Insalata Russia – Superbia Ferrari, i pianti di Leclerc, le follie su Vettel e la coppia scoppiata

Un GP da dimenticare per la Ferrari, che mal gestisce la rivalità ormai esplosa tra Seb e Charles

Insalata Russia – Superbia Ferrari, i pianti di Leclerc, le follie su Vettel e la coppia scoppiata

Sochi, un’insalata Russia particolarmente indigesta. Da torcimento di stomaco. Da potenziale doppietta (dei veleni) a podietto avvelenato, per una Ferrari capace di incartarsi da sola, di giocare a sfidare gli dei sentendosi improvvisamente dominante, peccando così di quella che gli antichi greci chiamavano Hybris, l’accecante tracotanza che provoca nefaste conseguenze.

Da team claudicante e deludente a squadra capace di infilare quattro pole consecutive e ambire a doppiette facili facili, Maranello si convince di poter pianificare a tavolino l’uno-due telecomandato, con un risiko di tattiche che Napoleone spostati proprio. Tu gli dai la scia, lui supera Hamilton, e se supera te…ma si dai facciamo il cambio posizioni, questo è il valzer del Cavallino. Senza considerare il cannibalismo feroce dei campioni e degli aspiranti tali. Senza considerare che il vero Merckx della F1, quello che vince sempre e ininterrottamente da anni, Lewis Hamilton, mordeva le caviglie a pochi secondi con una strategia diversa, per nulla intento a fare da spettatore ai Rossi.

E così Vettel si traveste da lepre, invoca il diritto di rimanere primo perché il sorpasso (guidato) su Leclerc era arrivato prima di curva 1. Charles non ci sta, non recrimina come a Singapore ma quasi, e ormai i sui piagnistei via radio sono diventati una fastidiosa consuetudine. Principino in erba che mal tollera un ruolo subalterno, la Ferrari è già un po’ sua, ma la vuole tutta. Bravissimo a stemperare con la faccia d’angioletto la tensione davanti ai microfoni, ma è chiaro che reclami una via preferenziale per la vittoria, sentendosi già il presente e il futuro di questa squadra. Ma il (non più, pare stia sulle palle a tutti questo soprannome) predestinato deve capire che non può piagnucolare via radio tutti i GP, ma fidarsi del team e concentrarsi solo sulla guida.

Non è un caso, infatti, che la Ferrari – sempre machiavellicamente e nonostante Sebastian fosse velocissimo – è stata “fedele” ai patti, ricollocando nel gioco delle soste Vettel dietro a Leclerc. E il pilota tedesco – che signore lo sarà sempre – non ha proferito parola, rispettando la decisione del team. Nonostante avesse nelle corde il passo per vincere.

La doppietta è poi sfumata per la rottura dell’ERS del motore di Vettel, sfortuna che ha dato la stura alla più totale idiozia di un ambiente che ribolle fino all’esasperazione. A rischio scossa, e con la monoposto probabilmente non più “isolata”, Seb ha dovuto parcheggiare d’urgenza e saltare senza toccare nulla, per evitare pericolose folate di vento catalane di alonsiana memoria. Eppure ci sono sempre i geni di turno pronti ad insinuare che il tedesco abbia parcheggiato la SF90 in un punto scomodo, per danneggiare l’ormai rivale Leclerc.

A rischio “alta tensione”. La stessa che ormai si respira in un box verosimilmente spaccato, e con Binotto e Mekies nel difficile ruolo di mediatori. Un motivo in più per chiedere a Maranello di essere risoluta e più pragmatica. Basta pianificare strategie di squadra con due piloti che chiaramente non digeriscono il ruolo di scudiero. Se la line up fosse confermata – come dovrebbe essere – siano lasciati liberi di correre. Altrimenti la Ferrari faccia un passo indietro e affianchi al piccolo principe una seconda guida che non rompa le scatole. Purché si evitino certi teatrini da reality show. In ogni caso difficilmente vedremo Vettel relegato al ruolo di gregario. E’ un quattro volte campione del mondo e vuole vincere, come è giusto che sia.

Antonino Rendina

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