F1 | McLaren…Tu vuò fà l’americana?

Zak Brown, amministratore delegato di Woking, si schiera apertamente a favore della politica di Liberty Media

F1 | McLaren…Tu vuò fà l’americana?

E alla fine arriva Woking! Essì perché le retrovie iniziano, doverosamente, a stare piuttosto strette a chi la storia della F1 ha contribuito a scriverla con un ruolo da primadonna, permettendosi il lusso di dominare in lungo e in largo i meravigliosi anni ’80, e poi anche sul finire di quegli splendidi anni ’90, per replicare un ultima volta nel 2008 e poi eclissarsi sempre più, fino all’irreversibile crisi targata Honda.

Se c’è una squadra in F1 che più di altre ha fretta di rilanciarsi questa è la McLaren. Perché è vero che Mercedes ha monopolizzato la “Formula Hybrid”, ma è anche vero che Red Bull e Ferrrari qualche scopa qua e là l’hanno messa, traguardi di tappa, giornate felici in stagioni comunque difficili, e però comunque dal sapore di vertice, di vittoria, con una costanza di rendimento in zona podio che è anche questione di nobiltà, per non svuotare il nome del team di qualsiasi significato.

Non così la McLaren, nobile decaduta da ben venti titoli (otti i Costruttori e ben dodici i Piloti) sparita dai radar, in un dramma tutto sportivo vissuto e convissuto mano nella mano con Fernando Alonso, altro pilota pluri decorato ma lontano per troppo tempo dalle prime posizioni. Nel 2018 la McLaren sogna di rilanciarsi con il motorista Renault, ma la F1 è sport complesso nel quale è necessario pensare a lungo termine, facendo della lungimiranza un presupposto dal quale non si può prescindere. Probabilmente a Woking hanno fiutato aria di cambiamento, di stravolgimenti in corso d’opera, e non c’è modo migliore per ribaltare i valori in campo che farsi trovare pronti quando c’è un cambio della guardia.

Liberty Media è un proprietario monocorde, persegue senza mezzi termini (e con poco contraddittorio) la sua idea di Formula 1, votata allo spettacolo e all’interazione, anche a scapito dell’originalità e della finezza di una categoria che fa della massima espressione ingegneristica il suo credo. “Lavoriamo per i fan, rispettiamo tutti ma decidiamo noi” è un po’ questo lo slogan. Probabilmente i fan sono quelli americani, per uno show molto “Stars and Stripes”: livellato, magari un po’ caotico, accattivante nelle forme e nell’apparenza, ma con meno sostanza.

Uno spettacolo che fa storcere il naso a chi ha una grande tradizione e un grande presente, ovvero Ferrari e Mercedes, le più impegnate a salvaguardare una Formula 1 che sia più “Uno” che “Formula”. Una categoria che privilegi il lato puro, anche tecnicamente complesso ed esasperato, della competizione a dispetto della soluzioni più facili per creare show. Una F1, quella immaginata da Liberty, che non sembra dispiacere però alla McLaren, la squadra che sembra più di tutte apprezzare il lavoro della proprietà americana.

Tra i nuovi capi della giostra e la dirigenza di Woking sembra esserci, infatti, un certo feeling, una sorta di complicità, di sintonia. A sdoganare la reciproca simpatia è toccato dapprima a Chase Carey, il “baffo” che indispettisce Maranello, che sull’importanza di una Ferrari competitiva così ha risposto nella recente intervista rilasciata al Corriere della Sera: “La Ferrari è una leggenda e averla vista lottare per il titolo è stato fantastico. Ma io tifo per loro nella stessa misura in cui tifo per tutti gli altri. Ci sono anche altre grandi squadre oltre alla Ferrari. Anche la McLaren, se fosse competitiva, avrebbe un gran seguito”.

Un attestato di stima che probabilmente non deve aver lasciato indifferente la Mclaren: “Credo che Liberty Media debba concentrarsi su ciò che è buono per lo sport e per i fan. Se ciò significa perdere una squadra o un costruttore che non si adatta a questa idea, pazienza. Non possiamo piacere a tutti. Un addio della Ferrari è altamente improbabile, ma non impossibile” queste le parole di Zak Brown. 

Pochi elementi, certo, ma dai quali si può facilmente dedurre che Liberty Media ha trovato un prezioso e blasonato alleato nella sua idea di F1. E chissà che la McLaren non veda in Liberty il miglior viatico per tornare ad essere protagonista non solo in pista, ma anche sul piano politico, condicio sine qua non per spuntarla tra i pesceani della F1. Una sorta di scommessa sul futuro, “mascherata” da affinità in nome del bene superiore dello sport, ma nient’altro poi che una puntata al casinò sulla roulette americana.

La F1 si avvia ad un profondo cambiamento, e prima o poi ci sarà un confronto tra lo zoccolo duro dei team storici, manifestamente contrario all’idea di standardizzare la categoria con il rischio di appiattirla, e la nuova proprietà, che fa invece del livellamento prestazionale tra “grandi” e “piccole” un preciso obiettivo di governo. La McLaren è una grande, una grandissima, ma è anche una squadra rinnovata, con una nuova filosofia e un amministratore delegato di ampie vedute, per nulla legato al retaggio della Formula Ecclestone, e per giunta statunitense. E’ tempo di scelte, e a Paragon non sembrano avere molti dubbi. O! Say can you see…

Antonino Rendina


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