Ricordi di un mito, Gilles Villeneuve visto da vicino

Incontro tra Jacques Villeneuve, Alonso, Massa, Piero Ferrari e Mauro Forghieri

Nell’occasione della speciale ricorrenza celebrata oggi sul Circuito di Fiorano, una tavola rotonda ha fatto rivivere la memoria di Gilles Villeneuve attraverso testimonianze e filmati dell’epoca. Dalla telefonata di Enzo Ferrari alla firma del contratto – avvenuta il 29 agosto 1977 – l’incontro ha voluto ripercorrere le tappe della storia di Villeneuve in Ferrari in memoria di un mito che ha saputo emozionare l’Italia in un momento di grandi cambiamenti.

Nelle parole di suo figlio Jacques il ricordo dei dieci anni vissuti accanto al padre: “Con tutta la famiglia si andava sempre alle gare e si viveva nel motorhome… ed era molto meglio che andare a scuola! La maggior parte dei ricordi che ho sono in pista, seduto a guardare una gara. Al 90% ricordo mio padre come pilota, poco a casa, sempre in giro, se non in macchina in elicottero o in aereo. Ma questa era la normalità, era mio padre. Penso di essere stato fortunato a guidare in tempi in cui le macchine sono più sicure, perché forse sarei morto anch’io, visto che come lui per natura sono portato ad andare sempre al limite.” Interrogato su come Gilles avrebbe preso la sua decisione di correre: “Sarebbe stato contento, perché per lui era un sogno vedermi diventare un pilota”.

E sullo stesso argomento sia Felipe Massa che Fernando Alonso hanno raccontato di aver ricevuto un grande appoggio dai propri genitori. “ Il mio papà mi ha sempre aiutato perché anche lui correva”, ha raccontato Felipe, “anche se lo faceva per divertimento nella categoria Turismo e non era un professionista. Io sognavo di fare il pilota fin da bambino e correre come il mio papà significava tutto per me. Dagli inizi nel go-kart all’arrivo in Formula 1 mi è sempre stato vicino”.

Anche per Fernando la figura del padre è stata fondamentale: “Soprattutto all’inizio, quando lui voleva che a correre fosse mia sorella e ha costruito un kart per lei. Per fortuna a lei non è piaciuto e l’ho preso io. Da lì è iniziato tutto. Quando ero bambino ha fatto enormi sforzi per aiutarmi, mi ha insegnato tutto. Ho iniziato a due anni e mezzo, lui aveva legato una corda dietro al kart per non farmi andare a sbattere. Immagino non dovesse essere troppo divertente passare la domenica a tirare una corda dopo un’intera settimana di lavoro, sicuramente in lui c’era una grande passione”.

Entrambi i piloti – troppo giovani all’epoca della sua scomparsa – hanno conosciuto il mito di Villeneuve attraverso i racconti delle sue gesta ed entrambi hanno corso in squadra con Jacques. Per Felipe “I racconti delle sue imprese erano tra i più incredibili della Formula 1, aveva uno stile di guida ed un’aggressività non comuni”.

Per Fernando non c’era testimonianza più viva dei video dell’epoca e della grande passione di tutti per il suo talento, le sue storiche rimonte, il suo grande valore sentito soprattutto in Ferrari. Alla domanda se il suo temperamento avrebbe avuto spazio nella Formula 1 di adesso, il Vice Presidente Piero Ferrari ha risposto: “Gilles aveva una guida aggressiva ma non è mai stato scorretto nei confronti degli avversari. Ora le cose sono molto diverse, tutto è controllato, soprattutto le vetture. E se oggi un pilota guida in modo aggressivo rischia di andare piano, perché occorre uno stile di guida particolare per fare i tempi.” Jacques oggi tra i piloti vede una scorrettezza che prima non c’era. In passato potevano verificarsi incidenti i cui protagonisti erano eroi, non vittime o artefici di manovre scorrette.

Parere condiviso da Fernando, per cui ai piloti oggi in più si richiede di eseguire alcuni gesti meccanicamente, quasi da ‘robot’, e Felipe, che ha chiamato in causa anche la differenza tra le contemporanee monoposto ad elevato carico aerodinamico e quelle di un tempo, in cui l’aderenza meccanica portava a guidare ‘di traverso’. A concludere l’emozionante racconto le parole di Mauro Forghieri, Direttore Tecnico della Scuderia ai tempi di Villeneuve: “Lui non faceva il Campionato del Mondo, lui correva per quella gara. Ed era tutto. Lui correva con un telaio tagliato, perché al tempo eravamo in centosessantadue compreso il Commendator Ferrari, e non avevamo tempo per fare macchine nuove. Erano vetture che richiedevano un grosso impegno fisico, con cui oggi sarebbe impossibile correre.”

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