F1 | GP di Russia: l’analisi delle qualifiche

Analizziamo i temi più importanti della qualifica in cui Lewis Hamilton ha conquistato la pole position davanti a Max Verstappen

F1 | GP di Russia: l’analisi delle qualifiche

Per la novantaseiesima volta in carriera, Lewis Hamilton partirà davanti a tutti in griglia di partenza dopo aver conquistato la pole position nel Gran Premio di Russia. Una giornata in cui non ha trovato rivali grazie alla sua competitività che gli ha permesso di mettersi alle spalle Max Verstappen e Valtteri Bottas di circa sei decimi nonostante, paradossalmente, l’inglese avesse rischiato l’esclusione nella seconda manche della qualifica. Ad affiancare il sei volte campione del mondo in prima fila sarà Max Verstappen, autore di giro superlativo nell’ultimo tentativo a disposizione che gli aveva così permesso di sopravanzare l’altra Mercedes W11, quella di Valtteri Bottas. Su una pista dove ha sempre brillato, nel corso del weekend il finlandese non è mai riuscito trovare la quadra sul giro secco, accusando un distacco particolarmente elevato dal proprio compagno di casacca: un gap che lo stesso pilota del team tedesco ha faticato a comprendere, ma ciò nonostante la terza posizione rappresenterà un buon punto di partenza, in quanto gli consentirà di sfruttare la scia e giocarsi le proprie chance alla prima staccata.

Quarto tempo per Sergio Perez, bravo nel mettere dietro di sé i rivali più temibili del resto della midfield, come Renault e McLaren. Una sfida ravvicinata, in particolar modo con la Renault, che nel corso del weekend si è dimostrata ancora una volta estremamente competitiva, così come nei weekend precedenti: Daniel Ricciardo non è riuscito a trovare quel guizzo finale per conquistare la quarta posizione, ma il quinto posto gli permetterà quantomeno di partire dal lato pulito della griglia. Ad aprire la terza fila sarà Carlos Sainz Jr., staccato di circa due decimi dai rivali più diretti, ma bravo a mettersi alle spalle l’altra RS20 di Esteban Ocon: indubbiamente lo spagnolo è tra i piloti capaci di fare la differenza in partenza, quindi sarà da tenere d’occhio nelle primissime fasi di gara. Ottavo posto per Lando Norris, un po’ deludente oggi, anche se non aver avuto a disposizione due set di gomme soffici nuove per l’assalto finale non lo ha aiutato. A concludere la top ten Pierre Gasly, ancora una volta tra capace di entrare in Q3, e Alex Albon, autore di una prestazione insoddisfacente se paragonata a quella del compagno di squadra da cui ha accusato un ritardo di oltre un secondo.

La lotta per l’accesso all’ultima manche della qualifica è stata particolarmente combattuta, non solo per i distacchi ridotti, ma anche per le modalità che hanno portato i piloti a sfidarsi nei minuti conclusivi. L’incidente di Sebastian Vettel e la successiva esposizione della bandiera rossa avevano in primo luogo privato alcuni rivali della possibilità di concludere il proprio tentativo, ma aveva soprattutto lasciato la porta aperta alle chance di vedere un finale movimentato, mancando solamente poco più di due minuti allo scadere del tempo. Coloro che ne sono risultati maggiormente penalizzati sono stati Daniil Kvyat e Charles Leclerc, i quali non erano riusciti a migliorarsi essendo finiti nel traffico. Molto sfortunato, invece, Lance Stroll, il quale era stato costretto a rientrare ai box e a dover rinunciare al run decisivo a causa di un surriscaldamento della Power Unit proprio durante la sosta. A trovare l’esclusione nella seconda fase anche George Russell, il quale era sceso in pista solamente una volta nei minuti immediatamente precedente alla bandiera rossa in un tentativo grazie a cui era riuscito a mettersi alle spalle la Ferrari di Vettel. A concludere le ultime file della griglia di partenza vi sono, ancora una volta, le restanti squadre motorizzate Ferrari, ovvero la Haas e l’Alfa Romeo, accompagnati da Nicholas Latifi. A chiudere lo schieramento sarà Kimi Raikkonen, il quale era stato protagonista di un testacoda nel corso del suo ultimo e decisivo tentativo.

Q1: Fuori i motorizzati Ferrari

Una delle costanti di questa stagione è stata vedere in difficoltà le squadre motorizzate dalla Power Unit del Cavallino, di cui ormai sono ben noti i problemi di potenza dopo l’intervento della FIA nello scorso inverno. Così come nei passati appuntamenti, proprio questi team sono rimasti coinvolti nella lotta per evitare l’esclusione già nella prima fase di qualifica, trovando tuttavia un’ormai prevedibile eliminazione.

Il primo a scendere in pista era stato George Russell, il quale aveva approfittato dei minuti iniziali per effettuare un breve run su gomme medie e comprendere la situazione del tracciato, prima di rientrare e lanciarsi effettivamente su compound più competitivi come la mescola soft. Una scelta simile, tuttavia, era stata adottata anche in casa Renault, facendo sì che entrambi i piloti completassero il loro primo tentativo su pneumatici medi, in modo da salvare un set del compound più soffice per le successive fasi della qualifica. Una scelta che, in particolare con Esteban Ocon, non aveva pagato più di tanto, mettendolo a rischio di un’eventuale eliminazione che, per quanto improbabile, sarebbe potuta arrivare in caso di errori o imprevisti nel secondo ed ultimo tentativo a disposizione. Tra gli altri piloti a rischiare l’eliminazione vi erano anche Kimi Raikkonen, Antonio Giovinazzi, Romain Grosjean e Nicholas Latifi. Il primo run era stato senza dubbio caratterizzato anche dalla cancellazione di diversi tempi, in particolare per Lewis Hamilton e i due portacolori della Haas, i quali erano andati oltre i limiti consentiti della pista in curva 2, proprio in una zona in cui i regolamenti riguardo ai track limits erano stati modificati in mattinata dal direttore di gara Michael Masi. Il fatto che diversi piloti avesse incontrato delle difficoltà in quel tratto non era casuale, non solo perché si tratta di una staccata particolarmente complicata, ma anche perché il vento proveniente alle loro spalle non aiutava in fase di frenata, diminuendo il carico aerodinamico a disposizione e rendendo più ostico trovare il giusto inserimento. Infatti, soprattutto nei primi minuti di sessione quando la pista era ancora particolarmente sporca, si erano visti molteplici errori o lunghi in quella zona, tra cui figurava anche quello di Latifi stesso, il quale essere arrivato al bloccaggio aveva deciso di rientrare in attesa di scendere in pista su un set completamente nuovo. Un discorso simile poteva essere fatto anche per Grosjean, il quale dopo essersi visto cancellato il primo crono, aveva commesso un errore nel secondo giro veloce, vedendosi così costretto a rientrare. Al contrario, invece, Magnussen e Hamilton erano riusciti a completare un ulteriore giro, ottenendo un tempo valido nonostante quello ottenuto precedentemente fosse stato cancellato.

Anche se il gap virtuale tra il primo degli esclusi e l’ultimo del gruppetto a centro classifica fosse comunque importante, nell’ordine dei cinque decimi, con il progressivo miglioramento delle condizioni dell’asfalto erano molti i piloti che avrebbero dovuto mantenere un occhio per comprendere come si sarebbe evoluta la situazione alle loro spalle, in particolare quelli a ridosso della zona eliminazione, come Magnussen, Vettel, Kvyat e Stroll, per cui nel loro caso tornare in pista sarebbe stato fondamentale. Al contrario, tuttavia, vi erano anche diversi piloti che, dopo aver analizzato i dati con i rispettivi team, si sentivano fiduciosi di poter passare il turno anche rimanendo ai box in modo da poter salvare un set di gomme soft per le successive fasi di qualifica, ovvero Hamilton, Perez, Sainz e Leclerc. Una scelta che aveva pagato, perché grazie al crono ottenuto precedentemente erano riusciti a superare la tagliola in tranquillità, con oltre mezzo secondo dalla zona eliminazione, seppur il monegasco della Ferrari avesse concluso la manche in quattordicesima posizione, proprio davanti al compagno di squadra. In conclusione, a trovare l’eliminazione erano stati Grosjean, Giovinazzi, Magnussen, Latifi e Raikkonen, con quest’ultimo autore di un testacoda nell’ultimo run.

Nonostante l’esclusione, il francese della Haas è riuscito comunque a trovare degli aspetti positivi nella prestazioni di oggi, soprattutto per le modifiche a livello di set-up che avevano aiutato a fare un salto in avanti: “Penso di essere riuscito ad ottenere il massimo dalla macchina. Abbiamo faticato tutto il venerdì, eravamo più di un secondo dalla diciannovesima posizione. Abbiamo fatto un buon passo in avanti questa mattina. Avevamo cambiato parti ma non era ancora come la volevo. Abbiamo poi fatto alcune modifiche prima della qualifica e abbiamo fatto molto bene in realtà. La macchina era migliore, sono felice sotto quest’aspetto. Spero che domani davanti possa succedere qualcosa in modo da approfittarne. In termini di passo gara non c’è chance per noi di finire tra i primi dieci se non accade qualcosa, ma chiaramente dobbiamo essere pronti a sfruttare qualsiasi opportunità”, ha dichiarato Grosjean a fine qualifica. Giornata più difficile per il compagno di casacca, Keving Magnussen, il quale ha giustificato l’opaca performance odierna indicando nel non riuscire a mettere in temperatura le gomme come la causa principale delle sue difficoltà, dovute anche all’impossibilità di preparare nel migliore dei modi l’outlap dato il traffico nella zona conclusiva del tracciato.

Una giornata difficile anche per i due portacolori dell’Alfa Romeo, solamente diciassettesimo e ventesimo. Dopo un primo tentativo in cui non era riuscito ad estrarre il massimo dalla monoposto, dati diversi piccoli errori di guida, nel secondo run Giovinazzi si era migliorato di oltre un secondo e mezzo, portandosi a soli due millesimi da uno dei rivali più diretti per il team italo-svizzero, ovvero Grosjean. Discorso diverso per Kimi Raikkonen, protagonista di un testacoda nelle fasi conclusive della sessione che non gli aveva permesso di migliorarsi rispetto al tempo ottenuto precedentemente. Anche se probabilmente il finlandese non avesse il passo per puntare all’accesso della fase successiva, con un giro pulito molto probabilmente sarebbe riuscito a qualificarsi in sedicesima posizione, recuperando così qualche posizione sulla griglia di partenza: “Fino ad ora siamo stati abbastanza contenti della vettura e pensavamo sarebbe andata bene in qualifica, ma non ha funzionato per noi. Non c’è molto da dire, mi sono girato in curva due ed era finita lì. Le gomme erano probabilmente un po’ troppo fredde all’inizio del giro, sono arrivato al bloccaggio centrando il cordolo e successivamente non c’era nulla che potessi fare. Domani sarà una sfida, ma vedremo cosa potremo fare per recuperare”, ha spiegato il campione del mondo 2007 a fine sessione.

Q2: La bandiera rossa cambia il corso degli eventi

Uno degli interrogativi che ci si poneva per il weekend era quello di capire quanti piloti avrebbero deciso di provare a passare il turno nella seconda manche sulla gomma media, che sulla carta dovrebbe garantire un vantaggio in termini di strategia per la gara. Nonostante fosse abbastanza scontato che le due Mercedes potessero effettuare un tentativo, il dubbio si poneva per Verstappen, il cui vantaggio sui rivali più temibili non sembrava essere così ampio da potergli garantire l’accesso alla fase successiva senza prendersi qualche rischio. Come da copione, le due W11 si erano dimostrate immediatamente competitive, in particolare nelle mani di Hamilton, il quale era riuscito ad ottenere un tempo superlativo che gli avrebbe tranquillamente consentito di passare il turno senza timori: solamente pochi istanti più tardi, tuttavia, era arrivata una doccia gelata, ovvero la cancellazione del tempo appena ottenuto per track limit, costringendo così l’inglese a dover rifare tutto daccapo. Una situazione non proprio idilliaca, non solo perché il sei volte campione del mondo non aveva abbastanza carburante a bordo per effettuare un altro tentativo sul medesimo set, ma anche perché ciò lo avrebbe esposto a possibili errori o episodi vari che avrebbero potuto comportarne l’esclusione anticipata. Più complicata la situazione dell’altro portacolori Mercedes, che non era riuscito ad ottenere un crono tale da metterlo completamente al sicuro, soprattutto considerando un’eventuale progressione del tracciato. Tra il finlandese e il primo degli esclusi, ovvero Alex Albon, vi erano infatti poco più di decimi, un margine estremamente ridotto che avrebbe potuto mettere in difficoltà il numero 77.
Una lotta ravvicinata che coinvolgeva tantissimi piloti, dato il risicato distacco di tre decimi che divideva Perez, terzo, e Stroll, dodicesimo, senza contare Vettel che, seppur stesse accusando un gap più ampio, avrebbe potuto puntare a conquistare più realisticamente una posizione prossima a quella dell’esclusione, il che gli avrebbe garantito comunque l’opportunità di scegliere liberamente gli pneumatici per il primo stint di gara. Tra i virtuali eliminati, oltre al già citato tedesco della Ferrari, vi erano anche Albon, Stroll, Hamilton e Russell, con quest’ultimo che era sceso in pista pochi minuti prima dell’interruzione in modo da non incontrare troppo traffico.

Per il secondo tentativo, in Red Bull avevano deciso di cautelarsi, facendo tornare in pista il proprio pilota di punta su gomma soft, la più prestazionale, in modo comunque da poter abortire nel caso il tempo ottenuto precedentemente si fosse rilevato precedente. Al contrario, data la necessità e la determinazione nel partire su un compound uno step più duro, Mercedes aveva rimandato entrambi i piloti in pista con l’ultimo set nuovo di pneumatici a mescola media, nella speranza che nulla lo potesse disturbare, motivo per il quale entrambi gli alfieri della casa tedesca avevano dato la loro disponibilità a tornare in pista con diversi minuti d’anticipo. Sfortunatamente per loro, in particolare per Hamilton, l’errore di Vettel e la successiva esposizione della bandiera rossa, costringendo Lewis ad abortire il giro quando ormai si avviava verso la conclusione del giro. Ad essere penalizzati, tuttavia, non vi era solamente l’inglese, ma anche tutti quei piloti che avevano montato un nuovo set di pneumatici teneri per tentare l’assalto all’ultima fase della qualifica, tra cui anche Leclerc che si era già lanciato ma che aveva poi dovuto chiudere anticipatamente. Con soli due minuti e quindici secondi sul cronometro a seguito della sosta obbligatoria provocata dall’incidente di Vettel, l’obiettivo non era solo quello di riuscire a passare il turno, ma anche quella di trovare la track position ideale anche solo per potersi permettere di effettuare l’ultimo e decisivo tentativo. La lunga sosta, necessaria per riparare le barriere e pulire la pista, aveva messo le vetture sotto stress con un successivo aumento delle temperature, fattore che aveva messo KO la monoposto di Stroll, costretto ad aspettare nella fast lane il passaggio del semaforo sul verde. Dato il progressivo peggiorare della situazione, al fine di evitare problemi su un’unità praticamente nuova, il team aveva chiesto in via precauzionale al pilota di spegnere il motore, dovendo così rinunciare alle ultime possibilità di provare a conquistare l’accesso all’ultima manche. I problemi, tuttavia, non erano finiti lì, perché anche Norris stava incontrando delle difficoltà nell’accendere la vettura nella corsia principale della pit lane mentre stava aspettando che il semaforo diventasse verde: nonostante l’inglese avesse completato la procedura di riavvio più volte, la sua MCL35 non dava segni di vita, fino al momento in cui la monoposto era riuscita finalmente ad accendersi, ovvero pochissimi secondi prima dell’apertura della pit lane. Nel caso la macchina del team di Woking fosse rimasta ferma nella fast lane, non è difficile capire perché ciò avrebbe rappresentato un problema non solo in termini spaziali, rendendo complicato passarla nella pit lane, ma anche in termini temporali, dato che tale procedura avrebbe fatto sì che i piloti alle sue spalle perdessero ulteriore tempo prezioso.

Allo scoccare della bandiera verde, Albon e Verstappen erano stati i primi a presentarsi nelle primissime posizioni, in modo da avere pista completamente libera ed evitare di incontrare del traffico. Dietro di loro vi era un gruppo estremamente numero, formato in successione dalle due AlphaTauri, Leclerc, Ocon, Sainz, Perez e Hamilton, con Bottas ulteriormente staccato, conscio che avrebbe preso bandiera ancor prima di iniziare il giro, ma che probabilmente era sceso in pista per provare più il giro per la Q3 che per difendere la propria posizione, soprattutto considerando che con una situazione così caotica sarebbero stati in pochi a migliorarsi. La strategia delle due Red Bull era indubbiamente la più vantaggiosa: in un contesto così difficile da prevedere e da gestire, la scelta di andare per primi e togliersi un eventuale problema di traffico era stata la scelta giusta per molteplici motivi. Prima di tutto, ciò aveva dato l’opportunità ad Albon di completare un giro pulito, anzi, gentilmente aiutato dal compagno di squadra che gli forniva la scia. Per Verstappen la situazione era molto più intricata: essendo in una posizione relativamente di vantaggio, l’essere tornato in pista con gomma soft la si poteva chiaramente vedere più come una mossa cautelativa, utile per mettersi al riparo in caso di necessità. Nel caso il tempo ottenuto inizialmente fosse stato sufficiente, come si è poi verificato, Max avrebbe potuto semplicemente alzare il piede garantendosi così l’opportunità di prendere il via della corsa su pneumatici medi, il che dovrebbe fornire un vantaggio in vista della corsa in tema di strategie.

Ben diversa era la situazione alle loro spalle, dove conscio di avere un buon margine in termine di secondi prima dell’esposizione della bandiera a scacchi, Pierre Gasly aveva preso un distacco non indifferente nei confronti di chi stava davanti, un fattore da non sottovalutare dato che ciò avrebbe potuto rappresentare la parola fine per le altre squadre coinvolte. Rallentando sempre di più, infatti, il tempo a disposizione per i piloti dietro il francese si sarebbe ulteriormente ridotto, fino a rendere impossibile per alcuni piloti tagliare la linea in tempo. Complice le necessità di riuscire ad ottenere almeno un tempo, il giro d’uscita era stato particolarmente movimentato e riuscire a trovare la giusta finestra per lanciarsi sarebbe stato fondamentale. Chi ne ha poi pagato le conseguenze maggiori era poi stato Leclerc, il quale non era riuscito a portare a termine un giro pulito a causa dell’errato conteggio da parte del team del margine sullo scadere del tempo: il muretto, infatti, gli aveva fornito un gap di qualche secondo inferiore rispetto a quello realmente a disposizione del monegasco, costringendolo non solo ad affrettare la preparazione non potendo così portare le gomme nella finestra di temperatura ideale, ma anche a percorrere il suo giro in una posizione estremamente ravvicinata a chi gli stava davanti, nella fattispecie Daniil Kvyat, rendendo impossibile migliorarsi. Che la Rossa abbia commesso un errore nella scelta della track position? Indubbiamente la questione è da dividere sotto due aspetti: prima di tutto, diversi piloti si erano schierati nella fast lane con parecchio anticipo, quando non era stato ancora fornito dai direttori di gara l’orario in cui sarebbero riprese le qualifiche, cogliendo così di sorpresa alcuni avversari. Di per sé, Ferrari non era rimasta del tutto impreparata, essendo uscita solamente pochi secondi dopo alle due Red Bull e alle due AlphaTauri, ma era chiaramente consapevole che in una situazione del genere si sarebbe trovata al limite, per cui era stato chiesto al monegasco di tentare di superare il più velocemente possibile, una volta che sarebbe scattato il verde, quantomeno una delle due AT01 che aveva davanti a sé, cosa che però non gli era riuscita, da una parte perché si doveva comunque mantenere ad un programma prestabilito per cercare di riscaldare le gomme, dall’altra perché non aveva mai davvero tentato un attacco, come invece avevano fatto Verstappen su Albon o alcuni piloti nelle retrovie in lotta tra loro.

Chiaramente ciò ha poi avuto un peso non indifferente, perché riuscire a sopravanzare Kvyat avrebbe permesso di gestire diversamente il ritmo ed arrivare con una preparazione al giro finale che, magari, avrebbe potuto portarlo in Q2 dato il miglioramento della pista e le difficoltà nel riuscire a migliorarsi rispetto a chi si trovava alle sue spalle causa traffico. Ciò, comunque, rappresenta un dettaglio secondario rispetto all’errore commesso dal muretto del Cavallino nella gestione del margine a disposizione prima dell’esposizione della bandiera a scacchi, che aveva portato il team ad indicare al proprio portacolori monegasco un tempo ridotto di diversi secondi rispetto a quello in realtà disposizione, costringendo così Leclerc ad affrettare le procedure senza poter preparare al meglio l’ultimo tentativo. Con qualche secondo di margine in più, infatti, Charles avrebbe avuto la possibilità di scaldare ulteriormente le gomme e incrementare il proprio distacco da Kvyat, evitando di finirgli in scia: il pilota del team di Maranello, infatti, era passato sul traguardo a circa otto secondi dall’esposizione della bandiera a scacchi, quindi è chiaro che vi fosse la chance di gestire meglio la situazione. Per quanto si trattasse di una situazione al limite, vi è anche da sottolineare che il team italiano era stato anche l’unico a sbagliare così malamente l’individuazione del delta a disposizione. Sarebbe bastato per riuscire a superare il turno? Difficile dirlo, perché riuscire a portare gli pneumatici, in particolari quelli anteriori, sarebbe stato comunque estremamente complicato, tanto che praticamente quasi nessuno del folto gruppo finale era riuscito a migliorarsi non solo sul tempo complessivo, ma anche su quello dei settori. Il miglioramento della pista magari avrebbe potuto mitigare questo effetto, come per Albon che era riuscito a migliorarsi sfruttando, tuttavia, anche la scia del compagno di squadra e trovando l’accesso alla fase finale della qualifica, ma sarebbe comunque rimasta un’impresa particolarmente difficile.

La situazione che destava maggiori preoccupazioni, tuttavia, era quella che coinvolgeva Lewis Hamilton, ancora senza tempo a causa della cancellazione del primo crono per track limit e dell’impossibilità di portare a termine il secondo tentativo per l’esposizione della bandiera rossa quando mancavano solamente pochi secondi al completamento del giro. Una situazione non proprio fortunata per il campione inglese, che tra l’altro aveva già utilizzato i due set di gomme medie a disposizione, vedendosi così costretto a cambiare strategia: dato il poco tempo a disposizione per riuscire a portare in temperatura gli pneumatici nell’outlap successivo al rientro in pista dopo l’interruzione, in Mercedes aveva deciso di sacrificare la scelta strategica, mettendo i proprio alfiere su una più performante mescola soft, che gli avrebbe così garantito maggior grip e chance più alte di riuscire a passare il turno. Non avendo ancora ottenuto un tempo, aveva sorpreso la scelta della Mercedes di mantenerlo ai box piuttosto di farlo preparare al semaforo di fronte a tutti, conquistando così una posizione di vantaggio che gli avrebbe permesso di gestire diversamente il tempo a disposizione: per quanto l’uscita delle Red Bull e delle AlphaTauri avesse colto di sorpresa alcuni avversari, la decisione del team tedesco di rimanere ai box lasciando passare otto vetture davanti all’inglese avrebbe potuto significare la fine, in particolare nel momento in cui il sei volte campione del mondo aveva poi commesso un errore in curva 2, dove era finito lungo perdendo ulteriori posizioni e non era un caso che dal box lo avessero avvisato del fatto che sarebbe stato importante riuscire quantomeno a superare qualche vettura per ricavarsi uno spazio più idoneo. Una richiesta difficile da coniugare nel momento in cui, dopo l’errore, Lewis non solo avrebbe dovuto chiudere il gap, ma scaldare le gomme con il rischio di sfruttarle eccessivamente e portarle fuori temperatura nel momento in cui sarebbe iniziato il run decisivo.

A sole quattro curve dalla fine, infatti, Hamilton si trovava ancora in coda al gruppo, con Perez, Sainz, Ocon e Norris come i rivali più diretti in fronte a sé. Seppur nelle ultime tornate l’inglese fosse riuscito a sopravanzare lo spagnolo della McLaren e il messicano della Racing Point, i quali avevano rallentato in modo vistoso negli ultimi metri, consci probabilmente che si trovassero comunque in una posizione di classifica che gli avrebbe permesso di passare comunque il turno, per cui era meglio concentrarsi sul giro della Q3, lo stesso non si poteva dire per il francese della Renault, il quale aveva giustamente difeso con le unghie e con i denti la propria posizione, lasciando il pilota di Stevenage con un delta di pochissimi secondi, tanto che anche l’ingegnere di pista aveva aperto la radio per esortarlo ad iniziare il giro prima che scadesse il tempo. Nonostante queste difficoltà, Hamilton era riuscito a superare la linea del traguardo quando mancava solamente un secondo dall’esposizione della bandiera a scacchi, potendo così completare un giro che, seppur non eccezionale, gli sarebbe comunque valso il passaggio del turno.

A trovare l’esclusione del turno, oltre ai due Ferraristi, sarebbero stati anche Daniil Kvyat, Lance Stroll e George Russell, con quest’ultimo che, dopo aver completato il suo tentativo prima della bandiera rossa, non era nemmeno sceso in pista dopo l’interruzione. Per il russo dell’AlphaTauri, trovare l’esclusione per soli cinquanta millesimo nell’appuntamento di casa senza dubbio non rappresentava la situazione ideale, soprattutto perché credeva di aver la possibilità di riuscire a migliorarsi e concludere in Q3: “È stata una buona sessione e sono piuttosto soddisfatto del risultato perché da questa posizione possiamo lottare domani. Penso sarà una gara interessante che garantirà molte opportunità, ma siamo stati molto sfortunati con la bandiera rossa in Q2. Penso che se la sessione non fosse stata interrotta, saremmo riusciti a passare in Q3. Mi sentivo bene in macchina oggi e anche ieri il nostro passo gara non era male, cercheremo di trarre il massimo da ogni chance per lottare per i punti”.

Giornata difficile anche per il tedesco della Ferrari, protagonista di un incidente nel corso del suo ultimo tentativo mentre stava spingendo per migliorare i propri settori. Nel corso della mattinata, durante l’ultima sessione di prove libere, il quattro volte campione del mondo sembrava aver fatto un passo in avanti in termini di set-up, dicendosi più felice della monoposto di quanto non lo fosse al venerdì. Tuttavia, il cambio di condizioni della pista per le qualifiche, unite al forte vento contrario al rettilineo, sicuramente non avevano dato una mano al tedesco, soprattutto in fase di frenata, uno dei punti di forza del suo stile di guida. Date le difficoltà nel trovare la giusta track position nel corso della Q1, mettendolo più volte nel traffico con il rischio di non trovare quei decimi necessari per passare il turno, nella seconda manche il team aveva cambiato completamente approccio, mandandolo davanti a tutti. Una scelta sensata, non solo perché ciò gli avrebbe consentito di non finire immischiato nel traffico o troppo vicino ad un’altra vettura, ma anche perché ciò gli avrebbe dato l’opportunità di preparare con più calma l’outlap e tentare di scaldare in maniera più efficace gli pneumatici, uno dei “talloni d’Achille” di questa SF1000. Nel primo tentativo, vi è tuttavia da sottolineare come Sebastian fosse stato superato dalle due Mercedes, per quanto in realtà ciò non rappresentasse affatto un problema, non solo perché in fin dei conti erano più veloci e non avevano rappresentato un disturbo nel corso del giro veloce, ma anche perché osservando l’onboard del tedesco fosse possibile intuire come il Ferrarista stesse seguendo il proprio piano prestabilito, il quale era diverso da quello delle due vetture della casa tedesca. Leggermente diverso il discorso tentativo, dove in realtà Ferrari aveva individuato il momento giusto per far uscire il numero cinque: da una parte vi era l’esigenza di non farlo andare fuori con troppo anticipo, perché ciò avrebbe significato trovare il traffico di coloro che sarebbero poi tornati in pista nei minuti successivi, ma dall’altra era importante riuscire a metterlo in potesse preparare al meglio le gomme.

Dal punto di vista strategico, in effetti in questo caso la squadra aveva fatto la scelta giusta. Ciò che il muretto non si aspettava, tuttavia, era il fatto che Stroll fosse stato autore di un out-lap particolarmente lento, che aveva fatto sì che il tedesco, così come i piloti che si trovassero alle sue spalle, dovessero a loro volta alzare il piede nel tratto conclusivo che, seppur fosse solo in maniera minima, di certo non rappresentava la soluzione ideale per concludere la preparazione delle coperture. A spiegare il successivo incidente in uscita di curva 4 è poi stato lo stesso tedesco in curva 4, indicando come nella voglia di migliorare un primo settore e nella ricerca del limite come i fattori che lo avevano portato a perdere la monoposto: “Quando sono andato a sbattere stavo spingendo al massimo per migliorare il mio tempo. Non avevo avuto un buon settore iniziale nel mio primo tentativo per cui ce la stavo mettendo tutta. Probabilmente ho esagerato e ho perso la macchina. Mi era già successo in curva 2 e poi è capitato nuovamente in curva 4. Non sono stato in grado di controllarla e ho provato almeno ad evitare l’impatto ma non ci sono riuscito. Oggi pomeriggio nelle qualifiche la pista era parecchio differente rispetto alla sessione di libere del mattino e così ho faticato un po’ di più. Mi dispiace per la squadra, che sarà costretta a fare del lavoro extra, ma se non altro da quanto ho capito la vettura è riparabile”, ha dichiarato Vettel nelle interviste. Nonostante la posizione di partenza non sia delle migliori, il fatto di poter scegliere la gomma di partenza potrebbe dimostrarsi un fattore a suo favore, in quanto potrebbe fare la differenza in termini di strategia.

Q3: Hamilton domina, Verstappen si inserisce

Per quanto i tempi spesso non raccontassero tutta la storia, nel corso di tutto il weekend Lewis Hamilton sembrava aver avuto del margine nei confronti del compagno di squadra, su una pista che il finlandese ha sempre ben digerito tirando fuori prestazioni di alto livello. Sin dalle prime sessioni di libere, tuttavia, le difficoltà di Bottas in particolar modo nel terzo settore erano evidenti, tanto da accumulare un distacco di oltre mezzo secondo dal rivale inglese. Al fine di riuscire a trovare un miglior bilanciamento che non lo penalizzasse in modo così evidentemente nel tratto finale della pista dove incontrava delle problematiche nella gestione del posteriore, un fattore da tenere in considerazione anche in proiezione gara in chiave tyre saving, il team aveva apportato alcune modifiche di set-up, sacrificando un po’ di prestazione in particolar modo nel secondo settore, dove il finlandese al venerdì si era dimostrato particolarmente competitivo. Ciò nonostante, la lotta per la pole position sembrava quasi scontata, soprattutto per il margine che Hamilton sembrasse avere nelle sessioni precedenti, nonostante il rischio corso nella seconda manche di qualifica dovuto alla cancellazione del tempo per track limit e alla bandiera rossa.

Una sensazione confermata anche dal primo tentativo, in cui non solo Hamilton era riuscito a fare a la differenza staccando tutti di quasi otto decimi, ma anche per le difficoltà incontrate da Bottas stesso, più vicino ai rivali alle proprie spalle di quanto non lo fosse al proprio compagno di scuderia. Ad incidere negativamente sulla prestazione del numero 77 era stato anche un giro di preparazione non perfetto, in cui non era riuscito a mandare in temperatura nel migliore dei modi le coperture posteriori, tando da provocargli un sovrasterzo in uscita dall’ultima curva, il qualche chiaramente aveva penalizzato la velocità di punta sul successivo lungo rettilineo, tanto da fargli perdere già diversi decimi nel confronto.

Le difficoltà nei restanti due settori avevano fatto il resto, lasciando il finlandese lontano dalla vetta, ma quantomeno davanti ai rivali più diretti, come Verstappen, Ricciardo e Perez, a circa due decimi di distanza. Più staccati Sainz, Ocon, Albon, Gasly e Norris, i quali avevano dovuto completare il loro primo tentativo su gomma usata, in modo da mantenere l’ultimo set nuovo a disposizione per l’ultimo e decisivo run, motivo per il quale si spiegava anche il gap piuttosto marcato dai primi cinque che, al contrario, erano riusciti precedentemente a risparmiare un treno di soft.

Nell’ultimo tentativo, Bottas era stato il primo ad uscire, in modo da avere pista completamente libera e giocarsi le proprie chance, mentre, al contrario, Verstappen era stato l’ultimo a tornare sul tracciato, in modo da sfruttare al massimo il progressivo miglioramento del tracciato. Tra i due erano usciti nell’ordine anche Ocon, Hamilton, Gasly, Norris, Ricciardo, Sainz, Perez e Albon, con distacchi tra l’altro piuttosto importanti, soprattutto tra lo spagnolo della McLaren e il messicano della Racing Point. Grazie ad un giro magistrale, Lewis Hamilton ancora una volta era poi riuscito a conquistare la pole position, centrando per la novantaseiesima volta in carriera la partenza dalla prima casella della griglia. Ciò che è interessante sottolineare, tuttavia, è anche il progressivo miglioramento dai tempi della Q1 fino a quello che gli ha poi consegnato l’ennesima partenza dal palo, con un miglioramento di circa un secondo e mezzo, al contrario di Bottas, che nello stesso frangente era riuscito ad abbassare i propri tempi solamente di sette decimi, segnale che, oltre al progressivo miglioramento della pista, l’inglese fin dall’inizio stesse tenendo da parte qualcosa per le fasi decisive. A lasciar qualche dubbio, tuttavia, è proprio la performance del finlandese, che nel corso della qualifica non è sembrato riuscire a fare un salto di qualità, tanto che è risultato essere uno dei piloti che nel corso delle tre manche si era migliorato in maniera molto più contenuta rispetto a tutti gli altri rivali. Difficile pensare che già in Q1 stesse spingendo e rischiando oltre al limite, ma è anche chiaro che vedere una progressione così ridotta è un segnale che qualcosa non abbia funzionato nell’ultima qualifica: a supporto di ciò vi è anche il fatto che il tempo ottenuto nell’ultima manche su gomma soft fosse solamente cinque decimi più rapido di quello ottenuto in Q2 con una pista più scivolosa ad inizio sessione, un gap al di sotto anche delle previsioni Pirelli riguardo alla differenza prestazionale tra i due compound. È possibile immaginare che Bottas non fosse riuscito a trarre il massimo dalle sue coperture, magari andando in overheating nella fase conclusiva del tracciato, quella più complicata per gli pneumatici come al venerdì, ma il distacco accusato dal compagno di squadra è qualcosa che Valtteri stesso fatica a spiegarsi: “In Q1 e in Q2 sembrava andar bene, avevo passo. Ma la Q3 è stata difficile. Penso di aver fatto dei miglioramenti, ma chiaramente gli altri ne hanno fatti di maggiori. Nel primo run della Q3 le gomme erano un pochino fredde, quindi avevo avuto un grosso sovrasterzo in uscita dall’ultima curva e in curva 2 avevo già un gap di due decimi. Nel secondo run la macchina sembrava migliore, non ci sono stati particolari errori, quindi non so perché non fossi riuscito ad avvicinarmi alla pole. Ci sono alcuni punti di domanda che dovremo analizzare nel debrief e capire perché il gap sia così ampio”.

Ad inserirsi tra le due W11 è stato Max Verstappen, ancora una volta protagonista di una grande qualifica. Nonostante il primo tentativo della Q3 non fosse andato esattamente come si aspettasse, dovendosi guardare le spalle da Renaut e Racing Point, estremamente competitive anche al venerdì, l’olandese è poi riuscito a tirare fuori dal cappello un giro impressionante che gli ha consentito di guadagnare la seconda fila, anche se ciò significherà partire dal lato sporco della pista. I passi in avanti dal venerdì al sabato erano stati evidenti già durante la terza sessione di libere, quando la vettura sembrava aver trovato un assetto più bilanciato e composto, al contrario del primo giorno di prove, dove la monoposto, per quanto avesse ancora qualche decimo in tasca a causa di un errore di Verstappen nel suo tentativo, sembrasse piuttosto nervosa, in particolare con il posteriore. Grazie al lavoro di set-up svolto durante la nottata, Max era riuscito a fare dei passi in avanti, anche in realtà sia in Q1 che in Q2 lo stesso Verstappen aveva avvertito della mancanze di grip, tanto che per il tentativo finale in Q3 avevano poi deciso di apportare ulteriori modifiche intervenendo sui flap. Cambiamenti che avevano dato il risultato sperato, perché nell’ultimo tentativo a disposizione, grazie anche alla scia fornita da un ignaro Bottas, che era stato avvertito dai box quando ormai era troppo tardi, l’olandese della Red Bull era riuscito a conquistare una prima fila che, al di là del significato puramente statistico, infonde fiducia per un risultato di alto livello. La scia e i relativi decimi guadagnati nel primo settore sicuramente avevano aiutato a fare la differenza, ma Max ci ha poi messo tanto del suo, migliorandosi anche nei restanti due intertempi, tanto che lo stesso pilota lo ha definito come uno dei suoi migliori giri in carriera.

Quarto posto per Sergio Perez, ancora una volta capace di tirare fuori dal cilindro grandissime prestazioni in qualifica grazie ad un giro estremamente pulito e senza correzioni, dove tutto ha funzionato esattamente come voleva lui. Nonostante non potesse disporre dell’ultimo pacchetto di aggiornamenti, essendocene solamente uno a disposizione che era stato affidato a Stroll in quanto davanti in classifica mondiale, il messicano ha dimostrato ancora una volta il suo talento, mettendosi alle spalle un competitivo Daniel Ricciardo, il quale ha mancato quel piccolo spunto per mantenere la quarta posizione che era riuscito a conquistare nel primo tentativo. Nel secondo run, infatti, l’australiano non era poi riuscito a migliorarsi, dovendo così accontentarsi della terza fila, anche se ciò gli darà l’opportunità di partire dal lato pulito della pista. Nel corso di tutto il weekend questi due team avevano ottenuto tempi estremamente ravvicinati e anche le prestazioni in pista sembravano equiparabili, con curve a medio-bassa velocità in favore della squadra inglese, mentre quelle più rapide giocavano un ruolo importante nelle prestazioni della casa francese. Leggermente più staccata l’altra pretendente della midfield, la McLaren: Carlos Sainz Jr. non è riuscito ad arginare la differenza prestazionale tra nei confronti delle altre due squadre, concludendo in sesta posizione a circa due decimi dai rivali. Di per sé non un cattivo risultato e sarà importante tenerlo d’occhio nelle primissime fasi, perché lo spagnolo ci ha spesso abituato a partenze fulminanti. L’altra McLaren, quella di Lando Norris, non è riuscita ad andare oltre l’ottavo posto, a circa tre decimi di distanza dal compagno di squadra: nelle ultime qualifiche l’inglese sembra aver perso leggermente lo smalto, uno dei suoi punti di forza sia ad inizio di questa stagione che di quella passata. Oltretutto, sulla vettura dell’inglese erano stati montati anche gli ultimi aggiornamenti aerodinamici, incluso il nuovo muso in stile Mercedes e l’ala anteriore leggermente rivista, quindi sarà importante tenere sott’occhio la sua prestazione in gara. A dividere le due vetture di Woking ci ha pensato Esteban Ocon che, anche in questa occasione, ha accusato circa due decimi e mezzo di distacco dal proprio compagno di squadra, il quale però è uno specialista del giro secco ed è spesso capace di tirare fuori prestazioni di altissimo livello. Per il francese, comunque, si tratta di un buon risultato, soprattutto perché per la seconda volta consecutiva è riuscito ad entrare in Q3, una costanza che in questa prima parte di stagione in fase di qualifica gli è sicuramente mancata privandolo dell’opportunità di lottare per i punti in molteplici occasioni. Nono tempo per Pierre Gasly, ancora una volta bravo ad inserirsi nella lotta dell’ultima manche, il che gli fornirà una chance di lottare ancora una volta per conquistare qualche punto mondiale. A concludere la top ten l’altra Red Bull, quella di Alex Albon, autore di una qualifica deludente nonostante fosse riuscito ad accedere alla fase conclusiva della sessione. Il secondo e mezzo rimediato dal compagno di squadra, indipendentemente dal fatto che quest’ultimo avesse potuto godere di una scia, rappresentano un distacco piuttosto importante e difficile da giustificare. “Non sono sicuro di cosa sia accaduto in Q3, dobbiamo sederci con gli ingegneri e dare un’occhiata” – ha poi spiegato il pilota del team anglo-austriaco che, ha faticato nel corso di tutto il weekend, anche nel confronto con il compagno di squadra quando quest’ultimo calzava una mescola più dura nella seconda manche -. “In Q1 e in Q2 la situazione sembrava positiva, ma poi tutti hanno fatto un salto in Q3 mentre noi non ci siamo riusciti. Non sembrava che ci fosse ancora molto da estrarre nella vettura e i miei giri non mi sono sembrati così male. Ci sono stati tanti testacoda e track limit, penso sia stato perché la direzione del vento è cambiata molto rispetto alla FP3 e in molti sono rimasti sorpresi. Faremo i nostri compiti questa notte per avere una giornata migliore domani”. Così come Bottas, infatti, anche l’anglo-tailandese è stato coloro che non sono riusciti a migliorarsi in maniera così importante non solo tra la Q2 e la Q3, ma anche nell’intero corso delle qualifiche. Come se non bastasse, Albon dovrà anche scontare una penalità di cinque posizioni per la sostituzione del cambio.

Le strategie

Per la gara, le strategie consigliata da Pirelli prevendono tutti e tre i compound a disposizione, con la combinazione soft-hard come quella che dovrebbe risultare essere la più efficace. Molto vicino, tuttavia, anche la soluzione soft-medium, mentre la quella medium-hard sembrerebbe essere leggermente più lenta. Sarà importante verificare l’usura degli pneumatici nel corso dei primi giri di gara, tanto che il costruttore italiano stesso si aspetta uno stint piuttosto corto sul compound più morbido.

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