F1 | Ferrari: si può anche perdere, ma così no!

La Ferrari ricorda sempre di più una nave in tempesta; anche la gestione della sconfitta iridata poteva essere migliore

F1 | Ferrari: si può anche perdere, ma così no!

Se vincere è diventata utopia, la Ferrari aveva almeno il dovere di perdere questo mondiale in maniera più dignitosa. Il rischio è che il disastro di questo autunno infelice privi gli uomini in rosso anche dell’onore delle armi, che pure gli andrebbe concesso per la prima parte di stagione brillante. Il GP del Giappone, non bastassero le ultime prove opache, ha certificato definitivamente una crisi senza fine, uno sprofondo (rosso) dal quale è difficile riemergere, un buio che ha fagocitato il brio e i colori della squadra ammirata fino all’estate.

Il tentativo di sorpasso di Sebastian Vettel su Max Verstappen alla Spoon Curve della terribile Suzuka è una immagine che dice più di mille parole. E’ istinto di sopravvivenza che va alla cieca, è impulso vitale, è la disperazione del tutto per tutto, ma bastava contare fino a dieci per rendersi conto che era meglio un podio decoroso che un all-in inutile, vano, tardivo.

Le frecce d’argento, dopotutto, non sono mica scappate in Sol Levante. Lo hanno fatto da tempo, lasciandosi alle spalle le rovine di una Ferrari verosimilmente – alle incontrollate voci di corridoio hanno fatto seguito le firme in calce sui maggiori quotidiani nazionali –  dilaniata dall’ennesima guerra intestina, da ipotetiche lotte di potere difficilmente comprensibili e giustificabili per chi è fuori, per noi appassionati esterni che puntiamo (ancora, ma per quanto?) la sveglia all’alba per un sogno che è diventato un incubo che dura ormai da dieci anni.

Dopotutto gli indizi disseminati qua e là lasciano pochi spazi a dubbi: l’improvvida gestione del passaggio di testimone tra Raikkonen e Leclerc, lo sviluppo a gambero (resta un mistero la Rossa piantata in uscita curva e il mezzo secondo perso in meno di un mese), gli errori di un Vettel che è sembrato lasciato in monoposto al suo destino, non più terminale e punta di una squadra che lavora coesa per un obiettivo. Già, la coesione, l’unità di intenti, quelle che parevano esserci e che difficilmente permangono laddove un team principal – ben presente al muretto e partecipe all’attività – si sfoga contro i propri tecnici al sabato, per poi complimentarsi con gli stessi dopo una gara che più incolore non si può.

Dall’errore marchiano delle gomme intermedie montate con la pista asciutta, ad una reazione in gara che in verità non c’è stata, se è vero che Raikkonen alla fine è arrivato dietro a Ricciardo che partiva quindicesimo, mentre le speranze di rimonta di Seb si sono infrante nel testacoda dopo il contatto con Verstappen. Non può esserci nulla di positivo in un fine settimana così, soprattutto al cospetto di una Mercedes implacabile, un rullo compressore uscito alla distanza, con Hamilton che in una stagione apparantemente combattuta è ancora in corsa per il record di 13 vittorie.

Assodate le difficoltà a questo punto insormontabili di una Ferrari che sembra aver mollato anche con la testa, resta da chiedersi dove finito sia l’amor proprio di una squadra che dovrebbe rappresentare lo stato dell’arte della F1. Ma soprattutto, viene da chiedersi perché una proprietà così vincente nel calcio – con la Juventus che inanella record di vittorie su record – sembra totalmente assente per l’altro gioiello di famiglia, forse anche più prezioso, perché lontano dai campanilismi “pallonari” e molto più simile ad un Nazionale. E si soffre, proprio come con l’Italia del calcio, purtroppo.

Antonino Rendina


4.8/5 - (37 votes)
Motorionline.com è stato selezionato dal nuovo servizio di Google News,
se vuoi essere sempre aggiornato sulle nostre notizie
Seguici qui
Leggi altri articoli in Focus F1

Lascia un commento

3 commenti

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati