L’incoerenza della F1, sport di dettagli che non permette ai suoi protagonisti di allenarsi

Calendario pieno di gare ma soltanto tre giorni di test collettivi e il solito divieto dei test privati. E' ora di cambiare.

L’incoerenza della F1, sport di dettagli che non permette ai suoi protagonisti di allenarsi

Basta dai, perché il passaggio da grottesco a barzelletta è davvero breve. La Formula 1 è la categoria del motorsport più esclusiva, selettiva, in preda ad una overdose sfrenata di tecnologia, complessa, inaccessibile e ha il meraviglioso primato di essere tra i pochissimi sport – se non forse l’unico andando a memoria – che non permette ai suoi partecipanti di allenarsi a dovere, di affilare le lame come si converrebbe, preferendo uno sperequato e inutile dispendio di risorse per la simulazione, per il virtuale, per una dimensione eterea e poco pratica.

Sono bolidi, bolidi costosi, in carbonio, acciaio, leghe metalliche sofisticate, macchine infarcite di cavi ed elettronica, che soltanto per imparare le funzioni base del volante servono gare. Ma il pilota – questo essere eletto dotato dell’innata capacità di portare a limite le succitate belve di quasi 1000 cv – deve imparare a gestire la monoposto allenandosi su apparecchi costosissimi che fanno venire il mal di testa, un  po’ come se i calciatori invece di allenarsi giocassero alla playstation in attesa della partita.

Per fortuna almeno ci sono le prove libere, ma Liberty Media dovrebbe darsi una mossa, rinunciare alle proprie esigenze di guadagno e quindi evitare di mettere in calendario trenta gare, alcune delle quali impresentabili (paesi noti per avere tanti difetti fuorché il vizio dei motori), e restituire alle squadre la possibilità di interrompere questa emorragia smaterializzante del lavoro virtuale per farle tornare a girare in pista come, dove e quando cavolo vogliono loro.

Altro che settennati e domini interminabili, altro che valori scolpiti nei secoli, fermi come i megaliti di Stonehenge; fate annusare ai piloti e agli ingegneri l’asfalto, fateli passare ore e ore in pista, fino all’imbrunire per raccogliere dati, in pace e senza altre squadre intorno, altro che le prove libere dei GP che tra prove di assetto e traffico volano via tra una bandiera gialla e un incidente.

Più andiamo avanti e più peggioriamo. Per l’inverno del 2021 sono previsti solo tre giorni di test collettivi prima dell’inizio della stagione, ovvero un giorno e mezzo a testa di lavoro per ogni pilota. Pensate a Sainz, Alonso, Vettel e a chi altri si aggiungerà. Chi cambia (o torna) e ha pochissime ore per lavorare con la nuova squadra, un torto, una ingiustizia. Poi ci lamentiamo che vediamo sempre lo stesso spettacolo.

Semplificare i motori, ridare libertà ai progettisti, buttare un po’ di computer dalla finestra e tornare a riempire i camion di materiale da provare in pista. E ci rivolgiamo – ancora una volta – a Stefano Domenicali, prossimo Amministratore Delegato della F1. Ci pensi lui a lavorare per restituire un volto umano ad una categoria altrimenti spersonalizzante. Ve le ricordate le squadre test? Vi ricordate le fortune della Ferrari grazie al lavoro dell’ingegner Luigi Mazzola e ai km macinati in pista da Badoer? Anche quelle erano emozioni, sudore, fatica. E mancano.

Antonino Rendina 


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