Piero Ferrari: “Questa non e' una guerra di dichiarazioni a mezzo stampa”

Piero Ferrari: “Questa non e' una guerra di dichiarazioni a mezzo stampa”

Dichiarazioni di Piero Ferrari a “The Guardian”

Piero Ferrari porta il cognome piu' autorevole nel mondo dei motori, ma e' una delle persone piu' tranquille. Ieri, ad ogni modo, mentre l'annuncio della Scuderia Ferrari di lasciare la Formula 1 piuttosto che tollerare le regole di Max Mosley che vorrebbe un tetto di spesa e una nuova serie di regole tecniche per la stagione 2010, l'unico figlio rimasto del fondatore della compagnia ha voluto precisare che le dichiarazioni non sono un bluff.

“Questa non e' una guerra di dichiarazioni a mezzo stampa” ha riferito Piero Ferrari a “The Guardian”, raggiunto al telefono presso il quartier generale della Ferrari a Maranello. “Queste sono dichiarazioni che vengono da un consiglio di direzione che ha una grande esperienza”.

“ Il nostro primo obiettivo e' di tenere conto dei limiti del bilancio, che non pensiamo sia possibile controllare”, ha affermato. “Il secondo e' che secondo noi e' sbagliato che una squadra che accetti le limitazioni di bilancio abbia piu' liberta' e diverse regole tecniche. Se siamo tutti sulla linea di partenza di un Gran Premio, dobbiamo avere tutti le stesse regole, le stesse specifiche tecniche”.

“E' come nel calcio. In Italia abbiamo l'Inter, che sta vincendo il campionato, e che spende grandi somme di denaro per acquistare i giocatori migliori. Ma nella Serie A ci sono squadre come il Catania, che non hanno soldi. Secondo voi si potrebbe chiedere al Catania “potete giocare con 12 giocatori” e dire all'Inter “dovete giocare con 9”? Non sarebbe giusto. Ma queste saranno le regole della Formula 1. Non sono assolutamente accettabili. Chiunque sulla griglia deve prendere il via partendo dalle stesse regole, altrimenti non c'e' competizione ed e' qualcun altro a decidere chi vincera'”.

“Non e' perché vogliamo spendere soldi” ha detto. “Vogliamo risparmiare denaro. Tutti i costruttori sono favorevoli a ridurre le spese della Formula 1. Ma si possono ridurre le spese senza avere un limite di bilancio. E non e' una cosa facile da rispettare, e' gia' abbastanza difficile far rispettare le regole tecniche, come si e' visto recentemente con il problema del diffusore. Quindi, come si puo' far rispettare o controllare il budget di spesa?”

“Un'altra cosa e' controllare le spese sul piano tecnico. Lo stiamo gia' facendo con i motori e sara' fatto l'anno prossimo sul cambio. Possiamo perfino introdurre limiti sui costi dei materiali – la fibra di carbonio forse. Ho molti amici che corrono nelle Nascar, negli Stati Uniti. Controllano i costi – il numero di meccanici, per esempio – e le squadre corrono tutte con le stesse regole. Potremmo fare qualcosa di simile”.

Mosley, ha dichiarato, non solo ha ignorato la commissione Formula 1, che dovrebbe avere voce in capitolo su questioni come queste, ma anche le regole esistenti sulla stabilita' tecnica. “Ha dimenticato del tutto di consultare gli attori di questo spettacolo. So che il mondo e' in crisi economica, ma questo atteggiamento e questo modo di cambiare le regole non salvera' di certo l'economia”.

Ferrari pensa che la compagnia, che impiega 3000 persone nella fabbrica a Maranello e vende circa 4000 vetture da strada ogni anno in tutto il mondo, potrebbe continuare ad esistere anche senza la Formula 1 e potrebbe decidere di correre in altre categorie. “Perché no? Credo fermamente che se guardiamo al passato della Ferrari, l'immagine di oggi e' nata anche grazie alle vittorie della 24 Ore di Le Mans e nelle competizioni sportive e GT. Correre e' nel DNA della Ferrari”. “Mio padre ha iniziato costruendo e vendendo macchine da corsa. Non possiamo dimenticare le nostre radici e la passione che mio padre ha messo in quest'azienda. Tutti quanti nella compagnia amano le corse, ma vogliamo gare con regole chiare e vogliamo che tutti partano dallo stesso punto. Regole uguali per tutti”.

Quando gli si chiede se, a suo avviso, Mosley sia la persona adatta per dire alle squadre di Formula 1 cosa devono fare, ha replicato: “La prego, non mi chieda di rispondere a questa domanda. Conosco Max dagli anni '70 e non voglio dire niente su di lui. So che la decisione uscita dal Consiglio Mondiale non e' corretta nei nostri confronti e combatteremo contro questo. Non stiamo scherzando. Parliamo seriamente perché veramente e realmente Ferrari non partecipera' al prossimo campionato se verranno approvate queste regole”. E, considerata la reazione delle altre squadre, non e' da escludere il ritorno alla vecchia idea di una categoria a parte che faccia concorrenza alla Formula 1 FIA. “Non possiamo dire cose del genere adesso”, ha detto. “La situazione si sta sviluppando molto in fretta. Ora possiamo dire che la palla e' passata a Max. Vedremo”.

Cio' che e' sicuro e' che suo padre avrebbe condiviso la sua visione. “Era una persona forte, combatteva sempre per ottenere un accordo, e non avrebbe mai accettato quello che Max sta cercando di fare adesso, imponendo delle nuove regole”.

Un po' come successe nel 1986 quando Enzo Ferrari ha reagito in modo simile con il consiglio direttivo, quando minaccio' di lasciare la Formula Uno e di competere alla 500 Indianapolis. “Sono volato in America per firmare il contratto” ha detto Piero Ferrari. “Mio padre aveva perfino costruito una macchina apposta per la gara. La potete vedere anche oggi. E' nel nostro museo”. Non ha fatto nemmeno un giro di pista perché, come sempre, Enzo torno' sui suoi passi. “Ma non stava bluffando” dice suo figlio. “Era serio. E anche noi lo siamo”.

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