F1 | Quattro chiacchiere con Matteo Togninalli, capo degli ingegneri di pista della Ferrari

"Dobbiamo dare a Charles e Carlos una vettura con un comportamento costante", ha detto

F1 | Quattro chiacchiere con Matteo Togninalli, capo degli ingegneri di pista della Ferrari

La Ferrari si prepara al secondo Gran Premio della stagione in Arabia Saudita. Dopo il disastro del Bahrain, sotto l’aspetto squisitamente tecnico, la Scuderia ha bisogno di riscattarsi, ma lo dovrà fare con una penalità sulle spalle del povero Leclerc, il quale utilizzerà già la terza centralina dopo nemmeno due weekend, e questo vuol dire scontare dieci posizioni sulla griglia di partenza. Una mazzata dal punto di vista morale, considerando le chiacchiere, rimaste tali, dell’inverno. Nell’anteprima di Jeddah ha parlato Matteo Togninalli, capo degli ingegneri di pista del Cavallino.

Il secondo appuntamento della stagione è il GP dell’Arabia Saudita, sul circuito di Jeddah. Sarà un’altra gara notturna ma su una pista superveloce, con curve cieche e muretti. Come pianificate di affrontare il weekend per aiutare i piloti a trovarsi nelle condizioni migliori?

“Sui circuiti cittadini la variabile pilota è ancora più importante che sulle classiche piste permanenti. Da parte nostra dobbiamo mettere a disposizione di Charles e Carlos una monoposto costante nel comportamento, perché devono essere in condizione di avvicinarsi quanto più possibile ai muretti, tenendo un passo regolare sul giro senza mai essere a rischio di danneggiare la vettura. Su questa pista i sorpassi sono relativamente facili, quindi ci concentreremo maggiormente sul passo gara, a maggior ragione con Charles vista la penalità, ma non trascureremo la qualifica perché i piloti per avere piena confidenza con la monoposto devono avere modo di provarla anche spingendo al massimo”.

Considerando la frequenza con la quale in questa gara ci sono bandiere rosse, Safety Car e Virtual Safety Car, avete fatto una preparazione specifica, immaginando tutti questi scenari?

“Questo aspetto è più legato alla gestione di gara che alla preparazione. Come squadra studiamo come gestire tutte le situazioni che possono verificarsi. Nel fare questo ci basiamo molto sulle statistiche, e i dati qui ci dicono che c’è una grande frequenza di sospensioni o neutralizzazioni della gara di cui dobbiamo tener conto. È fondamentale non farsi cogliere di sorpresa dai possibili scenari, perché sapere come reagire può fare la differenza ed è dunque importante essere più preparati possibile”.

Normalmente si chiede ai piloti quale tipo di pista preferiscono, ma invece qual è la tipologia di pista favorita da voi ingegneri?

“Per noi le piste preferite sono quelle più tecniche, sulle quali anche i dettagli possono fare la differenza. Come dicevo, su un tracciato cittadino la componente pilota è particolarmente importante, mentre su circuiti come Silverstone e Suzuka la varietà del layout impone di trovare un bilanciamento perfetto tra i tratti più lenti e quelli più veloci. In quel campo a livello di ingegneria possiamo dare un contributo più rilevante, quando si lotta per cercare l’ultimo millesimo. A noi ingegneri piacciono molto anche i weekend con il formato Sprint, perché impongono di arrivare più pronti del solito, dal momento che ci sono meno minuti di prove libere. In quelle occasioni il lavoro di preparazione fatto a casa assume un valore ancora maggiore, e il nostro contributo può fare maggiormente la differenza”.

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