F1 | Ferrari, la SF90 è un “codice enigma” ma il potenziale c’è
La Ferrari dovrà anche essere più pronta nelle strategie
Indecifrabile. Come il codice Enigma, quello che usavano i nazisti durante la seconda guerra mondiale e che fu poi decifrato dal geniale Alan Turing. Eppure la SF90 è un busillisi (per dirla con Camilleri lo scrittore) che va superato, un bellissimo ostacolo che va trasformato in arma vincente, una monoposto dalla quale andrà prima o poi tirato fuori tutto l’immenso potenziale.
Anche in Cina la Rossa è stata mesta e compassata, remissiva dinanzi al facile strapotere degli anglo-tedeschi della Mercedes. Loro già a tre doppiette, mentre Maranello si lecca le ferite “studia i dati” proprio come l’equipe inglese guidata dal geniale matematico di cui sopra. Con calma e pazienza, mostrando al mondo la tempra dei forti, senza guardare la classifica e senza farsi prendere da terribile ansie. Può bastare l’atteggiamento positivo per dare un briciolo di speranza?
Dipende dalla rapidità con cui la Ferrari risolverà il mistero e metterà tutti i tasselli al proprio posto. Le cose che non vanno bene sembrano due, e sono l’affidabilità e probabilmente l’aerodinamica. Sulla prima c’è ben poco da dire, il sospetto che la Rossa corra un po’ strozzando in gola l’urlo della propria PU è sempre più fondato. Portare due monoposto al traguardo in questo momento è fondamentale, anche a costo di sacrificare un po’ di prestazione.
Eppure questa “scimmia” che si aggira sulla SF90 andrà pur scacciata, nella moderna F1 è del tutto inammissibile che una scuderia così preparata patisca così tanti e reiterati problemi di tenuta. C’è poi un altro piccolo allarme e riguarda l’aerodinamica. La SF90 soffre terribilmente i tratti più guidati, le curve più lente, sembra avere problemi in inserimento curva (la monoposto è molto sottosterzante). Ci si attendono modifiche nette, correttivi veri, e non può essere un caso che a Maranello si sia rivisto Antonio Giovinazzi al simulatore. Perché dal reparto di simulazione dipende di fatto il rendimento della vettura nel mondo “reale”. E allora giusto affidarsi a chi ha esperienza e una comprovata bravura in quel ruolo.
Il Cavallino, insomma, ha un bel po’ di lavoro da fare, per mettere al loro posto tutti i pezzi di un puzzle difficilissimo. Ma lo sforzo potrebbe essere ben ripagato, perché è indubbio che al netto dei problemi di gioventù questa vettura ha un enorme potenziale inespresso. E allora non resta che aspettare, non certo fiduciosi ma nemmeno totalmente scoraggiati. Toccherà alla Ferrari dimostrare di avere struttura e organizzazione tali da rivaleggiare alla pari con la Mercedes.
Sul lato strategie, dall’altro canto, la Rossa dovrà svecchiarsi un po’. Se il DNA è quello di impartire ordini di scuderia in modo cinico ma al contempo legittimo, quantomeno non bisognerà più lasciare al proprio destino i piloti, ritardando inutilmente le soste anche in una gara “telefonata” e dallo sviluppo piuttosto prevedibile. Quand’anche la vittoria fosse lontana l’obiettivo minimo dovrà essere sempre quello di massimizzare il potenziale e la Ferrari a Shanghai ha barattato un terzo e quarto posto con un terzo e quinto, e nessuno ha ancora capito bene perché.
Antonino Rendina
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