GP Azerbaijan – Vettel e Hamilton, così non va: da grandi poteri derivano grandi responsabilità [VIDEO]

I due sfidanti fanno sognare gli appassionati, ma devono tenere un comportamento consono alla grandezza del loro duello...

GP Azerbaijan – Vettel e Hamilton, così non va: da grandi poteri derivano grandi responsabilità [VIDEO]

Sembrava una tranquilla domenica di noia sul più singolare e anomalo dei tracciati, un labirinto di curve con un raccordo autostradale, immerso nel cuore di Baku, capitale dell’Azerbaijan. Dopo l’errore di Bottas su Raikkonen al primo giro, la processione a trecento orari, condita dalla prima safety car per l’auto ferma di Kvyat, non faceva presagire nulla di troppo emozionante.
Come d’incanto, però, Baku s’è trasformata nel proscenio di un GP folle, ccessivo, sregolato, con i (troppi) detriti che si sono trasformati nella miccia perfetta per far esplodere gli animi più caldi, su tutti quelli dei due contendenti al titolo. Con la posta in palio che inizia ad essere altissima, più per il significato e l’importanza della sfida che per il titolo in sè (i due d’altronde ne hanno vinti a bizzeffe) Lewis Hamilton e Sebastian Vettel dietro la safety sembravano sofferenti, mordevano il freno, bramosi di liberare tutta la cavalliera a disposizione e darsele di santa ragione. Il fair play delle prime gare, la grande sportività di entrambi, sta lasciando il posto ad un qualcosa di più genuino, vero, naturale. Seb e Lewis in pista sono spietati come ogni fuoriclasse che si rispetti, non guardano in faccia a nessuno ed è normale che la tensione crescesse gara dopo gara.

I due, diversissimi, hanno pregi e difetti, emersi in modo palese nel GP d’Azerbaijan. Lewis Hamilton è capace di mettersi lo sgambetto da solo anche quando è il più veloce in pista. Certamente meritevole della vittoria per le perfomance al volante, l’inglese ancora una volta è stato vittima di se stesso, del suo carattere equivoco, della sua voglia di cercare rogne e polemiche. Il comportamento border-line dietro la vettura di sicurezza, il palese tentativo (riuscito) di mandare al manicomio Vettel, di indispettirlo, provocarlo, di giocare al gatto col topo frenandogli in faccia, pur rientrando nei limiti del regolamento, ha tradito un’indole antisportiva, un’inclinazione alla furbizia già registrata ad Abu Dhabi 2016, per fare un esempio vicino. Quand’è che Lewis crescerà, innalzando il suo spirito all’immenso livello della sua classe?

Se Atene piange, Sparta non ride. Considero Sebastian Vettel un pilota molto leale, ma un quattro volte iridato, con la grande responsabilità del sogno in rosso, non può inciampare maldestramente nel primo tranello di una lunga battaglia. Il fallaccio di reazione è stato un gesto sconsiderato, una ruotata deliberata ed inconsulta che va soltanto a macchiare il grande spessore umano di Seb. Il tedesco ha il pregio di rendere al massimo in gara, di non mollare mai, soprattutto di avere una fame atavica. Ma, contro una Mercedes così forte, non può permettersi il lusso di cedere ai nervi e lasciarsi andare ad isterismi gratuiti. Serve il massimo di autocontrollo. A Baku gli è andata più che bene, poteva essere squalificato e invece dopo la lotteria azera ha finanche guadagnato due punti in campionato.

I grandi rivali si ritroveranno sul Ring (mai nome fu più azzeccato) di Spielberg, in Austria. La Ferrari dovrà dimostrare che il secondo beccato in qualifica dalla Mercedes è stato solo un caso, un errore di assetto e un’idiosincrasia con una pista abbastanza indecifrabile. La Mercedes, dopo le prestazioni del Canada e di Baku, vorrà dimostrare di essere tornata a fare l’andatura. Con l’augurio che Vettel e Hamilton si guardino negli occhi e si stringano la mano, d’altronde Digione ’79 è entrata nell’epopea della F1 per lo spettacolo e la correttezza di Villeneuve e Arnoux, non certo per i dispetti e i colpi bassi. Il duello del decennio tra Vettel e Hamilton è un regalo che va custodito con cura, guai a sprecarlo buttandolo in caciara.

Antonino Rendina


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