F1 | Ferrari mai con un profilo così basso: pretattica o resa incondizionata?

Binotto ha parlato di inizio di stagione in salita con una monoposto ancora da comprendere appieno...

F1 | Ferrari mai con un profilo così basso: pretattica o resa incondizionata?

Be’ certo i tifosi della Rossa non possono gonfiare il petto in attesa del GP di Austria. Anzi a sentire le parole di Binotto la situazione per Maranello pare essere abbastanza deprimente. La Ferrari ormai si è auto relegata al ruolo di comprimaria, di comparsa, addirittura ripetendo, come fosse un mantra, di non essere competitiva e al livello delle dirette rivali.

La Ferrari è indietro, parola di team principal. E non porterà aggiornamenti sulla monoposto. La SF1000 sarà quella che avrebbe corso in Australia prima del lockdown. Non c’è aspirazione di vittoria, non ci sono proclami, nè propositi di vittoria a breve termine. L’approccio di Maranello al mondiale 2020 è cauto e prudente, quasi a non voler disturbare chi invece con prepotenza e determinazione non vede l’ora di lottare per più nobili obiettivi.

“Non abbiamo avuto tempo di sviluppare l’auto con pezzi nuovi, e poi dovevamo capire cosa non andava e ci siamo concentrati sull’analisi del comportamento della macchina”. Analisi su analisi dei dati, per venire a capo dell’annoso problema della correlazione e corrispondenza dei dati tra simulazioni al computer e pista. Un difetto che la Rossa si trascina dietro da quasi dieci anni, dall’epoca di Alonso, e allora era la galleria del vento vetusta, poi progettata daccapo, e a desso il problema qual è?

Fatto sta che Mercedes, Red Bull, finanche la bistrattata Renault, hanno annunciato di portare sostanziali aggiornamenti sulle monoposto a Spielberg, mentre la Ferrari è lì, ferma ancora ai test di Barcellona, intenta a capire il perché la nuova SF1000 progettata per risolvere i problemi aerodinamici della SF90, li presenti invece alla stessa maniera tanto da far dire a Binotto: “Abbiamo dovuto ripensare totalmente il programma di sviluppo, per questo siamo in ritardo”. 

Parole che suonano come un dejà vu, perché certe difficoltà tecniche dalle parti di Maranello sembrano non finire mai, fanno giri immensi e poi ritornano. La conseguenza è una scuderia costantemente nel limbo, remissiva e sconfitta già nelle parole della vigilia, quasi arrendevole. Incapace, comunque, di aprire quel benedetto ciclo vincente (altro ritornello molto in voga).

Resta il timidissimo dubbio che dietro tutto questo piangersi addosso, o questo spiccato realismo dir si voglia, ci sia un briciolo di sana pretattica. Che la Ferrari sia, in qualche modo, già adesso migliore di quella vista nei test di Barcellona e che la mancanza di sostanziali aggiornamenti non si traduca per forza di cose in una mancanza a priori di competitività assoluta. Una Ferrari in forma, anche se non vincente, rappresenterebbe quantomeno un segnale di vitalità, di presenza; viceversa il trascinarsi in pista annaspando trasmetterebbe ancora più l’idea di un mito sbiadito che naviga a vista. E poi, dopo due anni, può mai essere che fior fior di tecnici devono ancora comprendere la monoposto? E’ una auto da corsa o il codice Enigma?

Antonino Rendina


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