F1 | Vettel, un giro da urlo come conferma definitiva: bentornato condottiero!

I passi falsi del 2018 sono lontani anni luce, il tedesco ha ritrovato smalto e convinzione

F1 | Vettel, un giro da urlo come conferma definitiva: bentornato condottiero!

Diciassette gare senza partire primo, per un cannibale nel Dna come Sebastian Vettel un fardello insopportabile, un boccone amaro e indigesto, l’ultimo di questa piccola crisi vissuta che è ormai decisamente alle spalle.

I segnali dopotutto c’erano già ed erano confortanti; pur tra mille difficoltà e con una SF90 a tratti inguidabile – nei tratti misti la vettura fa fatica a “girare” e scivola in percorrenza curva a causa del fastidiosissimo sottosterzo – Seba quest’hanno ha pienamente ritrovato la rotta giusta, con gare concrete e attente, dimostrandosi nuovamente capace di massimizzare un potenziale piuttosto scarno, ma senza sprecare un millimetro.

E’ lontanissimo il triste e malinconico figuro del 2018, il pilota che da Hockenheim in poi aveva guardato tanto a lungo nell’abisso da far si che fosse un abisso di incertezze ed errori a guardarlo dentro e pervaderlo, ad investirne il talento fino a macchiarlo, a creare il falso mito di un pilota sopravvalutato. Uno che tutto sommato ha 52 vittorie nel palmarès, terzo di tutti i tempi ma che sarà mai, se uno è scarso è scarso.

Serviva una monoposto claudicante e una squadra in piena fase di riorganizzazione per far tirare fuori a Vettel tutta la sua maestria, leadership, classe, esperienza. Il ferrarista può sorridere, perché ha di nuovo la speranza a cui aggrapparsi, può nuovamente inebriarsi del tedeschino che ama (corrisposto) la Rossa, che parla di “missione”, che glissa sull’ipotesi di ritiro sognando ancora – come fosse ancora quel primo brumoso giorno di novembre del 2014 a Fiorano – di sublimare se stesso e il Cavallino scrivendo il proprio nome nella Storia.

“Vettel sta guidando davvero bene, ha un approccio pragmatico e positivo” non più di qualche giorno fa la promozione del team principal Binotto, seguita a Montreal da parole ancora più significative: “Non ce l’aspettavamo questa pole”. Probabilmente perché tutta la differenza di questo mondo, mai come stavolta, l’ha fatta il manico di Vettel. La sensibilità in frenata, il senso chirurgico delle traiettorie, la capacità di anticipare l’inserimento per volare leggiadro tra i cordoli. Insomma la guida di Vettel, quella che l’ha reso l’uomo dai quattro titoli iridati con la Red Bull e alfiere da 13 vittorie in quattro stagioni con la Ferrari.

Quello in Canada è un pole lap speciale. Ci sono pole che possono valere vittorie, anche se i punti si fanno domenica. Sono giri liberatori, a vita persa, scontro tra titani. Battere Hamilton sul terreno più insidioso e complicato, quello del fatato piede destro. Farlo con naturalezza, dimostrando di essere ancora Sebastian Vettel. Una dolce e definitiva conferma a ciò che era già piuttosto evidente, lo dice la classifica, lo dice il confronto con quel diavolo terribile (e predestinato) di Charles Leclerc, lo urlava già un rendimento top, al quale come perfetta ciliegina sulla torta si è aggiunta la più bella delle pole position. Bentornato condottiero…

Antonino Rendina

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