F1 | Il disagio di Hamilton: auto da midfield per la prima volta in carriera

Il centro gruppo non è il luogo naturale di un pilota abituato a ben altri palcoscenici

F1 | Il disagio di Hamilton: auto da midfield per la prima volta in carriera

Una delle statistiche più significative dell’incredibile carriera di Lewis Hamilton è l’aver vinto almeno una gara in ognuna delle quindici stagioni disputate dal 2007 al 2022, a riprova che il fuoriclasse inglese ha sempre guidato vetture quantomeno discrete, veloci e molto spesso vincenti se non dominati.

La favola del ragazzo prodigio che esordisce nel 2007 in McLaren e nel 2008 si laurea campione del mondo è storia arci nota. Così come il dominio in Mercedes. Gli anni più duri di Lewis, per capirci, sono stati il 2009 con la McLaren e il 2013 al primo anno in Mercedes, stagioni in cui ha comunque raccolto vittorie (due nel 2009 e una nel 2013) e podi.

Ecco perché in questo 2022 dall’inizio “traumatico” non devono più di tanto stupire il disagio e le dichiarazioni solo apparentemente strampalate del sette volte campione del mondo. Un pilota che è letteralmente invecchiato lottando sempre per la vittoria, per i podi, per i mondiali, si trova improvvisamente catapultato a 37 anni a sgomitare a metà schieramento, in quel midfield sul quale si potrebbero scrivere romanzi di F1, bettola frequentata dai più disparati mestieranti a caccia di punti, ma poco adatta chi sciorina sul piatto quattro quarti di nobiltà e una carriera passata tutta tra i primissimi, senza mai aver fatto a botte per un misero punticino.

E così Hamilton dopo il decimo posto di Jeddah chiede al suo ingegnere se quella posizione vale un punto iridiato, quasi una uscita volutamente snob e sarcastica, come a voler dire di non conoscere nemmeno il valore di un simile infimo piazzamento, gli mancavano solo l’erre moscia e lo sguardo schifato.

E dopo le libere australiane lo stesso pilota si mostra sorpreso dal fatto che pur dando tutto se stesso in auto alla fine accumuli un distacco sul giro secco di più di un secondo, come se per quindici anni Lewis avesse vissuto nella convinzione che il distacco sui rivali ce lo metteva tutto lui col piede, e non anche le monoposto che aveva sotto il sedere.

“E’ frustrante perché stiamo spingendo, ,ma anche quando fai un buon giro, guardi i tempi e vedi che sei oltre un secondo di ritardo dal primo”  ed è come se per la prima volta in carriera scoprisse un mondo nuovo, il centro gruppo. Accusato da alcuni di aver avuto la fortuna di non fare la gavetta, è come se il karma avesse rincorso e colpito il pilota più vincente di tutti i tempi, colpendolo a tradimento e proprio nel momento peggiore.

Nell’anno che doveva rappresentare quello della grande rivincita su Max Verstappen, Hamilton sembra costretto a giocarsi l’ingresso in zona punti con Haas, AlphaTauri e il grande amico Bottas. Un alieno tra i terrestri, o semplicemente un campione con una macchina non competitiva, come capitato negli anni ai vari Vettel, Alonso e chi più ne ha più ne metta.

Toccherà all’epta-campione britannico evitare battutine e atteggiamenti snob e calarsi nel nuovo ruolo. Il compagno Russell sembra già pienamente a proprio agio e ha un approccio totalmente diverso. “Questa W13 non funziona” asserisce Lewis, “Dobbiamo convivere con i limiti di questa macchina” risponde George, la differenza per ora è tutta qui.

Antonino Rendina


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