F1 | Ferrari: il buono (il podio) il brutto (la figuraccia) e il cattivo (Sainz) di Monaco

Alti e bassi per la Ferrari nel Principato, con un bel secondo posto finale

F1 | Ferrari: il buono (il podio) il brutto (la figuraccia) e il cattivo (Sainz) di Monaco

Secondo posto con rabbia. O primo posto sfumato con gioia. Il confine è labile. Perché poi se il Cavallino non fosse una montagna russa di emozioni contrastanti non potremmo parlare di tremendismo ferrarista, di quelle gioie e delusioni che si mescolano e rimescolano tra loro senza soluzione di continuità.

La Ferrari a Montecarlo è stata tutto e il contrario di tutto: una squadra viva, veloce, brillante e al contempo impreparata, approssimativa, incompiuta. Poteva vincere un GP tra i più significativi del calendario, simbolo di sfarzo, glamour, donne e motori, storia della F1 e invece ha sprecato una strana ma pur bella ed importante pole position. Ciononostante ha chiuso al secondo posto, davanti alla McLaren, rivale per il terzo posto Costruttori, e tutto sommato alla fine tra gli uomini in rosso erano più i sorrisi che le lacrime.

IL BUONO. Di buono a Montecarlo per la Ferrari c’è stato soprattutto il primo podio stagionale e il rendimento della SF21. Pronosticata come auto competitiva tra le stradine anguste del Principato la monoposto 2021 non ha disatteso le aspettative. Agile, guidabile, incollata a terra, veloce nei cambi di direzione e con una ottima trazione: confermate tutte le ottime sensazioni del T3 di Barcellona. La SF21 è nata per i circuiti da medio alto carico, e può fare ancora bene su piste come l’Hungaroring, difendendosi poi quando conteranno più velocità massima e percorrenza. Ma senza sfigurare, perché nel complesso l’auto è bilanciata e veloce più o meno dovunque.

IL BRUTTO. La mancata partenza di Charles Leclerc è un’ombra lunga che peserà per lungo tempo su Maranello. Un mistero, perché pare che il botto del monegasco non avesse danneggiato la scatola del cambio – come si temeva – ma che la SF21 numero 16 sia stata mandata in pista con il semiasse rotto sul lato sinistro dell’auto, quello opposto all’incidente. Le parole del team principal Binotto non fanno luce sull’accaduto, gettando invero ancora più ombre e dubbi sull’operato del team tra le qualifiche e la gara.

“Dobbiamo guardare meglio, si è rotto qualcosa sul lato sinistro, tra la trasmissione e il semiasse/ruota. Potrebbe essere una conseguenza dell’incidente di ieri, ma anche non essere legato. Analizzeremo e capiremo”.

Potrebbe essere un danno causato dall’incidente di Leclerc, così come no. E allora come è stata verificata la monoposto di Sciarl? Come è possibile  mandare in pista il pilota con la monoposto danneggiata? Un eventuale danno al semiasse o differenziale poteva o non poteva essere vagliato con attenzione a monoposto ferma? Domande che presumibilmente non troveranno mai risposta.

Resta però la figuraccia in mondovisione del poleman che non prende il via perché mandato in pista con la monoposto rotta. E’ una immagine disturbante, che allontana la Ferrari da quegli standard di eccellenza necessari per tornare ad essere un team vincente.

IL CATTIVO. Per fortuna la Ferrari lascia Montecarlo con la consapevolezza di poter contare su un pilota fortissimo. Carlos Sainz non avrà i picchi velocistici di Leclerc, ma è poco incline all’errore, va forte dovunque, è ambizioso, affamato. Cattivo dopo le qualifiche quando rimugina e borbotta per la pole mancata. Cattivo in gara a portare la Ferrari fino alla piazza d’onore. Consistente, tecnico, gran lavoratore. Questo podio non è un punto d’arrivo ma di partenza. La Rossa non ha solo un Predestinato, ma anche un Matador, uno come l’Alonso ferrarista, un animale da gara.

Antonino Rendina


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