Il duello iridato nell’indecifrabile Baku: tra Vettel e Hamilton la spunterà il più scaltro…

Il GP d'Azerbaijan è bistrattato dai più, ma la gara azera conta quanto le altre in calendario...

Il duello iridato nell’indecifrabile Baku: tra Vettel e Hamilton la spunterà il più scaltro…

Intorno al GP dell’Azerbaijan pare esserci più ironia che interesse. Le prove libere hanno riservato uno spettacolo tutt’altro che esaltante, tra vuoto cosmico ed errori marchiani. Interruzioni ed escursioni nelle lunghe vie di fuga hanno segnato un venerdì orribile, con i piloti mai così impegnati ad innestare la retromarcia, sotto tribune desolatamente vuote.

La pista, completamente priva di grip meccanico, liscissima e acerba, è un vero e proprio grattacapo per gli ingegneri. E’ un qualcosa, che vorrebbe essere altro, probabilmente non riuscirà a sviluppare una propria “personalità” . Nemmeno ci trovassimo in un dipinto cubista – lungi dal voler paragonare Tilke a Picasso – le forme della pista sono tracciate di netto, secche, linee tratteggiate geometricamente una dopo l’altra, per un risultato che manda al manicomio tecnici e piloti. Velocissima, tortuosa, lenta, stretta, angusta per quelle barriere che non fanno respirare, quasi claustrofobica in curva 8, quella dell’ormai famoso castello, eppure d’improvviso s’apre un’autostrada sul traguardo.

E allora metti e togli carico aerodinamico, trova il compromesso migliore, aspetta l’aderenza (la pista gommata può cambiare tutto) e prova a capire. Ecco spiegati gli errori, i lunghi in staccata, troppi per essere addebitati ad una semplice difficoltà, più ragionevolmente esperimenti per trovare il ritmo giusto, per entrare in sintonia con un circuito “astratto”, poco romantico, eppure insidioso.

Un tracciato per certi versi folle, indecifrabile, difficile da inquadrare. Eppure il GP dell’Azerbaijan ha lo stesso valore degli altri, assegna gli stessi punti, ha la stessa importanza dei tanto (a ben donde) decantati Canada, Silverstone, Spa e chi più ne ha più ne metta. Ecco allora che il duello iridato si sposta su un’altra dimensione, più umana, fallace e per questo non meno affascinante. Lewis Hamilton non sembra il più grande fan del circuito azero. Alle difficoltà del 2016 si sono aggiunte quelle del venerdì attuale, con il pilota inglese incline a soffrire le piste cittadine particolarmente spezzettate. Potrebbe essere un tallone d’Achille fin qui sottovalutato, ma l’ultima edizione di Sochi, Baku dello scorso anno, qualche amnesia a Singapore, sono già degli indizi.

Dovrà essere bravo e lesto ad approfittarne – da vero opportunista delll’aria di rigore – Sebastian Vettel. La Ferrari ha dimostrato un passo gara incoraggiante, e anche dalle dichiariazioni traspare una certa serenità, nonostante lo stesso Vettel non sia stato impeccabile in questo insolito venerdì. Ad aggiungere pepe ad uno scenario già di per se anomalo c’ha pensato una rediviva e brillante Red Bull. Il toro scatenato sembra adattarsi a menadito su un circuito che – autostrade a parte – finisce per premiare il telaio nelle curve strette. Ma, proprio per non smentirsi, Baku rimane un circuito di motore, ed ecco allora in prima linea Force India e Williams, pronte a fare fuoco e fiamme con il loro Mercedes. Chi ci capisce è bravo, fatto sta che su una pista bocciata dalla maggior parte degli appasionati potrebbe venir fuori una gara più originale del previsto. E con tante monoposto in ballo, tra Vettel e Hamilton la spunterà chi tra i due sarà più bravo a dimenarsi in questo dedalo di curve.

Antonino Rendina


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