Recuperare Vettel e gestire Leclerc, il difficile compito al quale è chiamata la Ferrari

Nel 2019 la Rossa dovrà anche far fronte ad una convivenza che si preannuncia scoppiettante

Recuperare Vettel e gestire Leclerc, il difficile compito al quale è chiamata la Ferrari

Si procede a testa bassa e con i piedi per terra verso il suono liberatorio della campanella all’ultimo giorno di scuola. Ad Abu Dhabi liberi tutti, lasciandosi (quanto prima) alle spalle questa stagione dannata, prima paradisiaca e poi infernale, un purgatorio (di speranze ed errori) che condanna ancora una volta la Ferrari al malinconico limbo dell’inutilità del secondo posto.

Il 2019, con le sue novità regolamentari, è una bella incognita. Prevarrà ancora una volta la forza della Mercedes? Toccherà al genio di Newey, maestro nel trovare carico aerodinamico quando ce ne sarebbe di meno per tutti? Sarà il turno del Cavallino? Domande legittime che necessitano di doveroso tempo per trovare risposta, ma una cosa è certa: la Ferrari in quanto a coppia piloti ha osato, decidendo di rischiare.

Superfluo nominare ancora il prode Kimi, al quale fischieranno altrimenti le orecchie. Il futuro (prossimo) è formato dall’esperto Vettel e dal giovanissimo Leclerc. Sebastiano e Carlo. Un tedesco dal sangue latino e un monegasco ancora più impetuoso. Il problema semmai non è tanto quello della (probabile) rivalità interna quanto la necessità per Maranello di recuperare in toto Sebastian Vettel.

Il tedesco sta per chiudere una delle sue stagioni più amare, con i cinque successi di tappa cancellati nell’immaginario collettivo da prestazioni opache ed errori a tratti inspiegabili. Ma è pur sempre il quattro volte campione del mondo sul quale la Rossa ha l’obbligo di gettare le fondamenta dei tanto agognati successi. Piaccia o no, la Ferrari non può fare a meno del miglior Seb.

Ma sarà possibile concentrarsi sul tedesco e metterlo in condizioni di guidare come sa e al contempo gestire l’esuberanza e il talento di Charles Leclerc? Nelle poche dichiarazioni rilasciate riguardo al suo passaggio in Ferrari il pilota monegasco non ha mai abbassato la guardia, puntualizzando non appena ha potuto che il suo obiettivo non è solo quello di imparare da Vettel ma anche di batterlo e vincere.

Non c’è remissività o subordinazione. Forte probabilmente di un management che ha il suo peso a Maranello (Nicolas Todt era il manager di Felipe Massa, di fatto una “bandiera” dei tempi recenti), Charles si è presentanto senza complessi di inferiorità o ipocrisie, con una irriverenza di verstappeniana memoria, tale da azzerare la distanza di 52 vittorie e quattro titoli mondiali che lo separa da Vettel.

Una bella gatta da pelare. Seb e Charles, quasi amici. Perché nella normalità delle cose Vettel dovrebbe dettare il passo e fare l’andatura, lasciando all’altro le briciole di un duro apprendistato. Ma la normalità – concetto sempre relativo – ben può essere stravolta dal talento più puro, da chi a vent’anni naviga con l’Alfa Sauber in posizioni nobili, che il futuro è già un po’ suo e quando c’è un piede così diventa facile mettere in difficoltà chiunque.

Un bel grattacapo in primis per Maurizio Arrivabene, che dovrà tutelare in qualche modo il patrimonio Vettel senza però svilire la freschezza di Leclerc. Gestire, gestire, getire. E sperare che l’irruenza e l’entusiasmo giovanili non si rivelino una bomba ad orologeria. Anche sotto questo aspetto Mercedes e Red Bull sorridono sornione, poiché con Bottas e Gasly i pericoli per Hamilton e Verstappen sono ridotti davvero al lumicino.

Antonino Rendina


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