GP Cina – Rosberg col braccio fuori dal finestrino e la rincorsa con autoscontro della Ferrari

GP Cina – Rosberg col braccio fuori dal finestrino e la rincorsa con autoscontro della Ferrari

Ci siamo divertiti a vedere questo GP di Cina, e di questi tempi è già qualcosa. Pezzi volanti, sorpassi a go-go, sfide, duelli, rincorse e sorprese, la F1 dopo il Bahrein ha dato ancora prova di essere viva e più livellata rispetto al passato, ma guai a toccare la prima posizione, che sembra appartenere sempre più per diritto acquisito ad una Mercedes ad oggi imprendibile.

ROSBERG SENZA SUDARE Correre tra i detriti, con temperatura abbastanza calda, gestendo la pressione senza versare una goccia di sudore. Si può riassumere così il GP di Nico Rosberg, alla terza vittoria stagionale su tre e la sesta consecutiva in carriera, per un filotto riuscito in passato solo a gente del calibro di Ascari, Lauda e Schumacher. Primo in surplace, come se fosse una passeggiata domenicale, è un Rosberg ormai maturo, determinato ed implacabile, pronto a prendersi tutto il meglio dalla sua W07, mentre il più blasonato compagno di squadra Lewis Hamilton continua ad arrancare, nei meandri di irrisolvibili problemi. Messo fuori gioco dall’ERS in qualifica, a Lewis non è riuscita la rimonta show, a causa di un contatto con una Sauber ad inizio gara che gli ha procurato la rottura del’ala anteriore, andata poi a danneggiare il fondo vettura. Mille motivi, più o meno fondati, che non spiegano la vera e propria crisi del pilota britannico, incapace di fare meglio del settimo posto in Cina e mai sembrato così in balia degli eventi, incapace di lasciare un segno degno della sua classe.

FERRARI, IL CAOS E’ SERVITO Sembra che gli occhi del padrone non abbiano ingrassato a dovere il cavall…ino. Sergio Marchionne era presente ai box per la grande riscossa, o forse per mettere ancora un po’ di pressione addosso ad una Scuderia che ne ha proprio bisogno. La Ferrari per tutta risposta non s’è lasciata pregare; Kimi e Sebastian sono stati capaci di cannare il giro di qualifica in una delle rare giornate in cui potevano piazzarsi tranquillamente in prima fila. Peggio ancora è andata al semaforo verde; Raikkonen ha allargato troppo la traiettoria in entrata di Curva 1, Vettel s’è trovato a sandwich tra Kvyat e Kimi e ha preso in pieno il compagno di squadra. Il patatrac rosso allo start è stato definito imbarazzante da Marchionne ed ha reso subito difficile la gara di Raikkonen e Vettel. Entrambi i piloti sono stati poi bravissimi a raddrizzare la corsa, dimostrando parte del potenziale ancora inespresso di una Ferrari che non è un’offesa definire, ad oggi, incompiuta. 

MINACCIA RED BULL Seb s’è preso di forza il secondo posto dietro a Rosberg, con Kimi spettacolare nell’ultima fase di gara (significativo il sorpasso di forza in staccata su Hamilton). Ma un’ombra a forma di lattina energetica si allunga su Maranello, perché la Red Bull, al netto di un motore fondamentalmente poco competitivo, è una vettura a tratti favolosa, come dimostrato da Daniil Kvyat e soprattutto da Daniel Ricciardo, spettacolare danzatore nel tratto misto di Shanghai con una RB12 che ne ha esaltato le doti di guida. Ricciardo, scattato come una iradiddio dalla prima fila, era in testa al GP quando ha forato la posteriore sinistra a causa di un detrito. La rimonta dell’australiano è stata furiosa ed è la riprova della rinascita bibitara, con Milton Keynes che potrà dire la propria quando Renault la doterà della giusta cavalleria. Un altro grattacapo per la Ferrari.

NERVOSISMO ROSSO Lo spauracchio della Red Bull e una Mercedes imprendibile. La Ferrari tra due fuochi rischia di annegare nella propria tensione, in attesa di una vittoria scacciapensieri che proprio non vuole arrivare, nonostante Marchionne continui a chiederla con insistenza. Belle, sincere, le scuse di Vettel a Raikkonen per il tamponamento; fuori luogo l’atteggiamento da professorino tenuto da Seb nel retropodio ai danni del povero Kvyat, al quale per poco non s’è spento il sorriso per il bel podio. Daniil è caduto dalle nuvole quando il quattro volte campione del mondo ha alzato la voce, perché in effetti lo sfogo è stato fin troppo duro, quasi immotivato, segnale di un nervosismo latente, di un malessere che evoca fantasmi fin troppo recenti. In Ferrari c’è troppa voglia di fare bene, una determinazione che però può portare a strafare, rovinando tutto e rendendo ancora più difficile l’infinita rincorsa alla corona iridata.

VALTTERI E GLI ALTRI DESAPARECIDOS C’era una volta Bottas, che doveva prendere il posto di Raikkonen o alla peggio vincere gare con la Williams. Il mascellone finnico dopo il mancato accordo con la Ferrari è sparito, dimostrando preoccupanti cali di forma durante GP, “dandola su” troppo spesso, come se non avesse più mordente, forza, motivazioni. E così a gongolare è il sempreverde Felipe Massa che sulla distanza s’è preso la Williams, tenendone altissimo l’onore con un positivo sesto posto e facendo per la terza volta di seguito meglio del compagno. Prima gara da dimenticare per la nuova Haas, che in Cina s’è resa conto di quanto può essere dura la F1. Inquietante, invece, il calo prestazionale in gara della Force India, sbiadita controfigura della squadra che l’anno scorso ha sorpreso la platea per le gare brillanti e sbarazzine. Un peccato non poter avere tra i protagonisti del GP due meritevoli driver come Sergio Perez e Nico Hulkenberg.

SHANGHAI PROMOSSA La safety car, le strategie diverse, i tanti sorpassi effettuati da piloti – tra i quali hanno spiccato Vettel, Ricciardo e Raikkonen – hanno reso emozionante il GP di Cina, con la F1 che, alle spalle della Mercedes, s’è confermata livellata ed incerta, capace ancora di dare un certo spettacolo, quando lo permettono la pista e qualche incognita che non guasta.

Antonino Rendina


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