F1 | Ferrari, adesso serve una tua vittoria

La Rossa ha ancora metà campionato per rompere un digiuno che dura da troppo

F1 | Ferrari, adesso serve una tua vittoria

Un digiuno che dura da quasi due anni, dal 22 settembre del 2019, GP di Singapore, quando Sebastian Vettel tagliò per primo il traguardo di Marina Bay commuovendosi poi sul podio con la bandiera Essere Ferrari. Una vita fa. Un successo che seguì di poco le vittorie di Charles Leclerc a Spa e Monza. Da allora sul gradino più alto del podio della Ferrari si sono perse le tracce.

Dapprima incappata nella peggiore stagione dal 1980, la Ferrari nel 2021 ha ritrovato quantomeno una competitività decente, che le sta permettendo di giocarsi le posizioni subito dietro le prime della classe, rivaleggiando con l’altra nobile decaduta McLaren per quel terzo posto Costruttori che è l’obiettivo dichiarato del Cavallino.

La SF21 è una versione nettamente migliorata della SF1000, con un motore che almeno può definirsi tale perché non frenato da quel mistero di Fatima che è stato l’accordo riservato con la FIA; e qualcosa su per giù si è visto. Le pole position di Leclerc a Montecarlo e Baku, il secondo posto di Carlos Sainz a Montecarlo, il secondo posto – una vittoria accarezzata, blandita e persa sul più bello – di Charles a Silverstone, il terzo posto di Sainz a Budapest. E la Ferrari è andata molto forte anche a Imola e Barcellona, e avrebbe potuto raccogliere di più nel doppio round austriaco.

In undici appuntamenti la monoposto è mancata clamorosamente solo in due occasioni, dove ha sofferto temperature e pista, non riuscendo a far lavorare le gomme: Portiamo e Paul Ricard. Per il resto Maranello ha dimostrato di avere sempre un ritmo decente e poter fare buone gare. Ma la vetta è una chimera ancora inavvicinabile.

Eppure questo 2021 è un fior fior di occasioni che si sprecano, con valori in grado di cambiare da un GP all’altro e con uno scontro al vertice che rischia di far dissanguare i contendenti, aprendo così possibilità di inserimento per terzi incomodi. Nessuno più dedicherà troppo tempo a lavorare sulle attuali vetture, perché tutti ormai concentrati ad ultimare la progettazione delle monoposto del 2022, che tra poco andranno in produzione.

Dopo un lungo percorso di “analisi dei dati” e di raccolta di informazioni la Ferrari, anche attraverso la rinnovazione delle proprie strutture, a partire dal nuovo simulatore, finalmente è arrivata ad un livello ottimale di comprensione della propria monoposto, lasciandosi soprattutto alle spalle i problemi di correlazione tra i dati virtuali e quelli della pista. Binotto anche in una recente intervista a La Gazzetta dello Sport ha difeso l’importanza della stabilità interna del team per tornare a vincere, fiducioso che il lavoro di questo difficile biennio possa dare presto i suoi frutti.

Ciò che manca, per uscire dai contorni mesti e frustranti di una Ferrari destinata al ruolo di comprimaria, condannata a fregiarsi di poter lottare per il ruolo di “prima degli altri” e a raccogliere le briciole magnanimamente lasciate per strada dagli incostanti Perez di turno (perché Hamilton e Verstappen non lasciano proprio nulla, salvo cause di forza maggiore) è una vittoria che faccia respirare un po’ di aria di alta classifica.

Un trionfo, propiziato magari anche da condizioni favorevoli, che possa essere un volano di fiducia per tutto un ambiente che si sta abituando a partecipare, senza però vincere. Abbiamo dimenticato cos’è una Rossa vincente, il Mameli, l’emozione che trasmette la Nazionale dei motori (ma lo è ancora?). Serve la scossa, che dia fiducia e che faccia da riscontro esterno sulla bontà di un lungo lavoro che non dovrà mai rivelarsi sbagliato.

Puntare tutto sul 2022 è stata la scelta più saggia, ma in un campionato dove la Alpine ha vinto un GP, esplodendo di gioia e dimostrando di credere nel proprio progetto, la Ferrari non può accontentarsi di sfiorare la vittoria e farsela soffiare di prepotenza da Hamilton a soli tre miseri giri dalla fine.

Nella grande estate e stagione italiana dello sport, tra Europei e Olimpiadi, alla festa tricolore manca solo la Scuderia di Binotto, quella gioia di una macchina rossa che sfreccia per prima sotto la bandiera a scacchi. Un po’ più veloce, più di quanto lo sia ora, prima che sia troppo tardi.

Antonino Rendina


3.7/5 - (3 votes)
Motorionline.com è stato selezionato dal nuovo servizio di Google News,
se vuoi essere sempre aggiornato sulle nostre notizie
Seguici qui
Leggi altri articoli in Focus F1

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli correlati