F1 | Montezemolo: “Ho sottovalutato il passaggio all’ibrido”
"Quel tipo di tecnologia non faceva parte del nostro bagaglio culturale", ha detto l'ex presidente della Ferrari
L’era ibrida entrata in Formula 1 nel 2014 ha di fatto dato alla Mercedes la possibilità di sbaragliare la concorrenza, visto che nessuno finora è stato in grado di vincere contro le Frecce d’Argento, oggi nere. All’epoca la Ferrari, guidata da Luca Cordero di Montezemolo accettò questo passaggio epocale per il Circus sottovalutando l’impatto che questo tipo di tecnologia avrebbe avuto sulla competizione e sulle prestazioni della Rossa stessa. In una lunga intervista concessa a Il Resto del Carlino, l’ex numero 1 della Scuderia di Maranello racconta il passato della Ferrari e fa una sua previsione su presente e futuro.
“Ero presidente quando si è deciso di passare all’ibrido – ha detto Montezemolo. Ho accettato perché la svolta ecologica nel settore era una necessità per le corse. Ma ho sottovalutato il deficit italiano e quello della Ferrari in termini di tecnologia, non faceva parte del nostro bagaglio culturale. Complimenti a chi si è dimostrato più forte, ma è proprio per questo che dico che bisogna andare avanti. Le parole di Elkann le ho lette: non mi piace fissare le date, non ha senso e non è giusto nei confronti dei tifosi che hanno il diritto di sperare in un’inversione di marcia in tempi più brevi. La Ferrari deve fare delle scelte rese necessarie da una crisi profonda: almeno c’è la garanzia del pilota, visto che Leclerc ha già dimostrato di essere un top”.
Montezemolo poi sostiene appieno Mattia Binotto: “E’ uno dei miei ragazzi. Ripeto spesso che ha bisogno di essere sostenuto, non può essere lasciato solo. So bene che la Formula 1 è cambiata molto, non è più quella di 20 o 10 anni fa, ma una cosa è rimasta la stessa: quando una squadra è in difficoltà deve proteggere i suoi uomini aggiungendo dall’esterno le competenze di cui hanno bisogno. La Ferrari di Schumacher non era solo Schumacher: avevamo i numeri 1 in tutte le aree. Da Jean Todt a Ross Brawn, da Stefano Domenicali a Rory Byrne e Paolo Martinelli. E nonostante la loro bravura abbiamo sofferto per anni prima di poter festeggiare”.
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