F1 | Ferrari adotta la linea giovane con Leclerc-Sainz, ma scaricare un campione non è mai un bel segnale…

Cosa dobbiamo aspettarci da Maranello nei prossimi anni?

F1 | Ferrari adotta la linea giovane con Leclerc-Sainz, ma scaricare un campione non è mai un bel segnale…

Il dado è tratto, ed è stata una scelta forte, probabilmente ragionata e con una sua logica. C’è un predestinato al quale vengono consegnate ufficialmente le chiavi di Maranello, un ragazzo ancora in crescita ma che ha stupito tutti, con le stimmate del fenomeno. Un atto di fiducia verso quel talento cresciuto in casa, affiancandogli poi un pilota solido e consistente come Carlos Sainz. Più un piano B che una seconda guida, per certi versi una assicurazione di ulteriore talento qualora il Piano A, quello che si chiama Charles Leclerc, fallisse.

Ma la Ferrari si affaccia al 2021 come un pozzo di incognite, team “giovane” che non può però permettersi il lusso di essere giovane, e senza un faro del calibro di Sebastian Vettel. Si perché, a conti fatti, la Rossa ha comunque scaricato un quattro volte campione del mondo e con esso tutto un bagaglio di esperienza, carisma, prestazioni, che sarà in ogni caso difficile rimpiazzare.

Lo stesso Leclerc nelle gare che si disputeranno in questo travagliato 2020 dovrà apprendere in fretta il mestiere di capitano, perché poi non avrà più quel punto di riferimento nei box dal quale ha ammesso lui in primis di aver imparato tantissimo, nonostante gli screzi in pista in troppe occasioni. La stessa Ferrari perde il campione con il taccuino, il fuoriclasse preciso come pochi nel dialogo con i tecnici e nelle riunioni con gli ingegneri. La F1 è fatta di dettagli, e questi sono piccoli dettagli che possono fare la differenza. Nell’immaginario collettivo Leclerc ha battuto Vettel e l’ha di fatto pensionato. Lo sport è così, sa essere crudele e certe logiche si ripetono, eppure andrebbe ricordato che con una SF90 migliorata e più stabile nelle ultime gare del 2019 Sebastian era puntualmente più performante di Carletto sulla distanza, come ammesso dallo stesso monegasco.

Non è, insomma, tutto oro quel che luccica in questo cambio di rotta di Maranello. E’ per certi versi un azzardo, e per altri versi è la logica conseguenza di un progetto a questo punto sempre più a lungo termine. E’ chiaro che la SF1000 sia già nata male, come è chiaro che invertire la rotta e progettare una monoposto vincente richiede ancora tempo. Potrebbe aver pesato anche questo nella scelta di non confermare un campione come Vettel, o come lo stesso abbia deciso di non ascoltare offerte giudicate non adeguate al suo status, stretto tra la morsa di un team che guarda solo a Leclerc e all’attualità di una Ferrari sbiadita e verosimilmente non vincente.

Perché la Ferrari ripartirà dal 2021 con rinnovato entusiasmo, con una coppia di giovani piloti ambedue fortissimi, ma senza i favori del pronostico, senza un campione maturo ed esperto al volante e difficilmente con ambizioni di mondiale. La sensazione è che qualcosa a livello gestionale difetti ancora, che anche la progettualità sia carente, e se proprio non si naviga a vista poco ci manca. D’altronde Vettel era innamorato della Ferrari e – repetita iuvant – nell’ultimo scorcio di stagione era più competitivo di Leclerc sul passo gara. Ed è stato scaricato a motori spenti come uno qualsiasi. Non un bel segnale, al di là di tutto.

Antonino Rendina


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