L’Harakiri Ferrari: non conta solo l’ultimo errore

L’Harakiri Ferrari: non conta solo l’ultimo errore

Domenica 14 Novembre, Abu Dhabi, bandiera a scacchi.

Sebastian Vettel vince inaspettatamente il Mondiale 2010 sotto le montagne russe del Ferrari World. In tempo zero, si scatena la caccia al colpevole della disfatta Rossa.

L’incredulità generale crea il caos. Alonso gesticola con Petrov, Montezemolo esce dall’albergo di Abu Dhabi dove aveva seguito la gara per scaramanzia con gli occhi gonfi, Andrea Stella parla di un Fernando “non supportato abbastanza”, su Twitter altri si assumono la colpa della strategia suicida. Su Facebook nascono gruppi che chiedono la testa di Domenicali, e il sentimento generale sostanzialmente è quello. Qualcuno chiede anche le dimissioni dello stesso Montezemolo. Altri vorrebbero che il grande Enzo uscisse da dove riposa da più di 20 anni per prendere tutti a scappellotti. Insomma, un disastro.

Sono passati più di tre giorni e, a mente fredda, adesso si può analizzare quello che è successo al netto degli isterismi e degli insulti al muretto.

ABU DHABI E I TRE ERRORI

Fila indiana dietro la Safety Car. Non che sia cambiato molto dopo il suo rientro ai box.

E’ un tracciato dove si sa che il sorpasso è argomento da Playstation. La parte mista è troppo fitta di curve e controcurve ad angolo retto per tentare un azzardo. I due rettilinei chilometrici partono da un tornante il primo e da una chicane il secondo. A meno di un errore in accelerazione di chi sta davanti (Massa escluso..), tentare il sorpasso non è facile. Sono stati solo quattro nel 2009, infatti.

Il primo errore della Ferrari è optare il sabato per una soluzione aerodinamica più carica, per sfruttare più la parte mista a scapito di quella veloce. “Più bilanciamento”, si è detto. Ma non è stata valutata la possibilità di poter essere, per qualche motivo, nel traffico la domenica. E questo ha inciso tantissimo sul risultato finale. Con i “se” e con i “ma” non si va da nessuna parte, ma con una monoposto più veloce sul dritto l’attacco a Petrov sarebbe stato più probabile. Considerato il talento di Alonso, avrebbe resistito bene nel misto per potersi lanciare all’attacco in fondo ai due dritti. Anche se, ricordiamo, dopo Petrov sarebbe stato necessario superare anche Kubica e Rosberg. Non proprio due fermi.

Il secondo errore, primo della domenica, è proprio di Fernando. L’ennesima partenza sbagliata dell’anno. Non si contano sulle dita di una mano. Cina, Silverstone, Monza, Abu Dhabi solo per citarne quattro. Le partenze ormai sono gestite da software, e infatti prima della partenza ci vuole il libretto di istruzioni del il volante per completare la sequenza che attiva la procedura di start. Ma perchè a Massa non capita così spesso (non dite “perchè non lo inquadrano mai”)? Mistero.
Fatto sta che mantenere la terza posizione avrebbe garantito un distacco ben più ampio da Webber prima della disgrazia, e, forse, al muretto si sarebbero comportati diversamente.

Già, forse. Perchè il terzo errore è apparentemente roba da annali. C’è, però, un “però”, e scusate il gioco di parole.

Il Corriere della Sera ha riportato le conversazioni radio tra Andrea Stella e Fernando Alonso, che riportiamo di seguito.

Giro 9
Stella avverte Alonso: “Hai guadagnato altri tre decimi su Webber. Anche Felipe si avvicina”.

Giro 12
Stella informa Alonso: “Webber si è fermato e Vettel perde terreno su Hamilton”.
Alonso risponde: “Se vedete che Felipe lo può superare in un giro chiamatelo dentro”.
Replica il box: “Ci stiamo pensando, concentrati su Button”.

Giro 14
“Come è andata con Felipe?”, chiede Alonso riferendosi al pit-stop del brasiliano.
“È uscito dietro Webber”, gli risponde il box.

Giro 15
Dal box parte l’ordine che costerà ad Alonso il titolo mondiale: “Ok adesso rientra”.
Lo spagnolo risponde. “Ok”.
Il box precisa: “Uscirai vicino a Webber. Sei Davanti”.

Giro 17
Alonso chiede: “Quale è la situazione?”.
Stella gli risponde: “Dobbiamo superare la Renault davanti a noi, non si fermerà più. Poi c’è Rosberg”.

Giro 22
La situazione è ormai chiara. È ancora il box che chiama Fernando. Quella via etere è un’implorazione disperata.
Stella: “Lo so che ce la stai mettendo tutta ma è fondamentale superare Petrov”.

Inutile ricordare com’è finita.

Considerazioni

Nico Rosberg e Vitaly Petrov, protagonisti indiretti della lotta Mondiale

Che quello di Stella, Dyer e (per responsabilità oggettiva) Domenicali sia un errore, è senza ombra di dubbio. Il punto interessante da capire sarebbe, però, la modalità dell’errore stesso.

Perchè le comunicazioni radio sono chiare, ma fino ad un certo punto. La questione ruota attorno ad una domanda: al muretto Ferrari si erano accorti del fatto che Petrov e Rosberg avessero cambiato da morbide a dure al primo giro e che quindi avrebbero proseguito fino alla fine senza problemi?

E’ questo il nocciolo della questione. Perchè la risposta a questa domanda è significativa per capire la portata dell’errore in casa Rossa.

Ipotesi 1: Nel marasma della Safety Car non viene annotato dal muretto Ferrari che la Renault e la Mercedes passano da gomme morbide a dure e che possono potenzialmente finire la gara. I due non vengono considerati completamente, e ci si accorge di loro una volta completata la sosta di Alonso.

Questa possibilità sembra la meno probabile. E’ da pazzi pensare che gli Ingegneri di pista non se ne siano accorti e il pubblico sì. Anche considerato il fatto che sui monitor con il Live Timing ufficiale vengono segnalate le soste dei vari piloti. Quindi, tra il primo e il quindicesimo giro (venti minuti di gara, più o meno), ci sembra francamente impossibile che più persone non se ne siano rese conto.

Ipotesi 2: Il muretto sa bene che Rosberg e Petrov sono rientrati. Nonostante questo, Stella e Dyer si preoccupano più di Webber che di Vettel e pensano che Mercedes e Renautl siano entrambi ostacoli facilmente superabili da Alonso, che avrà un passo notevolmente superiore una volta uscito con gomme più fresche di 15 giri.

Se fosse questo il caso, si configura il peccato di presunzione. E non sarebbe nemmeno la prima volta. Nè quest’anno, nè negli ultimi tre. Perchè considerato che:

– Questo tracciato si conosce dall’anno scorso, nel quale i sorpassi si erano contati sulle dita di una mano.
– Al sabato viene scelta la configurazione ad alto carico sulle due Rosse. Meno velocità in rettilineo.
– La Renault in rettilineo è una delle più veloci grazie al suo F-Duct.

la logica conseguenza è che Alonso resta alle spalle di Petrov (e ripetiamo Petrov, non Kubica) fino alla fine, così come Massa alle spalle di Algersuari. Per inciso, Michael Schumacher era stato deriso anche dai tombini, in Australia, per essere rimasto mezza gara dietro alla stessa Toro Rosso. E lui alla fine era riuscito a passare.

C’è anche da dire che, dalle simulazioni svolte nei primi due giorni, pareva che le gomme morbide avessero una durata molto limitata. E quindi anche questo dettaglio potrebbe aver portato alla decisione di far rientrare Fernando subito dopo Massa e Webber. Salvo poi vedere come Button abbia continuato con la stessa mescola per quasi 40 giri senza problemi. Anche se il buon Jenson tratta le gomme come tutte le donne vorrebbero essere trattate dagli uomini.

L’errore comunque rimane, in qualsiasi ipotesi si sia svolto il tutto. E, agli occhi di tutti, è stato quello decisivo. Anche se…

TUTTI GLI ERRORI CONTANO
La mente umana è particolare. Quella dei tifosi ancora di più. Si tende a guardare sempre l’ultima corsa. Certo, buttare un Mondiale all’ultima gara è difficile da digerire, questo è palese. Con un errore del genere poi, ancora di più. E il disappunto dei Ferraristi è comprensibile.

Non è però corretto addossare tutte le colpe esclusivamente al muretto e solo per l’ultima gara. Perchè il campionato si è corso su 19 Gran Premi, e non solo domenica ad Abu Dhabi. Quindi, se come dice lo stesso Fernando Alonso “si vince insieme, si perde insieme”, è giusto ricordare che se gli Ingegneri di pista ci hanno messo del loro, anche il pilota di punta non è stato esente da errori.

Nando non impeccabile

La F10 di Fernando Alonso dopo il botto di Montecarlo

E’ stata infatti esaltata la rimonta di Fernando sulla testa della classifica. Anche se, e qui apriamo una parentesi, è sembrata tale nei confronti di Webber. Perchè rispetto a Vettel, Alonso ha raccolto solo quattro punti in più, 111 a 107, e in Corea per Seb sarebbero stati altri 25 senza il ritiro.

Dicevamo, esaltazione della rimonta e ci sta, perchè è stata comunque entusiasmante. Ma la Numero 7 non ha corso solo dal Gp d’Italia e anzi, fino a Spa il 2010 di Alonso non poteva certo essere considerato al pari della sua fama.
Il distacco finale in classifica così esiguo da Sebastian, soli 4 punti, pone il dito su almeno tre o quattro occasioni nelle quali Fernando ha buttato al vento punti importantissimi, e non per pecche della Ferrari.

– La partenza anticipata in Cina gli è costata una penalità e probabilmente il podio (è arrivato quarto)
– A Montecarlo Fernando è arrivato sesto per la retrocessione di Schumacher, ma partendo dal fondo per l’incidente del sabato mattina in cui ha danneggiato il telaio. Potenzialmente c’erano le possibilità di fare bottino pieno.
– 10 punti sono stati persi a Montreal, quando due indecisioni (tra cui un doppiaggio) gli sono costate le posizioni a favore di Hamilton e Button.
– A Silverstone il sorpasso su Kubica gli è costato una penalità e altri punti. E qui è anche colpa del muretto che non ha spinto Fernando a riconsegnare immediatamente la posizione al polacco prima che questo si ritirasse.
– 4 sono i punti persi a Spa, quando era in ottava posizione.

E poi ci sono le partenze al rallentatore, come dicevamo all’inizio. A Monza il pit stop è stato decisivo a consegnare la vittoria allo spagnolo, dopo che aveva perso la prima posizione allo start in favore di Button.
E anche a Silverstone la partenza non era stata delle migliori. Paradossalmente l’unica partenza perfetta (in Cina) gli è costata una penalità.

Muretto, problema dal 2007

Chris Dyer, sfortunato protagonista della tattica Ferrari ad Abu Dhabi

Il problema delle strategie in Ferrari non è novità di quest’anno. E’ infatti da quando il blocco Schumacher/Todt/Brawn ha lasciato che è cambiato qualcosa, e purtroppo in negativo. Prima Raikkonen, poi Massa e quest’anno Alonso sono stati vittime negli anni di alcune strategie “fantasiose”. La difficoltà peggiore, poi, pare essere quella di azzeccare le scelte quando le condizioni del tempo sono poco stabili. Limitandoci al 2010, in Malesia le due Rosse sono rimaste fuori dalla Q1 per essere state fatte entrare tardi in pista, quando ormai pioveva e non si poteva fare più niente per migliorare i tempi. Come abbiamo già ricordato, a Silverstone Domenicali e compari sono stati poco incisivi nei confronti di Alonso, quando sarebbe stato utile essere tempestivi e farlo rallentare per farsi risorpassare da Kubica. Non pensiamo ci sia bisogno di dire ancora qualcosa di più su Hockenheim, dove si è rischiato davvero tanto e comunque l’immagine della Ferrari ha risentito della figuraccia Mondiale via Team Radio. Purtroppo, però, la tattica di Abu Dhabi rimarrà nella memoria come quella peggiore, per modi e tempi di esecuzione.

CONCLUDENDO
Non sappiamo cosa succederà ora in Ferrari. Se, cioè, qualcuno pagherà per quanto successo domenica. E’ la conclusione probabilmente più logica vista la figura rimediata dal Cavallino. Anche se forse non è moralmente la più corretta. Perchè, se è vero che “si vince insieme, si perde insieme”, forse è giusto che ognuno si assuma le proprie responsabilità senza cercare un capro espiatorio. Soluzione molto semplice per pulirsi la coscienza, ma non per risolvere i problemi.

Alessandro Secchi

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