F1 | GP Messico: l’analisi delle qualifiche

Bottas conquista a sorpresa la pole battendo due Red Bull in chiaroscuro, ottimo Gasly quinto davanti alle Ferrari

F1 | GP Messico: l’analisi delle qualifiche

Tra Max Verstappen e Lewis Hamilton a spuntarla è Valtteri Bottas. Dopo un venerdì che aveva consegnato una Red Bull come grande favorita per il resto del fine settimana, il sabato messicano ribalta i pronostici, regalando una Mercedes capace non solo di conquistare la pole position grazie alla prestazione del finlandese, ma anche l’intera prima fila in una qualifica tanto bella quanto imprevedibile. Molto bene Gasly quarto, che sfrutta alla perfezione il lavoro del team per conquistare una preziosa terza fila battendo le due Ferrari, tra cui si è inserito Daniel Ricciardo, anche lui bravo nel trarre il massimo dal gioco delle scie.

Mercedes: una pole in grande stile

Diversi sono i fattori che hanno portato allo scambio di ruoli tra le due protagoniste del mondiale, dal passo in avanti della squadra di Brackley a quello indietro della rivale di Milton Keynes, passando per l’aumento delle temperature ed alcuni episodi che hanno stravolto il volto delle qualifiche. Elementi che Bottas non ha esitato a menzionare nelle interviste per tentare di spiegare come si sia concretizzato uno degli exploit più inaspettati della stagione, senza nascondere anche un pizzico di sorpresa per un risultato su cui in pochi avrebbero scommesso: “Sicuramente sono rimasto sorpreso e penso che la nostra performance come squadra non sembrasse eccezionale [dopo le prove libere], soprattutto sul giro singolo, contro la Red Bull, quindi direi che sì, la performance in Q3 è stata un po’ una sorpresa, ma è stato un buon giro. Penso che siamo riusciti a ottimizzare il set-up dalla terza sessione di libere di questa mattina e anche ciò che riguarda le temperature delle gomme, gli out-lap, siamo riusciti a completare tutto quasi alla perfezione e questo è stato il risultato, davvero gratificante”, ha dichiarato il numero 77 durante la consueta conferenza stampa.

Una prestazione che lo stesso Bottas ha descritto quasi come ai limiti della perfezione per preparazione ed esecuzione, consentendogli di festeggiare una pole position meritata e da vero protagonista. Se al venerdì le due W12 avevano patito una pista estremamente sporca e qualche difficoltà nel trovare il bilanciamento ideale, le modifiche apportate al set-up durante la nottata, così la gomma depositata e l’aumento delle temperature dell’asfalto, hanno aiutato la Mercedes a tirare fuori qualcosa in più dalla monoposto sul giro secco, riducendo sensibilmente il distacco in quei punti dove la Red Bull si era dimostrata superiore. Una caratteristica ben visibile sin a partire dal primo settore dove, pur mantenendo fede alle line provate in precedenza, le Mercedes erano state in grado di essere più efficaci nella seconda parte della chicane e nella successiva fase di trazione: una maggior aggressività forse figlia anche di quegli affinamenti nell’out-lap e nel raggiungimento della finestra ideale per gli pneumatici che invece era mancata nelle prime due sessioni di libere, tanto da far scivolare eccessivamente il retrotreno portandolo in overheating. Se a ciò si aggiungono quei preziosi centesimi guadagnati sul lungo rettilineo grazie alle doti della Power Unit Mercedes, ben evidenti sin dal sabato mattina, non deve sorprendere come da una situazione di potenziale parità nel primo intertempo registrata nel primo giorno di prove, la squadra di Brackley sia poi riuscita a renderlo la roccaforte per la propria pole position al sabato, staccando gli avversari di circa due decimi: “È una pista abbastanza difficile da mettere insieme un buon giro, ci sono molte sezioni tecniche e combinazioni di curve, e correndo sopra i cordoli è facile perdere cinque centesimi o anche un decimo. Quindi penso che mettere insieme un bel giro pulito e portare le temperature degli pneumatici nella finestra ottimale sia stato un elemento importante per noi così come il bilanciamento della vettura che in qualifica è stato il migliore del weekend”, ha poi aggiunto il pilota di Nastola. Un ritornello che si era ripetuto anche all’inizio del secondo settore dove, al di là dell’errore di Verstappen in uscita dalla sei, Bottas si era dimostrato ancora una volta il più competitivo, continuando a guadagnare e a mettere in cassaforte centesimi preziosi per contrastare gli avversari in quelle parti del tracciato dove ci si aspettava che la RB16B potesse confermarsi più rapida, come nella sequenza veloce e nell’ultimo intertempo, ricco di curve lente dove conta il grip meccanico e la fase di trazione. Seppur anche in qualifica l’ultima parte del tracciato sia rimasto un fortino Red Bull, anche in questo caso vale la pena menzionare come Mercedes fosse stata capace di ridurre sensibilmente il distacco rispetto a quanto accumulato il giorno precedente, scendendo dai due decimi rimediati al venerdì a pochi centesimi di secondo accusati in Q3, a dimostrazione che la W12, al netto di alcuni limiti, avesse fatto davvero un passo in avanti confermandosi competitiva in tutte le zone del tracciato.

Nessuno è riuscito ad impensierire il finlandese nella lotta alla pole position, nemmeno il compagno di squadra, Lewis Hamilton, il quale si è dovuto accontentare di una seconda posizione che lo costringerà a prendere il via dal lato più sporco dello schieramento con un lungo rettilineo davanti a sé per arrivare alla staccata di curva uno. Nonostante una prima fila che comunque gli ha messo il sorriso, complice la grossa sorpresa di essere riusciti a mettere alle proprie spalle entrambe le monoposto di Milton Keynes, il sette volte campione del mondo non ha nascosto che la pole position fosse fuori portata, fermando il cronometro con quasi un decimo e mezzo di distacco dall’altra W12. Un gap dovuto in particolare all’uscita della sei e alla sequenza veloce nel settore centrale, dove la maggior aggressività nell’utilizzo dei cordoli e dell’acceleratore avevano dato al finlandese quel qualcosa in più per riuscire ad imporre il proprio sigillo, nonostante negli altri intertempi i due fossero sostanzialmente alla pari.

“In primo luogo, tanti complimenti a Valtteri, ha fatto un lavoro incredibile oggi. Quel giro, non potevo davvero eguagliarlo. In questo fine settimana sin dalla FP1 siamo stati dietro di mezzo secondo, quindi per tutto il weekend abbiamo lavorato per cercare di migliorare la macchina, estrarre quanto più possibile, ma sapendo che [Red Bull] hanno generalmente più carico aerodinamico di noi. Hanno un’ala un po’ più grande che usano in posti come Monaco. Abbiamo faticato in alcune parti della pista, quindi è una vera sorpresa e uno shock per noi vedere che siamo in prima fila. Non ho davvero una risposta per questo, ma lo prendo di sicuro e sono davvero grato di essere lassù con Valtteri, per la squadra, di aver ottenere una doppietta”, ha raccontato Hamilton durante le interviste.

Red Bull: occasione mancata

Dopo aver mostrato una superiorità abbastanza netta al venerdì, la grande favorita per le qualifiche non poteva non essere la Red Bull, soprattutto nelle mani di Max Verstappen. Il giovane olandese si era infatti dimostrato estremamente competitivo sia sul giro singolo che sulla lunga distanza, confermando una netta superiorità nella sequenza veloce e nel tratto più lento dell’ultimo settore. Caratteristiche che avevano rappresentato il punto di forza della RB16B nel successo negli Stati Uniti due settimane fa e che sembravano potergli garantire la pole anche in Messico, con all’orizzonte anche la possibilità di poter conquistare interamente la prima fila per potersi poi giocare le proprie chance in gara con due frecce nel proprio arco. Un’opportunità che alla fine non si è concretizzata con entrambi i piloti, soprattutto a causa delle difficoltà nel riuscire a far funzionare al meglio gli pneumatici e nel trovare il grip necessario per fare la differenza in quei punti dove al venerdì si era imposta in maniera piuttosto agevole sulla concorrenza: “Penso che siamo stati molto lenti e con un grip terribile in Q3. Penso che nel mio ultimo giro l’abbiamo recuperato un po’, cercavamo di portare le gomme in una finestra migliore, ma non eravamo ancora lì, diciamo, non eravamo dove avremmo voluto e la vettura non si comportava come durante le libere. Quindi è un po’ un mistero, ma domani corriamo comunque principalmente con gomme diverse, quindi mi aspetto che il bilanciamento sia di nuovo buono”, ha spiegato Verstappen al termine delle qualifiche.

Difficoltà nel far funzionare al meglio la vettura che sono diventate evidenti quando Mercedes aveva mostrato tutto il proprio potenziale, sia con le coperture a mescola medie nel Q2 che con quelle più soffici nell’ultima manche. Il primo tentativo della Q3 dell’olandese è forse quello più significativo per illustrare al meglio questo concetto, in particolar modo nel settore centrale, dove un grosso sovrasterzo all’uscita della sei non gli aveva consentito di sfruttare al meglio la fase di trazione come avrebbe voluto, seppur fortunatamente i danni fossero limitati (circa un decimo) in quanto l’allungo successivo non era poi così esteso, riducendo il tempo perso. Al termine di quel giro Max aveva aperto la radio da una parte per suggerire l’esigenza di sfruttare maggiormente la scia sul lungo rettilineo principale, elemento che nel secondo tentativo gli avrebbe garantito oltre un decimo, ma soprattutto per sottolineare come le coperture posteriori nella prima parte del giro fossero troppo fredde e, di conseguenza, il grip complessivo non risultasse particolarmente soddisfacente.

Problemi che nel secondo tentativo, per quanto sempre presenti, sembravano essere meno fastidiosi di quanto osservato in precedenza, consentendogli di evitare quantomeno quel grosso pattinamento in uscita dalle curve più lenti di cui aveva sofferto nel primo run. Ciò, tuttavia, non è bastato per arginare le due Mercedes, in particolare quella di Bottas, che nella prima metà del giro sembrava avere davvero una marcia in più rispetto alla concorrenza. Un secondo tentativo che ha visto qualche polemica soprattutto per quanto avvenuto con Yuki Tsunoda, accusato dai vertici della Red Bull di aver creato una situazione di distrazione ai due portacolori della squadra di Milton Keynes, complice la decisione del giapponese di buttarsi fuori pista all’ingresso di curva dieci per evitare di risultare d’ostacolo ai due piloti della casa madre. Una decisione corretta da parte dell’alfiere dell’AlphaTauri, che aveva giustamente deciso di sfruttare appieno l’ampia via di fuga per lasciare strada libera a coloro che sopraggiungevano alle sue spalle, in modo da non replicare quanto successo in precedenza con Sainz ad inizio Q3, quando nello stesso punto il disturbo aerodinamico proveniente dalla sua AT02 (uscito nella via di fuga solamente all’ultimo) aveva mandato in sottosterzo il Ferrarista, costandogli preziosi centesimi di secondo. Complice la presenza di Tsunoda fuori pista e dalla polvere alzata dalla sua monoposto, tuttavia, Sergio Perez, il quale era uscito ancora una volta davanti per fornire la scia al proprio compagno di casacca, aveva perso il controllo della monoposto, finendo a sua volta nella via di fuga. Una situazione a cascata che, involontariamente, aveva coinvolto anche il pilota di punta della Red Bull, il quale in via precauzionale aveva alzato il piede dall’acceleratore con qualche metro d’anticipo rispetto al solito, giungendo con una velocità di percorrenza circa 10km/h più bassa rispetto a quanto fatto segnare in precedenza. Una volta notato che non era stata esposta alcuna bandiera gialla, l’olandese aveva comunque tenuto giù il piede per tentare di perdere il meno possibile, passando alla fotocellula al termine di quel settore sostanzialmente pari a quanto ottenuto ad inizio Q3, nonostante fosse riuscito a limare quantomeno un decimo evitando quel grosso snap in uscita dalla sei.

Sfruttando quel vantaggio che era riuscito ad accumulare precedentemente sul rettilineo di partenza sfruttando una scia su cui precedentemente non aveva potuto contare, Max era ancora in attivo sul proprio tempo e quantomeno replicando il proprio miglior parziale nell’ultimo settore, probabilmente Verstappen sarebbe riuscito a strappare la seconda posizione al rivale nella lotta al titolo, nonostante l’inconveniente con Tsunoda. Un secondo posto che, in realtà, non è giunto a causa di due sbavature proprio da parte del numero 33 nella percorrenza dell’ultimo intertempo, quando un bloccaggio allo stadio e un sovrasterzo in uscita dallo stesso gli erano costati centesimi preziosi, portandolo quasi al medesimo errore che ad inizio qualifiche aveva messo fuori gioco Lance Stroll dopo aver accelerato sulla parte sporca in percorrenza dell’ultima curva. Due sbavature che erano costate al pilota della Red Bull oltre due decimi, rendendo di fatto impossibile battere quantomeno una delle due Mercedes, per quanto rimanga sempre il dubbio che quegli errori fossero anche figli di una situazione di “overdriving”, dove aveva cercato di fare il tutto per tutto nella speranza di recuperare quanto perso nel settore centrale, di cui però non avremo mai la prova. “Sembrava che durante le qualifiche il bilanciamento se ne fosse andato, ma poi in realtà nell’ultimo giro ero su un buon giro, poi non so cosa sia successo davanti a me, ma c’erano due piloti fuori pista, così ho pensato che ci sarebbe stata una bandiera gialla, così ho rallentato e il giro ne ha risentito. Anche con questo e non avendo un grande bilanciamento penso che avremmo potuto ancora potuto ottenere la pole. Terzo non è incredibile, ma penso che sia ancora meglio che partire secondi”, ha poi aggiunto l’alfiere di Hasselt, sottolineando come partire dalla parte pulita dello schieramento potrebbe rivelarsi un vantaggio nella prima fase dell’accelerazione, in modo da poter poi sfruttare una scia per arrivare all’attacco in curva uno.

Destino poco soddisfacente anche per l’altra Red Bull, quella di Sergio Perez, che alla vigilia sembrava davvero in lotta per conquistare quantomeno la prima fila, se non addirittura qualcosa di più. Al contrario, tuttavia, così come per Verstappen anche le qualifiche del messicano hanno raccontato una storia diversa rispetto alle (alte) aspettative, con una Red Bull che ha sofferto i progressi della Mercedes e una vettura che non dava più le stesse sensazioni delle libere. Lo stesso Perez si era reso suo malgrado protagonista di qualche sbavatura nel primo tentativo della Q3, con la speranza di poter riacciuffare almeno la seconda posizione nell’ultimo tentativo. Per quanto una leggera scia nel primo settore gli aveva permesso di togliere circa un decimo dal suo miglior parziale, un errore alla staccata di curva quattro con una frenata troppo profonda avrebbe comunque compromesso le sue possibilità di scalare la classifica in maniera netta, ben prima che l’episodio con Tsunoda mettesse la parola fine alle sue ambizioni. Per quanto l’alibi dell’ala sostituita prima delle qualifiche in un certo senso avesse potuto magari togliere un po’ di fiducia al messicano, all’atto pratico quelle difficoltà e quel cambiamento a livello di comportamento della monoposto sembra più attribuibile alle condizioni del tracciato e alle difficoltà della Red Bull in generale più che ad un effettivo contributo negativo di quell’ala posteriore: “La macchina non era la stessa delle FP3 dopo che abbiamo dovuto cambiare l’ala posteriore, ma abbiamo fatto un paio di regolazioni nella sessione ma all’improvviso ho trovato Yuki fuori dalla sua linea di corsa davanti a me alla curva 11, che ha danneggiato il mio giro finale. Non era una distrazione, era che ero troppo vicino a lui e mi ha costretto a frenare. Una volta che l’ho fatto ho perso carico e penso che ho avuto un sacco di aria sporca, ho perso la macchina purtroppo e ho perso il mio giro. Non avevamo il ritmo nelle qualifiche, ma penso che avrei potuto migliorare un po’ nel giro finale, ero già in vantaggio rispetto al mio giro precedente e penso che avrei potuto migliorare di un paio di decimi. Dobbiamo analizzare come una squadra per assicurarci domani di avere una buona macchina da corsa e di essere in grado di mettere pressione sulle Mercedes davanti a noi”, ha poi commentato il messicano.

Per comprendere quanto la Red Bull sia mancata il sabato pomeriggio basta fare un confronto con i parziali ottenuti solamente ventiquattrore prima, in particolare nel terzo settore, dove un’eventuale carenza di grip si sarebbe fatta sentire in maniera più importante, soprattutto dopo aver stressato gli pneumatici negli altri due intertempi precedenti. Se al venerdì il vantaggio sui piloti Mercedes in quel tratto si era attestato tra i due e i tre decimi, in qualifica quello stesso gap si era abbassato a meno di quattro centesimi; ancora più evidente è il paragone effettuato contro sé stessi, con i portacolori della squadra di Brackley che erano riusciti a togliere quasi sei decimi dai proprio migliori tempi registrati nelle libere, mentre la Red Bull si era fermata solamente a metà. Se da una parte è vero che la Mercedes è riuscita a fare una passo in avanti notevole rispetto a quanto visto al venerdì, allo stesso tempo non si può nascondere come a mancare sia stata anche la stessa Red Bull.

AlphaTauri-Ferrari-McLaren: una sfida a tre

Sin dal venerdì, l’AlphaTauri era stata in grado di ritagliarsi un ruolo di protagonista all’interno della midfield, dimostrando grande velocità non solo con Pierre Gasly, ma anche con Yuki Tsunoda, per quanto quest’ultimo sarebbe comunque stato costretto a prendere il via dal fondo dello schieramento a causa della sostituzione della Power Unit sulla sua vettura.

Un elemento che apriva nuova scenari per la squadra faentina, soprattutto in merito alla possibilità di “sacrificare” il giapponese in qualifica per fornire la scia al compagno di squadra, in modo da garantirgli quel decimo o due in più di performance sul lungo rettilineo principale. Un’opportunità che si è concretizzata con la decisione dell’AlphaTauri di far sopravanzare in Q3 Tsunoda con la mescola più soffice della gamma in Messico, per quanto in realtà forse non sarebbe stato del tutto impossibile superare il taglio anche con la media: una scelta in parte difficile da comprendere, dato che ciò costringerà il giapponese a prendere il via sulla soft, ma che allo stesso tempo non sembra del tutto pazza, in quanto contando le penalità degli altri piloti e le vetture più lente del lotto a metà schieramento, la possibilità di riportarsi rapidamente verso la tredicesima posizione non è poi così remota, soprattutto se il giovane talento nipponico dovesse sfruttare al meglio il maggior grip fornito dal compound più tenero. Sarà comunque una gara in salita per Tsunoda, al contrario di quella del suo compagno di squadra, Pierre Gasly, bravo nello sfruttare al massimo gli sforzi della sua scuderia per piazzare un ottimo quinto tempo, figlio non solo della scia, ma anche di un ottimo lavoro di preparazione e di esecuzione in un giro che non ha molto da invidiare ai rivali più diretti della medesima fascia. L’apporto del nipponico nel primo settore ha certamente dato i suoi frutti, seppur non come nel caso della McLaren, capace di sfruttare quella tattica ancora meglio, ma l’abilità di guida della settore misto e, soprattutto, l’efficacia in fase di trazione nell’ultimo settore hanno permesso al transalpino di conquistare una posizione di assoluto rilievo che gli consentirà di puntare a punti importanti nella lotta per il quinto posto contro Alpine: “Oggi è andata bene e sono estremamente felice per questo quinto posto, che qualifica fantastica! La squadra ha fatto un ottimo lavoro con la macchina che sembra comportarsi bene su questa pista e ci siamo sentiti davvero forti questo fine settimana. In qualifica ho cercato di mettere tutto insieme e sono riuscito a finire tre decimi davanti al sesto. Anche Yuki ha ben figurato e mi ha aiutato in Q3, dandomi la scia. Speriamo di poter fare bene domani: continueremo a concentrarci su noi stessi questo weekend e cercare di segnare quanti più punti possibili qui in Messico”, ha spiegato il francese, sottolineando il buon lavoro del team. Pierre avrà l’opportunità di scattare sulla media, scelta sensata in Q2 dato che molto probabilmente, considerata la facile l’esclusione delle due Alfa Romeo e coloro che sarebbero andati in penalità, non vi era molto da perdere e, indubbiamente, il gap sulla parte bassa della midfield sarebbe stato sufficiente per quantomeno effettuare un tentativo in sicurezza.

Una AlphaTauri che ha dato filo da torcere alla Ferrari, al di là dei facili centesimi guadagnati ad inizio giro con la scia. Una AT02 che nel corso di tutto il weekend ha dimostrato di essere veloce non solo nei tratti più rapidi, ma anche in quelli più lenti, motivo per il quale il quinto posto finale non deve del tutto sorprendere. Gasly, infatti, è riuscito a farsi valere anche nella sequenza veloce, con una prima parte molto aggressiva senza finire in sottosterzo in fase di uscita, per quanto in quel punto abbia comunque accusato un piccolo gap dalla SF21. Una Ferrari che invece sorride, seppur amaramente, perché se l’obiettivo di base era quello di riuscire a mettersi alle spalle la McLaren per la lotta al terzo posto nel mondiale costruttori, forse era lecito aspettarsi qualcosa di più dalla Scuderia di Maranello, forse rimasta sorpresa dai livelli di grip non eccezionali del circuito messicano su una pista che, per certi aspetti, si sarebbe dovuta sposare piuttosto bene alle caratteristiche della monoposto italiana. Ci si aspettava quantomeno di essere davanti alla midfield e anche senza scia, la lotta con l’AlphaTauri, che spesso quest’anno sul giro secco si è dimostrata un avversario ostico, sarebbe stata sul filo dei centesimi di secondo, a dimostrazione che non vi era un dominio assoluto, quanto una lotta ad armi pari. Una qualifica che da una parte lascia comunque soddisfatto Carlos Sainz, soprattutto perché dopo un problema riscontrato in Q1, il suo sabato pomeriggio sembrava destinato a concludersi anticipatamente: “Questa è stata una delle qualifiche più movimentate e stressanti della mia carriera. Considerato il problema con la procedura di partenza del motore, la bandiera rossa e il traffico, il risultato alla fine non è male, ma volevo di più, visto che sono stato veloce per tutto il weekend. Con tutto quello che è successo non sono riuscito a prendere il ritmo giusto e ad avere un giro pulito fino all’ultimo tentativo in Q3” – ha commentato lo spagnolo, che ha sottolineato come l’episodio con Tsunoda nel corso del primo tentativo allo snake gli avesse fatto perdere leggermente il ritmo -. “Anche quello non è stato perfetto, ma se guardo al risultato finale non posso essere troppo deluso, anche se avrei preferito ritrovare il feeling delle prove libere. La gara sarà impegnativa perché con l’aria rarefatta che c’è qui  bisogna gestire gomme e temperature, ma sarà lo stesso per tutti. La partenza sarà molto importante. Scattare dal lato sporco è particolarmente difficile su questa pista, ma faremo del nostro meglio per massimizzare la nostra posizione di partenza. Ce la metteremo tutta e cercheremo di marcare punti pesanti!”, ha poi spiegato il Ferrarista.

Non è andata altrettanto bene all’altra punta della squadra di Maranello, Charles Leclerc, che nel corso di tutto il weekend non è sembrato totalmente a suo agio con la monoposto, spesso alle prese con un bilanciamento che non lo sembrava soddisfare, in particolar modo nella gestione del grip al posteriore. Il monegasco non è riuscito a ripetere una qualifica “alla Leclerc”, anche se vi è da sottolineare come nell’ultimo settore del suo giro più veloce la presenza di Tsunoda nella parte conclusiva del giro e la relativa aria sporca in una fase così importante come quella di trazione in uscita dall’ultima curva, probabilmente gli sia costato qualche centesimo di prestazione pura che, magari, gli avrebbero consentito di piazzarsi davanti a Daniel Ricciardo. Nel secondo run avrebbe avuto modo di migliorarsi, ma qualche sbavatura nel settore conclusivo (dato che non era stato impattato dalla vicenda che aveva coinvolto Tsunoda) lo ha costretto ad accontentarsi di un’amara ottava posizione, tra l’altro dalla parte più sporca dello schieramento: “Sono abbastanza deluso. Fin qui il weekend è stato piuttosto complicato, ma siamo stati in grado di progredire bene dalle prove libere fino alle qualifiche, nelle quali sono riuscito a mettere insieme dei bei giri. La mia performance è stata buona in Q1, Q2 e fino al primo giro lanciato del Q3. Purtroppo, alla fine ho commesso un errore e così non sono riuscito a migliorare il mio tempo. Peccato perché so che avevamo il potenziale per fare meglio, ma a volte va così. È domani che conta davvero e ce la metterò tutta. Il nostro passo gara è buono ma qui superare sarà molto difficile. L’affidabilità giocherà un ruolo chiave per le condizioni uniche che questo tracciato presenta, ma sarà lo stesso per tutti”, ha poi raccontato Leclerc. Ad inserirsi tra le due Ferrari sarà Daniel Ricciardo, il quale ha sfruttato alla perfezione il gioco delle scie messo in pista dalla McLaren, eseguito senza esitazioni e nella maniera migliore possibile, restando sufficientemente vicino all’australiano sul rettilineo principale per garantirgli un vantaggio di oltre 10 km/h nel suo momento migliore, prima di cedere il passo per non creare disturbo in frenata. Una tecnica che indubbiamente ha consentito alla McLaren di guadagnare decimi preziosi e di avere un’opportunità concreta di lottare con le due Ferrari che, al contrario, probabilmente sarebbero state un miraggio dato che nelle zone più lente e di trazione pura, la Rossa di Maranello sembrava essere indistintamente la più rapida tra le due.

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