F1 | Gran Premio di Spagna: l’analisi delle qualifiche

Analizziamo i temi più importanti della qualifica sul circuito di Barcellona

F1 | Gran Premio di Spagna: l’analisi delle qualifiche

Cambia la pista, cambiano le caratteristiche e le condizioni, ma il comune denominatore in qualifica è sempre il medesimo, ovvero una pole position targata Mercedes. Il team della Stella è infatti riuscita a centrare ancora una volta in questa stagione l’intera prima fila, rifilando ai rivali più diretti un ampio distacco. Per la novantaduesima volta in carriera, a partire dalla prima casella sarà Lewis Hamilton, il quale è riuscito a precedere il proprio compagno di squadra di soli 59 millesimi: entrambi hanno ottenuto il tempo nel primo tentativo del Q3, non essendo riusciti a migliorarsi nel secondo run.

Ad aprire la seconda fila sarà ancora una volta Max Verstappen, bravo a centrare una posizione di partenza che lo metterà in condizioni di potersi giocare le proprie chance in partenza su uno dei rettilinei più lunghi dell’intero mondiale. Al suo fianco scatterà Sergio Perez, il pilota messicano rientrare da due weekend forzati di stop, che subito è riuscito a centrare un’ottima casella in vista della gara per puntare a conquistare un buon bottino di punti per la classifica costruttori: il pilota della Racing Point è anche l’ultimo a rientrare nel secondo di distacco dalla due Mercedes, accusando un gap di quasi nove decimi. Alle sue spalle ci sarà il suo compagno di squadra, Lance Stroll, che è riuscito a limitare il distacco da Perez a solo un decimo, indubbiamente una prestazione convincente considerando che il canadese spesso non ha fatto del giro secco il suo punto di forza. Sesto posto per Alexander Albon, il quale seppur sia vero che è riuscito a migliorare sensibilmente la propria posizione di partenza, date anche le difficoltà negli ultimi appuntamenti ad accedere alla Q3 con costanza, ha rimediato comunque un distacco considerevole dal proprio compagno di casacca, Max Verstappen, quantificabile intorno ai sette decimi. Il lavoro da fare è ancora tanto, ma riuscire quantomeno a classificarsi più avanti in griglia è un primo passo.

Dalla quarta fila prenderanno il via le due McLaren di Carlos Sainz Jr. e Lando Norris, con il primo che sembra aver finalmente risolto i problemi di surriscaldamento che aveva riscontrato negli scorsi Gran Premi dopo aver sostituito il telaio e alcuni componenti della Power Unit, incluso il motore. Alle loro spalle ci sarà Charles Leclerc, con una Ferrari distante dalla Racing Point, uno dei rivali più temibili su questa pista, ma nel gruppo della midfield, soprattutto considerando che dal sesto al nono posto, i quattro piloti sono racchiusi in poco più di mezzo decimo di secondo. Probabilmente il monegasco avrà qualcosa da recriminare, in quanto se fosse riuscito a ripetere il suo miglior giro in Q2, sarebbe riuscito a guadagnare diverse posizioni in griglia, partendo così proprio da quella sesta casella occupata da Alex Albon. A concludere la top ten sarà Pierre Gasly, bravo ancora una volta a raggiungere la manche conclusiva della qualifica grazie ad una prestazione di alto livello, esattamente come ci ha abituato in questo inizio di campionato.

Fuori dai primi dieci Sebastian Vettel, il tedesco della Ferrari incappato ancora una volta in una giornata difficile in cui ha mancato l’accesso alla fase finale della qualifica. Questa volta, tuttavia, il distacco dal compagno di squadra è risultato essere molto più contenuto dei precedenti appuntamenti, così come il non essere riuscito a centrare il passaggio alla Q3 è stata una questione di pochissimi millesimi, dato il distacco particolarmente ridotto. Partire dall’undicesima posizione potrebbe comunque non essere una brutta notizia per il quattro volte campione del mondo, data l’opportunità di scegliere liberamente le gomme per la prima fase di gara, per cui potremmo vedere qualche differenza in tema strategico rispetto ai rivali più diretti. Discorso simile anche per Daniil Kvyat e Daniel Ricciardo, i quali hanno anch’essi trovato l’eliminazione nella seconda manche della qualifica per pochissimi millesimi. Dopo le buone prestazioni dei due weekend di Silverstone, l’impressione è che la Renault abbia fatto un passo indietro, in particolare sul giro secco, dato anche il quindicesimo posto dell’altro alfiere transalpino, Esteban Ocon. A dividere le due RS20 ci sarà un ottimo Kimi Raikkonen, bravo nel portare per la prima volta in stagione la sua Alfa Romeo C39 in Q2.

L’inizio del weekend sembrava aver dato sensazioni migliori in casa Haas, grazie anche all’acuto di Romain Grosjean durante le prove libere, davvero soddisfatto del comportamento della sua monoposto, anche se il francese stesso nutriva qualche dubbio in merito a come fosse riuscito ad ottenere quella prestazione. Dopo alcuni problemi riscontrati proprio sulla fine della FP2, i piloti della Haas non sono riusciti a ripetersi in qualifica, dovendo così accettare un’amara esclusione già in Q1. Delusione anche in casa Williams, perché se negli appuntamenti precedenti George Russell era riuscito a centrare per quattro volte consecutive il passaggio del turno, oggi né l’inglese né il suo compagno di squadra Nicholas Latifi sono riusciti ad andare oltre il diciottesimo e il diciannovesimo posto. Partirà dal fondo della griglia Antonio Giovinazzi, il quale non è riuscito a trovare il giusto feeling con la vettura, soprattutto dopo il danneggiamento del fondo a seguito del passaggio su un cordolo.

Q1: Raikkonen passa il turno

Il circuito di Barcellona è da sempre punto di riferimento per i team grazie alle sue caratteristiche e alla varietà di curve che lo compongono. Non a caso, infatti, il tracciato spagnolo è anche la sede dei test invernali, dove al di là delle basse temperature, le squadre riescono a trarre delle indicazioni in linea di massima complete in merito alla bontà delle vetture. Le sue caratteristiche, tuttavia, sono abbastanza diverse da quelle del circuito di Silverstone, dove sono andati in scena gli ultimi appuntamenti del mondiale, quindi era anche possibile immaginarsi che i valori potessero cambiare, favorendo altri punti di forza delle varie monoposto.

Nonostante ciò, il trend visto sin da inizio campionato in merito all’esclusione dei piloti nella prima fase della qualifica è rimasto pressoché costante, ovvero con le due Williams, le due Haas e le due Alfa Romeo pronte a giocarsi quell’unico posto disponibile per evitare l’eliminazione. Un trend confermato anche dai risultati del primo tentativo, che vedeva nell’ordine Romain Grosjean, Kimi Raikkonen, Nicholas Latifi e Antonio Giovinazzi fuori dalle posizioni utili per assicurarsi il passaggio del turno. Una classifica tuttavia ancora da delineare, soprattutto a causa del distacco contenuto tra George Russell, in quel momento ultimo dei qualificati, e il francese della Haas, quantificabile intorno al mezzo decimo di secondo. Più complicato il primo run per Giovinazzi, che proprio nelle fasi finali del suo giro veloce aveva allargato troppo la traiettoria, finendo sul dissuasore posto sul lato esterno in uscita dalla chicane con la zona inferiore del fondo e strisciandoci letteralmente sopra. Da una parte ciò non aveva solo rovinato completamente il giro, dato che in quel momento la sua monoposto aveva perso direzionalità, ma aveva anche danneggiato il fondo, fattore che non ha permesso al pilota italiano di avere il medesimo feeling con la vettura nel secondo e decisivo tentativo. Seppur più defilato, anche la posizione di Daniil Kvyat poteva a considerarsi a rischio, dati i soli settanta millesimi di vantaggio su Grosjean.

L’interesse per il secondo run era quindi particolarmente elevato, dati i molteplici piloti a rischio eliminazione. Indubbiamente, andando ad analizzare nel dettaglio cosa abbiano riservato gli ultimi minuti della Q1, c’è un dettaglio rilevante da sottolineare: il terzo settore del circuito di Barcellona è particolarmente tortuoso e stretto, il che richiede un buon lavoro per riuscire a portare le coperture nella giusta finestra di temperatura in preparazione per il giro veloce, soprattutto considerando il lungo rettilineo che tende a raffreddarle. Con quasi tutti e venti i piloti in pista per il secondo tentativo, il traffico nelle varie zone del circuito era particolarmente elevato e riuscire a guadagnare una buona track position non era impresa semplice. Bisognava trovare lo spazio ideale nel momento giusto. Per questo ciò assume un valore ancor più rilevante parlando del terzo settore, dove una zona così lenta come quella delle ultime curve sul finale di sessione aveva creato una coda di piloti piuttosto lunga, in cui erano presenti anche diversi candidati nella lotta per evitare l’esclusione, come i due piloti della Haas, Russell e Kvyat.

Ciò chiaramente potrebbe aver influito in modo rilevante sul loro giro di preparazione e sul lavoro per mandare in temperatura gli pneumatici, costringendoli ad andare a passo d’uomo al fine di prendere quantomeno un minimo di spazio ed evitare l’aria “sporca” proveniente dalla vettura precedente che avrebbe potuto fare da disturbo aerodinamico. Non è un caso, infatti, che piloti come l’inglese della Williams o il francese della Haas abbiano poi fatto fatica a migliorarsi in maniera non così rilevante, dovendosi così arrendere ed accettare un’amara esclusione.

Un risultato deludente per Grosjean, che voleva anche ripagare i suoi meccanici per il lavoro svolto durante la nottata al fine di sistemare la Power Unit sulla sua monoposto: “La macchina non mi dava le sensazioni di questa mattina. Sapevo che sarebbe arrivata questa eliminazione purtroppo. È un peccato, in quanto volevo mantenere la vettura come al venerdì, ma abbiamo dovuto sostituire molto parti come il motore ed altri elementi. I ragazzi hanno lavorato fino alle quattro di mattina e volevo ripagarli con qualcosa di buono oggi, ma il buon anteriore che avevo trovato è sparito. Non posso guidare con il sottosterzo e non avevo fiducia nella vettura. Dobbiamo analizzare e capire cosa sia successo”.

Al contrario, a trarne vantaggio dalla situazione era stato Kimi Raikkonen, il quale nell’ultimo tentativo era riuscito a compiere un salto importante a livello cronometrico assicurandosi così un posto valido per l’accesso alla manche successiva della qualifica, accusando oltretutto un gap anche contenuto dai rivali che lo precedevano. Un risultato ottenuto grazie anche al buon lavoro portato a termine dagli strateghi del team, che avevano scelto la finestra corretta per mandarlo in pista riducendo così il rischio traffico. Per Kimi si tratta della prima apparizione un Q2 in stagione, un risultato soddisfacente date le difficoltà incontrate dal team italo-svizzero sul giro secco in questo avvio di campionato.

Q2: Una battaglia al millesimo

Se già la prima manche aveva dato un’idea del fatto che nella midfield i distacchi fossero contenuti, ciò si è fatto ancora più evidente nella seconda fase della qualifica, in cui diversi piloti si sono giocati l’accesso alla Q3 nello spazio di pochissimi centesimi di secondo.

Andando ad analizzare la Q2, il primo dettaglio fondamentale che salta agli occhi è stata la decisioni da parte di tutti i team di utilizzare la mescola soft sia nel primo che nel secondo tentativo, il che significa che le squadre dovranno utilizzare la mescola più soffice in avvio di gara. Una scelta molto diversa da quella a cui avevamo assistito a Silverstone una settimana fa, quando tutti i piloti avevano deciso di scendere in pista con il compound medio, più versatile in vista della corsa. Ciò che ha spinto i team a puntare su questa decisione sono stati i dati ricavati al venerdì durante le prove libere, da cui si poteva scorgere il fatto che partire con la mescola più morbida non sarebbe stato poi così penalizzante, anche a causa della durezza degli pneumatici che permette un degrado minore. Nessuna scelta particolare, quindi, che aveva così riportato tutti sul medesimo piano in termini di gomme utilizzate.

Dopo il primo tentativo, la situazione delineata era piuttosto particolare: se è pur vero che tra l’ultimo dei qualificati, ovvero Daniel Ricciardo, e il primo degli esclusi, Sebastian Vettel, c’erano poco meno di ottanta millesimi, il gap rispetto alla nona posizione e alla dodicesima era molto più ampio, superando anche i due decimi. Un distacco comunque da ritenere al limite, perché solamente pochi piloti sembravano davvero al sicuro, ovvero le due Mercedes, Max Verstappen, Carlos Sainz, Charles Leclerc e Sergio Perez, con il Ferrarista che non era risultato nemmeno troppo entusiasta del suo tempo dati i decimi lasciati nel primo settore. Tra i momentanei esclusivi figuravano, oltre al tedesco della Ferrari, anche Esteban Ocon sulla Renault, le due Alpha Tauri e Kimi Raikkonen, con quest’ultimi che erano stati costretti ad utilizzare dei set già precedentemente sfruttati in Q1 a causa del numero ridotto di treni nuovi a disposizione.

Si è rivelato essere molto più interessante, invece, il secondo run, dati i distacchi particolarmente ridotti che hanno caratterizzato la lotta per evitare l’eliminazione. A fine Q2, infatti, tra il nono posto di Alex Albon e il tredicesimo di Daniel Ricciardo, i cinque piloti erano racchiusi in soli 35 millesimi, il che fornisce un’idea di quanto sia stata combattuta la seconda manche delle qualifiche. Ad avere la meglio sono stati proprio Alex Albon e Lando Norris, che hanno così evitato l’esclusione rispettivamente per cinque e due millesimi, un nulla: un risultato importante soprattutto per il pilota anglo-tailandese della Red Bull, nella speranza di riuscire a mantenere maggior costanza per quanto riguarda gli ingressi in Q3.

A farne le spese è stato Sebastian Vettel, undicesimo a fine sessione, il quale ha pagato la mancanza di fiducia nei confronti della sua “Lucilla”, che cui ancora una volta il tedesco non sembra aver trovato un buon rapporto che gli permettesse di spingere al massimo. Osservando i dati e i parziali, il distacco relativo dal compagno di squadra è diminuito rispetto ai precedenti appuntamenti, complici anche le caratteristiche della pista che portano ad un assetto che meglio si adatta allo stile del quattro volte campione del mondo, il che è un segnale incoraggiante in vista della gara. L’undicesima posizione lascerà al quattro volte campione del mondo la possibilità di provare qualcosa di diverso in termini di strategia, magari optando di partire con la media per fare uno stint più lungo rispetto ai propri rivali.

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Al suo fianco in griglia, Vettel troverà Kvyat, il giovane russo della AlphaTauri che non è riuscito ad andare oltre il dodicesimo posto, di cui si ritiene comunque soddisfatto date anche le difficoltà incontrate in qualifica negli appuntamenti precedenti che lo avevano costretto a gare in rimonta per raggiungere la zona punti. Più deludente la giornata della Renault, che dopo l’exploit di Silverstone non è riuscita a ripetersi a Barcellona, venendo eliminata con entrambe le monoposto già in Q2. “È un peccato perché eravamo molto vicini e il tredicesimo posto non lo dimostra. Ci è mancato solo un piccolo margine. È un peccato perché avrebbe potuto farci recuperare quattro posizioni in griglia. Quello del Q2 è stato un giro pulito, ma altre squadre sono state in grado di trovare qualcosa in più. Domani sarà difficile sorpassare, ma ci proveremo. Sarà caldo, le gomme avranno tanto da fare, magari ci saranno delle opportunità per fare qualcosa di diverso come strategia, sono ancora ottimista per i punti”, ha dichiarato Ricciardo a fine qualifica.

A dividere le due monoposto francesi sulla griglia sarà un ottimo Kimi Raikkonen, capace di portare la sua C39 fino alla quattordicesima posizione. Da sottolineare il fatto che il suo giro più veloce in Q2 sia arrivato su gomme a mescola media, in quanto, avendo mantenuto solo 5 set dopo la seconda sessione di prove libere, al team rimaneva solamente un treno di gomme soft che ha voluto mantenere per la corsa. Il finlandese si è ritenuto soddisfatto di quanto mostrato oggi, soprattutto considerando il fatto che la base risulti essere la medesima degli appuntamenti precedenti, ritenendo che fosse addirittura possibile entrare nella lotta per la top ten nel caso avesse avuto a disposizione un ulteriore set di gomme morbide a disposizione: “È stata sicuramente una giornata positiva. La macchina mi dava la fiducia per guidarla come volevo. Siamo riusciti ad entrare in Q2 e avremmo potuto ottenere qualcosa di più, ma non avevano più set di gomme morbide. Magari avremmo potuto essere nella lotta per la Q3, ma per ora dobbiamo essere felici. Stiamo andando nella direzione giusta e sappiamo cosa dobbiamo fare per concludere nei punti domani, essere più veloci dei piloti davanti a noi”, ha raccontato il pilota dell’Alfa Romeo.

Q3: Hamilton di nuovo in pole

Come nel secondo appuntamento di Silverstone, anche a Barcellona la pole position si è decisa sui centesimi di secondo, con Hamilton e Bottas divisi solamente da 59 millesimi. Un distacco ridotto grazie ai tempi che entrambi i piloti avevano ottenuto nel primo tentativo della Q3 a gomma nuova, dato che poi nel secondo run non erano riusciti a migliorarsi.

Logico chiedersi, quindi, da dove derivino questi 59 millesimi e dove l’inglese sia riuscito a fare la differenza per assicurarsi l’ennesima partenza dalla prima casella dallo schieramento. Per quanto riguarda i primi due settori, i tempi tra i due piloti della “Stella” sono stati molto ravvicinati, con il finlandese che era riuscito a guadagnare novanta millesimi nel primo intertempo e 24 nel secondo, portando il suo vantaggio virtuale a circa un decimo. Andando ad analizzare gli onboard possiamo notare come Bottas sia stato molto più aggressivo nei cambi di direzione di curva 1 e 2, così come nell’impostazione di curva 3, al contrario del compagno di squadra che, invece, aveva scelto un approccio molto più scorrevole, probabilmente anche per salvare la gomma in vista dell’ultimo settore, quello più impegnativo.

Passando al secondo settore, è interessante vedere le differenze in curva 5 e alla chicane, ovvero due tratti della pista in cui solitamente si può fare la differenza e guadagnare anche qualche decimo di secondo. Per quanto riguarda curva 5, sicuramente si tratta di una di una delle curve più complicate dell’intero tracciato: molto stretta e in discesa, in cui tendenzialmente è facile bloccare la gomma anteriore sinistra. Per questo motivi i piloti tendono a modificare l’engine braking in questo tratto, in modo da avere maggiore freno motore nella fase di rilascio. Il segreto di questa curva è riuscire a mantenersi il più vicino al cordolo interno senza tuttavia finirci sopra, in quanto in quest’ultimo caso, a causa della sua forma a “scivolo”, ciò rischierebbe di far sbilanciare la monoposto e spingerla all’esterno, con conseguente sottosterzo. Proprio questo è uno dei fenomeni di guida più frequenti in curva 5 dove, soprattutto le vetture con un anteriore poco preciso, tendono a finire in sottosterzo, dovendo così o rallentare ed avere una velocità minore verso l’apice, oppure allargare in modo evidente, sacrificando tuttavia l’uscita. Come è possibile vedere dalle immagini, Hamilton è riuscito a rimanere leggermente più vicino al cordolo, al contrario del compagno di squadra, leggermente più largo. Discorso opposto per l’entrata della chicane 7-8, una delle sezioni più complicate di tutta la pista, dove nella prima parte è facile soffrire di sovrasterzo, mentre nella seconda di sottosterzo. Osservando il confronto, è facile notare come Bottas sia stato molto più aggressivo in entrata, restando vicino al cordolo, così come sia stato molto più incisivo nello sfruttare la zona asfaltata nella seconda parte della chicane, in curva 8. Al contrario, Hamilton ha optato per un approccio più gentile, soprattutto sugli pneumatici, non sfruttando al massimo l’interezza dell’area sfruttabile, a cui bisogna aggiungere il fatto che in entrata di curva 7 abbia dovuto correggere per di perdere il posteriore.

Il distacco tra i due nel secondo settore era comunque minimo, come dimostravano i tempi dei parziali, anche se in totale Bottas poteva contare su un minimo vantaggio totale di circa un decimo approcciandosi al terzo intertempo. Un settore particolarmente difficile, molto tecnico e composto da molte curve lente, in cui è importante mantenere le gomme nella giusta finestra di temperatura ed avere un anteriore preciso. È proprio in queste ultime curve del giro che il sei volte campione del mondo è riuscito a fare la differenza, guadagnando quasi due decimi che gli hanno poi permesso di conquistare la pole position.

Analizzando gli onboard indubbiamente è interessante notare le diverse impostazioni di curva 10, dove i due piloti avevano scelto un approccio diverso. In ingresso Hamilton si era spostato di qualche centimetro verso l’interno, anticipando quindi la fase iniziale, rimanendo tuttavia più distante dal cordolo interno a metà curva. Al contrario, invece, Bottas aveva optato per un approccio diverso, iniziando la sterzata da una posizione leggermente più esterna per poi portarsi verso l’interno ed avvicinarsi al cordolo. L’aspetto ancor più interessante, tuttavia, è l’uscita di curva 10, particolare, in quanto si inizia ad accelerare con la vettura ancora in fase di sterzata, per cui le forze laterali soprattutto sugli pneumatici posteriori sono particolarmente elevate, il che porta a surriscaldare le coperture. Per questo i piloti, soprattutto in gara, cercano di accelerare con la vettura più dritta possibile, anche per mantenere temperature più basse considerando che nel resto del terzo settore sarà difficile riuscire a raffreddarle date le numerose curve e i tratti di trazione. Come possiamo vedere dalle foto, Hamilton era riuscito ad accelerare con la vettura leggermente più dritta, al contrario del compagno di squadra che aveva optato per una linea più conveniente in termini di spazio percorso ma che lo aveva costretto a spingere con un angolo volante più elevato.

Ciò che ha fatto davvero la differenza, tuttavia, è stata la percorrenza di curva 12 e curva 13, in cui tendenzialmente molti piloti hanno difficoltà nel gestire il sottosterzo. Hamilton, infatti, era riuscito a mantenere una velocità minima più alta con traiettorie molto simili, il che gli aveva permesso di recuperare diversi centesimi di secondo, che nel conteggio finale si sarebbero rivelati decisivi per la lotta alla pole position. Il sei volte campione del mondo è così riuscito a conquistare per la novantaduesima volta in carriera la partenza dalla prima casella, ponendo un paletto importante per costruire il suo percorso in gara.

Dalla terza posizione scatterà Max Verstappen, bravo ancora una volta a mettere la sua RB16 nella prima posizione utile per giocarsi le proprie carte alla partenza. Alle sue spalle ci saranno Sergio Perez, di ritorno dopo due settimane di pausa forzata causa positività al virus COVID-19, e il compagno di squadra del messicano, Lance Stroll, il quale è riuscito a contenere il distacco. Sesto posto per l’altra Red Bull, quella di Alex Albon, che andrà a precedere le due McLaren, Charles Leclerc e Pierre Gasly. Da segnalare che, dopo aver sofferto di problemi di surriscaldamento nei precedenti appuntamenti del calendario, sembra che sulla vettura di Carlos Sainz Jr. i tecnici siano riusciti a risolvere parte di questi inconvenienti tecnici, anche grazie alla sostituzione del telaio e di buona parte della Power Unit. Sarà importante avere una conferma in gara, dove oggi si aspettano temperature particolarmente elevate. Per il francese dell’AlphaTauri, invece, si conferma ancora una volta un risultato di rilievo, bravo a sfruttare al massimo le potenzialità della sua vettura per riuscire a conquistare nuovamente la top ten: nella seconda gara a Silverstone le scelte strategiche non lo avevano avvantaggiato, ma l’appuntamento spagnolo sarà una buona occasione per rifarsi.

Le strategie

Per questa sesta gara del mondiale 2020 di Formula 1 Pirelli consiglia una strategia a due soste, considerando che le aspettative del costruttore sono quelle di un degrado gomma elevato, seppur non ci dovrebbero essere i problemi di blistering riscontrati a Silverstone, quantomeno non in maniera così marcata. Il gommista sconsiglia l’utilizzo della gomma più dura a disposizione, che non avrebbe dato i risultati che si sperava. C’è tuttavia da sottolineare che su una pista come quella di Barcellona, dove è complicato riuscire a sorpassare, effettuare una sosta aggiuntiva potrebbe rivelarsi una mossa deleteria, perdendo così diversi secondi nel caso si rimanesse bloccati nel traffico. Qualche sorpresa potrebbe arrivare soprattutto dai piloti fuori dalla top, che avranno l’opportunità di partire con la media: per quanto i top team abbiano deciso di prendere il via alla corsa con la soft, dato che si aspettano una durata comunque soddisfacente, non potrebbe essere impossibile pensare che qualche pilota di centro gruppo possa provare una tattica ad una sola sosta, puntando su quella gomma hard che Pirelli sconsiglia. In fondo anche la scorsa settimana a Silverstone si pensava che una strategia ad una singola sosta fosse una scelta impossibile per, per quanto le condizioni fossero diverse, poi rivelarsi una opzione importante per smarcarsi dal traffico.

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