Se la Ferrari torna a sentire il rumore dei nemici…

La vittoria di Vettel in Australia sembra aver tolto certezze alle due grandi deluse di inizio stagione

Se la Ferrari torna a sentire il rumore dei nemici…

I fornai di Maranello hanno sfornato pane di ottima qualità, degno della cucina italiana, ridimensionando di botto il manipolo di chef stellati che opera nei 200 km nel cuore dell’Inghilterra, quella “F1 Valley” che da ieri fa un po’ meno paura.

L’Italia dei motori s’è rimessa davanti a tutti, dettando il passo con facilità impressionante, come non accadeva davvero da anni. Niente ancora per cui valga la pena stappare lo champagne conservato da dieci anni in frigo, considerando che l’Australia è solo un indizio, aspettiamo la Cina (la coincidenza) e magari il Bahrein (tre indizi fanno una prova). Presto, prestissimo, quindi per cullare sogni iridati, il rischio di atterrare bruscamente esiste, soprattutto dopo aver verificato sulla nostra pelle quanto in F1 non esistano pronostici validi né sedicenti beninformati. Nel Motorsport esiste un giudice unico e supremo che è la pista e per ora la sentenza ha arriso la Ferrari e condannato questi inglesi un po’ spocchiosi che dovevano dominare in lungo e in largo la “Formula aerodinamica”.

Per certi versi, però, si può percepire come la vittoria a Melbourne di Sebastian Vettel abbia infastidito e preoccupato la concorrenza maggiormente rispetto agli ultimi, sporadici, trionfi del Cavallino. E’ una sensazione latente, che però trova conferma nelle reazioni e nelle parole degli avversari nelle ore e nei giorni successivi al GP.

Si pensi allo psicodramma Mercedes, dagli ormai fin troppo chiacchierati pugni sul tavolo di Wolff alle ben più ragionate parole del dopo gara. Dapprima l’allarme lanciato sulla difficoltà a sorpassare, proveniente da una squadra che negli ultimi tre anni ha effettuato soltanto doppiaggi, considerata la facilità con cui realizzava doppiette una gara sì e l’altra pure. Per non parlare delle parole di Lauda, presidente non esecutivo del team, che ha analizzato la gara di Raikkonen, dall’assenza di sudore del finnico (!) al distacco da Vettel, ipotizzando un anno di difficoltà per Kimi, con la Ferrari “che potrebbe decidere di seguire Sebastian”. Opinione, libera e legittima per carità, ma per nulla dovuta né richiesta. Cosa poi se non un tentativo di insinuare il dubbio e destabilizzare la squadra rivale? In attesa in ogni caso di lucide analisi di Marchionne o Arrivabene sulla gara di uno dei piloti Mercedes.

Al di là del guado, invece, dove il sole batte sempre un po’ meno, in quella Milton Keynes da sempre machiavellica e sorniona, è toccato all’altro grande sconfitto di giornata Helmut Marko (provare a) ridimensionare la splendida cavalcata di Vettel. “Noi abbiamo fatto la nostra gara con Max, la Mercedes ha sbagliato strategia con Hamilton, ma alla F1 serviva la vittoria di una squadra diversa dalla Mercedes. Sebastian dovrebbe ringraziarci…” il tenore delle parole dell’eminenza grigia dei Tori. Insomma la Ferrari deve “ringraziare” l’intercessione e la grande magnanimità della Red Bull per la vittoria del Gp di Australia.

La verità è che dopo il GP di Singapore del 2015 la vittoria della Rossa passò abbastanza inosservata. Un po’ di colore in una F1 monotematica, ma nulla per cui valeva la pena allarmarsi più di tanto. Quello di Melbourne, invece, è stato un primo posto che ha disturbato i “potenti”. Melbourne ha tolto certezze alla Mercedes, la quale probabilmente non è abituata a dover far i conti con un rivale di pari livello.

Ancora di più il trionfo del Cavallino ha rimpicciolito una Red Bull che sembrava dipinta, sulla carta, per questa nuova F1, e che invece ha annaspato, chiudendo la prima gara a trenta secondi dalla Rossa. E che ha provato a prendersi meriti dove non ne aveva, nel vano tentativo di ristabilire uno status quo che invece è stato ribaltato. Un ribaltone tutto tricolore, che non significherà ancora nulla, ma che pare aver gettato nello sconforto qualcuno…

Antonino Rendina

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