GP Canada: Hamilton sugli scudi, Vettel condottiero indomito di una Ferrari “shakespeariana”
Hamilton riapre di prepotenza il mondiale, Vettel assoluto protagonista, la sua è una gara meravigliosa
Due mostri che hanno fatto il vuoto, battendosi a suon di giri veloci in gara, sciorinando un ritmo insostenibile per chiunque tentasse di avvicinarsi. Lewis Hamilton e Sebastian Vettel hanno incantato il pubblico come un’unica macchia grigio-rossa che s’è mossa in armonia lungo le settanta tornate della bellissima pista di Montreal. Difficile dire chi tra i due sia stato il migliore nel GP del Canada; il primo classificato, con i guantoni dell’idolo Alì, la guida spiritata, la forma ritrovata, la capacità di gestire le gomme soft per quasi cinquanta giri? Oppure il secondo classificato, martello in gara, progressione di giri veloce impressionante, finalmente ad agio con quella SF16-H che solo adesso è la sua “Margherita” da sfogliare ed amare?
Lewis e Seb se la sono giocata, hanno divertito, si sono divertiti. Tacitamente complici di un GP meraviglioso che – al netto dei mille colori delle gomme Pirelli, dei numeri, dei calcoli, delle tattiche – ha in parte riconciliato gli spettatori con la F1 e con il suo senso più profondo: il talento dei campioni al volante. Diverse però le loro storie. Hamilton ha riaperto di prepotenza il mondiale, ha chiuso la porta in faccia in modo brusco a Rosberg alla prima curva, ha ereditato la prima posizione nonostante la partenza da lumaca. Lewis ha poi legittimato il suo successo dimostrando un passo e una gestione della corsa innavicinabili finanche dal miglior Vettel della stagione. Merito – anche – di una Mercedes che non ha solo un gran motore, ma può vantare un telaio che lavora come nessun altro con le mescole Pirelli, prolungandone la vita oltre l’immaginabile.
Ed è qui che casca l’asino in casa Ferrari, sospesa e persa nei suoi amletici dubbi sulla strategia, nonostante il nuovo turbo abbia funzionato e la monoposto sia risultata velocissima. Essere o non essere? Osare o non osare? Provarci o non provarci? Sperduta nella terra di nessuno la Rossa preferisce affidarsi alle certezze matematiche e non all’istinto, all’azzardo, al rischio. Le gomme soft sono destinate a degradarsi, a consumarsi, ne sono certi al muretto Ferrari, ma quel cliff di prestazione sulla Mercedes numero 44 tarda ad arrivare, non arriva, non arriverà mai. Poche storie, il bicchiere è comunque mezzo pieno: la SF16-H è sembrata (finalmente) capace di fare il tanto agognato passo avanti, Sebastian Vettel ha tenuto un ritmo indiavolato, ha corso come un’iradiddio, ha ritrovaro sorriso, spirito, motivazioni. E’ lui il Lancillotto che porterà a Camelot-Maranello quel Santo Graal che manca dal 2007.
Lo ha capito anche lui, ci crede, sa che la strada imboccata è quella giusta. Lo si capisce dalle sue parole, dagli sguardi, dalla capacità di analisi lucida, da come appena sceso dalla vettura Seb ha saputo agire perfettamente da capitano e uomo squadra. Non una critica alla strategia, soltanto complimenti al team per il gran lavoro di sviluppo sulla SF16-H. Sorrisi e pacche sulle spalle con Hamilton, Vettel è tornato implacabile in pista e serafico fuori. In sala stampa il tedeschino ha continuato a difendere le scelte del proprio team, ergendosi ad ultimo baluardo di un “tremendismo” Ferrari di stampo prettamente mourinhano. Vettel gran condottiero, s’è ripreso la Ferrari sulle spalle e a noi piace così.
Dietro i due alieni Hamilton e Vettel ha chiuso staccatissimo un sorprendente Valtteri Bottas, autore di una gara più che consistente con la Williams. Quarto un eroico Max Verstappen su Red Bull, fuoriclasse irriverente e scomplessato, capace di tenersi dietro con le buone e con le cattive (che difesa!) il capo classifica Nico Rosberg (sparito dagli schermi dopo i fatti di Barcellona…un caso?). Anonimo Kimi Raikkonen, sesto in partenza e sesto al traguardo in uno dei suoi GP da “chi me l’ha fatto fare, non vedo l’ora che arrivi SPA…”, mentre dopo qualche gara più positiva è tornato il calvario per la McLaren Honda. I giapponesi hanno portato un nuovo turbo che ha bruciato e sbricolato la PU di Button e fatto consumare benzina oltremodo a quella del povero Alonso…tutto da rifare per Woking.
Antonino Rendina
se vuoi essere sempre aggiornato sulle nostre notizie
Seguici qui