F1 | GP Brasile: l’analisi delle qualifiche

Kevin Magnussen conquista la prima storica pole della Haas davanti a Max Verstappen, staccate le Ferrari

F1 | GP Brasile: l’analisi delle qualifiche

Ci sono giornate che scorrono come se nulla fosse, ma ce ne sono altre che diventano una pagina di storia. In una serata di emozioni umane e sportive che ha il sapore di una favola, la prima storica pole position di Kevin Magnussen e della Haas rientra tra quei momenti che verranno ricordati a lungo, celebrata in un teatro come Interlagos che ha spesso regalato sorprese.

“Non so cosa dire”, sono state le prime parole a caldo del danese nelle interviste, con quel senso di incredulità misto a una scarica di adrenalina, tanto intensa quanto quella lunga attesa nell’abitacolo scandita da un lento conto alla rovescia. Il trasporto emotivo dei meccanici e degli ingegneri ai box rappresenta la cartolina più bella delle qualifiche brasiliane, incerte sin dai primi secondi a causa di un meteo che capriccioso e difficile da interpretare. La pioggia ha cambiato il volto delle prove ufficiali, mettendo i piloti di fronte a condizioni di asfalto umido e basse temperature grazie a cui già in altre occasioni la squadra americana aveva dimostrato di poter recitare un ruolo di primo piano nella midfield.

Un esito su cui ben pochi avrebbero scommesso, a cui hanno contribuito diversi elementi, come le scelte del team sul lato strategico e, senza nulla togliere all’alfiere della Haas, alcuni errori da parte dei rivali nelle fasi chiave del Q3. Lo sa bene Max Verstappen, secondo a poco più di due decimi, il quale può però recriminare per un errore in curva otto senza il quale avrebbe avuto buone chance di fare bottino pieno e centrare la terza partenza del palo nei weekend che prevedono la sprint race. Con un solo giro a disposizione, capire dove spingere e dove mantenere un approccio più conservativo non era semplice, come accaduto anche al terzo classificato, George Russell, il cui testacoda a otto minuti dal termine ha innescato quella bandiera rossa che ha messo al sicuro la pole del danese. Nel suo unico tentativo, un errore commesso alla prima chicane ha pesato in maniera importante, compromettendo anche l’uscita che immette sull’allungo prima di curva quattro: “In questa sessione ho provato emozioni contrastanti. La Q3 è stata un’esperienza unica: eravamo una delle ultime vetture in pista e, man mano che il giro procedeva, la pioggia cadeva sempre più forte, e all’ultima curva era molto più bagnata che nel giro precedente”, ha raccontato il britannico, che nel primo settore aveva accumulato un distacco di oltre tre decimi dal poleman e quattro da Verstappen.

Quarto tempo per un ottimo Lando Norris, così come Magnussen tra i protagonisti in positivo di una qualifica da raccontare. Terzo in Q1, quinto in Q2 e quarto nella manche conclusiva nonostante fosse uscito per ultimo in quello che avrebbe dovuto essere la tornata decisiva. Per quanto sia vero che il britannico abbia trovato le condizioni peggiori tra coloro che hanno segnato il crono, allo stesso tempo non è da trascurare il fatto che il pilota della McLaren abbia avuto l’opportunità di gestire l’outlap in maniera differente rispetto a tanti rivali, concentrati sul come arrivare il più velocemente alla bandiera districandosi tra il traffico. La scelta di sostare più a lungo ai box con le termocoperte ha pagato, soprattutto rispetto a quei piloti rimasti fermi in pit lane in fondo al gruppo. “Sono estremamente soddisfatto di oggi. Penso che abbiamo fatto il miglior lavoro possibile durante tutte le qualifiche. L’unica cosa che avremmo potuto fare un po’ meglio era uscire per primi in Q3, ma c’era anche qualche rischio prendendo quella scelta. A parte questo, abbiamo preso decisioni perfette e la squadra ha fatto un ottimo lavoro. La macchina era ottima, anche nelle condizioni difficili”, ha commentato Norris, fortunatamente in pista dopo i malesseri fisici accusati nella giornata di giovedì.

Solamente quinta e decima la Ferrari, in una giornata in cui la Rossa ha tanto da recriminare. La scelta di far uscire Leclerc sulla intermedia nelle fasi decisive non ha dato i frutti sperati, rilegando uno sconsolato Charles in quinta fila, cinque caselle più indietro del suo compagno di casacca. Così come altri piloti, anche Carlos Sainz ha pagato due errori, uno in uscita dalla “S di Senna” e uno in curva otto, senza i quali avrebbe potuto scalare la griglia di una posizione: “Qualifica difficile per tutto il team: abbiamo avuto un solo tentativo in Q3 con le Soft prima dell’arrivo della pioggia e domani scatterò dalla quinta posizione. Cercheremo di sfruttare la Sprint per guadagnare qualche posizione prima di scontare la penalità domenica”, sono state le parole dello spagnolo per una Ferrari che, al di là della prestazione complessiva, anche a Interlagos ha accumulato un passivo importante sugli allunghi rispetto alla Red Bull. Sesta e settima casella per le due Alpine di Esteban Ocon e Fernando Alonso, complessivamente soddisfatti per aver portato entrambe le auto nei primi dieci con l’opportunità di conquistare punti già nella sprint race.

Non è riuscito ad andare oltre la quarta fila Lewis Hamilton, rallentato da quei problemi di grip che aveva già riscontrato nella prima sessione di libere, seppur in condizioni differenti. Dopo aver provato diverse soluzioni a livello di carico, l’inglese non era riuscito a trovare il giusto feeling con la vettura, dovendosi anche scontrare con i problemi di warm-up delle gomme, le quali avevano perso temperatura essendo rimasto a lungo fermo in pit lane in fondo al gruppo. Una giornata amara per il sette volte campione del mondo, chiamato alla rimonta in un sabato che si prospetta impegnativo. “È stata una sessione complessivamente difficile. Non è stato facile prevedere il meteo, e poi stava diventando così buio che era difficile vedere le gocce di pioggia. Eravamo tra le ultime vetture in pista, quindi nel mio giro la pioggia si faceva più intensa rispetto alle vetture davanti. Credo che probabilmente abbiamo perso un po’ di temperatura degli pneumatici mentre eravamo in coda ai box, per cui nell’unico giro cronometrato che abbiamo fatto non siamo riusciti a trovare l’aderenza giusta per me”, ha spiegato il portacolori della Mercedes, che rispetto al proprio compagno di squadra ha pagato la mancanza di fiducia alla staccata di curva quattro e nella percorrenza di curva sei.

Altrettanto avaro di soddisfazioni è stato il sabato di Sergio Perez, solamente nono sulla griglia di partenza dopo essere rimasto inspiegabilmente troppo vicino a Leclerc nel suo unico giro buono, nonostante il team gli avesse correttamente suggerito di lasciare un margine di sicurezza dal monegasco. Prima che la bandiera rossa mettesse fine alle sue speranze, nella seconda tornata a pista libera il messicano era stato in grado di segnare il record nel primo intertempo; nonostante il peggioramento delle condizioni nel secondo e terzo settore, completando quel passaggio probabilmente sarebbe riuscito a recuperare qualche posizione.

Fuori dalla top ten per un soffio Alex Albon, seguito a ruota da Pierre Gasly e Sebastian Vettel. Una Q2 intensa e combattuta, con quattro piloti pronti a giocarsi l’accesso alla manche successiva racchiusi in meno di un decimo. Dopo essersi ritrovato nelle retrovie nelle fasi iniziali della Q1, il francese dell’AlphaTauri era stato il primo a prendersi il rischio, montando le slick e dando così il via al valzer dei pit stop. Una scelta che aveva pagato, consentendogli di passare alla seconda manche, prima di issarsi fino alla dodicesima casella in griglia, risultato comunque positivo considerando il potenziale della vettura e quello del compagno di casacca. Una sessione impegnativa anche per l’altra Aston Martin, quella di Lance Stroll, sedicesimo, subito alle spalle di un Daniel Ricciardo che non è riuscito a trovare quel cambio di passo necessario sulle slick.

A chiudere la griglia Nicholas Latifi, le due Alfa Romeo, Yuki Tsunoda e Mick Schumacher, con le Haas che prenderanno il via dai due lati opposti dello schieramento, dalla prima e dall’ultima casella. Scelte strategiche che hanno pesato anche per il team del “Biscione”, troppo lento nel reagire al progressivo miglioramento della pista in Q1, passando alle coperture da asciutto con quei due giri di ritardo rispetto alla concorrenza che non hanno permesso di portare in temperatura le gomme.

La prima pole non si scorda mai

Quel sorriso sul volto dei meccanici e degli ingegneri della Haas al termine delle qualifiche è l’immagine più bella di un venerdì ricco di storie raccontare, di cui quella prima storica pole è indubbiamente il ricordo più dolce. Una partenza dal palo tanto inaspettata quanto bella, il coronamento di un sogno e il premio per una stagione in cui il team ha dovuto spesso fare gli straordinari per rimettere in pista le monoposto.

Riuscire a superare la tagliola del Q2 poteva già rappresentare un ottimo indizio della competitività della squadra in terra brasiliana, specie tenendo a mente che l’accesso era giunto proprio in quelle condizioni che già in altre occasioni avevano esaltato le qualità della vettura. Con pista umida e basse temperature la VF-22 si trasforma, riuscendo ad “accendere” gli pneumatici con maggior facilità, abbastanza da garantire al pilota maggior sicurezza in una situazione in cui si deve estrarre il limite nello spazio di pochi chilometri. Non è un caso che molte delle migliori prestazioni della squadra di Kannapolis sul giro secco siano giunte proprio sull’umido o il bagnato, come a Imola, Montreal e Singapore. Tutti appuntamenti dove il danese ha brillato e non si è fatto sfuggire l’occasione, come successo oggi, ottenere il massimo rendimento anche da uno degli assetti più carichi in griglia.

Certo, la scelta strategica della Haas di sfruttare la sua posizione in fondo alla pit lane per schierarlo davanti a tutti ha giocato un suo ruolo: “Il team mi ha messo in pista al momento perfetto, eravamo primi in pit lane ed è venuto questo giro fantastico”, ha raccontato Magnussen nelle interviste, sottolineando il lavoro della squadra sotto il piano tattico. Se messo a paragone con Verstappen, è semplice comprendere perché questo fattore abbia avuto un suo peso specifico, dato che l’olandese a metà gruppo si era visto costretto a lasciare un buon gap dalle due Ferrari per scaldare le gomme prima di dover sorpassare un Leclerc che stava procedendo a rilento. Per il pilota della Red Bull non si era trattato dell’outlap ideale e ciò ha avuto un suo impatto.

Le tempistiche scelte dalla Haas erano quelle giuste, ma ciò non rappresenta una condizione sufficiente per spiegare una pole che rimarrà nei libri di storia del motorsport. Con un margine di manovra così stretto, con la pressione di sapere che quello probabilmente avrebbe potuto essere l’unico giro buono del Q3, era fondamentale riuscire a mettere tutto insieme. Il meteo ha colto un po’ tutti alla sprovvista, con quell’asfalto umido e insidioso che aveva fatto numerose vittime, ma il danese si è giocato le sue chance centrando ciò che sembrava impossibile: “È incredibile. Voglio ringraziare Gene Haas, Guenther e tutto il team per avermi ripreso e avermi dato l’opportunità di vivere una giornata come questa: sono davvero soddisfatto. Il team mi ha messo nella pit lane come prima vettura e questo ha cambiato le carte in tavola. Mi ha dato il miglior pezzo di pista mentre stava iniziando a piovere e abbiamo ottenuto la pole. È stato il minuto più lungo della mia vita. Sono così felice”, ha commentato il numero 20 liberando tutta la sua gioia.

Mettendo a confronto il giro che gli ha regalato la pole con quello del secondo classificato, ciò che emerge è soprattutto la pulizia di guida di Magnussen, bravo nel mantenere traiettorie dolci ma senza rinunciare a una certa aggressività in frenata. Lo si è visto già a partire dalla prima chicane, dove posticipando la staccata per portare maggior velocità in curva uno, il danese era riuscito a compensare il distacco accumulato sul rettilineo principale, dove Verstappen aveva registrato massime di circa 6km/h più alte. Un approccio opposto a quello dell’olandese, che aveva scelto di sacrificare la parte iniziale della chicane per impostare nel migliore dei modi curva due, in parte poi compromessa dal passaggio sul cordolo bagnato in uscita.

Sbavature che si sono viste anche all’inizio del secondo intertempo, quando il pilota di Hasselt aveva tentato di spingere sull’ingresso di curva quattro, arrivando però anche in questo caso leggermente largo sul cordolo in uscita ancora bagnato. Un elemento importante, non solo perché lo aveva spinto su una traiettoria più larga, ma anche perché finendo in quella zona l’anteriore aveva perso per un breve lasso di tempo direzionalità, con il fondo che molto probabilmente stava strisciando sul cordolo. Ciò aiuta a comprendere anche il perché l’alfiere della Red Bull in quel tratto non avesse guadagnato in modo significativo nonostante le velocità minime registrate dalla sua RB18 fossero più alte della controparte.

Tuttavia, queste piccole macchie non hanno avuto il peso specifico dell’errore in curva otto, dove una sbavatura in frenata era costata a Verstappen diversi decimi, così come l’opportunità di giocarsi concretamente la pole. A pesare sul crono complessivo, infatti, non è stato solo il tempo perso in quel punto della pista, ma anche il gap accumulato nelle curve successive in conseguenza dell’errore precedente, che lo aveva costretto a seguire una traiettoria più interna e meno remunerativa in curva alla nove andando a inficiare anche sulla velocità di arrivo alla staccata della dieci. L’efficienza della RB18 sui tratti ad alta velocità ha poi aiutato a contenere il gap dal poleman, anche se non si è rivelata sufficiente per colmare completamente il divario accumulato nel settore centrale.

Considerando le difficoltà incontrate nella prima e unica sessione di libere prima delle qualifiche, il secondo posto è comunque un buon punto di partenza in vista della sprint race. Con una pista più green, entrambe le Red Bull aveva sofferto di un fastidioso sottosterzo, specie nelle curve più lente, sia con la gomma dura che con quella più tenera, a dimostrazione che probabilmente più che un problema di semplice regolazione aerodinamica fosse qualcosa legato al set-up complessivo. Nel caso la gara del sabato si dimostrasse asciutta, ma con temperature inferiori a quelle registrate in FP1, sarà interessante osservare il comportamento della RB18 sulla lunga distanza, specie tenendo a mente che la squadra di Milton Keynes è stata l’unica a effettuare un long stint sulla mescola soft: “Oggi le condizioni erano piuttosto difficili e ho fatto un bloccaggio alla curva otto, cosa che mi è costata la pole. È difficile là fuori e bisogna vedere fino a che punto si può spingere, ma non si vogliono commettere grossi errori che possono costare caro. La giornata di domani si preannuncia interessante, ma in queste condizioni può succedere di tutto. Siamo ancora lì davanti, che è la cosa più importante. Vediamo quanto saremo competitivi domani in gara, non abbiamo idea di cosa succederà con il tempo, ma questo rende sempre Interlagos così speciale per tutti. Complimenti a Kevin e al team Haas oggi, spero che si godano ogni momento”, ha poi aggiunto l’alfiere di Hasselt nelle interviste.

L’amarezza di Leclerc

La grande incognita di queste qualifiche era rappresentata dal meteo. Prima dell’inizio delle prove ufficiali, l’arrivo della pioggia aveva bagnato il tracciato rendendolo estremamente insidioso, tanto da spingere i piloti a scendere in pista sulle intermedie. Una scelta sensata, ma altrettanto importante era la lettura in diretta della sessione, comprendere quando sarebbe giunto il momento ideale per passare alle soft con un asfalto che si stava progressivamente asciugando.

Al contrario, Ferrari ha evidenziato una certa confusione nell’interpretare le condizioni e nel reagire ai cambiamenti della pista, come già evidenziato nella prima manche, quando in occasione del passaggio da intermedie a slick i piloti erano rimasti fermi in piazzola per oltre un minuto. Una lunga attesa dovuta al fatto che, inizialmente, sulla monoposto del monegasco era stato montato un set di gomme usate, quando l’idea era quella di tornare sul tracciato con un treno nuovo. Realisticamente non si era trattato di un errore da parte dei meccanici, quanto più un cambio strategico dell’ultimo secondo dopo essersi conto che una soft con già diverse tornate alle spalle non avrebbe offerto quello spunto in più in condizioni così complicate.

Momenti critici che si sono ripresentati anche sul finale, dove ancora una volta Ferrari è rimasta vittima di sé stessa. Già al termine della Q2, gli ingegneri del Cavallino avevano fornito ai piloti indicazioni piuttosto precise in merito a quali potessero essere le condizioni meteo per l’ultima manche: pioggia in pochi minuti, che si sarebbe poi intensificata nel Q3. Sulla base di questi dati, per il team era fondamentale capire come agire, su quale strategia virare. Assumersi un rischio con entrambi i piloti, oppure diversificare in modo da coprire più scenari? “È stata una lotteria per tutta la qualifica. Prima della Q3 c’era una previsione del tempo che ci davano pioggia imminente, ma non sai mai se va a beccarti durante l’outlap o durante il giro. Era una situazione al limite, alla fine abbiamo messo una macchina sulle soft e una sulle intermedie. Sicuramente la pista è rimasta buona per un giro completo, ma se la pioggia fosse arrivata un minuto prima, sarebbe andata bene per Charles e male per Carlos”, sono state le parole di Laurent Mekies, che ha così spiegato la scelta di differenziare le due vetture.

Come ha poi confermato nelle interviste, la scelta di montare le intermedie era stata avallata anche dallo stesso Leclerc, il quale aveva appoggiato il piano del team sulla base dei dati che gli erano stati forniti. Il monegasco avrebbe potuto imporsi e optare per la mescola più tenera come il compagno di squadra? Realisticamente sì. Ma è anche vero che un conto è poter comprendere le condizioni della pista avendo la chance di girare, un conto è farlo all’interno del proprio abitacolo fermo ai box, quando spesso ci si deve affidare agli ingegneri per avere un quadro più completo. Facendo un passo indietro, già nei minuti conclusivi della Q2 la pioggia aveva iniziato a farsi sentire con qualche goccia in punti chiave della pista, tanto che diversi piloti erano giunti all’errore dovendo abortire il proprio tentativo. Una leggera pioggerellina che, chiaramente, non aveva reso il tracciato impraticabile, ma se le previsioni a disposizione della Rossa indicavano un’intensità maggiore da lì a breve, è facile comprendere il perché Leclerc si sia fidato degli ingegneri.

Era una scommessa e i primi dubbi in merito al fatto che quella potesse essere una decisione sbagliata Charles li aveva già avuti quando si era schierato in pit lane, nella snervante attesa che il semaforo diventasse verde. Quegli occhi fissi negli specchietti per scrutare cosa accadeva alle sue spalle e quel “sono l’unico sulle intermedie?” chiesto via radio erano la prova che non c’era via di ritorno, con la sola speranza che quell’acqua dal cielo facesse la sua comparsa. In effetti, qualche goccia aveva iniziato a bagnare il secondo e il terzo settore, ma non abbastanza da giustificare un eventuale passaggio sulle intermedie: “Ci aspettavamo una pioggia che non è mai arrivata” – ha poi raccontato il Ferrarista nelle interviste -. “Parlerò con il team e cercheremo di capire come migliorare in queste situazioni. Non dovremmo essere delusi, perché il passo c’era ma è andata così. Abbiamo la macchina per fare bene, ma ora dobbiamo venirne a capo e cercare di risalire già nella Sprint. Ho accettato la decisione di montare le intermedie, aspettavo la pioggia ma non è arrivata.”

Con il senno di poi, a quel punto il danno era già fatto e se ne era resa conto anche Ferrari, che aveva chiesto al monegasco di lasciar passare Sainz già in curva quattro, in modo che lo spagnolo avesse modo di scaldare a dovere le gomme prima di lanciarsi per quello che avrebbe potuto essere l’unico giro con pista asciutta. Incertezze che avevano spinto Leclerc ad aprire la radio per avere informazioni in merito a quale fosse la strategia da seguire: “Cosa volete che faccia? Spingo anche se la pioggia non arriva?”. Da quel momento fino alla successiva comunicazione del team sarebbero passati circa una cinquantina di secondi, tanti, troppi, soprattutto perché quella richiesta di tornare ai box era giunta proprio quando ormai il numero 16 aveva già passato la pit entry. È bene precisare che, a conti fatti, anche se fosse rientrato alla fine di quella tornata per montare la soft, la classifica sarebbe rimasta invariata in quanto la bandiera rossa provocata da George Russell non gli avrebbe consentito di ottenere un tempo. Ma ciò non toglie che quella lunga attesa abbia fornito un’immagine chiara della confusione che regnava al muretto in quei minuti.

Anche se la pioggia fosse arrivata un minuto prima, sarebbe stata sufficiente ad annullare il vantaggio della soft nel settore centrale, quello più guidato? Probabilmente no ed è per questo che, dopo attente valutazioni, Ferrari aveva richiamato ai box il suo pilota, nella speranza che a quel punto il meteo reggesse dandogli l’opportunità di completare almeno un passaggio con la mescola tenera. Restare in pista con le intermedie non sembrava comunque una soluzione conveniente, in parte perché non ne avrebbe ottenuto nulla, in parte perché girare su pista semi-asciutta avrebbe aumentato il rischio di surriscaldare e danneggiare le coperture, come era già successo ad alcuni piloti in Q1.

“From hero to zero”. Alle volte situazioni così complesse da decifrare possono mettere a nudo i punti deboli di una squadra e la qualifica di Interlagos non ha risparmiato la Rossa sotto questo aspetto, evidenziandone la confusione nei passaggi chiave. Forse si sarebbe potuto agire diversamente, attendendo le mosse degli avversari prima di schierare Leclerc con il compound a banda verde, anche perché concretamente quel giro in più rispetto agli avversari prima di tornare ai box per montare la soft avrebbe avuto un peso maggiore rispetto a quello perso nel garage. Discorsi ipotetici, ma che all’atto pratico costringeranno il monegasco a una impegnativa rimonta dalla quinta fila.

5/5 - (1 vote)
Motorionline.com è stato selezionato dal nuovo servizio di Google News,
se vuoi essere sempre aggiornato sulle nostre notizie
Seguici qui
Leggi altri articoli in Gran Premi

Lascia un commento

You must be logged in to post a comment Login

Articoli correlati