F1 | GP di Singapore: l’analisi delle qualifiche

Nona pole stagionale per Leclerc, terzo Hamilton davanti a Sainz e Alonso, mentre Red Bull sbaglia la strategia con Verstappen

F1 | GP di Singapore: l’analisi delle qualifiche

Pioggia, asfalto umido, gomme e benzina. Sotto i riflettori di Marina Bay, le qualifiche del Gran Premio di Singapore hanno regalato ancora una volta spettacolo, lasciando aperta la lotta per la pole position fino agli ultimi istanti di una sessione ricca di incognite e dalla conclusione atipica. Inconsueta non perché ad imporsi è stato Charles Leclerc, alla sua nona partenza personale nel corso di questa stagione, ma perché la conferma è arrivata mentre il monegasco si trovava già ai box, in attesa di comprendere con i propri meccanici se quel crono potesse essere sufficiente per regalarsi un altro sabato da protagonista.

Un’apnea mantenuta con il cuore in gola fino alla liberazione inaspettata, quando tra lo stupore generale Max Verstappen aveva imboccato la pit lane senza concludere quel giro che avrebbe potuto portarlo in cima alla classifica dei tempi. Potenzialmente l’olandese aveva tutte le carte in regola per concludere la serata in prima posizione, ma ciò non toglie nulla ai meriti di Leclerc, capace di colpire nel momento più propizio su un tracciato particolarmente insidioso. Ad affiancare il Ferrarista in prima fila sarà una Red Bull, ma non quella del campione del mondo in carica, bensì quella del suo compagno di squadra, Sergio Perez, staccato di soli ventidue millesimi dal leader.

Una sessione particolarmente combattuta, come dimostra anche il terzo posto di Lewis Hamilton, distante solo mezzo decimo da Leclerc. Con una Mercedes capace di potersi giocare le prime posizioni, rispettando così quelle che erano le aspettative interne, l’inglese ha quasi centrato quella che sarebbe stata la sua prima pole stagionale, mancata solo per un errore in curva sedici nella tornata decisiva. Quarta casella per l’altra Rossa di Carlos Sainz, anch’egli suo malgrado autore di qualche piccola sbavatura nelle zone ancora umide. Ad aprire la terza fila sarà Fernando Alonso, ancora una volta capace di massimizzare la situazione e trarre il miglior risultato possibile per il team, grazie a un prezioso quinto posto che lo pone davanti ai rivali diretti della midfield. Un ottimo risultato per lo spagnolo, visibilmente soddisfatto al termine delle qualifiche, che gli ha consentito di mettersi alle spalle Lando Norris, sesto con una McLaren che si è presentata a Singapore con un corposo pacchetto di aggiornamenti.

Su un circuito più adatto alle caratteristiche della AT03, ricco di curve lente e povero di curvoni veloci, vero tallone d’Achille della monoposto di Faenza, per la seconda volta nel corso di questo campionato l’AlphaTauri è stata in grado di portare entrambe le vetture in Q3. Un settimo e un decimo posto significativi, specie perché potrebbero portare punti importanti in chiave classifica costruttori, in un weekend dove, tra l’altro, la scuderia ha lavorato intensamente per confrontare i pacchetti a disposizione: dopo averli alternati per tutte e tre le prove libere, per le qualifiche è stata confermata la nuova ala anteriore, comprensiva di muso rivisto nella struttura esterna. Ad inserirsi tra Gasly e Tsunoda sono stati Verstappen e Magnussen, con l’olandese della Red Bull costretto a rientrare ai box ancor prima di concludere l’ultimo passaggio per evitare di rimanere senza il carburante necessario per superare i controlli regolamenti post-qualifiche. Un errore nei calcoli che è costato caro al campione del mondo in carica, ma che trova una spiegazione nel cambio di strategia in corsa attuato dal muretto, ingolositi dall’opportunità di effettuare un’altra tornata (inizialmente non prevista) su una pista che si stava progressivamente asciugano.

Fuori dalla top ten George Russell, rallentato da dei probelmi ai freni e all’acceleratore (rimasto parzialmente aperto) che non gli hanno permesso di aggredire le curve come avrebbe voluto, portandolo a dover combattere il sottosterzo in percorrenza. Prenderanno il via dalla dodicesima e dalla quattordicesima posizione le due Aston Martin, le quali hanno fatto da apripista alla concorrenza, giocandosi il jolly delle slick nell’ultimo tentativo della Q2. Una mossa che non ha dato gli esiti sperati e che, in parte, ha alimentato un senso di rimpianto, perché con le intermedie probabilmente il passaggio in Q3 sarebbe stato fattibile. Escluse nelle prime fasi le due Alfa Romeo, ancora distanti dalla miglior forma con l’asfalto umido, così come Esteban Ocon, costretto all’eliminazione in Q1 per un problema ai freni.

Leclerc: il giro giusto nel momento giusto

Nove pole position stagionali, la diciottesima in carriera. Come tre anni fa, sotto il cielo stellato di Singapore a conquistare la scena e gli onori della cronaca è ancora una volta Charles Leclerc, bravo a imporsi anche con condizioni di difficile interpretazione. Nonostante un errore proprio in quello che avrebbe dovuto essere il suo ultimo tentativo, che lo aveva spinto ad abortire e rientrare ai box, il crono ottenuto nel passaggio immediatamente precedente si è poi rivelato sufficiente per mettersi alle spalle il resto del gruppo. Il segreto è stato aver completato un giro nel complesso pulito, senza grosse sbavature, perché anche se è pur vero che in quel momento la pista non era ancora nelle migliori condizioni, il tempo perso con un eventuale sbaglio sarebbe stato comunque più alto di quello guadagnato grazie al progressivo miglioramento dell’asfalto.

Altrettanto fondamentale è stata la scelta di osservare gli avversari e scartare la intermedia a inizio della Q3, montando la soft come i suoi rivali: senza questa mossa, Charles avrebbe perso diversi minuti, rendendo più complicato portare le coperture in temperatura per l’assalto finale.

Condizioni mutevoli che hanno rappresentato l’ostacolo più grande dell’intera sessione, con tratti bagnati anche negli ultimi minuti e zone pressoché asciutte: “L’ultimo settore è stato piuttosto complicato, perché c’erano molte parti umide. Anche curva 13 era piuttosto complicata. Quindi le condizioni non erano uguali in tutto il circuito, per cui bisognava adattarsi e seguire i miglioramenti della pista. Ma sì, il mio… Non l’ultimo giro, ma quello appena precedente è stato davvero buono ed è stato il giro per la pole” – ha spiegato il Ferrarista, sottolineando come la pulizia di guida sia stata fondamentale per imporsi in un sabato di così difficile interpretazione -. “E nel mio ultimo giro, purtroppo, ho commesso un errore. Non sarebbe cambiato nulla. Ma forse se Max avesse finito il giro, avremmo perso la pole per questo errore. Ma nel complesso è stato un sabato positivo”, ha poi aggiunto Leclerc, sottolineando come il lungo in curva 16 nel corso dell’ultimo giro lo abbia privato dell’opportunità di migliorare il proprio crono, nonostante nei primi due settori fosse stato in grado di togliere circa tre decimi.

Tuttavia, alle volte serve anche un pizzico di fortuna e questa volta la dea bendata non ha tradito il monegasco, interrompendo Verstappen proprio quando la pole sembrava ormai nelle sue mani. Si tratta di un’opportunità da non lasciarsi sfuggire, consci che il risultato del sabato rappresenta solo metà del lavoro e che domani la strategia giocherà un ruolo chiave.

La mancanza dei dati delle simulazioni sulla lunga distanza, dovuta al tempo perso per effettuare un importante cambio di set-up durante la seconda sessione di libere, non spaventa Leclerc, comunque complessivamente soddisfatto per il bilanciamento riscontrato durante il fine settimana: “In generale, credo che il feeling con la vettura sia stato ottimo per tutto il weekend. Quindi sì, ci mancano un po’ di dati per la gara di domani, ma questo non mi preoccupa più di tanto. Dobbiamo solo cercare di fare tutto alla perfezione.”

Verstappen: strategia sbagliata

Se in cima alla classifica in casa Ferrari si gode una pole che garantisce buone opportunità in vista della corsa, diverso è il discorso per la Red Bull, contenta solamente a metà. Il secondo posto di Sergio Perez, staccato di soli ventidue millesimi dalla vetta, rappresenta un risultato incoraggiante con cui pensare di poter mettere sotto pressione il team italiano in gara, ma dall’altra parte del box non si può nascondere il rammarico per un errore che ha privato Max Verstappen di una prima posizione quasi certa.

L’olandese era stato il primo a lasciare i box a inizio Q3, mettendosi davanti al gruppo. L’obiettivo era quello di completare cinque tornate, composte in sequenza da un passaggio di preparazione per scaldare le gomme, due giri spint, uno per la ricarica della batteria e, infine, l’ultimo tentativo. Un piano confermato in diretta anche dall’ingegnere stesso di Verstappen, che al termine del giro di preparazione aveva indicato al proprio pilota: “Confermato Max, spingeremo per due giri, poi giro lento e poi di nuovo giro veloce.”

Nulla di anomalo, se non fosse che durante lo slow-lap il muretto aveva deciso di cambiare strategia dopo aver intravisto l’opportunità di completare non un singolo giro spinto, bensì due, ovvero uno in più di quanto preventivato inizialmente. Appare evidente come, quando avevano effettuato il rifornimento in vista della Q3, il team aveva effettuato i propri calcoli sulla base di cinque giri (a cui si sarebbero dovuti aggiungere out-lap e in-lap), non sei, per cui si è poi reso necessario abortire l’ultimo tentativo per evitare di rimanere senza un quantitativo di benzina sufficiente per le verifiche tecniche della FIA post-sessione. Un errore importante, che ha privato l’olandese dell’opportunità di lottare per la pole, dato che anche il giro precedente, interrotto proprio per non avere traffico nell’ultima tornata, sarebbe stato sufficiente per giocarsi un posto nelle prime file.

L’errore relativo al carburante imbarcato, tuttavia, non è l’unico commesso dalla Red Bull nel difficile sabato di Singapore. Nel momento in cui il team aveva optato per il cambio di strategia in corsa, dai loro calcoli la finestra a disposizione per far funzionare il piano sembrava essere davvero risicata, di soli cinque secondi, motivo per il quale non sarebbe stato nemmeno possibile rallentare il passo per ricaricare a dovere la batteria e prendere spazio dalle vetture che si trovavano davanti a lui. Osservando però i riferimenti a disposizione, emerge come quella finestra fosse in realtà più ampia, compresa tra i 10 e i 15 secondi: un errore piuttosto importante, che ha fatto sì che nel primo dei due giri spinti Verstappen fosse stato costretto, sotto consiglio del team, ad alzare il piede per evitare di incontrare il traffico di Gasly, abortendo quel giro che avrebbe potuto consegnargli la pole position.

“Oggi non abbiamo potuto completare il giro push perché non avremmo avuto abbastanza carburante nella macchina, è stato un errore che non abbiamo visto durante la sessione. Siamo rimasti un po’ sorpresi dalla possibilità di effettuare un giro supplementare alla fine, non ci aspettavamo di poterlo fare. Stavo per fare un buon giro quando ho interrotto prima di iniziare l’ultimo giro, ma quella tornata avrebbe potuto essere sufficiente per la pole. Col senno di poi avremmo dovuto concludere il penultimo giro, invece ho dovuto interrompere due giri, ma parlare con il senno di poi è facile. Vedremo cosa riusciremo a fare domani, ma credo che sarà una gara frustrante, partire ottavi qui è simile a Monaco, non ci sono molte opportunità di sorpasso ed è davvero difficile passare”, ha spiegato Verstappen al termine delle qualifiche, visibile frustrato per una pole che sembrava nelle sue mani. Per quanto sia vero che la RB18 predilige la prestazione in gara rispetto a quella sul giro secco, riuscire a concludere davanti a tutti il sabato avrebbe potuto essere un segnale importante in vista della corsa, limitando quello che in più occasioni si è dimostrato essere un po’ il punto debole della Red Bull nel corso di questo mondiale. Per il campione del mondo si tratterà di una domenica in salita, soprattutto per le difficoltà nel completare sorpassi rispetto ad appuntamenti come Spa o Monza, dove sui lunghi rettilinei l’olandese aveva potuto compensare l’handicap delle penalità.

Hamilton: mancavano solo 54 millesimi

Prima di arrivare a Singapore, in casa Mercedes si nutriva una certa fiducia per quello che avrebbe potuto essere l’appuntamento di Marina Bay. Tipologia di curve molto simili tra loro, di pura trazione e, nonostante l’asfalto ricco di dossi, la speranza era quella di potersela giocare per un risultato importante. Le prove del venerdì avevano fornito sensazioni contrastanti, con Lewis Hamilton non particolarmente soddisfatto del feeling con la vettura al termine della seconda sessione di libere, per quanto il passo mostrato fosse comunque incoraggiante. L’arrivo della pioggia e le differenti condizioni meteo, tuttavia, avevano cambiato nuovamente le prospettive, consegnando nelle mani dei due piloti l’opportunità di poter lottare per un posto nelle prime file.

Sfortunatamente, un problema ai freni durante la seconda sessione aveva portato George Russell a un’esclusione prematura, lasciando sulle spalle di Lewis Hamilton il compito di difendere i colori della Stella. Le prospettive sembravano finalmente quelle giuste per poter centrare la prima pole stagionale e gli intertempi registrati nei primi due settori sembravano indirizzarlo proprio in questa direzione: i tempi, infatti, sarebbero stati sufficienti non solo per superare il miglior giro ottenuto da Leclerc, ma anche per battere l’ultimo tentativo del Ferrarista, poi abortito per un errore in curva 16. Sfortunatamente, proprio un leggero lungo nella medesima curva, tra le più insidiose per la presenza di chiazze d’acqua nella zona di frenata, aveva privato il sette volte campione del mondo di quei pochi centesimi necessari per trasformare una seconda fila in quella che avrebbe potuto essere una prima posizione.

“Stavo spingendo al massimo ed ero incredibilmente vicino. È stato molto difficile raggiungere una posizione che ci permettesse di lottare per il primo posto e all’ultimo giro non avevo abbastanza grip. Venendo qui, non sapevamo quanto avremmo potuto essere vicini in questo fine settimana. Sapevamo che saremmo stati più forti rispetto a Monza, ma non sapevamo esattamente quanto. Tuttavia, sono grato di essere in seconda fila domani. E sono grato alla squadra per aver continuato a spingere. Dobbiamo solo tenere la testa bassa e sperare in una giornata positiva domani”, ha spiegato Hamilton nelle interviste.

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