F1 | GP Messico: l’analisi delle qualifiche

Verstappen centra la pole davanti alle due Mercedes, più attardate le due Ferrari divise sulla griglia da Bottas

F1 | GP Messico: l’analisi delle qualifiche

Dopo che gli era sfuggita nel 2019 a causa di una penalità, questa volta Max Verstappen non ha mancato il bersaglio, centrando la sua prima pole position in terra messicana. Su una pista estremamente insidiosa, specie per il grip ridotto offerto dall’asfalto, la chiave era quella di completare un giro pulito, senza errori, ed è ciò che ha consegnato all’olandese la partenza dal palo anche a Città del Messico.

Una qualifica intensa e combattuta, più di quanto non raccontino delle classifiche finali che restituiscono un’immagine distorta di ciò che avrebbe potuto essere. Lo sa bene George Russell, il quale era in lotta per conquistare la sua seconda pole position stagionale prima che un errore alla staccata di curva dodici mettesse la parola fine ai suoi sogni di gloria. Un giro che, fino a quel momento, era in linea i parziali registrati dal pilota della Red Bull, anche se pareggiare il crono del rivale nell’ultimo intertempo non sarebbe stato semplice per l’inglese. Alle loro spalle scatterà Lewis Hamilton, l’altro alfiere della Mercedes, il quale ha mancato la prima fila per soli cinque millesimi, un’inezia: tuttavia, con un rettilineo di partenza così lungo ciò potrebbe quasi trasformarsi in un punto a favore, dando al sette volte campione del mondo l’opportunità di prendere la scia e tentare l’attacco in curva uno come già visto in altre occasioni. A pesare sul giro del sette volte campione del mondo è stato anche un piccolo contrattempo al motore in Q3, il quale ha creato qualche grattacapo sul piano della guidabilità più che della potenza pura.

Quarto tempo per Sergio Perez, anch’egli staccato di meno di mezzo decimo da quella che avrebbe potuto essere una prima fila davanti al pubblico di casa. Una qualifica travagliata, non tanto per il risultato, ma per il suo andamento: a causa di un problema elettrico sulla sua monoposto, il messicano era all’oscuro di dati importanti come il bilanciamento della frenata, l’attivazione del DRS e altre regolazioni fondamentali per trovare gli ultimi centesimi di secondo. Più attardata la Ferrari, ben lontana dalle sue posizioni abituali nella sessione del sabato, specie con Charles Leclerc, che ha pagato sia un guasto tecnico al sistema di attivazione del DRS che qualche glitch alla Power Unit. È sembrata una Rossa in difficoltà e confusa quella che è scesa in pista durante il sabato pomeriggio. In primo luogo, per quanto le unità, specie quella del monegasco, siano state cambiate recentemente, vi è un timore affidabilità, come evidenziato anche da altri team. Le condizioni di Città del Messico mettono a dura prova l’intero vettura, sia per le Power Unit che per l’impianto frenante, tanto da dover agire in maniera importante sul raffreddamento. Vi è la possibilità che, avendo qualche timore, la squadra di Maranello abbia deciso di correre ai ripari intervenendo sull’unità di potenza per ridurre lo sforzo sulle componenti. In parte ciò potrebbe spiegare anche l’ampio distacco accumulato sui rettilinei, paragonabile a quello Mercedes nonostante in altri appuntamenti ciò non si sia mai verificato con configurazioni di massimo carico. Da questo punto di vista, è interessante osservare come nel corso del weekend Ferrari abbia più volte sostituito l’ala posteriore, alternando una versione più carica a una più scarica, con quest’ultima testata fino alla FP3 del sabato mattina. Prima delle qualifiche, tuttavia, il team italiano ha deciso di seguire la strada opposta, tornando all’opzione più carica, conscia che probabilmente servisse un maggior supporto per non aggravare eccessivamente il compito delle coperture posteriori. “L’altitudine non dovrebbe influire sulla velocità di percorrenza in curva, per cui ritengo che ci sia qualcosa che non va negli pneumatici e probabilmente anche nel motore. Credo che l’altitudine per questo motore non aiuti, non sta andando esattamente come volevamo. Sapevamo che prima di venire qui avremmo dovuto accettare qualche compromesso. E poi le gomme e la macchina sui cordoli e sui bump era difficile da guidare”, ha spiegato il madrileno. C’è da sottolineare, tuttavia, che l’Alfa Romeo, per quanto su una pista tecnicamente favorevole alle sue caratteristiche, non ha sofferto allo stesso modo, battendo altre vetture di centro classifica: sarà uno spunto da tenere in considerazione.

In Messico la F1-75 non è riuscita a sfruttare quelli che a lungo erano stati i suoi punti di forza, come la fase di trazione, la capacità di saper affrontare i cordoli e la velocità nelle curve a media velocità, quegli elementi che nella prima parte di stagione spesso gli avevano consentito di fare la differenza sui rivali. I sei decimi non rappresentano un gap reale di quanto avrebbe potuto esprimere effettivamente la vettura di Maranello, in particolare con Sainz, il quale ha pagato a caro prezzo un errore in uscita dalla prima chicane. Senza quello, probabilmente lo spagnolo avrebbe potuto ritrovarsi su un distacco compreso tra i tre i quattro decimi. “È stata una qualifica non facile. Passare sui cordoli per noi è risultato particolarmente impegnativo su questo circuito, specie nei primi due settori, e così è stato molto complicato mettere insieme il giro perfetto. Ho provato tutto il possibile per ottenere un risultato migliore senza riuscirci. Tuttavia, il weekend non è finito, e noi domani siamo intenzionati a dare battaglia”, ha aggiunto Sainz. Peggio è andata al suo compagno di squadra, alle prese con alcuni piccoli problemi alla Power Unit e con la rottura del DRS durante l’ultimo tentativo, non potendo così sfruttare il miglioramento della pista.

Tra le due Rosse si è inserito un ottimo Valtteri Bottas, capace di portare la sua Alfa Romeo in sesta posizione su una pista che si è sembrata ben adattare alle caratteristiche della monoposto svizzera. Gli ultimi aggiornamenti, specie all’ala anteriore e al fondo, sembrano aver ridato linfa vitale al team di Hinwil, con Zhou che ha indubbiamente pagato un pelo di inesperienza su una pista con poco grip su cui non aveva mai girato prima. Ad aiutare è stato anche il layout del tracciato, con tante curve lente e a media velocità, dove la C42 nel corso di questo campionato ha spesso dimostrato di avere qualcosa in più rispetto alla concorrenza di centro gruppo. “Abbiamo disputato un’ottima qualifica, a coronamento di un weekend in cui siamo stati costantemente nella top ten. È un buon risultato in vista di domani e sono personalmente soddisfatto di aver fatto il miglior giro dell’intero weekend quando contava, alla fine della Q3. La macchina era buona fin dall’inizio, dovevamo solo affinare l’assetto per ottenere ancora più prestazioni; il layout della pista ci ha aiutato, con curve a bassa velocità che funzionano davvero bene per noi. Sono ottimista per domani: abbiamo bisogno di punti per la nostra battaglia in campionato e siamo in un’ottima posizione per lottare. È la F1, quindi tutto può succedere, ma siamo in testa e questo è ciò che conta oggi”, ha spiegato Bottas.

A chiudere la quarta fila sarà Lando Norris, ottavo, con le due Alpine racchiuse nel “panino” McLaren, dato che l’altra vettura del team di Woking scatterà undicesima, proprio alle spalle di Fernando Alonso ed Esteban Ocon. Tuttavia, i piloti della squadra francese non hanno nascosto qualche timore per l’affidabilità a causa di un tracciato che, trovandosi in altura con aria più rarefatta, mette a dura prova sia il raffreddamento della Power Unit che dell’impianto frenante. Dalla tredicesima posizione in poi, i team si sono qualificati per i loro valori in campo: due AlphaTauri seguite da due Haas, da due Aston Martin e due Williams, tutte in sequenza. Queste sono tra le prestazioni più difficili da inquadrare, anche per i piloti stessi, rimasti sorpresi per delle eliminazioni complicate da spiegare. Pierre Gasly è rimasto sorpreso per il passo indietro della sua squadra tra il venerdì e il sabato, accusando una mancanza di grip che si è ripercossa più sulla possibilità osare in curva e in accelerazione che sulla pulizia di guida.

Opinione condivisa anche da Sebastian Vettel, il quale non è stato in grado di andare oltre la penultima fila, dovendosi scontrare con una vettura che sin dalla terza sessione di libere non restituiva sensazioni simili a quelle delle prime due sessioni. A concludere lo schieramento saranno Kevin Magnussen, costretto a sostituire il motore termico dopo la rottura a inizio weekend, e Lance Stroll, penalizzato per l’incidente negli Stati Uniti: a trarne vantaggio saranno le due Williams, che eviteranno così di scattare dal fondo. Alex Albon può recriminare per un errore in curva otto durante l’ultimo giro, ma anche con un giro pulito realisticamente l’anglo-tailandese non sarebbe riuscito a centrare l’accesso alla Q2.

Verstappen davanti alle due Mercedes

La prima giornata di libere aveva consegnato una Mercedes competitiva, capace di piazzarsi con costanza nelle prime posizioni. Così come la scorsa stagione, stava per arrivare l’exploit in qualifica, con una vettura ben bilanciata in special modo nelle curve veloci, elemento che si era già potuto apprezzare in altre occasioni durante la stagione. Una vettura che complessivamente mostra un buon carico aerodinamico complessivo, specie quando può sfruttare il suo pacchetto più spinto sotto questo punto di vista. Per quanto l’aria rarefatta abbia in qualche modo rimescolato questi valori, con carichi non distanti da quelli registrati a Monza, su un tracciato molto scivoloso dove occorre un buon equilibrio nello sfruttamento delle coperture tra assale anteriore e posteriore, la W13 si è finalmente mostrata competitiva anche sul giro secco, il suo vero tallone d’Achille.

Per battere un Verstappen in stato di grazia, tuttavia, serviva essere perfetti ed è ciò che è mancato al sabato delle Frecce d’Argento. Da un punto di vista meramente tecnico, anche a Città del Messico le carenze sotto l’aspetto delle velocità di punta della vettura del team di Toto Wolff hanno avuto un impatto considerevole: per quanto le particolari condizioni dell’appuntamento messicano abbiano aiutato a contenere il distacco, portandolo a soli 5 km/h, ben al di sotto del classico gap, su un rettilineo così lungo questo svantaggio può ancora pesare in maniera importante. Nel complesso, è ciò che ha permesso all’olandese della Red Bull di fare la differenza nel primo settore, composto da due allunghi e una chicane, dove comunque la W13 si è ben difesa, ma non abbastanza per contrastare il dominio delle “lattine” nel resto dell’intertempo. Non è un caso che, osservando i migliori parziali, ne esca fuori come la RB18 abbia dominato il primo parziale, rifilando distacchi rilevanti anche senza l’ausilio di una scia, che su una pista del genere ha dimostrato di poter giocare un ruolo di primo piano. Tuttavia, è il settore centrale quello in cui la Mercedes è tornata sugli scudi, specie nel tratto veloce del secondo settore, dove occorre un buon bilanciamento e una vettura salda sui cordoli per impostare i cambi di direzione.

Ciò lo si è osservato soprattutto all’entrata di curva 7, quella da cui prende il via la sequenza veloce. Potendo sfruttare meglio il cordolo in uscita, Russell non aveva esitato a portare maggiore velocità in percorrenza, attaccando maggiormente l’entrata. Non è un caso che, al rilevamento della seconda cellula, il tempo del britannico fosse più o meno in linea con quello del campione del mondo in carica, anche se pareggiare il parziale dell’ultimo settore non sarebbe stato così semplice. In termini di pura trazione e percorrenza alle basse velocità, la Red Bull è sembrava avere ancora qualcosa in più, come dimostrano i tempi realizzati sul finale, anche se per Russell si tratta chiaramente di un’occasione sprecata, perché avrebbe fornito un quadro di riferimento più chiaro senza il lungo alla staccata di curva 12.

“Sì, voglio dire, la squadra ha qualcosa in più oggi. Hanno prodotto un’auto davvero fantastica questo fine settimana e penso che sia una testimonianza del duro lavoro che hanno svolto per così tanto tempo e abbiamo visto la scorsa settimana con Lewis di cosa era capace l’auto e questo fine settimana, sento che era la nostra pole e che è stato solo un giro terribile da parte mia. Mi sono preso un po’ a calci, ma alla fine della giornata non ci sono punti per le qualifiche e sono contento di essere tornato in prima fila” – ha raccontato Russell al termine delle qualifiche, sottolineando l’impegno del team nel sviluppare la vettura: “Abbiamo portato un aggiornamento ad Austin e credo che non ci sia stata l’opportunità di far vedere di cosa fosse veramente capace, ma con questa altitudine elevata la resistenza aerodinamica è un fattore minore. Sul rettilineo ci tolgono sempre circa tre decimi, qui è minore, per cui siamo più competitivi.”

Analizzando le sue qualifiche, Max Verstappen ha sottolineato il cambiamento delle condizioni meteo come uno dei fattori che reso più complicato riuscire a centrare la corretta finestra nel sabato messicano, quando le temperature si sono alzate fino ai 50°C per l’asfalto: “Sì, credo che l’inizio delle qualifiche sia stato un po’ complicato, perché la pista era un po’ più calda rispetto alle FP3. Quindi credo che tutti scivolassero un po’ di più ed era un po’ più difficile trovare il proprio ritmo. Quindi è stato come passare dalla Q1 alla Q2 alla Q3, cercando di… beh, cercando di trovare di nuovo un equilibrio nella vettura. E credo che ogni sessione sia migliorata un po’. E credo che in Q3 abbiamo finalmente potuto spingere un po’ di più con la macchina e credo che abbiamo fatto due giri buoni. Quindi, ovviamente, sono molto contento, perché qui è molto difficile… Almeno per me, è molto difficile fare un giro, perché c’è poca aderenza e ci sono alcuni cordoli che devi colpire perfettamente per guadagnare tempo. Quindi non è certo la più facile delle qualifiche. E lo stesso vale per il riscaldamento degli pneumatici. Ma nella Q3 sembrava che avessimo tutto sotto controllo”, ha aggiunto Max.

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