F1 | GP del Belgio: l’analisi delle qualifiche

Max Verstappen conquista la pole position, ma la vera sorpresa è la prima fila di George Russell

F1 | GP del Belgio: l’analisi delle qualifiche

Sotto la pioggia torrenziale che ha caratterizzato le qualifiche odierne, è ancora una volta Max Verstappen ad imporre il proprio sigillo, riportando la Red Bull in pole position a Spa-Francorchamps dopo dieci anni grazie al miglior tempo ottenuto nel corso dell’ultimo tentativo. Una prima posizione cercata e meritata, la sesta della stagione, che gli ha permesso di mettersi alle spalle il suo rivale più diretto per il mondiale, Lewis Hamilton, facendo esplodere tutti i tifosi presenti sulle tribune giunti per supportarlo in vista del primo weekend di gara dopo la pausa estiva.

“Sono molto felice di aver conquistato la pole position qui nel Gran Premio di casa, ma non è stato semplice in pista. Riuscire a mettere insieme un giro era complicato, cercavo di trovare le traiettorie migliori al momento giusto e riuscire a comprendere quando si potesse andare forte nelle curve dopo una bandiera rossa così prolungata non era semplice”, ha dichiarato il beniamino di casa spiegando le difficoltà incontrate durante le qualifiche. La sfida più impegnativa è stata senza dubbio quella di far funzionare gli pneumatici nel giusto range di funzionamento, aspetto su cui Verstappen non si è mostrato del tutto soddisfatto, consapevole che avrebbe potuto migliorarsi ulteriormente se le sue coperture non fossero state eccessivamente fredde nella prima parte del giro finale: “Penso che il giro fosse ok, ma le mie gomme erano fredde nel primo settore e forse anche all’inizio del secondo. Guardando indietro, avremmo potuto fare un lavoro migliore da questo punto di vista, ma erano condizioni complicate. Era difficile mantenere la vettura in pista, cambiare gomme al momento giusto e anche la lunga pausa in Q2 e in Q3 non ha aiutato. Ma siamo primi e questo è ciò che conta”, ha poi aggiunto il portacolori della Red Bull durante le interviste, che anche in questa occasione ha sfoggiato uno stile di guida che nel corso degli anni lo ha contraddistinto per le sua abilità in condizioni di bagnato, ovvero ricco di linee morbide ed esterne, senza forzare eccessivamente l’uso dell’acceleratore a centro curva.

Nonostante la prima posizione, tuttavia, a rubare la scena al pilota olandese è stata la vera sorpresa del sabato belga, George Russell, capace di piazzare la sua Williams in una bella quanto inaspettata prima fila. Solamente tre decimi hanno diviso l’inglese da quello che avrebbe potuto essere uno dei più grandi capolavori della storia di questo sport, ma la prestazione odierna resterà comunque una bellissima pagina scritta da un pilota che sul giro secco ha sempre dimostrato di avere quel qualcosa in più. George sapeva di avere le carte in regola per giocarsi un buon risultato in caso le qualifiche di fossero confermate bagnate, ma di certo non si aspettava di concludere così in alto in classifica, soprattutto considerando che non disponeva di altri set di gomme intermedie nuovi, in quanto tutti gli altri set erano stati sfruttati nelle manche precedenti: “Pensavo che se la pista fosse stata bagnata, la Q3 era possibile. Mi sentivo a mio agio su questo tracciato con la pioggia, mi piace girare in queste condizioni. Ma riuscire a passare in Q3 è stato di per sé un ottimo risultato e non avevamo più gomme intermedie nuove, quindi abbiamo dovuto usare un set usato per la Q3. Mi aspettavo di finire in P9, 8 o 7”, ha spiegato il britannico al termine della sessione. Un giro impressionante, in particolare perché in alcuni punti del tracciato era stato in grado di registrare i parziali più rapidi dell’ultima manche, percorrendo ad esempio Pouhon ad una velocità di oltre 10km/h più alta rispetto al poleman Verstappen. “È una sensazione incredibile e sicuramente non ci aspettavamo di partire in prima fila! La squadra ha fatto un lavoro incredibile per mandarmi in pista al momento giusto, con le gomme giuste, con la strategia giusta. La guida è una cosa, ma deve essere tutto al posto giusto e spesso in questi momenti è quello che conta. Sono così felice per tutti perché è un lavoro di squadra e hanno fatto un lavoro fantastico. Abbiamo ovviamente avuto un grande risultato in Ungheria, e sembra che il nostro duro lavoro stia iniziando a pagare e la gente sta iniziando a riconoscerlo”, ha poi aggiunto Russell, che ha tratto il meglio da un assetto leggermente più carico.

Scatterà dalla terza casella l’altro contendente per il titolo mondiale, Lewis Hamilton, autore di una qualifica piuttosto altalenante, complici le scelte di un muretto Mercedes rivedibile nella gestione delle situazioni che si sono presentate a Spa. La seconda fila rappresenta comunque una buona opportunità per poter dire la propria a partenza, in particolare se la pista dovesse rivelarsi asciutta, sfruttando così la soluzione intermedia a livello di carico per portare l’attacco al duo di testa sul lungo rettilineo del Kemmel. “Il mio primo giro è stato davvero buono, ma ho perso un po’ di temperatura delle gomme nel giro lento tra i miei giri, quindi penso che ci fosse un po’ da fare con quel giro finale. Si vive e si impara, e ho dato tutto quello che avevo oggi. Spero in un tempo migliore e in una giornata asciutta domani, che sarebbe interessante per vedere a che punto siamo con il carico delle ali. Abbiamo cercato di trovare il giusto equilibrio tra velocità in rettilineo e il carico complessivo. Potrebbe non essere stato l’assetto migliore per oggi, ma domani vedremo”, ha poi dichiarato il sette volte campione, che ha giustamente sottolineato un fattore importante, ovvero quella della gestione degli pneumatici. Per l’ultimo run, infatti, Hamilton aveva optato per un doppio tentativo, intervallato da un giro di cooldown per ricaricare la batteria prima di rilanciarsi sul finale. Per quanto il primo passaggio fosse stato positivo in termini cronometrici, tanto da porlo momentaneamente in testa alla classifica, vi erano in realtà alcuni punti in cui l’inglese avrebbe potuto migliorarsi, come nella chicane di Les Combes e nella serie veloce di Pouhone, dove aveva quasi perso la vettura nel tentativo di sfruttare una traiettoria leggermente più larga in ingresso. Il problema si era posto nel momento in cui, durante il giro di cooldown, entrambi i piloti Mercedes avevano dovuto fare i conti con il traffico nell’ultimo settore, dovendo così alzare il piede in più occasioni per lasciar passare le vetture che stavano sopraggiungendo ad alta velocità per segnare il proprio tempo. Ciò si era ripercosso negativamente sulle coperture che, perdendo temperatura, non avevano permesso di attaccare nelle fasi iniziali di quello che si sarebbe rivelato il giro decisivo, tanto da portare Hamilton all’errore in curva 1. Il suo stile di guida si è rivelato all’opposto di quello del poleman, con linee molto più forzate e tendenti all’asciutto, sfruttando un anteriore che per tutto il corso della stagione è stato il vero punto di forza della W12, capace di garantire ai piloti l’opportunità di forzare l’ingresso potendo comunque contare su una buona guidabilità.

Al suo fianco sulla griglia di partenza ci sarà Daniel Ricciardo, autore di una prestazione di cui si sentiva il bisogno dopo un periodo avaro di particolari soddisfazioni. Anche se manca il riferimento del compagno di squadra, il quale sembrava potersela giocare per una posizione di assoluto rilievo, l’australiano è comunque riuscito a centrare un risultato estremamente importante per sé e per il team, mettendosi alle spalle non solo entrambe le Ferrari, rivali dirette nel mondiale costruttori, ma anche quei piloti che sembravano poter dire la loro con la pista bagnata, ovvero Sebastian Vettel e Pierre Gasly, nonostante un bloccaggio prolungato nella percorrenza della Bruxelles: “Il meteo cambiava in continuazione, il che ha reso difficile giudicare le condizioni e fare la scelta giusta in termini pneumatici, ma penso che abbiamo fatto un ottimo lavoro e ovviamente sono davvero felice della quarta posizione, la mia migliore con la McLaren. Chi sa cosa farà il tempo, ma speriamo di poter ottenere qualche punto e magari salire sul podio”, ha dichiarato l’alfiere della McLaren. Ad aprire la terza fila sarà proprio il tedesco dell’Aston Martin che, sotto la pioggia di Spa, si è distinto completando la sua miglior qualifica stagionale, anche se non ha nascosto un po’ di rammarico per un errore in curva otto che ha pregiudicato la possibilità di sopravanzare l’australiano e salire così al quarto posto. Se la differenza sul cronometro si era fermata a soli sette centesimi, lo stesso non si poteva dire tuttavia per i loro stili di guida sul bagnato, esattamente all’opposto: aggressivo in ingresso quello di Daniel, sempre alla ricerca del punto di corda ideale come sull’asciutto, più dolce quello di Sebastian, con traiettorie più larghe e meno spigolose, le quali avevano pagato soprattutto nella chicane di Les Combes, che già in mattinata aveva dimostrato di essere uno dei tratti più insidiosi del tracciato. Forzando eccessivamente l’ingresso, infatti, il rischio era quello di ritrovarsi su una traiettoria che rallentasse il cambio di direzione, andando di conseguenza a influenzare negativamente anche la percorrenza delle due curve successive, la sei e la sette, dove Vettel si era dimostrato più incisivo. Lo stesso si può dire anche per Pouhon dove, insieme a Russell, il quattro volte campione del mondo ha fatto registrare le velocità più alte dell’ultima manche, lasciando scorrere la vettura nella fase iniziale per poi tornare rapidamente sull’acceleratore. Un vantaggio tuttavia sfumato proprio nell’ultimo intertempo, dove una leggera esitazione in fase di accelerazione in uscita da curva 15 non gli aveva permesso di trovare lo slancio giusto sul successivo rettilineo per contenere la velocità della McLaren, perdendo così l’opportunità di conquistare quantomeno un’altra posizione in classifica: “Possiamo essere felici con il quinto posto in griglia domani. Stavo prendendo sempre più fiducia con la macchina ed ero contento dei miei giri – fino a quello finale. Avevo già ottenuto un buon tempo e volevo estrarre di più, quindi stavo spingendo un po’ più forte, ma sono uscito alla curva otto e ho perso un po’ di tempo. Penso che se l’avessimo evitato, avrei potuto lottare con i ragazzi in testa al gruppo. Le previsioni suggeriscono che domani il tempo sarà simile, che ci si addice, quindi possiamo lottare per un buon risultato e ottenere punti per la squadra”, sono state le parole dell’alfiere della squadra di Silverstone. Continua la serie positiva di Pierre Gasly e l’AlphaTauri che, per la settima volta negli ultimo otto appuntamenti, sono riusciti a portare la AT02 nella top six sfruttando a pieno un assetto da basso carico che gli ha permesso di essere estremamente competitivi sugli allunghi del primo e del terzo settore, per poi pagarne lo scotto nell’intertempo centrale, dove non è riuscito a tenere il passo dei due rivali che lo precederanno in griglia di partenza.

Settima casella per Sergio Perez, il quale non ha nascosto il proprio disappunto per una qualifica che lo ha visto concludere ad oltre due secondi dal compagno di squadra, nonostante dietro questo risultato vi siano anche delle precise motivazioni tecniche legate alle differenti strategie dei due portacolori della Red Bull. Se Verstappen aveva optato per due giri veloci alternati ad una tornata di recupero, diversa era stata la tattica scelta per il messicano, il quale avrebbe dovuto completare tre passaggi cronometrati consecutivi. Una scelta assolutamente possibile in termini teorici, ma che all’atto pratico aveva mostrato tutti i suoi limiti a causa dei fenomeni di derating sui lunghi rettilinei, dovuti alla mancanza del supporto da parte della componente ibrida della Power Unit. Una batteria completamente carica, infatti, permette di completare al massimo due passaggi senza la necessità di doverla ricaricare, ma con una strategia che ne prevedeva addirittura tre, Perez nulla aveva potuto per contrare il calo di potenza sugli allunghi, perdendo così la sua opportunità più importante per migliorare il proprio tempo e scalare la classifica. Un destino molto simile a quello che ha visto protagonista Esteban Ocon (visibile dal grafico sottostante), il quale infatti non è poi riuscito ad andare oltre la nona posizione finale, fermato dalle medesime motivazioni che avevano rallentato il messicano. Piove sul bagnato per Valtteri Bottas, costretto ad accontentarsi di una mesta ottava posizione complici i problemi di traffico che avevano colpito, seppur in maniera minore, anche il suo compagno di squadra nella preparazione dell’ultimo tentativo. In seguito all’incidente del Gran Premio d’Ungheria, il finlandese dovrà scontare una penalità di cinque posizioni sullo schieramento, che lo costringerà ad una gara tutta in salita: “È stata sicuramente una sfida e, naturalmente, speravo in un risultato migliore. Penso che nel complesso la sessione sia andata bene e vi sono state opportunità per entrare nei primi tre, ma nel giro di preparazione prima del mio ultimo tentativo, ho avuto un po’ di traffico, perdendo la temperatura delle gomme”, ha spiegato il numero 77, che in vista del Gran Premio aveva optato per la soluzione intermedia tra le tre ali messe a disposizione del team per il weekend, scartando quella da minimo carico provata il venerdì mattina.

Giornata grigia per la Ferrari, come il cielo sopra Spa. Un qualifica deludente per due Rosse di Maranello, le quali hanno dovuto fare i conti con le difficoltà nel fare lavorare al meglio gli pneumatici anteriori che si erano presentate già in mattinata, così come anche in altre occasioni durante la stagione. In specifiche situazione, con temperature estremamente basse o tendenti al graining, la SF21 fatica ad “accendere” l’avantreno, rendendo arduo riuscire a trovare quel feeling e quelle fiducia necessari per fare la differenza in condizioni di bagnato. Durante la terza sessione di libere, infatti, entrambi i piloti avevano indicato come dopo due passaggi il grip fornito dalle coperture iniziasse a calare, generando un fastidioso sottosterzo. Ed è forse stato proprio questo elemento a spingere Charles Leclerc a mettere in discussione quella che era stata la strategia scelta dal muretto per l’ultimo tentativo della Q2, anticipando la sosta finale in modo da completare non uno, bensì due tentativi con un nuovo set di gomme intermedie. Una decisione che, tuttavia, non aveva fornito gli effetti sperati: nel primo tentativo, in effetti, entrambi i piloti erano stati in grado di migliorarsi e scalare la classifica, ma nel secondo passaggio, complice anche qualche sbavatura, i riscontri cronometrici non si erano rilevati sufficienti per conquistare l’accesso all’ultima manche: “È stata una qualifica ovviamente negativa per noi. Un peccato, perché ero piuttosto soddisfatto del bilanciamento della vettura e, complessivamente, il rendimento non era così male considerate le condizioni. Col senno di poi, forse sarebbe stato meglio ritardare il cambio gomme in Q2 ma è facile dirlo a posteriori. Ora dobbiamo concentrarci sulla gara: sarà dura ma, al tempo stesso, eccitante, con le condizioni meteorologiche che giocheranno un ruolo probabilmente decisivo”, ha spiegato il monegasco commentando la sua eliminazione in Q2. Difficoltà che non si erano riscontrate ad Imola, dove avevano però giocato un ruolo fondamentale le caratteristiche del tracciato e l’assetto scelto in vista della corsa, consapevoli che un set-up più carico avrebbe potuto aiutarli nel caso si fosse presentata la pioggia. Un compromesso che non era stato possibile replicare anche a Spa, né a livello meccanico né aerodinamico, in quanto una vettura troppo morbida o eccessivamente carica si sarebbe rivelata controproducente nel caso si fossero ripresentate condizioni da asciutto. Una nota di plauso va anche all’altra Williams, quella di Nicholas Latifi, bravo nello sfruttare le condizioni della pista per conquistare una preziosa dodicesima posizione e dividere proprio le due Rosse di Maranello, che si trasformerà in una top ten sulla griglia di partenza in seguito alle penalità che dovranno scontare Valtteri Bottas e Lando Norris, quest’ultimo suo malgrado vittima di un brutto incidente all’inizio della Q3, quando le condizioni della pista erano al limite dell’impraticabile. I piloti avevano immediatamente sollevato i loro dubbi, soprattutto dopo aver riscontrato dei fenomeni di aquaplaning anche in pieno rettilineo, ma il ritardo della direzione gara nell’interrompere una manche che non avrebbe dovuto nemmeno prendere il via, aveva posto gli stessi nella situazione di doversi accollare i rischi e tentare di fare comunque il massimo per il proprio team. A farne le spese, purtroppo, era stato proprio l’inglese, uno dei primi a scendere in pista, il quale dopo aver pizzicato il cordolo interno nella salita dell’Eau Rouge, aveva perso il controllo della vettura, sbattendo violentemente contro le barriere ai lati della pista. Fortunatamente, al di là di un braccio dolorante, il pilota della McLaren non ha riportato fratture, dichiarandolo idoneo per prendere parte alla corsa, anche se dovrà scontare alcune posizioni di penalità per la sostituzione del cambio in seguito all’incidente. Un vero peccato, non solo perché si trattava di una situazione ampiamente evitabile, ma anche perché Lando sembrava avere il potenziale per poter insidiare i piloti che domani prenderanno il via dalla prima fila.

Chi non si può ritenere soddisfatto del risultato odierno sono senza dubbio Fernando Alonso e Lance Stroll, loro malgrado vittime ed artefici di un destino beffardo che li ha relegati rispettivamente al quattordicesimo e quindicesimo posto. I due, infatti, erano stati gli ultimi a ritornare ai box per montare un nuovo set di intermedie sul finale della seconda manche, uscendo dalla pit lane quando il cronometro segnava poco più di due minuti ancora a disposizione. Un tempo che, in linea teorica, sarebbe sufficiente per completare il giro d’uscita, ma che all’atto pratico aveva dovuto fare i conti con il traffico, che aveva costretto sia il portacolori dell’Alpine che quello dell’Aston Martin ad alzare il piede. Erano stati proprio questi elementi a spingere il canadese a portare l’attacco al rivale spagnolo il quale, nel tentativo di difendere la propria posizione, aveva dovuto adottare linee lontane da quelle ideali, perdendo così ulteriori secondi e la possibilità di portare adeguatamente in temperatura gli pneumatici prima di quello che avrebbe dovuto essere il tentativo decisivo: “Non è stata una giornata positiva per quanto mi riguarda. Devo dire che molto è dipendo dall’outlap dell’ultimo tentativo, perché non avevamo tempo. Ho dovuto lottare con Stroll durante tutto l’outlap per poter iniziare il mio giro cronometrato e avevo compromesso gli pneumatici già in quel momento, tutto qui”, ha poi spiegato Alonso, il quale era riuscito a tagliare il traguardo solamente tre secondi prima della bandiera a scacchi. Le difficoltà nel far funzionare le coperture, così come quelle legate ad un feeling sul bagnato che non è ancora quello dei vecchi tempi, avevano poi fatto il resto, limitando le sue opportunità di migliorare il proprio crono ed accedere alla Q3, così come il suo compagno di casacca. Un destino simile a quello di Stroll, il quale, dovendo prendere un po’ di spazio per evitare di rimanere nella scia d’acqua creata dalla vettura che lo avrebbe preceduto, non era nemmeno riuscito a passare sulla linea in tempo per iniziare il proprio ultimo giro, perdendo così la possibilità di sfruttare la pista quando si trovava nelle sue condizioni migliori.

A completare lo schieramento saranno le due Alfa Romeo, le due Haas e Yuki Tsunoda, ancora una volta fuori al termine della prima manche. I due portacolori della Haas, così come il giapponese dell’AlphaTauri, hanno indubbiamente pagato lo scotto della poca esperienza accumulata in queste condizioni durante la stagione, soprattutto tenendo a mente che non avevano mai girato prima con un assetto da basso carico sotto la pioggia. Ci si poteva aspettare, invece, qualcosa di più dalle due vetture del team svizzero, in particolar modo da Kimi Raikkonen, il quale tuttavia non aveva avuto modo di provare la pista in mattinata a causa di alcuni problemi tecnici sulla sua monoposto, che lo avevano costretto a dover improvvisare in qualifica nel tentativo di trovare le traiettorie migliori. Rimane comunque il rammarico per un’occasione sprecata, non solo perché Antonio Giovinazzi sembrava comunque poter avere una minima chance per superare il taglio, ma anche perché buona parte del distacco accumulato dal finlandese lo si era registrato nel primo settore, dove un’eccessiva accortezza nell’affrontare l’Eau Rouge (circa 30 km/h in meno rispetto al compagno di squadra) aveva compromesso in maniera inevitabile anche la velocità di punta sul rettilineo successivo, perdendo così decimi preziosi che gli avrebbero permesso quantomeno di scalare qualche posizione in classifica.

Il confronto per la pole

Max Verstappen e George Russell hanno regalato spettacolo tra le Ardenne, regalando un duello per la pole position tanto bello quanto inaspettato, in cui a farla da padrone è stato solamente il coraggio dei due piloti nei punti più difficili del tracciato, ma anche scelte di guida completamente differenti tra loro.

Ben consapevole di avere non ancora completamente in temperatura, Verstappen aveva optato per una frenata meno aggressiva, anticipando la staccata per evitare il bloccaggio delle coperture anteriori, come era occorso ad altri colleghi. Una frenata più dolce, completamente all’opposto di quella decisa da Russell, più decisa per arrivare a toccare il punto di corda del tornantino. In linea teorica, in condizioni da bagnato curva uno offre diverse possibilità e non ne esiste una completamente corretta, come hanno dimostrato le varie interpretazioni con cui i piloti si sono posti nei confronti della staccata iniziale. Ciò non toglie che, a dispetto del fatto che la telemetria riporti una velocità minima più alta per l’olandese, ciò fosse dovuto soprattutto ad un suo piccolo errore, che lo aveva portato ad affrontare una traiettoria particolarmente ampia in leggero sottosterzo. Ciò lo aveva quindi costretto a percorrere più strada, al contrario del rivale della Williams, il quale, nonostante avesse optato per una linea teoricamente più lenta, era riuscito a compensare riducendo la distanza percorsa in quel tratto. Come detto, tuttavia, curva uno offre diverse interpretazioni e ognuno ha i propri vantaggi: grazie a quella traiettoria meno spigolosa, infatti, Verstappen era riuscito a raddrizzare anticipatamente la vettura, migliorando così l’impronta a terra degli pneumatici e conseguentemente la fase di trazione, mentre Russell era stato costretto a tornare sull’acceleratore quando si trovava ancora su una linea che sul bagnato non avrebbe offerto il medesimo grip riscontrato in condizioni da asciutto.

Non a caso, approcciandosi all’Eau Rouge, il numero 33 era stato in grado a chiudere buona parte del gap accumulato in precedenza, ben consapevole che, con una buona interpretazione di uno dei tratti più caratteristici del tracciato, sarebbe riuscito a portare quel vantaggio velocistico anche sul rettilineo del Kemmel. Una speranza che, tuttavia, si era scontrata con la pratica, perché se è pur vero che l’alfiere della Red Bull fosse tra i piloti che meglio aveva interpretato il Raidillon, il britannico era riuscito addirittura ad essere ancor più incisivo, alzando il piede dall’acceleratore solamente intorno al 60%, mentre tutti gli altri erano scesi quantomeno sotto il 50%. Un 10% che all’apparenza può sembrare una dettaglio quasi irrilevante, ma che se messo nel giusto contesto, racconta di un Russell che ha gettato il cuore oltre l’ostacolo prendendosi grandissimi rischi, soprattutto perché, come ben evidenziato dalla telemetria, era riuscito a ridurre al minimo questa fase, ritornando rapidamente ad acceleratore completamente spalancato. Ciò gli aveva permesso di uscire da quel tratto di pista con qualche km/h in più, utile a compensare quello svantaggio velocistico evidenziato sui lunghi tratti rettilinei dove l’assetto leggermente più carico della Williams avrebbe potuto rivelarsi penalizzante, come si è poi effettivamente verificato.

Tuttavia, quanto costruito in curva uno e all’Eau Rouge, si era dimostrato comunque sufficiente per permettere a Russell di concludere in testa il primo settore con circa due decimi e mezzo di vantaggio sul rivale della Red Bull. Uno dei punti in cui Max avrebbe potuto ridurre il distacco era proprio quello posto all’inizio del secondo settore, ovvero la chicane di Les Combes, che in mattinata aveva causato diversi problemi un po’ a tutti i piloti, dato che si richiede una vettura veloce e stabile nel cambio di direzione, esattamente nel modo con cui Verstappen era riuscito ad affrontarla nel giro decisivo del Q3, con una traiettoria pulita e senza sbavature che gli aveva permesso di lasciar scorrere la monoposto. Lo stesso non si poteva dire per l’alfiere del team di Grove che, proprio nel momento in cui si stava approcciando all’impostazione di curva sei, aveva perso leggermente il retrotreno, mancando per un attimo quello spunto necessario per trarre il meglio dalla linea che aveva scelto ed influenzando negativamente anche la percorrenza del tratto successivo, dove si richiede grande fluidità nella percorrenza.

Differenze evidenti anche alla Bruxelles dove, ancora una volta, i due contendenti alla pole position avevano optato per traiettorie completamente all’opposto: mentre il pilota di Hasselt aveva cercato di spingere in entrata per poi allargarsi, forse anche complice il dosso presente nella fase iniziale e il fenomeno del sottosterzo che ha sempre caratterizzato quel tratto di pista, Russell aveva mantenuto una linea più esterna, tentando di lasciar scorrere il più possibile la monoposto. Un approccio diverso da quello visto in precedenza, dove per Verstappen ad aver giocato a sfavore non erano state le prime due fasi della curva, bensì quella in uscita, in cui aveva dovuto gestire una perdita completa di grip al posteriore compromettendo anche l’impostazione di curva nove. Ciò lo si evince in modo dettagliato anche dalla telemetria, da cui è possibile notare come, nel tentativo di rimediare all’errore precedente che lo aveva costretto a seguire una traiettoria più ampia e ricca di sottosterzo, il numero 33 fosse rimasto più a lungo sui freni.

Curva nove, arriva Pouhon, forse il vero capolavoro nel giro di George Russell. Osservando i dati della telemetria, infatti, è possibile notare come il giovane britannico fosse riuscito a percorrere quel tratto di pista con una velocità di oltre 10km/h più rapida rispetto a quella del suo rivale, non alzando mai completamente il piede dall’acceleratore nonostante le continue correzioni dovute alla perdita continua del retrotreno. Un atto di coraggio o pazzia, dipende da come la si vuole guardare, che aveva permesso al portacolori della Williams di giungere alla staccata di curva dodici con piccolo vantaggio. Curva dodici che, come in altre tratti precedenti, aveva evidenziato interpretazioni completamente differenti tra i due, molto simili a quelle che si erano già registrate nella prima parte del giro. Russell aveva forzato l’ingresso cercando il punto di corda come sull’asciutto, il che gli aveva permesso di diminuire la fase lontano dall’acceleratore puntando su una traiettoria più convenzionale, al contrario di quanto seguito da Verstappen, che aveva optato per una linea più larga che sul bagnato aveva dato tutti i propri benefici, consentendogli paradossalmente di mantenere velocità di percorrenza più elevate, un po’ come era avvenuto in Brasile nel 2016.

La situazione si era così ribaltata e all’inizio dell’ultimo intertempo era Verstappen ad essere virtualmente in testa e, grazie alle doti velocistiche della RB16B, le chance di conquistare la prima pole position personale a Spa erano importanti. Un vantaggio sui rettilinei che si era evidenziato, seppur in maniera non così ampia come sul Kemmel (probabilmente anche per una diversa gestione della parte ibrida), anche nell’ultimo tratto di pista, lasciando l’ultima chicane come unico elemento che gli avrebbe potuto strappare dalle mani una prima posizione da tempo desiderata. Max era riuscito ad interpretarla in maniera perfetta, ben più di quanto racconti la telemetria, dal posizionamento all’uscita: poco prima del punto di staccata, infatti, l’alfiere della squadra di Milton Keynes si era spostato completamente sulla sinistra, in modo da favorire l’ingresso della chicane per attaccare il primo cordolo. Al contrario, Russell era rimasto leggermente più al centro nella fase di frenata, arrivando al bloccaggio e perdendo successivamente il posteriore, due elementi che non gli avevano permesso di sfruttare la traiettoria ideale rallentando il cambio di direzione.

Le strategie per la gara

Una sfida inattesa quanto bella quella tra Verstappen e Russell, che ha regalato emozioni, nella speranza che anche la gara possa rivelarsi altrettanto avvincente. Sarà importante mantenere un occhio all’insù, perché le previsioni meteo fornite dalla Formula 1 annunciando il possibile arrivo della pioggia durante l’orario previsto per la corsa. Anche nel caso la pista si rivelasse asciutta, sarà importante tenere sotto controllo le temperature, con la strategia media-hard (o soft-hard) che si pone come quella più competitiva. In caso di gara asciutta, i piloti avranno l’opportunità di scegliere con quale mescola prendere il via della corsa, ma attenzione all’utilizzo della soft, che in passato ha spesso dimostrato di soffrire una prima fase di gara eccessivamente aggressiva in condizioni miste.

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