F1 | Alonso al passo d’addio, gli anni in Ferrari il ricordo più intenso e (agro)dolce

Ad Abu Dhabi si chiude la lunga carriera in F1 di Fernando, segnata in modo particolare dal quinquennio al volante della Ferrari

F1 | Alonso al passo d’addio, gli anni in Ferrari il ricordo più intenso e (agro)dolce

Quello di Abu Dhabi sarà un po’ il fine settimana di Fernando Alonso, ed è curioso che il campione spagnolo si esibisca nel suo passo d’addio proprio sulla maledetta pista che segnò l’inizio della fine dei suoi sogni in rosso.

Ma dai mondiali vinti in giovanissima età con la Renault alle due sfortunate sortite in McLaren, è il quinquennio con la Ferrari quello più prossimo a raccontarci in maniera dirimente l’Alonso uomo e pilota, il miglior momento della carriera nel posto tanto gratificante per un pilota, quanto tremendamente sbagliato.

L’Alonso di Maranello ha incarnato tutte le caratteristiche proprie del “tremendismo” ferrarista, la passione più genuina e travolgente vissuta in un costante odi et amo, che non mi chiedere perché va così ma proprio così va e soffro (e un po’ godo). Senza scomdare Catullo, lo spagnolo è stato il caudillo di rosso vestito più vicino forse al sentimento popolare dei tifosi, capace con quella garra tutta latina di portare in monoposto il trasporto più viscerale dei tifosi, infiammando l’affamata e incontentabile platea rossa gettando il cuore oltre le prestazioni di auto spesso non all’altezza.

Non c’è da stupirsi quindi se ancora oggi Fernando Alonso è rimpianto da una sostanziosa frangia di appassionati del Cavallino Rampante. Ma dietro le gesta cavallaresche dell’irriducibile driver arrivato per ben due volte ad un passo dal titolo con la Ferrari, si cela l’altro lato della medaglia: quello del ragazzo dal carattere ombroso se non proprio scontroso, del personaggio polemico e insofferente. Le vittorie di Valencia nel 2012 o GP come quelli di Ungheria nel 2014 sono piccole imprese scolpite negli annali, alle quali però fanno da contraltare i litigi con gli ingeneri per i mancati sviluppi del 2012 o le uscite piuttosto infelici del 2013, dal tristemente famigerato “sceni” di Monza alla “macchina davanti” come regalo di compleanno.

Perché Fernando, dopotutto, è questo. Prendere o lasciare. E’ un capitano solitario, un cavaliere del rischio generoso e velocissimo, un combattente che ha sublimato anche monoposto Ferrari ben più scarse delle attuali. Una forza della natura, alla quale però il destino ha sempre teso lo sgambetto sul più bello. Che si tratti di un carneade russo che gli faceva da tappo nell’appuntamento più importante della carriera, o di un pacchetto di aggiornamenti completamente toppato che gli precludeva la possibilità di lottare come meritava. Tutto ciò ha portato a stanchezza, ha finito per incrinare i rapporti, lasciando un ricordo per certi versi negativo ed ingombrante di un campione che tanto aveva dato alla causa.

Fernando Alonso avrebbe meritato di vincere almeno un titolo con la Ferrari. E’ il leitmotiv degli ultimi giorni. Portato avanti dagli stessi dirigenti che accompagnarono Fernando alla porta, stanchi delle sue lamentele. Perché più o meno è sempre così, dopo un po’ di tempo dalla fine di una storia d’amore riaffiorano alla mente solo i bei ricordi. Le cose negative, antipatiche, seccanti, tra Alonso e la Ferrari ci sono state, ma si è trattato comuque di vero amore. E per questo siamo certi che negli ultimi giri in carriera a Yas Marina il pensiero dello spagnolo tornerà proprio lì, a quel sorpasso mancato ai danni di Petrov.

Antonino Rendina


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