F1 | GP 70° Anniversario: l’analisi delle qualifiche

Analizziamo i temi più importanti della qualifica in cui Valtteri Bottas ha conquistato la seconda pole position stagionale

F1 | GP 70° Anniversario: l’analisi delle qualifiche

Se una settimana fa nel GP Gran Premio di Gran Bretagna Valtteri Bottas non era riuscito ad andare oltre il secondo posto in qualifica, rimediando anche un distacco piuttosto importante dal proprio compagno di squadra, oggi la musica è cambiata. Il finlandese, infatti, è riuscito a conquistare la pole position del Gran Premio del 70° anniversario della storia della Formula 1 grazie ad un giro fantastico, il quale gli ha permesso di precedere il compagno di squadra per soli 63 millesimi. Così come nello scorso weekend, la W11 sul giro secco si è dimostrata imbattibile e inarrivabile per i rivali, mettendosi alla spalle la concorrenza di quasi un secondo.

In terza posizione un sorprendente Nico Hulkenberg che, dopo aver preso le misure a questa RP20 nel corso delle sessioni di libere, è riuscito a tirare fuori dal cilindro una prestazione di altissimo livello, dimostrandosi ancora estremamente rapido anche in qualifica come ci aveva abituato negli anni passati. Un terzo posto frutto anche dei cambiamenti a livello di configurazione aerodinamica decisi dalla Racing Point dopo la gara della scorsa settimana, dove il team aveva optato per un set-up aerodinamico fin troppo carico che aveva penalizzato la prestazione sul giro secco. A concludere la seconda fila ci sarà Max Verstappen, il quale rappresenterà una delle grandi incognite in vista della gara di domani: l’olandese, infatti, sarà l’unico pilota della top ten a partire su gomma hard con una strategia alternativa, mentre coloro che si troveranno intorno a lui prenderanno il via sulla media, che nella giornata di oggi si è dimostrata una mescola estremamente competitiva. La sensazione, comunque, è quella che il gap tra le varie mescole visto al sabato non fosse estremamente elevato ma che, anzi, in determinate situazioni il compound intermedio fosse quello più rapido. Quinto tempo per Daniel Ricciardo, autore di un’ottima qualifica in cui ha dimostrato ancora una volta il perché al sabato sia tra i migliori piloti in pista. Dopo il quarto posto della scorsa settimana, la terza fila sarà un’ottima opportunità per riuscire a ripetere un buon risultato, anche grazie agli aggiornamenti introdotti dalla Renault negli ultimi giorni. Partirà dalla sesta posizione Lance Stroll, il quale non è riuscito a ripetere le ottime prestazioni degli ultimi due appuntamenti, in cui aveva ottenuto un terzo e un quarto posto. Considerando le sue abilità in gara, tuttavia, sarà interessante vedere cosa riuscirà a fare il canadese e come andrà il confronto con Hulkenberg.

Ad aprire la quarta fila sarà Pierre Gasly, autore fino ad ora di un weekend di altissimo livello. Così come la scorsa settimana, e più in generale in questo inizio di stagione, il francese si sta dimostrando un pilota solido e veloce, esattamente come quello che si era ammirato in Toro Rosso due anni fa nelle sue giornate migliori. Il settimo posto rappresenta un’occasione importante, perché lo metterà nelle condizioni di lottare fin da subito per la top ten e di raccimolare un buon bottino di punti. Ottavo posto per Charles Leclerc, il quale non è riuscito a replicare l’ottima prestazione della scorsa settimana: indubbiamente il passo in avanti fatto dagli avversari, soprattutto in configurazione qualifica con ali più scariche ha pagato e l’incremento delle pressioni minime a seguito degli episodi della scorsa settimana non ha favorito una squadra alla ricerca di grip, nonostante un compound più morbido, che probabilmente la SF1000 tendeva a surriscaldare eccessivamente, tornando a quelle sensazioni che la squadra si aspettava approcciandosi al primo weekend di gara. Un piccolo passo in avanti, invece, per Alex Albon, che dopo aver mancato l’accesso alla Q3 in diverse occasioni nel corso degli ultimi appuntamenti, finalmente è riuscito a concludere la sessione del sabato nella top 10, seppur al nono posto e sempre mezzo secondo lontano dal proprio compagno, esattamente come la scorsa settimana. A concludere la quinta fila sarà Lando Norris con l’unica McLaren all’interno dei primi 10 che, così come la Ferrari, non è riuscita a ripetere le belle prestazioni della scorsa settimana, con Carlos Sainz Jr. che non è andato oltre la tredicesima posizione. Lo spagnolo, tuttavia, ha da recriminare per un cambio di configurazione sulla sua monoposto dopo le prove libere che lo ha costretto a scegliere un cofano con un’apertura più ampia per favorire lo smaltimento di calore.

Discorso simile anche per Esteban Ocon, il quale non è riuscito a spiegarsi un gap così ampio con il proprio compagno di squadra dopo le indicazioni positive del weekend passato e del venerdì, nonostante anche oggi, secondo le parole del francese, la vettura si fosse comportata bene. Per il numero 31 ci sarà da scontare anche una penalità, rimediata dopo aver ostacolato George Russell in Q1. Ciò permetterà a Sebastian Vettel di guadagnare una posizione sulla griglia di partenza, facendolo salire all’undicesimo posto, ma chiaramente questo non può salvare il sabato del tedesco, alle prese con due fine settimana particolarmente difficili. Gradita sorpresa è la quattordicesima posizione di Romain Grosjean con la Haas, sia perché il francese necessitava di una buona prestazione dopo un avvio di stagione deludente, sia perché è un risultato che dà fiducia al team, che negli scorsi appuntamenti aveva faticato a passare con regolarità la prima manche, soprattutto su un circuito che sulla carta non si dovrebbe ben adattare alle caratteristiche della VF20. A trovare costanza nel passaggio in Q2 è George Russell, il quale aveva mancato l’accesso alla seconda manche solamente in Austria nel primo appuntamento stagionale, anche se poi le prestazioni in gara spesso non erano riuscite a mantenersi sugli stessi livelli.

Così come una settimana fa, Daniil Kvyat non è riuscito ad andare oltre la Q1, anche se vi è da sottolineare che una folata di vento in curva 15 non gli ha permesso di concludere un giro in cui i parziali ottenuti nei primi due settori gli avrebbero molto probabilmente permesso di accedere alla manche successiva. A concludere nelle ultime posizioni Kevin Magnussen, Nicholas Latifi e le due Alfa Romeo di Antonio Giovinazzi e Kimi Raikkonen, ancora una volta distante dal gruppo di centro classifica.

Q1: il vento non aiuta

A distanza di una settimana dalle qualifiche del Gran Premio di Gran Bretagna, ci si chiedeva come le nuove variabili per questo weekend avrebbero modificato i valori in campo. La scelta di portare pneumatici uno step più soffici e di aumentare le pressioni minime, al fine di evitare i problemi della scorsa settimana, unito al lavoro già completato dalle squadre sette giorni prima, indubbiamente avrebbe potuto cambiare le carte in tavola, come già visto in Austria. L’aver già corso su questa pista e l’aver acquisito molti dati aveva dato la possibilità di capire qualcosa di più sul come modificare la monoposto e la sua configurazione aerodinamica. Non è un caso che in questo fine settimana diversi team abbiano deciso di scaricare leggermente le ali, in modo da guadagnare qualche km/h orario sui rettilinei, sperando che il degrado non fosse poi così pronunciato, soprattutto nel momento in cui la strategia ideale si sarebbe rivelata quella a due soste. Sul fondo dello schieramento, tuttavia, i gap accusati nella passata settimana potevano lasciar presagire che difficilmente i valori in campo sarebbero cambiati così radicalmente da creare delle particolari sorprese, ma indubbiamente la prima manche di queste qualifiche ha riservato delle sorprese.

Il primo argomento interessante di questa Q1 riguardava la scelta di ben tre piloti, ovvero i due alfieri della Haas e di George Russell, di scendere in pista con un nuovo set di gomme a mescola media, una decisione particolare considerando che, sulla carta, ci si aspettava che tra questo compound e quello più soffice ci fosse un divario non indifferente. Ciò nonostante, dopo aver completato il loro primo tentativo, i due piloti della squadra americana avevano scelto un approccio diversi, tornando rapidamente in pista con un nuovo treno di pneumatici a banda rossa con ancora 10 minuti restanti sul cronometro, ovvero quando altri concorrenti non avevano ancora fatto segnare nemmeno un tempo ufficiale. Un approccio visto più volte quest’anno, soprattutto dalle squadre che lottano per la parte bassa della classifica, il cui obiettivo è quello di continuare a girare e girare, con brevissimi passaggi ai box utili per rifornire prima di tornare nuovamente in pista.

Alla fine del primo tentativo, la situazione che si era delineata per quanto riguardava la zona dell’esclusione era ancora incerta, in particolar modo per la presenza di Alex Albon in sedicesima posizione, autore di un giro non particolarmente pulito che lo aveva posto a rischio di un’eliminazione inaspettata. Alle sue spalle, invece, i papabili per il non passaggio del turno erano i medesimi che si erano visti solamente sette giorni prima, ovvero Kevin Magnussen, Kimi Raikkonen, Antonio Giovinazzi e Nichoals Latifi, per quanto il canadese della Williams fosse stato protagonista di diverse sbavature nel corso del suo run, perdendo diversi decimi che quantomeno gli avrebbero potuto permettere di scalare qualche posizione.

Tra gli aspetti da segnalare vi era indubbiamente il fatto che Russell fosse riuscito a rientrare momentaneamente in una posizione valida per il passaggio del turno grazie al giro completato con gomme a mescola media, così come Romain Grosjean nel suo secondo tentativo su gomme soft era stato capace di conquistare un ottimo dodicesimo tempo, il che lo aveva incrementato le sue chance di passare in Q2. Tra loro due avevano concluso il loro primo tentativo in tredicesima e quattordicesima posizione rispettivamente Sebastian Vettel e Lance Stroll, con quest’ultimo che sicuramente aveva un potenziale maggiore non sfruttato a causa di un errore nell’impostazione di curva 7, dove era finito largo perdendo diversi decimi.

Anche nel secondo tentativo, la lotta per evitare l’esclusione nella prima manche della qualifica stava rivelando delle sorprese. Se inizialmente qualche pilota aveva provato l’azzardo della media, con una pista che si stava migliorando e distacchi abbastanza compatti, tutti coloro a rischio erano ritornati in pista per il secondo run sulla soft, in modo da essere sicuri che non avrebbero rischiato l’esclusione, soprattutto considerando che sprecare un set aggiuntivo di questo compound non avrebbe dovuto significare una grave perdita in quanto i team avrebbero cercato di ottenere il passaggio al Q3 con una mescola più dura rispetto alla scelta più tenera portata da Pirelli per il weekend. Alla fine del secondo run, a trovare l’esclusione sarebbero poi stati Daniil Kvyat, Kevin Magnussen, Nicholas Latifi, Antonio Giovinazzi e Kimi Raikkonen, con l’Alfa Romeo a chiudere l’intera ultima fila dello schieramento.

Sicuramente si era trattata di una sessione sfortunata per il pilota russo dell’Alpha Tauri, il quale non era riuscito nemmeno a migliorare il tempo del suo primo tentativo a causa di una folata di vento in curva 15 che aveva destabilizzato la vettura spendendolo così fuori pista. Un peccato, perché i parziali che stava ottenendo nel corso del suo secondo run molto probabilmente gli avrebbero consentito di riuscire a passare il turno in tutta sicurezza. Da una settimana all’altra le sensazioni in macchina possono cambiare e a spiegarlo è uno degli eliminati, Kevin Magnussen, che nel corso di questo weekend non è riuscito ad avere un buon feeling con la monoposto a causa della perdita di stabilità: “Per tutto il weekend non è stato abbastanza. È stato un fine settimana terribile per me fino ad ora. Non so cosa stia succedendo con la macchina, non sono ai livelli di ciò che ero stato in grado di raggiungere la scorsa settimana e non ho nemmeno le stesse sensazioni. È sorprendente e anche frustrante essere all’improvviso in questa situazione dove la macchina non dà quello che noi sappiamo che può essere in grado di dare. Dobbiamo capire il perché. Abbiamo perso stabilità e ho dovuto gestire tantissimi snap improvvisi. Non ho fiducia nella vettura rispetto alla scorsa settimana, in particolar modo nelle zone ad alta velocità. Vedremo cosa accadrà domani”.

Molto più deludente la giornata delle due Alfa Romeo, non solo ultime in classifica ancora una volta, ma battute anche dalla Williams di Nicholas Latifi, il quale dopo gli errori nel corso del primo tentativo era riuscito a mettere insieme un giro pulito e guadagnare la diciottesima posizione in griglia. La squadra italo-svizzera, invece, aveva confermato così ancora volta tutte le proprie difficoltà nel riuscire a far funzionare la monoposto sul giro secco, dove le mancanze sia a livello aerodinamico che motoristiche si fanno sentire in maniera ancor più evidente. Nei giri dei due piloti ciò che era maggiormente apprezzabile era la mancanza di grip, il che li portava, in particolar modo nelle curve veloci, ad essere più lenti sia in inserimento che in percorrenza, con tutto ciò che può voler dire a livello cronometrico. In particolare, ciò era evidente nella sequenza di curva 11-12-13-14, dove in quest’ultima i due alfieri dell’Alfa Romeo faticavano ad avere una vettura stabile, con continue perdite di grip al posteriore oppure che li costringevano a correggere e/o chiudere il gas. Un problema non da poco visto che avere una buona uscita da curva 14 è fondamentale per riuscire a portare maggiori velocità sul rettilineo successivo.

Q2: il festival della gialla

Il cambio di mescole per questo fine settimana aveva portato dei dubbi in merito a quanto una gomma soft così tenera come la C4 potesse durante in uno stint prolungato su un circuito così impegnativo come quello di Silverstone, dove le elevate forze G mettono a dura prova i compound più soffici, portando al surriscaldamento ed un degrado elevato. Durante le prove libere non era stata una sorpresa constatare che proprio questa mescola mostrasse delle difficoltà sulla lunga distanza, soprattutto a livello di blistering, per cui riuscire a qualificarsi sulla media sarebbe stato fondamentale. Non è un caso, quindi, che tutti i team durante la seconda manche della qualifica fossero scesi in pista proprio con quella mescola, rendendo così da un certo punto di vista lo scontro più equo, al contrario della scorsa settimana dove i piloti avevano optato per l’utilizzo di due compound diversi. Solamente due piloti avevano provato una strategia alternativa, ovvero Max Verstappen, che aveva scelto di calzare addirittura la gomma dura a banda bianca, e Geroge Russell, il quale al contrario aveva optato per l’utilizzo della soft, probabilmente in cerca di un run di gloria che gli potesse consentire l’accesso all’ultima fase della qualifica.

Dopo il primo tentativo, se la situazione nelle prime posizioni non aveva riservato grandi sorprese, con le due Mercedes W11 a fare da battistrada, al contrario la lotta per evitare l’eliminazione lasciava dell’incertezza, considerando che ben sei piloti a cavallo degli ultimi posti disponibili per il passaggio del turno erano racchiusi in poco meno di due decimi. Tra questi vi erano anche Pierre Gasly, decimo, e Sebastian Vettel, undicesimo, separati solamente da due millesimi di secondo, un niente. La sorpresa più importante, tuttavia, non poteva non essere il quinto crono ottenuto da Max Verstappen su gomma hard, a dimostrazione che i gap tra le varie mescole nella giornata di sabato non fossero così ampi come ci si aspettava, un dettaglio che si rivelerà fondamentale in Q3. Un quinto tempo ottenuto, inoltre, nonostante dei grossi problemi di sottosterzo, a causa delle difficoltà nel mettere in temperatura una mescola così dura rispetto alle controparti a disposizione.

Se già il primo tentativo aveva garantito un lotta particolarmente ravvicinata per evitare l’esclusione, anche il secondo run aveva riservato delle sorprese e dei distacchi contenuti. La scelta più interessante era stata quella della Ferrari, la quale aveva deciso di cambiare approccio, passando dalla media alla soft con entrambi i piloti, probabilmente per essere sicuri di garantirsi l’accesso alla Q3. Una scelta non obbligata, ma essenziale a far capire che l’obiettivo della Rossa era quello di partire dai primi dieci con entrambe le monoposto, anche sacrificando l’opzione di partire con un compound più duro. Grazie al quarto tempo ottenuto nel corso del primo tentativo, con Charles Leclerc sarebbe stato tuttavia più semplice gestire la situazione, spingendo durante il giro per poi abortire e rientrare ai box se dal garage avessero visto che il tempo ottenuto precedentemente sarebbe stato sufficiente a garantirsi il passaggio sulla media, come è poi effettivamente avvenuto per quasi tre decimi. Giornata più amara per il suo compagno di squadra, Sebastian Vettel, che nonostante fosse sceso in pista per l’ultimo tentativo su gomma soft e si fosse contestualmente migliorato, non era riuscito ad ottenere un crono valido per evitare l’eliminazione in Q2. Anche in questo caso, tuttavia, la mescola più soffice non aveva dato quei miglioramenti che ci si aspettava, limitando così il vantaggio ottenibile dal suo sfruttamento, tanto che lo stesso Vettel si era limitato a migliorare il proprio tempo di soli tre decimi, quando secondo le simulazioni basate sui dati del venerdì il gap avrebbe dovuto essere quantomeno il doppio. Andando a confrontare le soluzioni aerodinamiche scelte per il fine settimana, è possibile notare come effettivamente nel garage del tedesco si sia optato per un assetto leggermente più carico, sempre naturalmente nei limiti del set-up di base su cui aveva lavorato il team di ingegneri per i due appuntamenti di Silverstone. Ciò, tuttavia, non è bastato al quattro volte campione del mondo per riuscire a trovare quella confidenza necessaria per tirare fuori quei decimi che in una giornata come quella di oggi avrebbero fatto estremamente comodo. Paragonando i due giri del primo tentativo in Q2, infatti, è facile notare come Vettel perda tempo non tanto sui rettilinei, dove il distacco è comunque contenuto, quanto in quelle zone dove una maggior confidenza con la monoposto può fare la differenza, come la frenata di curva 3, l’inserimento di curva 6 dove si necessità una monoposto che gestisca bene il sottosterzo, oppure nelle curve veloci, in particolar modo la 13 e la 14. Considerando che l’alternativa sarebbe stata quella di partire con la soft, l’undicesima posizione non è un risultato così negativo per Sebastian, in particolare perché ciò apre la possibilità a diverse strategie. Sarà interessante vedere cosa riuscirà a fare il tedesco in gara e se opterà per qualche tattica particolare.

Sarebbe dovuto partire in sesta fila, ma una penalità di tre posizioni per aver ostacolato un altro pilota in Q1 lo costringerà a prendere il via dalla quattordicesima casella. Dopo la buona prestazione della scorsa settimana, la giornata di sabato non è stata altrettanto proficua per Esteban Ocon, il quale ha visto sfuggire ancora una volta l’opportunità di giungere nel Q3: tuttavia, ciò che preoccupa maggiormente il francese è il distacco accusato dal proprio compagno di squadra, Daniel Ricciardo, che così come accaduto in Austria fatica a spiegarsi: “È stata una sessione deludente nel complesso, in quanto pensavo che il mio giro in Q2 piuttosto buono. Il gap da Daniel era molto ampio, quindi dobbiamo capire il perché. Avrebbe potuto essere differente, semplicemente non abbiamo compreso a fondo la monoposto dopo la giornata di ieri. La vettura sembrava buona, semplicemente non riuscivo a portare la velocità di cui avevo necessità. Nella gara della scorsa settimana avevo un buon passo, speriamo che sia così anche domani”, ha commentato Ocon a fine sessione.

A seguito dei miglioramenti dei rivali, anche McLaren ha sofferto la concorrenza, scivolando di posizioni fino ad essere esclusa dal Q3 con Carlos Sainz Jr., mentre Lando Norris era riuscito a conquistare l’ultimo posto valido per l’accesso alla manche successiva. A penalizzare ulteriormente il pilota spagnolo era stato anche un cambio di cofano motore poco prima delle qualifiche a causa di alcuni problemi di cooling, il che lo aveva costretto ad optare per una soluzione che garantisse un maggior dissipamento del calore a fronte, tuttavia, di un aumento del drag, che sui lunghi rettilinei di Silverstone si può pagare a caro prezzo. A concludere la zona eliminazione della Q2 erano stati George Russell e Romain Grosjean, con quest’ultimo autore di un’ottima qualifica che nella giornata di domenica gli consentirà di prendere il via dalla tredicesima casella. Un’opportunità per tentare anche qualcosa di differente a livello strategico, come ci ha abituato la Haas negli ultimi appuntamenti.

Q3: Bottas centra la pole

Se c’era un aspetto che si era potuto intuire dalla Q2 era il fatto che i margini prestazionali tra le varie mescole fossero particolarmente ridotti nelle qualifiche, ben al di sotto dei valori che Pirelli aveva stimato analizzando i dati della giornata di venerdì. Per questo non era stata una sorpresa vedere alcuni piloti scendere in pista ad inizio Q3 non sulla gomma più soffice in assoluto, la soft, bensì sulla media: un approccio scelto da tre piloti, ovvero da Daniel Ricciardo, Max Verstappen e Alex Albon, anche se quest’ultimo non aveva utilizzato un set nuovo, bensì uno usato dalla Q2. Per l’australiano sembrava essere una scelta che aveva dato i suoi frutti, grazie ad un ottimo terzo posto conquistato durante il primo tentativo, mettendosi tra l’altro alle spalle i rivali più diretti di oltre un decimo.

Dopo il primo tentativo, la situazione che si era delineata vedeva Lewis Hamilton in pole position provvisoria davanti al proprio compagno di squadra, staccato di circa un decimo, il quale aveva accumulato il distacco più importante nel corso del primo settore. Alle loro spalle si trovava un ottimo Daniel Ricciardo, la cui scelta della media sembrava aver pagato dandogli un miglior feeling, tanto che avrebbe ripetuto la stessa mossa da lì a pochi minuti nel secondo run. Quarto tempo per Nico Hulkenberg, il quale sicuramente aveva qualcosa da recriminare per un primo settore in cui si poteva fare ed osare qualcosa in più. Molto vicino anche Max Verstappen, solamente a sedici millesimi dal tedesco della Racing Point, nonostante anche in questo caso l’olandese avesse optato per una strategia alternativa, montando così come il francese della Renault un set di gomme medie. Una scelta tuttavia non confermata per il secondo tentativo, in quanto secondo Verstappen, le medie impiegavano troppo tempo a scaldarsi penalizzando così il tempo e la reattività nel primo settore, dove il maggior grip della mescola soft avrebbe potuto fare la differenza nelle curve lente e nelle zone di trazione, anche se sarebbe stato importante preservarla per tutto il giro e prevenirne il surriscaldamento. Più staccato di circa tre decimi il suo compagno di squadra, Alex Albon, il quale tuttavia aveva potuto contare solamente su un set di gomme medie usato, che quindi non potevano fornire la massima prestazione. Alle sue spalle avevano concluso Charles Leclerc, Lance Stroll, Pierre Gasly e Lando Norris, tutti e quattro su gomme soft.

Per il secondo tentativo, ancora una volta la strategia in termini di scelta gomme era cambiata. Se, come annunciato dallo stesso Verstappen, il fatto che Red Bull avrebbe montato una soft nell’ultimo tentativo era preventivabile, anche perché Albon non aveva più set nuovi a disposizione, differente era stata la scelta della Mercedes, la quale aveva deciso di montare un nuovo treno di gomme medie, con cui Valtteri Bottas aveva trovato un miglior feeling, al contrario di Lewis Hamilton che, come raccontato nel post-qualifiche, era riuscito ad avere migliori sensazioni con il compound più tenero. Tutti gli altri, invece, avevano mantenuto la loro scelta per l’ultimo e decisivo run, incluso Daniel Ricciardo, rimasto su una mescola più intermedia e sfruttando così il suo ultimo set a disposizione, il che tra l’altro lo avrebbe lasciato solamente con un treno di gomme soft e hard nuovo in vista della corsa.

Ultimo tentativo, Hamilton vs. Bottas. Una sfida che una settimana prima si era conclusa nettamente a favore del pilota inglese sulla pista di casa, ma che in questo weekend sembrava dare sensazioni diverse, soprattutto per il distacco più contenuto che vi era stato durante tutte le sessioni. Andando ad analizzare i relativi parziali è possibile notare come nel corso del secondo e decisivo run, entrambi i piloti erano riusciti ad ottenere il medesimo tempo nel corso del primo settore, ovvero 27 secondi e 334 millesimi, il che li poneva in una situazione di assoluta parità. Se il finlandese, tuttavia, era riuscito a migliorarsi rispetto al tentativo precedente, lo stesso non si poteva dire per il sei volte campione del mondo, il quale aveva faticato a trovare il punto di corda in entrata di curva 4, finendo leggermente largo. Fortunatamente, tuttavia, curva 4 è molto particolare e consente di interpretarla secondo più linee senza perdere molto tempo, nonostante sia vero che in una sfida così tirata come quella tra i due piloti Mercedes, ogni centesimo di secondo avrebbe potuto risultare fondamentale.

La vera differenza, tuttavia, la si può vedere nell’interpretazione e nella stabilità della vettura di curva 7, la zona della pista che a tutti gli effetti ha regolato la seconda pole position stagionale a Valtteri Bottas. Nella percorrenza di questo tratto, infatti, guardando gli onboard è chiaramente visibile quanto Lewis Hamilton avesse maggior difficoltà nel gestire il posteriore della monoposto, con continue micro-correzioni che lo spingevano lontano dalla sua traiettoria ideale, che generalmente è abbastanza interna, al contrario di altri piloti che in quella zona preferiscono avere una traiettoria più spigolata allargando molto a centro curva per avere una miglior uscita. Sicuramente ciò ha penalizza il sei volte campione del mondo, che così sia in percorrenza che in uscita non è riuscito ad anticipare il piede sull’acceleratore come avrebbe voluto, perdendo preziosi centesimi dal compagno di squadra che, al contrario, era stato molto più pulito, tanto da non dover neanche quasi correggere nemmeno un cenno di sovrasterzo.

Da quel momento in poi il finlandese sarà bravo a gestire quei centesimi guadagnati fino al traguardo, ottenendo tempi molto simili al proprio compagno di squadra anche nel terzo settore. Alla fine del giro erano solo 63 i millesimi che dividevano i due alfieri della Mercedes, un nulla, ma che potrà fare una grossa differenza in vista della gara di oggi, magari ripetendo la gara di un anno fa, dove Bottas partì in pole ma una strategia non proprio perfetta lo tagliò fuori dalla lotta per la vittoria. Sicuramente aveva qualcosa in più da recriminare Lewis Hamilton, il quale non era stato autore di un giro completamente pulito: qualche sbavatura di troppo costata quei pochi centesimi che lo hanno poi diviso dal compagno di casacca. Indubbiamente partire dietro sarà un problema non da poco per Lewis, che dovrà cercare immediatamente l’attacco nelle fasi iniziali per riportarsi in testa e dettare il suo ritmo, oppure giocare di strategia nel caso riuscisse a mantenersi vicino al numero 77 in prossimità delle soste.

Dalla terza posizione partirà uno strabiliante Nico Hulkenberg, autore di una prova di altissima livello dopo essere rientrato nel Circus la scorsa settimana per sostituire momentaneamente Sergio Perez, attualmente impegnato nel recupero dal virus. La sua sfida con Max Verstappen per conquistare la terza posizione è stata una delle più interessanti della giornata, dato anche il gap ridotto tra i due sul traguardo, meno di un decimo. Andando ad osservare i giri veloci dai relativi onboard, è possibile notare come nella parte guidata del primo settore, i due fossero pressoché allineati, con il tedesco più rapido in curva 1 e curva 2, mentre il pilota della Red Bull era riuscito a recuperare nell’impostazione di curva 3 e 4, riportandosi in parità. Sul lungo rettilineo che porta a curva 6 e conclude il primo intertempo, tuttavia, Hulkenberg era riuscito a recuperare diversi centesimi di secondo grazie ad una velocità di punta più alta di circa una decina di km/h rispetto al suo rivale. Un’altra zona in cui il pilota della Racing Point era riuscito a fare la differenza era la zona di curva 7, dove così come Hamilton, anche Verstappen aveva incontrato qualche difficoltà di grip, dovendo correggere, finendo largo e perdendo così il momento giusto per riuscire a spalancare il gas in anticipo, al contrario di Nico che era stato molto più pulito nell’intera percorrenza, guadagnando così ulteriori preziosi centesimi che avevano portato il suo vantaggio a quasi due decimi. La migliore uscita, unita al vantaggio in termini di velocità di punta fatto registrare dalla RP20 nei confronti della RB16 aveva dato inoltre l’opportunità di allungare ulteriormente nei due tratti quasi rettilinei tra curva 8 e l’entrata di curva 10, portando il gap tra i due a quasi tre decimi.

La situazione, tuttavia, aveva preso una piega diversa nella sequenza veloce, quella formata dalle curve 11, 12, 13 e 14, con quest’ultima a segnare il vero spartiacque del giro. Se in uscita dalla 13, che coincide anche con l’impostazione di curva 14, Hulkenberg aveva dovuto alzare completamente il piede chiudendo per un momento il gas, lo stesso non si poteva dire per Verstappen, che era riuscito a mantenere l’acceleratore aperto fino circa al 40%, portando così circa una decina di km/h orari in più in curva, ben supportato dalla propria monoposto. Ciò si era rivelato un dettaglio importante per due fattori: non solo aveva permesso al pilota della Red Bull di riuscire a guadagnare qualcosa dal punto di vista cronometrico portando il distacco a poco meno di un decimo e mezzo, ma la maggior rapidità in uscita gli aveva anche permesso di annullare quel vantaggio che la RP20 aveva nei confronti della RB16 in termini di velocità di punta.

Un discorso simile poteva essere fatto anche per curva 15, dove Verstappen era riuscito a portare quasi ben 15 km/h in più rispetto al rivale della Racing Point, riducendo ulteriormente il suo distacco. Una differenza dovuta anche alla diversa interpretazione di linee, con Verstappen che era riuscito a sfruttare quel mezzo metro in più l’uscita di curva 15 nella parte più esterna del cordolo. Da questo punto di vista, essendo la soft una mescola molto morbida che rischiava di surriscaldarsi molto rapidamente, sarebbe stato interessante capire quando la differenza nell’interpretazione fosse dovuta semplicemente a diverse interpretazioni di guida o se Hulkenberg avesse cercato di salvare in parte la mescola in modo da stressarla eccessivamente in due delle curve più impegnative della pista.

Grazie a ciò, in ogni caso, Verstappen era riuscito a riportarsi in lotta, quasi azzerando il distacco virtuale dal rivale della Racing Point. Tutto si giocava, quindi, nell’interpretazione dell’ultima chicane, particolarmente insidiosa. A dividere sul traguardo i due piloti erano stati solo 94 millesimi, ma Hulkenberg dove era riuscito a recuperare quel minimo vantaggio dato che il numero 33 era quasi riuscito ad azzerare il gap? Indubbiamente la differente interpretazione dell’ultima chicane aveva fatto la differenza, in cui Nico era riuscito a mantenere la monoposto più vicina al cordolo interno e ad avere una miglior linea per la seconda parte della stessa, mentre Max era arrivato leggermente lungo in frenata, dovendo così scegliere una linea leggermente meno remunerativa in termini di tempo.

Alle loro spalle prenderà il via Daniel Ricciardo, bravissimo a sfruttare la sua Renault per metterla in una posizione che gli potrebbe garantire la possibilità di portare a casa nuovamente punti importanti, così come il quarto posto della scorsa settimana. La pista di Silverstone non è mai stata particolarmente amica alle monoposto francesi, ma sembra che in questi due weekend, anche grazie agli aggiornamenti, il team transalpino sia riuscito a fare un bel cambio di passo, contenendo anche il distacco da monoposto sulla carta più veloci. Affianco a lui ci sarà Lance Stroll, più staccato soprattutto a causa di un primo settore non perfetto, in cui non aveva trovato il giusto feeling portando meno velocità in frenata e dovendo correggere qualche snap nella parte più lenta.

Quarta fila per un ottimo Pierre Gasly, il quale conferma il suo ottimo stato di forma dopo la buona prestazione della scorsa settimana e, più in generale, di questo avvio di stagione. Ciò consentirà al francese di partire da una buona posizione in cui potrà pontare ad ottenere qualche punto nel mondiale, utili soprattutto all’AlphaTauri date le difficoltà incontrate dal compagno di squadra Daniil Kvyat. In ottava posizione Charles Leclerc, che non è riuscito a ripetere l’ottima qualifica della settimana scorsa, in parte anche per le differenti configurazioni aerodinamiche scelte dagli altri team che hanno puntato qualcosa in più sulla qualifica rispetto a sette giorni fa. A concludere la top ten saranno Alex Albon, che quantomeno in questo weekend è riuscito a fare un passo in avanti ed accedere alla fase conclusiva della qualifica, il che lo metterà nella posizione di non dover tentare di tutto per una rimonta dal fondo, e Lando Norris. La McLaren sembra aver fatto un passo indietro come la Ferrari rispetto alla scorsa settimana, sarà interessante vedere cosa riusciranno a fare in gara e se rientreranno in zona punti con entrambe le monoposto.

Le strategie

Per la gara di oggi, Pirelli consiglia una strategia a due soste, alternando l’utilizzo della gomma media e di quella hard. La tattica più veloce, secondo il gommista italiano, dovrebbe essere quella di partire sulla mescola intermedia per poi fermarsi dopo 12 o 15 giri, montando o un nuovo set di gomme medie oppure un set di gomme dure. Tuttavia, nell’ultimo stint di gara. Ricordiamo che in questi grafici, generalmente Pirelli suggerisce che le strategie possano essere intercambiabili. Meno remunerativo l’utilizzo della soft negli ultimi giri di gara che, comunque, se dovesse confermarsi ai livelli di ieri non dovrebbe dare un vantaggio particolarmente elevato e che potrebbe non valere il tempo necessario per effettuare il pit stop. Molto più difficile riuscire a vedere una gara ad una singola sosta, anche se non è escluso che magari qualcuno possa provarci durante la corsa, magari cambiando tattica nel momento in cui si realizzerà se fosse possibile o meno. Sarà una gara interessante anche perché dal punto di vista dei set a disposizione i team sono su configurazioni diverse: ad esempio Max Verstappen, oltre a partire con la hard, avrà a dalla sua un nuovo set di ogni mescola con cui diversificare la strategia avendone risparmiato uno durante la Q2. Al contrario, le due Mercedes non avranno un nuovo treno di pneumatici soft o medie in vista della corsa, ma avranno due set di gomme hard con cui giocare in termini di strategia. Più complicata la situazione, ad esempio, di Daniel Ricciardo, con un solo set di gomme dure a disposizione e ben altri due set di gomme medie usate, per cui sicuramente il pilota australiano nel corso della gara dovrà effettuare uno stint con un set non nuovo.

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Grazie alla pole position conquistata nel caldo texano di Austin, per la nona volta nel corso di questa stagione Max
F1 | GP d’Olanda: l’analisi delle qualificheF1 | GP d’Olanda: l’analisi delle qualifiche
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F1 | GP d’Olanda: l’analisi delle qualifiche

Max Verstappen conquista la pole position davanti al pubblico di casa. Quarto un ottimo Pierre Gasly, seguito dalle due Ferrari e da Antonio Giovinazzi
Nel boato della marea “Orange” presente sugli spalti di Zandvoort, non poteva esserci poleman diverso da Max Verstappen, che davanti