere il passo per poter puntare a qualcosa di più. Un episodio sfortunato per Stroll, anche se la tredicesima posizione darà comunque l’opportunità per pensare di poter lottare per un posto nella zona punti: “È stato frustrante venire eliminati dalle qualifiche in anticipo perché penso che avessimo il ritmo per ottenere di più. Durante il mio ultimo giro in Q1, [Antonio] Giovinazzi si è girato davanti a me e le doppie bandiere gialle alla curva due hanno rovinato il mio giro. Ci sono un certo numero di piloti che prendono penalità in griglia, quindi resta da vedere dove mi schiererò per la gara. Ovunque partiremo, lotteremo duramente per venire via con qualcosa domani”, ha commentato il numero diciotto nelle interviste. Ad affiancarlo in settima fila ci sarà Nicholas Latifi, che non ha nascosto il proprio disappunto per quella che avrebbe potuto essere una posizione in Q2 se non fosse stato per qualche sbavatura di troppo all’inizio del secondo settore del run decisivo, dove diverse correzioni in seguito allo scivolamento del retrotreno, secondo il canadese per un repentino cambio di bilanciamento della monoposto nelle curve più veloci, avevano limitato le sue possibilità di passare il turno, tanto che in quello stesso intertempo era stato due decimi più lento rispetto al tentativo precedente. Centesimi che alla fine ha pagato caro, perché anche replicando il medesimo tempo ottenuto nel primo tentativo in quel medesimo tratto della pista, Latifi sarebbe riuscito a sopravanzare i piloti davanti a sé in classifica, strappando dalle mani dei rivali il biglietto d’accesso alla seconda manche. Giornata difficile anche per Kimi Raikkonen, solamente diciottesimo a seguito di una Q1 che gli ha riservato ben poche soddisfazioni a causa di un bilanciamento vettura precario, portandolo in diverse occasioni a dover salvare la monoposto dal finire in testacoda e ad ottenere un crono sufficiente a tenere alle proprie spalle solamente le due Haas di Mick Schumacher e Nikita Mazepin. A concludere lo schieramento saranno Sebastian Vettel, Fernando Alonso e George Russell, costretti a prendere il via dalle ultime posizioni in seguito alla sostituzione della Power Unit ma con un ordine stabilito in base alla posizione conquistata durante le qualifiche. Una decisione presa da tempo, sia per il tedesco dell’Aston Martin che aveva perso un motore nelle libere di Zandvoort, sia per l’inglese della Williams, date le difficoltà a livello di affidabilità riscontrate nel corso della stagione.

La lotta per la pole position

Ancora una volta, a schierarsi davanti a tutti sulla griglia sarà Max Verstappen, capace di conquistare una bella quanta preziosa pole che, a dispetto di quanto racconta la classifica, non era mai stata davvero scontata. Una prima posizione frutto di un’abile lavoro di messa a punto dal venerdì al sabato che ha permesso di correggere quelle difficoltà in termini di bilanciamento riscontrate nelle prime libere, mettendo a disposizione di entrambi i piloti una vettura capace di lottare per monopolizzare la prima fila. Una sessione in cui a fare la differenza è stata la capacità della RB16B non solo di dimostrarsi particolarmente efficace nei curvoni veloci del primo settore, ma anche di gestire il surriscaldamento degli pneumatici e la messa a terra della potenza nei tratti più lenti, trovando così quella trazione necessaria per mettere sotto scacco la Mercedes, comunque temibile in altri punti della pista.

Un aspetto visibile già a partire da curva uno, dove proprio nel momento in cui era necessario tornare sull’acceleratore in prossimità del cordolo interno una volta passato l’apice, l’inglese era stato suo malgrado vittima di una perdita del posteriore finendo così in sovrasterzo esattamente come nel suo miglior giro del venerdì. Un elemento importante, perché l’impossibilità di ottenere il meglio dalla fase di trazione sarebbe stata decisiva per il tratto successivo in discesa da percorrere in pieno, dove infatti Verstappen era riuscito a guadagnare oltre un decimo e mezzo di vantaggio, portando quel gap in quella che sarebbe stata la zona più rapida del tracciato, ovvero quella delle “esse”. Una sezione in cui, a dire il vero, la Red Bull si era dimostrata competitiva anche durante le libere e in cui era riuscita a confermarsi anche in qualifica, incrementando così di qualche altro centesimo di secondo quel piccolo tesoretto che avrebbe potuto rivelarsi molto utile per contenere il rivale nella parte centrale del tracciato. Pochi metri in cui erano però visibili alcune delle caratteristiche che hanno raccontato più volte le dinamiche di questo tracciato, con l’olandese che alza maggiormente il piede dall’acceleratore per non gravare eccessivamente sull’anteriore, mentre Hamilton si limita solamente a parzializzare.

Se al venerdì uno dei veri punti di forza della Mercedes era stata l’interpretazione di curva sei-sette, sfruttando la reattività dell’anteriore della W12 per spingere la vettura nel cambio di direzione e portare maggiore velocità in percorrenza, le qualifiche hanno raccontato una storia diversa, non tanto perché la monoposto della squadra anglo-tedesca non risultasse più efficace in quel tratto di pista, ma perché le modifiche apportate dai tecnici della Red Bull avevano ridotto sensibilmente il divario. Osservando i raffronti telemetrici, si può osservare come Hamilton fosse stato costretto a mantenere più a lungo il piede del freno accusando un delta di quasi dieci chilometri orari, non tanto per questioni di sottosterzo, bensì per aiutare la monoposto in uno dei tratti in cui durante le prime due libere aveva fatto maggiormente fatica rispetto alla concorrenza, ovvero la sequenza otto-nove. Paragonando gli onboard dei due pretendenti alla pole, salta subito all’occhio come Hamilton avesse tentato di mantenersi più a sinistra possibile per aiutare la successiva fase di rotazione, mentre Verstappen fosse stato in grado di mantenersi più al centro senza accusare il colpo, tanto che comunque stato in grado di guadagnare qualche altro centesimo, portando il suo vantaggio complessivo sopra i due decimi.

Curva undici rappresenta probabilmente uno dei temi più interessanti del weekend, soprattutto per la differente interpretazione a livello di linee che si erano potute apprezzare anche nelle libere. Se Mercedes generalmente cercava di trarre il massimo in fase di frenata con un ingresso aggressivo, Red Bull cercava la strada opposta, mantenendo una linea leggermente più larga in ingresso che potesse favorire l’uscita e la fase di trazione mettendo la vettura il più dritto possibile in modo da ottenere la massima impronta a terra dagli pneumatici. Una tattica atta a mitigare, quantomeno sulla prima parte del rettilineo, quel gap velocistico che da qualche appuntamento a questa parte sembra essere tornato a favore della W12. Un comportamento ben visibile anche dalla telemetria, con la curva che sembra pari per circa metà dell’allungo, prima che la monoposto di Brackley riesca nuovamente ad imporre il proprio dominio, recuperando decimi preziosi nonostante una piccola sbavatura dell’inglese proprio nel medesimo tratto.

Se grazie a quanto era riuscito a recuperare sul rettilineo, Lewis era tornato prepotentemente nella lotta per la pole position riducendo il suo distacco a soli ventiquattro millesimi, a decidere il destino delle qualifiche sarebbe stato il terzo intertempo, un settore ricco di sfide piuttosto differenti tra loro, tra curve lente e curvoni ad alta velocità. In tal senso, è subito interessante menzionare come nel tratto più lento l’olandese avesse cercato di limitare lo stress sugli pneumatici mantenendo una marcia più alta, in modo da ridurre il pattinamento del posteriore ed evitarne il surriscaldamento. Differente in sé anche l’interpretazione dell’intera sezione, con Verstappen e Hamilton che per curva quindici avevano scelto due approcci totalmente differenti, ma simili a quanto visto il giorno prima: il pilota della Red Bull aveva scelto un approccio più largo in entrata per poi chiudere proprio nell’ultima fase di ingresso (linea blu), mentre il portacolori della Mercedes aveva optato per la scelta opposta (linea nera), tagliando il più possibile la prima parte per poi allargarsi proprio nella parte conclusiva dell’inserimento, in modo da non sacrificare eccessivamente la fase di trazione in uscita.

Con circa un decimo di vantaggio dalla sua, sarebbe state le ultime due curve a decretare il poleman. Curva diciannove è forse stata quella decisiva, dove Verstappen era stato in grado non solo di portare circa dieci km/h in più di velocità minima, ma anche di mantenere una curva più lineare a parità di accelerazione, continuando così a guadagnare anche in uscita. Con una piccola differenza anche nell’ultima curva, dove il numero 33 aveva tentato di alzare prima il piede per provare un approccio più aggressivo in entrata, conscio che la linea del traguardo sarebbe stata pochi metri dopo l’uscita, Max era riuscito ad incrementare il suo tesoretto fino ai due decimi finali, conquistando così la nona pole stagionale.

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